Puoi
contare su di me.
Ehy, Alice, sono io, Chiara.
Ho deciso di scrivere
una storia pensando a te, come ti avevo promesso.
E’ questa la
sorpresa di cui ti parlavo.
Lo sai, tutto quello
che posso offrirti a 450 km di distanza sono le mie parole, le mie
storie.
Per questo motivo ho deciso di dedicartene una, spero ti piaccia.
Beh, che dirti, buon
compleanno! Ti voglio bene, grazie di tutto.
Un pugno, un calcio, e poi
ancora, ancora e ancora, fino allo sfinimento, finché sul
corpo di Laura si formano tante macchie violacee.
Ed eccola
lì, esce dal bagno sistemandosi la maglia e cercando di
asciugarsi le lacrime che, poco prima, le erano cadute sulle guance
rosee.
Si scioglie i capelli
e se li rilega in una coda alta, per poi dirigersi verso
l’aula di scienze.
Un’ora passa
veloce tra formule e relazioni tra elementi, fino a che il suono della
campanella fa vibrare leggermente le pareti dell’aula.
I ragazzi presenti si
precipitano fuori come dei fulmini, lasciando Laura da sola in classe,
mentre sistema accuratamente le cose nel suo zaino.
Qualcuno entra
nell’aula e, non appena la ragazza alza lo sguardo, viene
colpita da un forte schiaffo sulla guancia, che la fa cadere per terra.
E ripartono altri
pugni, altri calci, che lasciano Laura senza forze sul pavimento.
I bulli se ne vanno, e
lei rimane inerme tra quelle quattro pareti bianche.
Strizza gli occhi per
non far cadere le lacrime, scuote la testa, come per far scivolare via
tutte quelle orribili parole che le ronzano nella mente.
Dopo nemmeno due
minuti prova ad alzarsi, inutilmente però.
La seconda volta lo fa
con più forza e, appoggiandosi alla cattedra, si mette in
piedi dolorante. Barcolla fino a fuori l’edificio e si lascia
cadere sopra ad una panchina.
Guarda il cielo,
limpido come i suoi occhi, guarda le nuvole, bianche come la sua pelle,
e poi guarda il sangue che cola dal labbro inferiore, rosso come la
morte.
Si fa tante domande
quando è da sola.
Si chiede il
perché della sua nascita.
Perché
viene picchiata ogni giorno fino ai lividi.
Si chiede cosa ha
fatto nella sua vita di tanto sbagliato e cattivo per essere
considerata sempre e comunque una “sfigata”.
Troppe domande, e
così poche risposte.
Nessuno riuscirebbe a
capire il motivo di una così grande rabbia nei confronti di
una povera ragazzina.
Non riuscirebbero a
comprendere nemmeno la cattiveria e il divertimento che provano nel
farla stare male.
Perché,
purtroppo, i bulli non si fermano nemmeno quando cominci a piangere
disperatamente.
Nemmeno quando li
preghi di smettere.
Nemmeno quando chiedi
loro il perché.
Forse
perché nemmeno loro lo sanno.
E’ difficile
odiare una persona, per Laura, perché odiare è un
sentimento brutto, triste, cattivo.
E nonostante Laura non
abbia un carattere facile, la sua natura è buona.
Non farebbe male a
nessuno, nemmeno a quelli che le hanno rovinato l’adolescenza.
Laura
ha quattordici anni e mezzo e soffre di bullismo da un anno, senza che
nessuno sappia niente.
Torna a casa, stanca,
e, senza dire una parola, si chiude in camera sua, mettendo la musica a
tutto volume.
Si sveste e si stende
sul letto, le fa male ogni parte del corpo.
Si ritrova a guardare
il soffitto, ancora una volta.
Quelle stupide lacrime
minacciano di bagnare il volto della ragazza, ma ancora una volta le
respinge. Deve essere forte.
Si ripeteva, fin da
piccola, che se vuoi arrivare alla tua “meta” non
devi mollare mai.
Sembrava facile, ma
adesso si sta accorgendo che è più difficile del
previsto.
Non si è
mai posta il problema di non farcela.
E’ sempre
stata una ragazza abbastanza ottimista, orgogliosa, non avrebbe mai
fatto in modo di arrivare così in basso. Eppure ci
è riuscita, ci sono riusciti.
