A beautiful day
A beautiful day
Era un giorno come tanti
altri…eppure era speciale.
Non avrei saputo dire perché, ma
lo sentivo dentro.
Sapevo che qualcosa sarebbe
finalmente cambiato e se era quel che pensavo avrei fatto i salti di gioia.
Comodamente seduta sulle
ginocchia del mio Jasper, nel porticato di casa nostra, curvai le labbra in un
sorriso euforico.
“ Siamo di buon umore oggi?”, mi
chiese lui facendomi una carezza sul viso.
Restai in silenzio, a lui non
serviva una risposta, la conosceva già.
“ Sono contento”.
Appoggiai la testa sul suo petto,
che oggi mi appariva più bello e confortevole del solito.
“ Puoi dirmelo adesso o devo
attendere ancora?”.
Era disposto ad aspettare, non
voleva saperlo subito, sapeva essere paziente.
Chiusi gli occhi e sospirai, ma
lui capì.
“ Dopo”.
Restai accoccolata a lui per un
tempo infinito, non avrei voluto spostarmi dalle sue braccia, così familiari,
protettive, rassicuranti, ma avevo bisogno di camminare un po’.
“ Ci vediamo dopo”, dissi
alzandomi e dandogli un leggero bacio.
“ A dopo mia piccola
principessa”.
Passeggiai per tutta la casa, su
e giù, avanti e indietro, insospettendo gli altri membri della mia famiglia.
“ Tutto bene, tesoro?”, mi chiese
Esme, alla quarta volta che passai davanti la cucina, che stava pazientemente
lucidando.
“ Oggi è proprio una bella
giornata non trovi?”, chiesi a mia volta ignorando le sue parole.
Perplessa si voltò verso la
finestra, “ Ma Alice, tesoro, piove a dirotto e c’è un temporale pazzesco”.
“ Non mi riferivo al tempo”, le
spiegai, ma sembrò non capire, come poteva del resto?
“ A cosa ti riferivi, allora?”.
“ Quando lo saprò te lo dirò”,
risposi enigmatica e andai di sopra.
“ Ehi Rosy, che fai?”, domandai a
mia sorella, vedendola seduta sul letto a fissare la parete.
“ Non chiamarmi Rosy! Non voglio
sentire mai più quel nome uscire dalle labbra di un membro di questa famiglia,
ne di nessun altro!”, gridò scattando in piedi.
“ Scusami”, mormorai dispiaciuta.
“ Lascia perdere, a proposito,
hai visto Emmett?”.
“ No, perché?”.
“ Stamattina abbiamo litigato. È
uscito per schiarirsi le idee, o qualcosa del genere e non è più tornato”,
rispose preoccupata.
“ Mi dispiace, ma non ho la
minima idea di dove sia, ma stai tranquilla è uno duro lui. Non credo proprio
che gli possa capitare qualcosa, io temerei per quelli che lo incontrano
piuttosto”.
“ Lo so, ma non riesco a non
essere in ansia. Per favore cerca di vedere dov’è o almeno quando tornerà”,
m’implorò.
“ Non posso, Rose, mi dispiace.
In un altro momento, ma non ora. Devo restare vigile, non posso concedermi
distrazioni”.
Mi guardò con la stessa
espressione di Esme, “ Da cosa non puoi distrarti?”.
“ Te lo dirò quando lo saprò”,
stessa risposta, ma anche l’unica che potevo dare, di cui ero certa.
“ Be’ grazie tante dell’aiuto.
Per colpa tua dovrò uscire sotto la pioggia per cercarlo”, mi accusò con la
solita espressione irritata di quando le persone non facevano quello che diceva
lei.
Scossi la testa e sorrisi, Rose
era unica, al mondo non esisteva nessuno più esaltato di lei.
Mi aggirai ancora un po’ per
casa, ma un’ intuizione, un presentimento, non so, mi fece capire che dovevo
uscire all’aperto.
Corsi come un fulmine,
impaziente, quest’attesa era snervante.
