I
Le dita scivolavano
armoniosamente sul pianoforte, così come il cavallo
cavalcava velocemente tra le fronde. La melodia accompagnava i passi
felpati tra le mura e lo sguardo indiscreto del fratello che
s’accingeva a sbirciare nella sala del pianoforte la sorella,
una graziosa figura dai lunghi riccioli castani, seduta a suonare.
Entrò nella luminosa stanza e aspettò
pazientemente alle sue spalle, ascoltandola in silenzio. Dovette, in
effetti, aspettare un bel po’ - fino alla fine del brano per
la precisione - che lei si alzò e lo sgabello
trovò le gambe del giovane ad ostacolarlo.
“Matthew!” esclamò voltatasi.
Finalmente, e con smisurato stupore e felicità, si
buttò fra le sue braccia dandogli il bentornato. Il ragazzo
non ci mise molto a slegarsi, ridendo, da quell’abbraccio e
la portò alla vetrata per farle vedere la carrozza che si
avvicinava sempre più alla maestosa dimora. Allora lei
sussultò e tirò il fratello per il braccio,
correndo per la stanza accanto e poi nel corridoio principale che li
avrebbe condotti all’entrata. Durante la corsa travolsero
letteralmente un paio maggiordomi, cinque cameriere e per poco la
governante, che continuava a strillargli dietro di mantenere un
po’ di decoro anche in casa.
Loro ridevano e passarono vicino a molte stanze, strillando:
“E’ tornato! E’ tornato!”
Un paio di deliziosi volti sbucarono fuori dal salottino di
lettura, mentre un’altra si apprestò a scendere,
ad una velocità vertiginosa, la parte destra della doppia
scalinata che dava sull’atrio. Corsero verso
l’entrata senza prestare la minima attenzione al magistrale
affresco del soffitto che le aveva sempre tanto incantate. Dietro di
loro le seguiva il fratello e più dietro ancora, con passo
più delicato ma comunque frettoloso, la padrona di casa.
Si fermarono a pochi metri dall’uscio, lasciando lo
spazio necessario ai domestici di aprire la porta per far svelare la
loro sorpresa. Nell’attesa si risistemarono
l’abbigliamento sotto lo sguardo divertito del fratello, che
venne poi sospinto verso la parte opposta, e si schiarirono la voce,
cercando di non ridere troppo per l’emozione. La madre le
raggiunse e le approvò tutte con un amorevole sorriso.
Le porte si aprirono ed un’austera, elegante ed
affabile figura entrò con passo deciso, leggendo il mittente
di una lettera appena ricevuta. Quando alzò lo sguardo e si
ritrovò la famiglia di fronte, la madre intonò un
la e le altre figlie la seguirono e cantarono una canzone di bentornato
al padre e al fratello, che nell’udire un simile coro
angelico, sorrisero e applaudirono entrambi.
Alla fine le ragazze si scambiarono degli sguardi complici e,
perdendo il contegno ripreso da poco, andarono ad abbracciare i due
uomini di casa calorosamente, mentre la madre non poteva fare a meno
che ammirare compiaciuta e felice la sua famiglia. Era ricorrente che
le sorelle Darcy al ritorno dei, a volte lunghi, viaggi del padre
scoppiassero in simili dimostrazioni di dolce affetto.
“Com’è Londra,
papà?” domandò la più
giovane, Grace.
“Il viaggio è stato
piacevole?” fu più cordiale, Cecilia.
“Che notizie ci porti?” fu il turno di
Gwendolyn.
“E’ tutto come al solito.”
sentenziò il padre accennando un sorriso malizioso alla
madre. “Voi invece che cosa mi raccontate?”
“E’ tutto come al solito!”
risposero le signorine in coro e ridendo lo precedettero in uno dei
tanti salottini.
Era un modo ironico e divertente per non soffermarsi
nell’atrio a chiacchierare e poter spendere così
il pomeriggio e la sera di fronte al caminetto a parlare di tutte le
piccole avventure vissute quotidianamente. I due coniugi rimasero a
guardarle sorridenti e il figlio porse alla madre il braccio per
accompagnarla. Lei accolse il gesto premuroso e presero a camminare nel
corridoio seguiti dal padre.
“Come state, madre?”