E Laura si sente
debole, non sente più la forza di sorridere,
l’ottimismo, l’unica cosa con cui ha a che fare
è la delusione. La delusione di aver mollato.
Si alza e si guarda
allo specchio, percorre con un dito tutti i lividi, mostrando smorfie
di dolore.
In quel momento, si
chiede perché non li ha fermati, perché non
è riuscita a ribellarsi.
“Sono una
nullità.”
Ecco la risposta che
si dà ogni volta.
E quello che comincia
a vedere è solo pessimismo.
Pensa di non essere
fatto per questo mondo, di essere troppo debole, troppo strana, troppo
intelligente, troppo profonda, troppo se stessa.
Alla fine si convince
di essere sbagliata, di essere soltanto un errore, come le dicono anche
a scuola.
Forse, si dice, se me
lo dicono sempre, c’è una ragione.
Laura continua ad
osservarsi, facendo delle smorfie di disgusto.
Si sofferma sul suo
fisico, sui suoi fianchi abbastanza grandi, il seno non troppo
prosperoso e la pancia non abbastanza piatta, per lei.
Tira in dentro lo
stomaco per vedere se succede qualcosa, se può trovare un
modo per vedersi migliore.
Si gira, ma non nota
cambiamenti. Un’altra delusione.
Si avvicina al suo
viso, e fissa le piccole protuberanze sul suo viso, dovute
all’adolescenza, il suo viso, gli occhi, la bocca, il
naso… E non si piace, si odia.
Si allontana un
po’ e prova ribrezzo. Si sente un mostro.
Chiude lo specchio,
atterrita, e si riappoggia sul letto.
I suoi occhi pian
piano si chiudono, e la sua mente vaga nei pensieri più
profondi.
Si ricorda di quando
era bambina, di quando giocava a nascondino con gli amichetti del
palazzo, di quando era malata e la sua mamma le stava accanto,
tenendogli la mano.
Si immerge nel ricordi
dei Natali passati, quelli belli, festeggiati in famiglia.
Le manca la sua
innocenza.
Le mancano i sorrisi
sinceri e la speranza che, prima o poi, tutto andrà meglio.
Sente dei passi vicino
alla sua camera, immediatamente si alza e si riveste.
La mamma entra e la
saluta, le chiede come è andata a scuola e Laura ripete la
stessa frase, la stessa bugia, “è
andata benissimo, sì”.
Lei odia mentire, odia
doversi tenere tutto dentro, dover piangere senza avere nemmeno una
persona con cui sfogarsi.
Ma purtroppo deve
stare in silenzio, perché, se solo osasse dire una parola a
qualcuno, i bulli verrebbero subito a saperlo, e la concerebbero anche
peggio.
E’ in
trappola, è costretta a subire massacri e insulti ogni
giorno senza poter fare niente per farla finita. E’
frustrante.
A volte Laura prova a
farsi coraggio e a confessare tutto a qualcuno, ma quel poco di
coraggio svanisce subito.
Ha paura di dirlo
persino a sua madre.
Non vuole essere
criticata ancora, essere trattata come una debole, che non si sa
difendere.
La mamma ha sempre
avuto grandi aspettative su di lei, non vuole sembrare una perdente ai
suoi occhi.
Loro non hanno mai
avuto un rapporto troppo pacifico, perché Laura è
sempre stata una di quelle a cui piace essere libera, fare
ciò che le pare.
Le piace ascoltare
musica fino allo sfinimento, anche quando c’è
gente, perché è l’unica cosa che la fa
stare bene.
Mamma e figlia hanno
sempre avuto scontri tra loro, e Laura ad un certo punto avrebbe
desiderato vivere senza nessuno che le desse ordini.
Ma in questo periodo,
vuole avere qualcuno accanto, a cui importi davvero di lei, di come
sta.
Una persona a cui
possa confidare tutto e di cui si possa fidare.
Vorrebbe avere una
persona a cui possa chiamare anche alle due di notte, sicura che lei
risponderà.
Non ha mai avuto amici
così, è sempre stata… Sola.
Lei è sola,
ormai.
E’ sola
quando è tra i suoi compagni, quando parla con i parenti,
quando cammina nel bel mezzo della folla in centro. Lei è
sola dentro.
