Note:
Doveva essere solo una fan fiction scritta per il Norse Prompt Day
(il prompt era birra)
indetto su 24hours-of-fun (vi suggerisco davvero di
partecipare),
ma poi ammetto di essermi divertita un po' troppo, così ho
pensato
che sarebbe stato ancora più divertente trasformarla in una
raccolta
di one-shot simili.
Questa
raccolta sarà ambientata unicamente duramente l'Ordine della
Fenice:
niente angst, insomma, perché questa volta voglio divertirmi
a far
flirtare Remus e Tonks, non a farli crepare male. (:
Grazie
mille a tutti!
*
Un
bravo ragazzo
“ Dolores Jane
Umbridge è la nuova insegnante di Difesa Contro le Arti
Oscure”.
Remus
fece una smorfia
infastidita, richiuse la Gazzetta del Profeta e la lanciò
malamente
sul tavolo della cucina di Grimmauld Place. Non era possibile che il
Ministero fosse arrivato a simili livelli di scelleratezza.
“E
invece sì” convenne con un'occhiata astiosa al
giornale. “Sono
già arrivati al peggio e lo hanno superato”.
Si
passò una mano fra
i capelli e si lasciò scivolare lungo lo schienale della
sedia. “La
Umbridge insegnante” pensò
ancora. “È un insulto”.
Detestava
quella strega
più di qualunque altra strega in Gran Bretagna –
sebbene ci
fossero, in effetti, almeno un paio di donne fra le fila di Lord
Voldemort che avrebbe spedito volentieri all'altro mondo. Odiava
Dolores Umbridge con un vigore del tutto estraneo al suo temperato
tanto controllato. La odiava con ogni fibra del proprio essere:
odiava i suoi capelli, odiava i suoi cappellini rosa e buon
Dio,
quando odiava la sua voce stridula.
Sapere
che i suoi
poveri ex-studenti sarebbero stati costretti a sopportarla lo rendeva
maledettamente nervoso. Sorseggiò un po' di tè,
ma in breve si
scoprì troppo infastidito perfino per quello.
Iniziò a dondolarsi
avanti e indietro sulle gambe posteriori della seggiola, fissando la
Gazzetta con un cipiglio rabbioso che avrebbe potuto dar fuoco alle
pagine.
Si
riscosse appena nel
sentire un quieto bussare. Chi poteva essere tanto intimidito da
bussare per entrare in cucina?
«Ehm...
prego?».
La
testa di Tonks si
infilò in uno spiraglio della porta. Quel giorno i suoi
capelli
erano corti e ricci, di un abbagliante sfumatura di azzurro.
«Ehilà,
Remus» lo
salutò con voce incerta. «Come ti va?».
Remus
inarcò perplesso
un sopracciglio.
«Bene?».
«Davvero?
Sirius mi ha detto che hai appena dato di matto».
Entrò nella
cucina e appoggiò un sacchetto di carta sul tavolo
– e si sarebbe
certamente rovesciato se Remus non avesse avuto la prontezza di
afferrarlo.
«Non
ho dato di...»
iniziò a protestare, ma richiuse subito la bocca e scosse
rassegnato
il capo. «Forse un po'».
«Hai
svegliato mamma
Black. È molto coraggioso da parte tua cercare di gareggiare
con me
a “botta e sveglia”, Remus, ma mi sa proprio che
stavolta non hai
possibilità». Afferrò la sedia accanto
alla sua e si lasciò
cadere sopra a peso morto. «Quanto ti diresti arrabbiato,
ora? Puoi
partire dal livello “per niente” fino ad arrivare a
“drago con
le mestruazioni”».
Remus
si umettò le
labbra e sorrise divertito.
«“Drago
con le
mestruazioni”?».
Lei
annuì con solenne
eloquenza.
«Se
non capisci quanto
può arrabbiarsi un drago con le mestruazioni, sei
più uomo di
quanto Sirius non dica».
«I
draghi non hanno le
mestruazioni».
«Io
sì. E ora
che ti ho confidato la mia furia, tocca a te. Mi ha detto della
Umbridge... che schifo».
«Ti
ha detto?
Sirius?». Remus sollevò gli occhi al cielo con un
sospiro. «Ah,
Padfoot dice sempre troppo».
Tonks
ridacchiò
appena.
«E
così quella vacca
ti ha soffiato il posto. Che schifo. L'ho già detto? Lo
ripeto: che
schifo».
«Non
c'era nessun
posto da soffiare, Ninfa--».
«Ti
suggerisco di non
chiamarmi così» lo interruppe lei seccata.
«Ho visto donne in
determinati periodi del mese uccidere per molto meno».
Lui
sollevò una mano
in segno di resa.
«Non
c'era nessun
posto da soffiare, Tonks. Dopo ciò che
è accaduto due anni
fa, non potrei tornare a insegnare nemmeno se Silente assumesse un
Vampiro per insegnare Astrologia».
«Il
mio professore di
Difesa Contro le Arti Oscure del secondo anno era parecchio pallido e
aveva una strana dentiera» commentò lei.
«Mi spiace darti questo
dolore, ma secondo me era sul serio un Vampiro. Sei proprio
sfortunato: non puoi nemmeno vantare il fatto di essere stata la
prima Creatura Oscura a insegnare a Hogwarts. D'altronde, con Silente
a capo del comitato di assunzioni non è che ci si possa
aspettare
professori ordinari, no? Quale Preside sano di mente assumerebbe
Malocchio?» aggiunse con una risata sfrontata.
