Pupazzo
Titolo:Naso
Contro La Vetrina ovvero
Desiderare Il Pupazzo Tragicomico
Autore:
Loreley, of course..
Genere:
Romatico, Introspettivo
Rating:
Giallo
Personaggi:
Draco Malfoy, Hermione Granger
Pairing:
Draco/Hermione.. La mia ship preferita..
La prima volta che l'aveva vista aveva pensato che era buffa.
Non sapeva chi fosse, e più di tanto non gli interessava.
Semplicemente la trovò buffa.
Buffo il suo modo impettito di camminare.
Buffi i suoi capelli, gonfi, crespi, completamente fuori da ogni
controllo.
Buffi i suoi denti sporgenti.
Buffa quella vocetta acuta da bambina da cui uscivano parole adulte,
troppo adulte per quel corpicino minuto.
Era dietro di lei, sulla piattaforma nove e tre quarti, e l'aveva
sentita decantare la sua già approfondita conoscenza del
libro
di trasfigurazione del primo anno.
"Sono Hermione Granger."
Così aveva detto, e lui colse le smorfie di quelli che la
stavano ascoltando.
Buffa, aveva pensato. Semplicemente così, perchè
era un
bambino e lo incuriosiva quella bambina strana e sapientona.
E mezzosangue.
Lui, non lo sapeva, naturalmente.
Gliel'aveva detto suo padre, su quella stessa piattaforma. Quello
stesso giorno.
Aveva lanciato un'occhiataccia ai genitori di lei, tragicamente babbani
nella folla, e aveva sibilato "Mezzosangue.."
Ma lui, Draco, l'aveva sentito benissimo. Per un secondo rimase
interdetto e desiderò di non averla trovata
così
interessante, così buffa. Perchè era come tenere
il viso
schiacciato contro un vetrina, desiderando ardentemente un pupazzo
dall'aria tragicomica e spiritosa, pur sapendo di non poterlo avere.
Non piacque quella sensazione, al piccolo Draco Malfoy. Lui otteneva
sempre tutti i giochi che voleva. Ed erano giochi eleganti e costosi.
Il buffo pupazzo, invece, non lo era.
Aveva un terribile difetto di fabbricazione.
Veniva venduto in un negozietto dell'usato.
Un Malfoy avrebbe dovuto storocere il naso.
Ma le prime sensazioni sono pericolose, perchè non si
possono
controllare, arrivano all'improvviso, senza poterci far niente.
E prima di sapere che lei era Hermione Granger, che era una
Mezzosangue, che sarebbe diventata l'amica di Harry Potter e che
avrebbe fatto al sua parte nella distruzione completa del signore
oscuro, prima di sapere tutto questo, lui aveva pensato solo: "Che
bimba buffa"
E si era sentito felice.
Buffa.
Onesta e lucida opinione.
"Mezzosangue"
Per anni l'aveva insultata, criticata, disprezzata. Con tutta la
convinzione di questo mondo.
Ci sono retaggi, ci sono idee, che la semplice sensazione avuta da un
bambino di undici anni non possono cancellare. Non le può
neppure arginare.
Lui sapeva chi era, qual'era il suo posto, e ora sapeva anche chi era
lei.
E lei era una sporca mezzosangue, alla stregua di quel pezzente di
Weasley e del maledetto Potter.
Buffa?
Non l'aveva mai pensato. Era un ragazzino. Un piccolo idiota.
Bella?
Bella.
La prima cosa che pensò, al ballo del ceppo, fu che era
bella.
Non era neppure riuscito a trovare un insulto da sputarle adosso.
Semplicemente bella.
Non riusciva a spiegarselo, quel pensiero ribelle e traditore che gli
era sfuggito, così.
Era una mezzosangue.
Rimaneva bella.
Era libero di pensarlo, ma lei era pur sempre inferiore.
A chi?
A lui.
Davvero?
Lui era un purosangue.
Certo.
Rimaneva bella.
Di una bellezza timida e nascosta. Una bellezza riservata alle grandi
occasioni. Una bellezza per chi sapeva coglierla.
"Mezzosangue"
Ancora anni di insulti, critiche, disprezzo.
I pensieri del ballo del ceppo, aveva fatto del suo meglio per
dimenticarli. Li aveva messi via, appesi insieme all'abito di gala,
nell'angolo più nescosto del suo armadio. Nell'angolo
più
nascosto della sua anima. Per anni non ci aveva più pensato.
C'era Voldemort, c'era la guerra, c'era la sua parte di debole
marionetta, di mangiamorte, da recitare. C'era l'abbissarsi della sua
nobilissima famiglia a cui assistere.
C'era la sua missione. Infiammato dalla causa che aveva finito per
bruciarlo vivo.
Non era mai stato coraggioso, non gli riuscì neppure in
quest'occasione.
Fece la sua piccola parte, mando giù il boccone amaro del
fallimento, pregò per la sua sopravvivenza e quella della
sua
famiglia. Non importava nient'altro. Non importava essere eroi, essere
rispettati, essere leali a qualcosa o a qualcuno. Contava
sopravvivvere.
Poi, una mattina di aprile, durante il suo settimo anno ad Hogwarts si
era svegliato con un sapore amaro in bocca e aveva pensato:
"Speriamo che la Granger stia bene"
Così, ancora mezzo addormentato, così.