“A
nessuno importa di come veramente mi sento”.
Possono chiederti
“come stai?”, e tu puoi rispondere “bene,
grazie”, ma che ne sai che a loro importi davvero sapere come
stai?
Ormai si è
abituati a dire di stare bene e nessuno si accorge che è
solo una bugia, una tremenda e dannatamente stupida bugia.
Quella bugia che ti
perseguita fino a che non ne esci fuori, finché non sei
davvero felice. A quel punto, sei libero.
Libero è
una parola troppo lontana, per Laura.
Si sente in un tunnel
senza uscita, intrappolata in ciò che chiama adolescenza,
negli insulti e in quei sorrisi falsi.
Laura chiede aiuto
anche quando saluta la madre, ma pare che nessuno abbia la voglia di
andare a salvarla.
La stessa paura che ha
Laura di farlo da sola.
Un altro giorno di
scuola, altri lividi, altri insulti.
Scaraventa lo zaino
per terra e si siede subito davanti al computer, apre il suo social
network preferito e si affretta a scrivere qualcosa.
“Giornata
di merda”.
E’ abituata
a non ricevere risposte, a nessuno frega niente di come sta, tanto meno
di come le è andata la giornata.
Non ti conoscono, cosa
gli dovrebbe importare?
Invece nota una
risposta.
“Che
è successo?”
“Oh,
niente di che… Sono solo stanca.” Risponde,
alquanto stranita.
“Mh,
allora okay… Comunque io sono Camilla :)”
“Piacere,
io sono Laura :D”
E continuano a parlare
del più e del meno per una mezz’ora.
Laura non sa niente di
questa ragazza, a parte che si chiama Camilla e che ha un anno in
più a lei.
Nonostante tutto
però, le piace parlarle.
Da quello che ha
capito, Camilla è simpatica, una ragazza intelligente a cui
piace molto parlare, ma che sa anche ascoltare.
Le piace ascoltare
musica, proprio come Laura, e adora leggere.
Ma la cosa
più bella, è che ogni volta che Camilla le
risponde a una domanda, sente che lo fa con piacere, perché
è davvero interessata a quello che Laura le dice.
Infatti accenna sempre
un sorriso quando risponde, e per un momento non pensa più a
niente, perché la simpatia di Camilla l’ha
contagiata davvero tanto.
Vorrebbe davvero avere
un’amica così, che le stia vicino sempre e
comunque, e che sappia rallegrarla.
Le arriva un ultimo
messaggio.
“Io devo andare, ci
sentiamo domani?”
Laura è un
po’ triste, le sarebbe piaciuto continuare a chiacchierare
ancora, anche se su internet.
“Oh,
okay… A domani :)”
Laura chiude il
computer e lo rimette a posto nella sua custodia nera.
Non riesce a smettere
di pensare a Camilla, la ragazza che ha conosciuto, alle sue battute, e
al suo premuroso “che succede?”.
Le spunta un sorriso
sincero, di quelli che le capita di fare di rado.
Camilla e Laura
continuano a parlarsi per molto altro tempo, quei pochi giorni
diventano mesi e la loro amicizia si solidifica. Ma i segreti di Laura
restano segreti.
Continuano a girare
intorno agli scherzi, alle battute, ai “ti voglio
bene”.
Laura vorrebbe una
persona con cui confidarsi, ma fino ad ora Camilla le è
sembrata sempre perfetta, senza un capello fuori posto.
La quattordicenne
è sempre stata insicura, fin da piccola si è
sempre fatta mille problemi e questo le ha portato solo grandi mal di
testa.
Le sue paure sono
grandi, ma non sono per niente facili da affrontare.
Non è come
dire “ho paura dei ragni”, perché,
quando hai paura dei ragni, sai che non devi andare in posti polverosi
o sporchi, perché potrebbero esserci.
Invece, quando hai una
paura intoccabile, non sai come fare.
Laura ha paura di
sbagliare, ha paura di essere lasciata sola, ha paura di non valere
abbastanza.
Queste insicurezze la
perseguitano, e lei vive questa situazione da un bel po’ di
tempo.
Vorrebbe dire tutto a
Camilla, vorrebbe liberarsi dall’enorme peso che porta sulla
stomaco, ma ha paura di venire snobbata, o considerata una povera
sfigata.