Remus
soffiò
divertito.
«Beh,
non era
esattamente Alastor...».
«Chissenefrega.
Voleva
assumerlo. È da pazzi. Tanto valeva radunare gli
studenti e
spedirli in gita nella Foresta Proibita. Ne sarebbero di certo usciti
con meno traumi».
La
fissò incuriosito.
«Ti
ha traumatizzato
durante il tuo addestramento?».
Tonks
fece un sorriso
malizioso che per qualche strano motivo gli fece tremare le
ginocchia.
«Ci
ha provato».
«E
non c'è
riuscito?».
«No»
rispose lei
allegramente. Si sporse per afferrare la sporta e ne estrasse due
bottiglie di vetro verdi. «Non puoi traumatizzare una cretina
che ha
deciso di perdere la verginità in un ripostiglio per le
scope».
Remus
sgranò gli occhi
e la fissò con atterrito stupore. Strinse le labbra, chiuse
le
palpebre e nascose un sorriso sconcertato fra le dita della mano
sinistra. Tonks era probabilmente l'unica strega che avesse mai
incontrato capace di parlare della propria verginità perduta
come se
chiacchierasse del tempo. La osservò estrarre la bacchetta e
stappare le bottiglie con un movimento pigro del polso. Gliene tese
una con un occhiolino.
«Sirius
dice sempre
che eri tu, il bravo ragazzo. Scommetto che tu sei stato il classico
“bravo ragazzo” che ha aspettato “quella
giusta”. E un letto
comodo» aggiunse in fretta. «Guarda, Remus: per
quanto riguarda il
letto comodo hai tutta la mia comprensione. Se c'è qualcosa
che ho
imparato da quell'esperienza, è che devi sempre pensare a
dove
appoggerai le tue chiappe prima di farti slacciare
il
reggiseno».
Lui
si rigirò
distrattamente la bottiglia fra le mani. “Beck's”
recitava
l'etichetta.
«È
Babbana?».
«No,
l'ho rubata a un
Troll che portava a spasso il suo barboncino a Trafalgar
Square»
ridacchiò Tonks. «Non hai mai bevuto una birra
Babbana? Porca
miseria, Remus: sei perfino più di un
bravo ragazzo».
Remus
ignorò la sua
punzecchiata e sorseggiò cauto. Il sapore amarognolo gli
ricordò
quello del sidro annacquato di Aberforth Silente.
«Non
ero esattamente
un bravo ragazzo, sai?».
Tonks
sollevò scettica
un sopracciglio.
«Figurati.
Eri
Prefetto».
«Il
peggior Prefetto
che Hogwarts ricordi».
«Infilare
Caccabombe
nell'ufficio di Gazza non ti rende certo un cattivo ragazzo. Sirius
mi ha detto che finivi in punizione perché cercavi di
fermarlo e ti
facevi beccare con lui». Si concesse un attimo per bere un
goccio di
birra a sua volta. «Più che “peggior
Prefetto”, mi sembra una
cosa da “stupido Prefetto”».
Remus
sospirò.
«“Sirius
dice” sta
diventando il tuo nuovo mantra?».
«Sirius
dice la
verità?».
«A
riguardo di cosa,
esattamente?» chiese. «Del fatto che non sono un
uomo – e non lo
sono nel senso letterale del termine, ti ricordo
– o del
fatto che ero un bravo ragazzo?».
Lei
scrollò le spalle.
«Ha
ragione?».
Remus
appoggiò la
bottiglia al tavolo, incrociò le braccia e si finse
pensieroso per
qualche secondo. Sul suo viso comparve improvvisamente un'espressione
piuttosto malandrina.
«Era
il ripostiglio
del terzo piano?».
Tonks
aggrottò la
fronte e parve pensarci un po' su.
«Sì»
disse piano.
«Sì, mi pare proprio che fosse quello».
«Beh,
Tonks...
avresti dovuto andare nel ripostiglio del quinto piano.
È più
largo».
Lei
si immobilizzò con
la bottiglia a pochi centimetri dalle labbra – delle labbra
decisamente sensuali, realizzò di colpo Remus. Lo
scrutò con palese
stupore, come se non potesse davvero credere a quanto aveva appena
sentito.
«Tu...?
Tu hai...? No.
Non ci credo».
Remus
trattenne a
stento una fragorosa risata.
«Dimmi,
c'è ancora
quella dannata mensola traballante?».
Lei
era sconvolta.
«Se
non capisci quanto
possa far male sbattere la testa contro una mensola...»
continuò
lui. «Probabilmente hai trascorso in quel ripostiglio meno
tempo di
me». Alzò la propria bottiglia e aggiunse:
«Un brindisi ai
peggiori posti in cui perdere la verginità».
Tonks
rimase in
silenzio un altro paio di istante. Poi strinse le labbra e
scoppiò
in una risata fragorosa, si piegò in avanti e
affondò il capo fra
le braccia, senza più freni. Remus si unì e lei,
scuotendo piano la
testa.
«Okay»
acconsentì
lei, ancora incredula. Sollevò la bottiglia e la fece
cozzare contro
quella dell'uomo. «Ai ripostigli».
Sorseggiarono
in
silenzio.
«Sai,
Remus...»
propose lei con aria birichina. «Su al secondo piano ci
sarebbe il
ripostiglio in cui Molly ha messo via le scope...».
«Non
pensarci nemmeno,
Ninfadora».
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