Stavo per fermarmi in mezzo al
bosco, quando sentii un odore familiare, che riconobbi immediatamente. Seguendo
la sua scia continuai a correre fino ad arrivare ad una bellissima radura,
immensa, piena di fiori colorati, che ondulavano per via del vento.
Nel centro era seduto un
“ragazzo” con gli occhi chiusi e i capelli spettinati.
Mi avvicinai, agile e silenziosa.
Mi fermai davanti a lui, che
restò perfettamente immobile e con gli occhi chiusi.
“ Siediti Alice”, m’incitò.
Ovviamente non aveva bisogno di vedermi per capire chi fossi, la mia mente gli
aveva già parlato.
“ Certo Edward”, acconsentii.
“ Che ci fai qui,
mostriciattolo?”, mi chiese usando il nomignolo che mi aveva affibbiato. Anche
se poteva sembrare offensivo non lo era per niente, era usato in tono
affettuoso.
“ Aspetto”.
“ Che cosa?”.
“ Te lo dirò quando lo saprò”.
Sorrise, “ Speri di abbindolarci
tutti con questa risposta o ti si è semplicemente incantato il disco?”.
“ Te lo dirò quando lo saprò”,
ripetei decisa.
“ A questo punto credo che sia
inutile insistere”, concluse.
Annuii concentrandomi sui rumori,
gli odori, le particolari forme degli alberi, il suono di un ruscello poco
distante, era incredibile come tutti questi elementi comuni risultassero
fantastici e donassero a questo luogo un atmosfera magica.
Si era qui che sarebbe avvenuto,
me lo sentivo.
“ Sembri euforica, cos’è che ti
mette tanto di buon umore?”.
“ Quello che sta per accadere”.
“ E che tu non vuoi dirmi”.
“ Cosa te lo fa pensare?”.
“ Il fatto che stai pensando in
greco antico, a proposito quando l’hai imparato?”.
“ Ieri. Ho pensato che un giorno
avrebbe potuto servirmi, per nascondere certi miei pensieri”
“ Sei incredibile”, disse
scuotendo la testa.
Piccole goccioline caddero dai
suoi capelli bagnati, dalla pioggia che continuava a cadere senza sosta.
Plic, plic,
plic, plic.
“ Alice vuoi dirmi….”,.
“ Shhh”, lo zittii.
Il momento era vicino, lo
sentivo.
La mia mente stava piano piano
cambiando, preparandosi a riceverla.
Edward s’irrigidii e si
concentrò su di me, aveva capito cosa stava per accadere, ed era curioso, almeno
quanto lo ero io.
Tuuuum.
Il fragore di un tuono annunciò
il suo arrivo e per un attimo tutto si fece scuro.
I rumori, il paesaggio, tutto
quello che poco prima mi aveva attirato scomparve.
Fui accecata da una luce bianca e
poi potei vedere di nuovo, in quel mio modo tutto speciale.
C’era un’ autostrada molto
trafficata, ma tra le migliaia di auto che procedevano in fila sotto il sole
abbagliante una catturò la mia attenzione, o meglio la ragazza seduta sul sedile
del passeggero.
La seguii con lo sguardo finche
salutata quella che doveva essere la madre salì sull’aereo.
Non sapevo come ne perché, ma
sapevo dov’era diretta.
Poi il tempo ebbe una scansione
più veloce e le immagini che mi scorrevano davanti agli occhi si fecero più
rapide e sfuggenti.
Vidi il suo arrivo in una
cittadina grigia e umida che conoscevo bene, il suo primo giorno in una scuola,
che ahimè conoscevo altrettanto bene.
Il suo terrore quando fu
costretta a sedersi accanto ad uno dei ragazzi più belli e temuti, che le lanciò
un occhiata a dir poco odiosa.
La vidi farsi nuove amicizie,
venire corteggiata, crescere e maturare con il passare del tempo.
Poi lo scenario cambiò, il nastro
scorse veloce portandomi su una spiaggia, nel luogo dove io non avevo il
permesso di entrare, ma in questo momento non stavo infrangendo nessuna regola,
io ero lì con la mente, ma non con il corpo, almeno questo mi era concesso.
Lei in compagnia di un ragazzino.