Ed è
l’ultima cosa che vuole.
Laura è
davanti al suo pc, come al solito, mentre scrive alla sua amica a
distanza.
Non ce la fa
più.
Ogni giorno deve
mentire con sua madre, con gli amici, con i parenti… Ma non
vuole farlo con Camilla. Vuole sfogarsi.
I bulli continuano a
darle noia, ma la differenza è che l’arma
è diventata le parole.
Sono riusciti a farla
diventare lo zimbello della scuola.
Non riesce a passare
tranquillamente per i corridoi, perché ha paura di eventuali
prese in giro. E’ troppo per lei.
Le persone pensano che
la violenza sia la cosa peggiore, ma si sbagliano di grosso.
Le parole sono il vero
punto debole.
Le parole sono peggio
di coltelli affilati, ti trapassano il cuore in un attimo e ti fanno
sentire deluso e triste.
Nelle parole
c’è cattiveria, e questa può essere
più forte di qualunque altro pugno o calcio.
Ed è per
questo che Laura se l’era “cavata” in
questo anno.
I lividi li copriva
con una sciarpa, i soldi li nascondeva, ma non c’è
un modo per nascondere la tristezza.
Quelle petizioni
contro di lei, quelle risate cattive, quei nomignoli la stanno
distruggendo piano piano, peggio di qualunque altra cosa.
La ragazza
è da sola a casa, si sente tremendamente triste,
così decide di parlare con qualcuno.
Se deve mentire,
almeno vuole passare il tempo e spazzare via quei pensieri.
Vuole ridere, e sapeva
che Camilla sarebbe stata la persona con cui si sarebbe sentita meglio.
Le invia un messaggio.
“Posso
chiamarti?”.
“Certo.”
Le arriva la risposta
da Camilla.
Poco dopo cominciano a
chiacchierare come se nulla fosse. All’inizio del
più e del meno, degli amici, dei genitori…
Scherzano come fanno tutti i giorni.
Poi iniziano a parlare
della scuola.
“Allora…
Come va scuola? Non mi hai mai raccontato niente!” esordisce
Camilla, con tono sereno.
Laura respira a fondo,
prima di soffocare un “bene”.
“Ehy, che ti
prende? Laura? Laura, mi senti?”
“B-bene, la
scuola va… A meraviglia!”
“Cosa
succede? Puoi dirmelo, lo sai, ci conosciamo da tanto ormai
e…”
“Non voglio
darti noia, non voglio essere un peso, per nessuno, e tanto meno per
te, che mi hai sempre aiutata e che ci sei sempre, quando torno da
scuola…”
Laura comincia a
piangere involontariamente, i singhiozzi si fanno man mano
più forti.
“Non devo
cedere” si ripete, ma è troppo difficile fermarsi,
ormai.
“Laura,
Laura, non sei un peso… Non lo sei per nessuno! Che
è successo?”
Laura prende un
sospiro, prima di pronunciare quelle fatidiche parole, di cui molto
probabilmente si pentirà.
“Io…
Sono vittima di bullismo.”
C’è
un profondo silenzio tra le due.
Camilla è
esterrefatta, non se lo aspettava.
Laura ha paura, non
vuole essere lasciata sola. L’attesa di una risposta di
Camilla la sta divorando.
“C-cosa? Da
quando?” chiede insicura la sedicenne.
“E’
successo tutto un anno fa. Mi sono trasferita nella scuola che
frequento tutt’ora, perché speravo di cambiare
aria, cambiare conoscenze. Sono venuta qui a Milano, allora. Il mio
primo giorno di scuola ero abbastanza spaesata. Non sapevo dove andare,
che cosa fare, con chi parlare… Era tutto nuovo per me.
Compresi i bulli. Io non… Avevo mai avuto a che fare con
loro – una lacrime solca il viso di Laura – hanno
cominciato a deridermi sin dal primo giorno. Mi vestivo male e portavo
l’apparecchio. E dopo gli insulti, hanno cominciato a
picchiarmi. Lo fanno ancora oggi, dopo un anno e mezzo. Mi rubano i
soldi, i libri, gli oggetti personali – Laura singhiozza
forte – io non gli avevo fatto niente, perché se
la sono presa con me?!”
