The Pain Of Love

di WizardSdaughter
(/viewuser.php?uid=314762)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


The Pain Of Love
Prologo
 
 
Fissai le converse nere e sospirai, prima di attraversare lo stretto vialetto che portava al teatro.
Le foglie si intrecciavano insieme al vento, che soffiava forte, forse più forte del solito. Probabilmente era solo una mia impressione, ma quel giorno sbagliavo a fare tutto, a muovermi, a pensare. In realtà ero come sempre, solo che ogni mio sbaglio sembrava moltiplicarsi per mille, assumendo un’importanza piuttosto soffocante per me.
Raggiunsi la porta scura, chitarra in spalla, ed entrai, cercando di evitare quello che per me sarebbe stato sicuramente un ingresso imbarazzante. Frugai tra le mie tasche e trovai un foglietto accartocciato. Lo aprii: scritto con una calligrafia decisamente difficile da decifrare, c’era l’orario in cui avevo preso una delle stanze del teatro. Raggiunsi la biglietteria e mi schiarii la voce, per farmi notare. Una signora tarchiata, con gli occhiali appuntiti e lo sguardo simile a quello di un serpente, mi squadrò da capo ai piedi e prese la parola.
- Buongiorno, in che modo posso aiutarla?- disse, scandendo per bene le parole.
- Salve, avevo prenotato una delle stanze del teatro per fare le prove di chitarra…mi chiamo Charlie Von Krei – mostrai il foglietto che mi avevano dato qualche giorno prima.
La signora lo fissò, cercando di capire se avessi sbagliato o no, poi prese un lungo elenco e cercò il mio nome.
- Von Krei…ecco- aggiunse una spunta accanto alla scritta – vada dritto e poi giri a sinistra. Quella sala è la sua-
- Grazie mille-
Il corridoio che percorsi fu uno dei più lunghi della mia vita. Quelle prove erano fondamentali per me. Se non riuscivo a portare a termine loro, potevo dire addio alle audizioni per raggiungere il mio sogno.
Riuscii a trovare la sala giusta ed entrai. Ero la prima di tutto il gruppo di cui facevo parte. Avremmo provato insieme, cosa rassicurante per un verso e preoccupante per un altro. In questi momenti preferivo rimanere da sola.
Controllai il cellulare: nessun messaggio, nessun “sto arrivando” di conforto. Sbuffai, sapendo che sarebbero arrivati in ritardo, tutti e tre.
Tanto valeva iniziare a provare da sola.
Tirai fuori la chitarra elettrica e mi sedetti sullo sgabello al centro del palco. Dopo averla accordata per bene iniziai a provare Smoke On Water, sperando che nessuno mi sentisse.
Arrivai quasi a metà della canzone, ma quando tentai di concluderla fui interrotta da una grande quantità di rasta che sembrava piuttosto arrabbiata, dato che stava usando tra sé un linguaggio non proprio fine.
Alzai gli occhi dalla chitarra e vidi davanti a me un ragazzo, abbastanza alto, che indossava la maglia più larga che avessi mai visto.
Mi guardò visibilmente scocciato.
- Questa stanza è occupata- lo informai io.
- Ho visto. Suoni la chitarra?-
- A quanto pare…- la appoggiai per terra e scesi dal palco.
Mi avvicinai a lui, spostandomi i capelli blu e marroni da un lato.
- Sono Charlie - dissi, porgendogli la mano.
- Tom- si presentò lui, evitando di stringerla.
Ci guardammo per due secondi, giudicandoci col pensiero.
- Posso provarla?- Tom indicò la mia chitarra.
- Sai suonare?- annuì- Fai pure.
Ok, sapeva suonare. E anche bene.
- Sei bravo- dissi, evitando di guardarlo negli occhi.
- Prova – mi porse la chitarra.
- Come vuoi- suonai qualche nota e la rimisi al suo posto.
- Anche tu sei brava-
- Grazie- mi tornò in mente il suo arrivo – Perché sei qui?-
- Ho litigato con la mia band…avevo bisogno di stare da solo-
- Hai una band? Fantastico, anche io-
- Vi chiamate?-
- Non abbiamo un nome a dire il vero, io voglio sfondare da sola. Sono solo il mio biglietto d’andata, credo che ritornerò da sola. Invece voi?-
- Abbiamo da poco cambiato il nome in Tokio Hotel-
- Ah sì, ho sentito qualche canzone, ma non vi avevo mai visto in faccia-
- Vuoi davvero sfondare?-
- Certo-
- Non è facile, te lo dico- disse, mentre se ne andava.
Lo guardai andar via. Sorrisi leggermente, che ragazzo strano.
 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2285189