Era
tutto molto confuso. Più Ageray tentava di ricordare
ciò che era successo e più i suoi ricordi
diventavano offuscati. Non ricordava perchè fosse in quella
zona, né tanto meno ricordava perchè fosse caduto
a terra. A stento sapeva qual era il suo nome.
Fu
ridestato da qualcosa di umido che gli strofinava la faccia. Aprendo
gli occhi si aspettava di vedere una signora che gli puliva il viso, ma
ciò che si trovò di fronte era completamente
diverso. Non era in un letto e non era nella casa di qualcuno che lo
aveva visto svenuto a terra. Era ancora nel bosco, nel punto esatto
dove fu disarcionato dal suo cavallo e l'umido che sentiva altro non
era che la lingua di una cane che gli stava leccando la faccia e che lo
annusava.
«Ehi,
ehi... Ti assicuro che non c'è niente di gustoso da mangiare
sotto la mia pelle, amico mio.» disse rivolgendosi al cane,
che subito cominciò a ringhiare dolcemente. Ageray si
ritrovò un po' spiazzato da questa reazione dell'animale, ma
guardandolo capì.
«Scusami.
Volevo dire, amica mia.»
Cercò
di rialzarsi in piedi, ma il dolore provocatogli dalla caduta rese
tutto ciò un'ardua impresa. Non appena staccò le
mani da terra per alzarsi, sentì le sue gambe crollare per
il peso e finì per inginocchiarsi a terra, accasciandosi sul
cane.
«Scusami...»
Al
secondo tentativo andò meglio, ma pochi istanti dopo essere
riusciti a mettersi in piedi cominciò a sentire forti fitte
al torace, che gli impedivano di respirare troppo profondamente. Si
appoggiò a un albero, per evitare di cadere di nuovo.
«Beh,
direi che ho visto giorni migliori.» disse al cane, che stava
osservando tutta la scena da seduta.
Raccolse
poi le poche forze che aveva e provò a camminare.
Riuscì a fare solo pochi passi, poi dovette di nuovo
appoggiarsi a qualcosa per non cadere. Il dolore era fortissimo, ma si
costrinse a rimanere in piedi.
«E'
pur sempre un inizio. Vieni bella, vediamo se riusciamo a trovare un
posto dove poter mangiare qualcosa.»
Dopo
essere uscito a fatica dalla foresta trovò un villaggio dove
un'anziana signora prese in casa lui e il cane. Lo aiutò a
guarire, mentre lui cercava di ricordare chi fosse e per quale motivo
fosse nella foresta, senza risultati.
Qualche
giorno dopo riuscì a rimettersi in piedi e a camminare,
anche se non era completamente guarito dalle contusioni della caduta.
Salutò l'anziana signora, la ringraziò per
l'aiuto e poi partì. Era convinto che il cane fosse della
vecchietta, ma si stupì quando vide che lo seguiva mentre se
ne andava. Gli sorse quindi un dubbio, che una rapida domanda alla
signora fece sparire: il cane non era suo e non l'aveva mai visto prima
del suo arrivo. Ageray si accovacciò e guardò il
cane.
«Bene,
sembra che il tuo passato sia confuso quanto il mio! Ma non
sarò certo io a impedirti di seguirmi se è quello
che vuoi!».
La
accarezzò poi sulla testa e la guardò bene. Un
animale maestoso, dal pelo fulvo e folto. Il muso allungato, quasi come
quello di un lupo e uno sguardo penetrante, capace di scavarti dentro
l'anima. Sentiva una connessione con quell'animale, quasi come se si
fossero già incontrati. L'idea gli sembrò
però stupida e la accantonò rapidamente.
«Bene,
andiamo allora» disse lui rialzandosi. Il cane
abbaiò, quasi come fosse una risposta al ragazzo e i due si
misero in marcia.
*
Era
passato qualche mese ormai da quel risveglio confuso di Ageray. Ormai
tutti i dolori erano spariti, ma i ricordi continuavano a non tornare.
Camminarono e viaggiarono per così tanto tempo da perdere
l'orientamento. Non avevano una meta, cercavano solo di volta in volta
un posto dove poter stare per qualche giorno, prima di partire di
nuovo. Non avevano una casa, ma col tempo si affezionarono l'uno
all'altra, diventando inseparabili. Lui le diede anche un nome, pochi
giorni dopo la partenza, Reas. Non fu semplice, ma quando vide la sua
coda agitarsi sentendolo, capì di aver trovato quello giusto.