“Io…”
“Adesso mi
hanno messo contro tutta la scuola, e sono diventata uno
zimbello… Non posso camminare nei corridoi perché
ho troppa paura! Capisci?!”
Camilla non sa davvero
cosa dire.
Fin da subito aveva
capito che la vita di Laura non fosse tutta rose e fiori, ma
sicuramente non si aspettava questo. O perlomeno, cercava di pensare
positivo.
Nemmeno la sua
adolescenza era stata fantastica, aveva avuto alcuni problemi di
autostima, non si sentiva “abbastanza”, ed era
entrata nel tunnel dell’anoressia, ma per fortuna era
riuscita a uscirne.
Gli amici dicono che
è una ragazza molto simpatica, intelligente,
bella… Perfetta.
Ma lei non lo
è, non si sente così.
Il trucco è
nel sorriso, infatti, Camilla è brava in questo.
Lo aveva imparato fin
da piccola, quando si faceva male e, invece di dire come realmente
stava, mentiva, per tranquillizzare tutti.
L’unica
persona che non riusciva a tranquillizzare era se stessa,
però.
Qualche anno fa era
terribile la sua situazione.
Si guardava e notava
sbagli su sbagli, passava ore davanti allo specchio a cercare un modo
di vedersi più bella.
E così,
provò a non mangiare.
Con la scusa di non
avere fame, mangiava piccoli bocconi durante ogni pasto e poi si
ritirava in camera sua per guardarsi un altro po’ allo
specchio, per osservare i suoi “progressi”.
Non le andavano mai
bene, voleva di più.
Ha continuato per mesi
e mesi, finché un giorno, è successo qualcosa che
ha cambiato tutto.
Era diventata davvero
magra, si riuscivano a contare persino le costole.
Era andata da sua
nonna per una settimana, e stava mettendo a posto la sua valigia.
Ad un certo punto, sua
nonna entrò in camera sua e le chiese se le era successo
qualcosa in questi mesi, perché era dimagrita tantissimo.
Camilla
negò, e con un sorriso cercò di darla a bere, ma
non ci riuscì.
Non voleva altri
problemi, non voleva ricominciare a mangiare, perché
altrimenti avrebbe solo rovinato quello che era riuscita ad ottenere.
Solo che la nonna
aveva già capito tutto, e, con dolci parole, spinse la
ragazza a parlare.
Riuscì a
sfogarsi, e si accorse che anche sua nonna aveva vissuto qualcosa di
simile, anche lei alla sua età voleva essere come le modelle
in copertina, essere invidiata per la sua magrezza.
Le parole della nonna
riuscirono a convincere Camilla di finire questa
“gara”, non poteva più andare avanti
così.
Nonostante siano
passati ormai due anni, Camilla è rimasta una ragazza molto
insicura di sé.
La
battaglia per l’accettazione di se stessi non finisce mai,
è una lotta giornaliera.
Così resta
ad ascoltare il pianto disperato di Laura, non potendo fare niente,
purtroppo.
Vorrebbe essere
lì ad abbracciarla forte, a sussurrarle parole dolci e a
cercare di tirarle su il morale, come fanno le vere amiche.
“Senti
– esordisce ad un certo punto la sedicenne – io ci
sono. Se vuoi parlarmi dei tuoi problemi, delle giornate a scuola, se
vuoi sfogarti o anche solo parlare… Io ci sono, sempre e
comunque. E so che non posso fare granché, dato che abitiamo
dall’altra parte del mondo, ma posso esserti vicina con il
mio cuore. Non sarai mai un peso, Laura.”
“Grazie.”
Sussurra l’altra, sorridendo tra le lacrime.
Intervallo.
Questa parola rimbomba
nella testa di Laura e non fa altro che incuterle timore.
Va in bagno, cercando
di fare più in fretta possibile, per poi ritornare in
classe, dove l’aspetta già l’insegnante.
Prima di poter uscire,
si ritrova con le spalle al muro e due ragazzi abbastanza grandi
dinanzi, che la chiudono a chiave in bagno.
“Fatemi
uscire!” Laura urla, ha paura di quella situazione.
I bulli ridono di
gusto, per poi negarle la libertà.
“Vi prego,
non fatemi restare qui… Cosa devo fare? Vi prego!”
I ragazzi continuano a
ridere.