“ E i Cullen che c’entrano con i
freddi del racconto?”.
“ Sono loro quei freddi”
“ Chi sono i freddi?”.
“ Bevitori di sangue. La vostra
gente li chiama vampiri”.
Ancora una volta il nastro andò
avanti e mi ritrovai in un auto molto familiare, che scorreva agile e sicura
nella strada scura.
“ E poi ho deciso che non
m’importa”.
“ Non t’importa?”.
“ No, non m’importa cosa sei”.
Sorrisi, era coraggiosa quella
ragazza.
Il paesaggio cambiò di nuovo, mi
ritrovai dentro le mura della scuola, nell’aula di trigonometria.
“ Perciò ti piace?2.
“ Si”.
“ Voglio dire ti piace davvero?”.
“ Si”.
Dalla scuola volai a casa Cullen.
“ Ciao Bella”.
“ Hai davvero un buon odore, non
me ne ero mai accorta”.
Infine mi ritrovai nel cortile
della scuola, in una panchina nell’oscurità della notte, cullata dalla musica
proveniente dalla palestra.
“ Questo sarebbe il tuo sogno?
Diventare un mostro?””.
“ Non proprio. Più che altro,
sogno di restare con te per sempre”.
“ Bella, starò sempre con te. Non
ti basta?”.
“ Mi basta per ora”.
“ Stammi a sentire ti amo più di
qualsiasi altra cosa al mondo, senza eccezioni. Non ti basta?”.
“ Si, mi basta. Mi basta per
sempre”.
Qui il cerchio si chiuse, il
nastro si riavvolse e tutto tornò al suo posto.
Per un po’ rimasi stordita, dalla
felicità che provavo.
Mi voltai verso Edward,
dall’espressione che aveva sul volto capii che aveva visto tutto quanto, come se
lo vedesse con i miei occhi.
“ Non è possibile, ti stai
sbagliando”, mormorò ancora incredulo.
“ No, Edward. Non questa volta.
Lo sento”.
“ Le rovinerò la vita”.
“ Impossibile. È lei Edward,
l’umana che ti farà conoscere quel sentimento che per un secolo ti è stato
precluso.Ti cambierà nel profondo, riuscirà a piegare la tua natura, con l’amore
immenso che proverà per te. Ti regalerà il sorriso che io ho da anni ormai,
tu non dovrai far altro che accettarlo quando arriverà quel momento”.
Scosse la testa, sorrisi davanti
alla sua paura, era naturale, avevo appena demolito tutte le sue certezze. Lui
che era stato solo per cento lunghi anni, credendo di bastare a se stesso, di
non dover dipendere da nessuno, non era facile accettare l’idea di donarsi a
qualcun' altro.
“ Lei è destinata ad appartenere
a te e tu a lei, non c’è altra verità al mondo. Accettalo e vedrai che sarai
felice. È il destino che vi unirà, che vi farà diventare una cosa sola. Ti
piacerà, fidati”, gli feci l’occhiolino.
“ Avrò un’amica del cuore,
finalmente!”, strillai felice.
Da quanto aspettavo questa
visione, mesi, anni?
Da sempre, da quando ero
diventata una Cullen e avevo conosciuto Edward, sapevo che sarebbe
arrivato anche per lui il giorno che l’amore avrebbe bussato alla sua porta e
lui non avrebbe dovuto far altro che invitarlo ad entrare.
“ Vieni, andiamo a dirlo agli
altri, dobbiamo festeggiare”, dissi prendendolo per mano e trascinandolo con me.
Arrivammo a casa in un baleno.
Non fui sorpresa di trovare tutta
la famiglia seduta sotto al porticato, dove mi ero crogiolata tutta la mattina
nelle braccia del mio amore.
“ Allora?”, chiese Jasper, sapeva
che era il momento.
“ Sta arrivando. Finalmente sta
arrivando”.
“ Meriti anche tu di conoscere
l’amore”, disse avvicinandosi ad Edward e abbracciandolo.
Una
dei miei ennesimi colpi di testa, spero proprio che vi piaccia. Vi prego di
lasciarmi un commentino, un bacio da bells87.
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