Era
un giorno di viaggio come tanti altri. Camminavano da ore e, non avendo
mangiato niente per colazione, cominciavano entrambi a sentire i morsi
della fame allo stomaco. Le provviste erano ormai finite da un paio di
giorni e dovevano trovare in fretta qualcosa da mangiare, altrimenti
non sarebbero resistiti molto. Il bosco dove camminavano non offriva
molto, era tutto secco, come bruciato. Inoltre molti rami erano
spezzati, sembrava fosse passato un esercito da quel posto. Pochi
minuti di cammino dopo tutto divenne più chiaro. Gli alberi
si diradarono e ciò che si stagliò di fronte ad
Ageray lo lasciò senza fiato. Un enorme castello,
più grande di quanto lui potesse immaginare, imponente nel
centro di una radura nel bosco. Ma quello che lasciò Ageray
maggiormente attonito era il fatto che l'edificio era tanto grande e
maestoso quanto diroccato e distrutto.
«Tu
aspettami qui, vado a vedere che cosa c'è la
dentro.»
Lentamente
si diresse verso il portone principale.
“Doveva
essere stato molto imponente al suo massimo splendore”
pensò, guardando quel poco che rimaneva dei delicati intarsi
che decoravano il legno.
Fece
un respiro profondo e spinse la porta. Si aspettava di dover fare uno
sforzo sovrumano per spostare quell'immensa mole di legno, ma la
facilità con cui riuscì ad aprire la porta lo
lasciò senza parole. Lentamente si addentrò
nell'atrio, la polvere faceva da sovrana nell'ambiente, ma
ciò che più lo sorprese fu l'odore. Non era
semplicemente l'odore di un ambiente vecchio rimasto chiuso per molto
tempo, ma aveva qualcosa di diverso. Riusciva a sentire delle punte di
zolfo nell'aria, misto ad odore di bruciato.
Cominciò
ad esplorare un po' la zona. Dall'atrio principale entrò in
una stanza secondaria, che con tutta probabilità era la sala
da pranzo. A fianco si poteva intravedere, tra le macerie, la porta che
dava sulla cucina e sulla dispensa.
“La
cucina... Vediamo se c'è qualcosa da mangiare”.
Si
rimboccò le maniche e cominciò a spostare qualche
asse di legno da davanti la porta, fortunatamente non erano molte e gli
ci volle poco per liberare il passaggio. Data la mole del palazzo si
aspettava una cucina immensa, ma in realtà non era
così grande. Probabilmente non ci vivevano molte persone.
Aprì tutte le credenze e gli armadietti, ma tutto
ciò che riuscì a trovare fu solo della polvere e
qualche topo. Nella dispensa la situazione non cambiò,
ancora polvere e topi, ma nessuna traccia di cose commestibili.
Sentì
uno scricchiolio.
“Cos'era
quello? Veniva dalla sala da pranzo.”
Aspettò
qualche istante, magari era solo un forte vento che aveva fatto tremare
un po' i muri del castello. Un altro scricchiolio, seguito da un altro
ancora.
“Questo
non è niente di rassicurante.”
Si
guardò rapidamente intorno, ma l'unica cosa che
riuscì a trovare come arma fu un ripiano di una scaffalatura
che aveva ceduto. Lo prese in mano senza pensarci due volte e si
girò verso l'ingresso della dispensa. Attento a non fare il
minimo rumore cominciò a camminare lentamente verso la
cucina. Ancora scricchiolii, la tensione e l'adrenalina stavano
salendo. Si preparò all'aggressione e poi si
lanciò oltre la porta della dispensa, verso la cucina.
«WOF!!»
«Mamma
mia Reas, mi hai spaventato! Ti avevo detto di rimanere ad aspettarmi
fuori, che cosa ci fai qui?».
Per
risposta, il cane si sedette.
«Va
bene, fai quello che vuoi allora. Andiamo, qui non c'è
niente.»
Passarono
un altro paio d'ore a esplorare il castello. Le altre stanze erano
tutte esattamente come la cucina e la sala da pranzo, tutte piene di
macerie e senza niente di interessante da poter raccogliere. In
più, in tutte quante c'era quella persistente puntina di
zolfo nell'aria, che ormai dava la nausea.
«Ci
conviene uscire, qua non c'è niente e rischiamo che ci
crolli qualcosa sulla testa.»
Nel
giardino sul retro, però, le cose non cambiarono. Quello che
una volta doveva essere stato uno splendido parco, adesso non era altro
che un ammasso di piante morte e rinsecchite. Cercarono per qualche
minuto, ma anche qui, come nel resto del castello, non c'era niente da
trovare.
«Ehi,
che cosa c'è?»disse Ageray quando si accorse che
Reas stava fiutando qualcosa.
Per
un attimo la guardò incuriosito, poi lei si alzò
di scatto e drizzò le orecchie. Poi cominciò a
correre, tornando verso il maniero.
«Ehi!
Dove stai scappando, torna qui!»
Le
corse dietro, “Maledetto cane, dove stai correndo?”