Sente la porta
aprirsi, viene trascinata fuori e spinta contro il lavandino.
“Mh, hai
qualcosa da darci?” dice uno con un sorriso sghembo.
“Non so, non
ho niente!”
“E chi dice
che tu non sia mentendo?!” le frugano nelle tasche, ricavando
qualche spicciolo. Si avvicinano a lei e le strappano via la collana
che porta sempre, regalata da sua zia.
“Ridatemi la
collana, vi prego!” urla disperata.
Riprendono a ridere e
dopo averla stesa a terra un’altra volta, se ne vanno con la
sua amata collana.
E’ tutto per
lei quell’oggetto, un valore sentimentale che supera tutto
l’oro del mondo. Le hanno preso anche quello.
E a quel punto, le
lacrime calde le scendono sul viso piene di dolore, di tristezza.
“Camilla,
basta. Voglio finirla qui.” Laura invia il messaggio alla sua
migliore amica.
La ragazza, vedendo il
messaggio, chiama subito l’amica, preoccupata.
“Laura
cos’è questa storia?”
“Voglio
finirla qui. Non ce la faccio più ad andare avanti!
E’ come… Come un tunnel senza fine.
Non… Ce la farò mai ad uscirne.”
“Per favore
Lau, non dire cazzate.”
“Non sono
cazzate! – sbotta la quattordicenne, infastidita –
tu non puoi capire.”
“E invece
posso capire, più di quanto tu possa sapere!”
“Andiamo
Camilla, cos’hai che non va tu? Eh?!”
“Sai una
cosa? Niente va bene in me! Okay?! Posso sembrarti intelligente,
divertente, gentile, dolce, educata… Ma in realtà
mi sento un completo fallimento! Tutto quello che vedo è
migliore di me! Lo capisci?! Quando mi guardo allo specchio non vedo
altro che un mostro, perché io sono questo! La mia mente,
quello che penso… E’ tutto un casino. Non sono
quella che credi. Non mi sento affatto perfetta, Laura. Non lo
sarò mai. E ti racconto una storia, la mia storia. Due anni
fa avevo dei problemi seri con il cibo. Esatto, non mangiavo. Mi
rifiutavo, volevo assomigliare a quelle ragazze in copertina dei
giornali, quelle adulate da tutti. Poi, un giorno, ho parlato con mia
nonna e lei mi ha fatto capire che non ero sola. E, ripensandoci, a
tavola il giorno dopo, mi sono detta che dovevo mangiare, anche se non
mi piacevo, non potevo finire così. Ho ripreso a mangiare.
Ma questo non significa che sia passata!
No, non è
passata, Laura, perché io sono la stessa ragazzina di due
anni fa. Quella che non esce mai senza essersi controllata per bene per
paura di non piacere, quella che detesta mostrarsi in costume
perché non si sente bene con il suo corpo, quella che ha
paura di mettere su troppi chili.
Sono solo una povera
ragazzina, niente è passato. Ho solo cercato di andare
avanti e dimenticare.” a Camilla scende una lacrima solitaria
sulla sua guancia.
“Non mi
avevi mai detto niente.”
“Già,
ma adesso è venuto fuori. Adesso tu sai i miei segreti, e io
so i tuoi.”
“Non ci
porterà a niente.”
“Vedi Laura,
non è facile uscire da problemi così,
perché il tuo cervello non cambierà mai.
E’ una lotta quotidiana contro se stessi. Certi giorni ti
sentirai felice con te stessa, altri vorresti sprofondare. Siamo fatti
così. Ma, ti prego, non mettere fine alla tua vita, tutti
siamo nati per un motivo. E non voglio fare la positiva,
perché non lo sono affatto. Noi possiamo vivere con i nostri
problemi, insieme. Ti ho conosciuto su internet e sei diventata davvero
importante per me. Ho conosciuto il tuo carattere, e so che sei una
ragazza fantastica. Non aver paura di niente, ti ripeto, io sono con
te, sempre.”
Laura si lascia andare
in un pianto liberatorio mentre Camilla è ancora la telefono
con lei.
La sedicenne si sente
libera.
“Voglio
abbracciarti.” Dice Laura, asciugandosi delle lacrime con un
fazzoletto.
“Anche io.
Ci vedremo un giorno, stai tranquilla. E quel giorno non
sarà nemmeno molto lontano.