"Speriamo che torni"
Perchè non c'era la Granger, quell'anno. Ne' lei, ne'
Potter,
ne' Weasley. Guarda caso. Non c'era lei ad alzare la mano in classe,
ogni singola volta, con convinzione, con entusiasmo. Esagerata. Sempre
esagerata. Non c'era lei a tentare di risolvere i mali di questa terra,
a proteggere i deboli e gli oppressi, a ricordare a quei due
scansafatiche dei suoi amici che c'erano gli esami, che c'erano i
compiti, che non era il caso di dar retta a lui, a Malfoy,
che
"lasciamo stare, dai.. andiamo", che "dobbiamo fare qualcosa".
Che poi, pensò, tutte queste cose le stava dicendo, magari.
Solo non lì. Chissa dov'era.
"Speriamo che stia bene"
Così aveva pensato.
E per un secondo rivisse quel momento sulla piattaforma, in cui aveva
capito che c'era molto più che semplice vetro tra lui e quel
pupazzo tragicomico e spiritoso. Quel pupazzo buffo.
Nel giro di qualche mese, scoprì che stava bene.
Perchè
lei tornò al castello. Insieme a Potter, insieme a Weasley.
Un
esercito. Ed era cominciata l'ultima battaglia. L'avevano vinta i
buoni, quella battaglia. L'aveva vinta la Granger.
E loro, i Malfoy, si erano salvati. In corner, per così
dire.
Ne' dalla parte dei buoni, ne' dalla parte dei cattivi. Lì
nell'angolino della Sala Grande, a godere dei festeggiamenti solo di
striscio.
Andava tutto bene, era tutto finito, questa volta.
Fu in quel momento che capì che stava per abbandonare la
vetrina
per sempre. che stava per lasciare quel piccolo negozio dell'usato alle
sue spalle.
Si ere alzato lentamente ed era uscito in giardino. Calore e lanterne.
Lei era lì, a guardare le stelle. Non aveva mai visto
nessuno di
più felice. E lei si girò a guaradarlo e lui
pensò
che era la donna più bella che avesse mai visto. Nonostante
i
capelli in disordine, la giacca strappata, i jeans macchiati. Quei
particolari non erano brutti. Erano buffi. E poi si sentì un
idiota. Perchè quando lei gli chiese cosa voleva, lui non
seppe
rispondere nulla. Perchè avrebbe voluto dire un sacco di
cose.
Scusa per gli insulti.
Grazie per stasera.
Sei mai stata con il
naso contro una
vetrina a desiderare maledettamente qualcosa di totalmente sbagliato?
Tipo con un difetto di fabbricazione?
Ho sperato che tornassi.
Cioè, l'ho sperato una volta sola. Era aprile e io mi ero
svegliato con un sapore amaro in bocca.
Eri bella al ballo del
ceppo, io l'ho
pensato e non avrei dovuto. E poi volevo dire qualcosa di tagliente ma
non ci riuscivo. Avevo le parole tutte appiccicate in gola.
Avrebbe voluto dire tutte queste cose. Avrebbe voluto che lei capisse.
Perchè dall'esterno doveva sembrare che fosse
impazzito,
completamente. E forse era un po' vero.
"La prima volta che ti ho vista ho pensato che eri buffa"
Disse così, solo così.
E poi si girò per andaresene. Per lasciarsi alle
spalle
quella maledetta vetrina una volta per tutte. Perchè uno non
può passare la vita ad alitare su un vetro. Non
può.
Ma poi lei lo afferrò per il braccio e chiese.
"Cosa diamine intendi dire, Malfoy?"
E lui la baciò. Così. La spinse contro un albero
e la
baciò mentre lei puntava le mani sulle sue spalle e cercava
di
spingerlo via. E dopo un po' lei si arrese, forse un po' stanca di
combattere, forse anche lei un po' curiosa di vedere come sarebbe
andata a finire. E si baciarono sotto le stelle, per un lasso di tempo
che a Draco sembrò infinito mentre si trattò solo
di
qualche secondo. Perchè quando stai facendo qualcosa che
impiega
ogni oncia della tua anima, il tempo si dilata, è
matematico.
E poi lui si staccò e aveva quel ghigno addosso e lei
pensò.. chissà cosa pensò. Che l'aveva
presa in
giro, probabilmente. E gli tirò uno schaffo, proprio come
aveva
fatto durante il terzo anno, e bruciò nello stesso modo,
sulla
guancia di Darco, ma non quanto a lei bruciavano le labbra,
perciò erano pari e forse andava bene così.
Draco aveva sfiorato il suo pupazzo tragicomico e adesso abbandonava
quel negozio con il cuore un po' più leggero.
Ed Hermione si chiese a lungo cosa diavolo fosse successo quella notte,
tra loro due, e non era tanto il bacio a confonderla, quanto quella
frase:
"La prima volta che ti ho vista ho pensato che eri buffa."
Detta proprio così.
Piccolo
commento finale:
Lo so, lo so.. devo andare avanti con "Ragazza dai Capelli Rossi". Lo
so. Ma qualche giorno fa mi sono messa a scrivere questo fanfiction che
ha come protagonista il mio pairing preferito.. Draco/Hermione.. non so
come mi sia venuta. Quando l'ho cominciata non l'immaginavo
così.. A voi il giudizio, insomma. Spero che vi piaccia, io
ne
sono soddisfatta, nonostante tutto. Grazie a tutti qulli che sono
arrivati fino in fondo..
Loreley
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