Reas
corse fino a tornare nelle vicinanze delle mura e si fermò
vicino a un cumulo di macerie. Ageray tentò di prenderla e
di portarla via.
«Andiamo,
che cosa vuoi che ci sia lì sotto? Sono solo i resti di un
gazebo! Non c'è niente!»
In
tutta risposta, Reas si liberò con uno strattone e
continuò ad annusare le macerie. Si infilò poi in
un piccolo pertugio lasciato dalle assi di legno.
«Ma
dove stai andando?!? Vieni fuori da lì!»
urlò Ageray.
Niente,
sembrava che il cane fosse del tutto intenzionato a trovare quello che
stava fiutando.
“Mi
farai diventare matto” pensò Ageray.
Cominciò
poi a togliere un po' delle assi di legno, liberando il passaggio dove
Reas si era infilata in modo da poter passare anche lui. Dopo un po' di
lavoro riuscì a ritrovare il cane, che cercava di scavare
sopra a un tappeto.
«Ecco
vedi, lo sapevo. Sei impazzita. Lo so che è da giorni che
non mangiamo, ma insomma, non pensavo che questo ti rendesse
così iperattiva! Dai, andiamo. Qui non c'è
niente.»
Riprovò
poi a prenderla per portarla via, ma non ci fu niente da fare. Era
convinta di aver trovato qualcosa e non voleva andarsene da
lì fino a quando non l'avrebbe dissotterrata.
«Forza,
spostati. Vediamo se riesco, una volta per tutte, a farti capire che
non c'è niente qua sotto.»
Spostò
il cane e tolse il tappeto. Era parecchio grande quindi dovette
spostare delle altre macerie per riuscirci.
«Ecco,
visto? Come al solito hai ragione tu! Quanto ti odio per
questo!» disse Ageray con un misto di umorismo e sarcasmo.
Aveva
davvero ragione Reas, levando il tappeto infatti si rivelò
esserci una botola, sul pavimento del gazebo. Prese per la maniglia la
botola e fece forza per aprirla. Cigolando, la botola si
aprì.
«Adesso,
per favore, lascia andare avanti me. Non sappiamo che cosa possa
esserci là sotto.»
Reas
si sedette, come per dare il suo consenso a ciò che aveva
appena detto Ageray. Ma non appena lui le voltò le spalle
per scendere nella botola, lei si lanciò davanti a lui e
scese per prima.
“Ci
avrei scommesso, mai una volta che mi ascolti!”.
Ageray
scese le strette scale subito dopo.
«Finirai
per farci ammazzare tutti e due, sappilo!» sussurrò
a Reas.
Non
sapevano cosa ci fosse in quel posto, era meglio non urlare troppo.
Scese
le scale, che sembravano non finire mai, si ritrovarono in uno stretto
corridoio, senza vederne la fine. Lo spazio era angusto e umido,
dovevano essere parecchi metri sottoterra. Camminarono in quel
corridoio per parecchi minuti, come le scale, sembrava non avere un
termine. In più, quel corridoio dava ad Ageray un grande
senso di oppressione, le pareti sembravano stringersi sempre di
più mano a mano che si procedeva. L'odore di muffa e di
chiuso, poi, non lo aiutavano a sentirsi meglio. Reas ormai era
scappata in avanti e Ageray stava procedendo molto lentamente.
Accelerò il passo, anche se non riusciva a vedere a
più di qualche metro davanti a lui. Poi, la luce
sparì completamente, era troppo distante anche per i pochi
raggi che riuscivano a scendere dalla botola. Si avvicinò al
muro e procedette rasente a quello, così almeno non si
sarebbe perso. Continuò per qualche altro minuto in questo
modo, con l'angoscia che cresceva per il non sapere dove si trovava e a
cosa stava andando incontro. Sicuramente, non doveva essere niente di
buono se era stato nascosto così bene.
Riuscì
finalmente a raggiungere Reas, fortunatamente non c'erano bivi in quel
tunnel.
«Come
mai ti sei fermata?» chiese, ma gli bastò mettere
una mano avanti per capirlo.
Aveva
trovato una porta, ovviamente chiusa. Era in legno massiccio e al tatto
sembrava lì da parecchio tempo. Era tutta umida e
sgretolata, ma non dava segni di cedimento. A tastoni Ageray
cercò la maniglia, fece un respiro profondo e la sposto
verso il basso.
Note
finali:
Premetto
che è la prima volta che tento un esperimento simile. Spero
che quello che è uscito non sia una fucina di errori di
grammatica eccetera e spero che lo stile di scrittura non sia troppo
pesante da leggere. Lietissimo di accogliere qualsiasi eventuale
critica e suggerimento, se posta con il giusto tono. Ringrazio
anticipatamente tutti coloro che decideranno di concedermi 10 minuti
del loro tempo per dirmi che non valgo un tubo XD
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