“Sei
meravigliosa” Continua a dire Camilla.
“No, tu lo
sei.”
“Credo che
tu abbia bisogno degli occhiali… Almeno cinque o sei
paia.”
Laura scoppia in una
risata, seguita da Camilla.
“Sai sempre
come tirarmi su.” Confessa Laura, che ormai non piange
più.
“Questo ed
altro per te.” Replica Camilla, con parole sincere.
Un anno è
passato e tutto sembra andare meglio.
Camilla e Laura sono
più amiche che mai, anche se a 450 km di distanza, sono
più vicine di tutte le altre persone intorno a loro.
Ormai sono come
sorelle.
Si conoscono in tutto
e per tutto, capiscono le emozioni solo grazie ad una parola e sanno
sempre come tirarsi su di morale.
Hanno scoperto i
più profondi segreti sulla loro vita e si sono confortate e
vicenda.
Camilla ha imparato ad
amarsi.
A guardarsi allo
specchio e a dirsi “sono bella così come sono,
perché sono me stessa.”.
Laura invece, ha
imparato ad amare il suo “io”.
Ha imparato ad amare
la sua caparbietà, la sua intelligenza, la sua
impulsività… Ed ha capito di essere forte e che
nessuno può più buttarla giù.
Ha confessato tutto ai
suoi genitori, che l’hanno subito trasferita in
un’altra scuola.
Non è
andata come pensava, anzi, è andata decisamente meglio.
E’ estate e
tutti sono pronti per andare al mare.
Prima Camilla aveva
paura di andare in spiaggia, odiava mettersi i costumi e farsi vedere
da troppa gente.
Laura invece aveva
paura di essere giudicata. Aveva paura dei commenti cattivi da parte
dei ragazzi e delle minacce anche lì.
Adesso invece
camminano sulla passerella sicure di sé.
Oggi è il
compleanno di Laura.
La festeggiata non
è elettrizzata più di tanto, detesta tutte quelle
chiamate ossessive dai parenti, i continui “adesso stai
diventando una signorinella!” oppure i “quanti anni
fai?” da parte di persone che dovrebbero ricordarselo.
Si alza dal letto e,
dato che è domenica, ha tempo di fare le cose con calma.
Mangia una deliziosa
brioche e riceve dai suoi genitori baci e abbracci.
Lei però
aspetta un augurio speciale: quello di Camilla.
Fino al giorno prima
sapeva che non ci sarebbero stati problemi, che lei le avrebbe fatto
gli auguri tranquillamente e l’ansia si sarebbe presto tolta.
Eppure, anche da
appena alzata, ha una paura pazzesca che Camilla si dimentichi del suo
compleanno.
Ormai sono rimaste
poche persone che se lo ricordano, oltre ai suoi familiari.
Ogni anno aspetta gli
auguri da quelle ragazze che alle medie reputava
“amiche”, oppure da qualcuno conosciuto in vacanza,
ma non arrivano.
E Laura ci sta male,
dannatamente male.
Di solito si rinchiude
in camera e piange in silenzio, con le cuffie nelle orecchie.
I genitori cercano di
tirarla su, capiscono che deve essere brutto non avere nessun amico che
ti fa gli auguri.
Si stende sul letto
con il cellulare in mano e passano alcune orette.
La voce della madre
che le ordina di alzarsi dal letto e vestirsi riecheggia nel corridoio.
Laura, dopo aver
sbuffato un po’, fa come dice e in venti minuti è
di nuovo sul letto.
Prende in mano il
telefono e lo sblocca, speranzosa che Camilla le abbia mandato un
messaggio, o la abbia chiamata, ma niente.
Camilla le aveva detto
proprio il giorno prima che si sarebbe impegnata a farle gli auguri di
mattina presto.
Eppure quel fatidico
messaggio non è ancora arrivato.
Allora, butta il
cellulare sul letto e le lacrime cominciano a scorrere sulle sue guance.
Si chiude in bagno con
la testa tra le gambe e singhiozza.
Si sente
così debole in quel momento. Ormai è facile
scoppiare a piangere per lei.
Detesta questo fatto.
Vuole solo una persona
a cui importi veramente di lei.
Pensa a Camilla, a
quello che sta facendo e, soprattutto se si è ricordata del
suo compleanno.
