Never Let Me Go

di never_letmego
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Con passo calmo si diresse verso il centro: lo stupore era tanto; l’adrenalina era a mille.

Sola, girovagava in cerca di ammalianti vetrine, mentre una dolce brina pungente accarezzava il suo viso. Le gocce via via ricoprivano le guance della ragazza, lentamente scivolavano sul mento ma e si sentiva come una bambina a Natale, mentre strappa la carta del regalo più grande: l’emozione era troppa, per farsi deconcentrare da ciò che accadeva intorno a lei, dalla gente che freneticamente spintonava a destra e sinistra per passare e imprecava a bassa voce, e soprattutto per arrabbiarsi per il solito temporale che la coglieva impreparata.

Era da sempre stata fin troppo ottimista per portare l’ombrello la mattina e, nonostante fosse ormai donna, non lo era ancora abbastanza per privarsi del piccolo piacere della pioggerellina sul viso.
L’atmosfera della città rendeva tutto così familiare, nonostante la frenesia, tutto così amichevole: nonostante per un momento si fosse dimenticata di tutto, i suoi occhi non mentivano: erano carichi e colmi di tristezza.

Dio soltanto sapeva quanto aveva lottato per essere lì, quanto aveva sofferto per ottenere la tanto desiderata e attesa libertà… “Nessuno sforzo è stato vano” si ripeteva, costantemente.
Da sempre il suo spirito e la sua anima la richiavano a quel sogno ed ora era semplicemente lì: soltanto credendo in ciò che sapeva fare era riuscita a raggiungere certi traguardi: non ci poteva fare nulla, era sempre stata testarda.

Entrò in un piccolo caffè, era ancora presto e poteva concedersi il lusso del caffè espresso dello “Sfizio Cafe” .
Dopo vari tentativi, era finalmente riuscita a trovare un bar in cui il caffè non sapesse di acqua sporca, ma fosse quanto meno bevibile.
Con il solito sorriso, chiese alla barista dai capelli biondi platino “Il solito” e le allungò una banconata da cinque, chiedendole del più e del meno, come faceva ogni mattina da ormai 5 settimane.
Prima di uscire e di avviarsi verso il suo destino, lesse come ogni volta  il meno del giorno, scoprendo che anche quel giorno per pranzo erano previste le lasagne.
Rabbrividii al sol pensiero ed istintivamente la sua mente tornò a quella sera, durante la cena con i suoi capi, durante la quale aveva finto per tutta la serata che quelle lasagne fossero la fine del mondo, dato che il ristorante era stato scelto dal capo più anziano, più importante.

Improvvisamente vide qualcosa che le sconvolse la giornata.


 Due ragazzi, un maschio ed una femmina, che scherzavano e ridevano mentre percorrevamo la via e la sua mente tornò indietro di un paio di anni… tornò indietro a quel 15 settembre del 2006, quando lo conobbe, quando parlarono la prima volta.
Si fermò di colpo… l’apparente gioia aveva lasciato posto alla crescente tristezza.. ripensò alla musica, alla loro canzone, quella che avevano scritto assieme..

“…sometimes, it’s so hard to say the truth… but maybe’s because you can be confused… “

Ripensò alle serate passate assieme, a guardare film dell’orrore e spaventare i loro amicip perchè loro due, il film, l'avevano visto la sera prima, tremando di paura e facendo volare per terra i pop corn che avevano preparato per la serata, ripensò alle giornate passate a scherzare e a ridere, a fingere che il mondo fosse un luogo perfetto, quando in realtà non c’era niente di perfetto.

E adesso invece?

Ormai lei era diventata come un'estranea, lui si era eclissato dal mondo, non sapeva nemmeno se l’avrebbe riconosciuto, se l’avesse visto in giro per la strada…
Erano passati ormai 6 anni dall’ultima volta in cui si erano sentiti, dall’ultima volta in cui si erano visti… era l’estate del 2010, l’estate che segnò la fine di tutto.
La fine della loro amicizia..
 




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