Sono diventate molto
unite nel tempo, hanno imparato tante cose l’una
dall’altra.
Si sono dette le cose
più segrete e più tristi, raccontate le battute
più squallide e hanno chiacchierato a volte anche per ore e
ore.
E’
così triste e deludente pensare che una persona a cui tieni
così tanto e a cui hai raccontato praticamente tutto di te,
non ricambi.
Laura continua a
piangere disperatamente, come non aveva mai fatto.
Pensa a tutte le volte
in cui aveva allontanato le persone a cui voleva bene, come quel
pomeriggio in cui la sua amica del cuore cominciò a
prenderla in giro e a ordinare di stare lontano.
O quella volta in cui
fu invitata al parco per incontrare il ragazzo che le piaceva, e lui la
schernì davanti a tutti i suoi amici, dicendole che era solo
una povera sfigata e che nessuno si sarebbe innamorato di lei.
Tanti orribili
pensieri riaffiorano nella mente di Laura e lei non sa assolutamente
come gestirli.
C’è
rabbia, tristezza, ma soprattutto… Delusione.
Agli occhi degli
altri, forse può sembrare una semplice dimenticanza, ma per
lei è importante.
Esce dal bagno,
cercando di asciugarsi le lacrime che le bagnano le guance
ininterrottamente.
L’orologio
porta le 11 di mattina.
Improvvisamente,
bussano alla porta. Laura urla alla mamma di andare ad aprire, non ha
voglia di vedere nessuno, chiunque esso sia.
“Lau,
c’è qualcuno che vuole vederti!” le dice
la madre, bussando alla porta di camera sua.
“Mamma, non
ci sono per nessuno. Va’ via!”
“Laura, dai,
è importante!”
La ragazza si alza dal
divano dove era seduta e va ad aprire. Si asciuga le lacrime e cerca di
preparare il miglior sorriso che riesce a fare.
Tira un sospiro.
E’ così frustrante continuare a mentire.
“Cosa…”
le parole di Laura si mozzano, quando il suo sguardo incontra quello di
una persona che non pensava assolutamente potesse esserci.
“Camilla…”
Camilla si avvicina a
lei e la abbraccia, facendosi trasportare dalla forte stretta di Laura.
“Pensavo che
nemmeno t-tu mi facessi gli a-auguri… E invece…
Adesso s-sei qui… E’…
Incredibile.” La sua voce rotta dal pianto, fa sorridere
Camilla, che nel frattempo la stringe ancora più forte.
“Ti ho detto
che l’avrei fatto, ricordi? Io mantengo le
promesse.” Dice sorridente, mentre lacrime di gioia cadono
sul suo viso.
“Buon
compleanno, Laura.” Sussurra Camilla.
Chiara’s
corner.
*Esce da un angolino*
Ciao a tutti, sono di
nuovo qui!
Dopo circa due mesi di
inattività (che tanto inattivi non erano, ma
vabbè), il mio cervellino è riuscito a far uscire
questa one shot.
Non uccidetemi se non
è un granchè.
Ci sono stata un sacco
di giorni, perché non mi piaceva il risultato.
Adesso però
sono riuscita a pubblicarla.
Spero vi piaccia
e… Beh, lasciatemi dire due parole sulla mia creazione.
Come avrete
già capito, parla dell’amicizia a distanza, e di
come i problemi si riescano ad affrontare meglio grazie ad una persona
che ti vuole bene.
L’amicizia a
distanza è una cosa bellissima, un’amicizia
duratura, a differenza di quello che si pensa.
Un amico, se
è vero, resta con te tutta la vita.
Questa one shot
è dedicata a tutte gli amici e le amiche a distanza, anche
alla mia.
Oggi è il
suo compleanno, e ho deciso di scriverle una storia, dato che
è l’unico regalo che le posso fare.
Sperò che le piacerà! :)
In quanto a voi, miei
cari lettori, datemi un parere!
Non importa se
è negativo, le critiche aiutano sempre.
Vorrei sapere come
trovate questa storia e se ci sono eventuali errori.
Con questo, spero vi
trasmetta delle emozioni e soprattutto, che il messaggio che cercavo di
darvi:
Chi trova un amico, trova un
tesoro.
Chiara
loves ya.xx
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