“Molto meglio rispetto a quando eri partito,
Matthew.” rispose sorridendogli.
“I primi mesi sono sempre i più
duri!” insinuò il ragazzo con un tono alto
abbastanza da farsi sentire dal padre.
La madre invece non poté non convenire e non
riuscì a non buttare un occhio al marito, che scuoteva la
testa con finta rassegnazione. Proseguirono per un po’ e la
madre osservò attentamente colui che un tempo era il suo
bambino.
“Ti trovo cresciuto.” osservò
poi con un pizzico di malinconia.
“Trovate?”
La donna annuì. Ormai l’aveva
praticamente raggiunta in altezza, gli erano cresciute le basette
così come i capelli castani, lasciati cadere lungo il collo
e presto avrebbero raggiunto le spalle. Il viso s’era fatto
più adulto, nonostante il mento ancora da ragazzo e gli
zigomi troppo poco marcati. Il portamento era diventato più
signorile, ma il passo era rimasto quello felpato di chi sapeva come
non farsi scoprire a nascondino.
“Io invece trovo che voi siate bellissima come
sempre.” la elogiò affettuosamente.
“Matthew, sei veramente un pessimo
bugiardo.” rise lei. “Come tuo padre
d’altronde.”
Il ragazzo non poté fare a meno di ridere a sua
volta e il gentiluomo affiancò i suoi familiari, pronto a
controbattere a quell’implicito commento fatto dalla moglie.
“Se stesse sostenendo il falso, lo sta sicuramente
facendo con il massimo rispetto e amore per te, Lizzy.”
“Oh, non lo metto in dubbio. E tu come mi
mentiresti, mio caro signor Darcy?”
Matthew alzò gli occhi al cielo e sospirando,
porse il braccio della madre al padre e raggiunse le sue sorelle
lasciando i due a scherzare amabilmente sull’argomento.
Elizabeth gli rivolse un sorriso piuttosto divertito, così
come il signor Darcy, che si voltò verso la sua signora e
riprese il discorso lasciato in sospeso.
“Credo che ti mentirei dicendoti che sei la
più bella, intelligente, testarda ed ironica creatura che
conosca. Invero, ti ho sposata proprio per questo.”
Elizabeth si fermò un secondo e prese il suo viso
tra le mani, baciandogli delicatamente la guancia, sussurrandogli un
grazie. Dopo di che riprese il braccio e
s’incamminò verso il salottino del pianoforte,
dove la maggiore delle figlie, Rosamund, stava suonando un
allegro motivetto irlandese. Sentirono alcuni bisbigli in sottofondo e
aprendo la porta, la coppia trovò Matthew accerchiato dalle
sue sorelline, intenti a convincerlo a cantare.
“Oh, suvvia Matthew, ti preghiamo!”
supplicava Grace con quel suo tono così amorevole.
“Ragazze, perché non lasciate in pace il
vostro povero fratello?” intervenne il signor Darcy, notando
lo sguardo implorante negli occhi di suo figlio.
“Padre, ci ha promesso che avrebbe cantato per noi
al suo ritorno!” protestò la piccola Darcy.
Era
estremamente caparbia e orgogliosa quando voleva e la madre glielo
leggeva negli occhi azzurrastri ereditati dal padre. Sapeva che non
sarebbe più riuscita a trattenere sorrisi quel giorno.
“Così come avete fatto voi.”
aggiunse Cecilia maliziosa.
“Dovevo essere fuori di me per fare una promessa
che, sinceramente, neanche ricordo...” sostenne
l’uomo meravigliato.
“Sembrerebbe che le vostre figlie ricordino meglio
di voi, allora. Prego, signor Darcy, intratteneteci.”
L’invito della moglie lo prese in contropiede, ma
l’unico sguardo che gli rivolse era troppo vacuo e divertito
allo stesso tempo per essere sincero. Il signor Darcy capì
che la padrona di casa e le sue figlie avevano escogitato qualcosa
durante la sua assenza.
“Non credo sia il caso…”
brontolò dubbioso.
La donna non lo ascoltò e prese un libro,
accomodandosi su uno dei divanetti, senza alcuna intenzione
però, di leggerlo, rimanendo a fissare il marito in maniera
divertita. Le ragazze e Matthew cercarono di non ridere mentre i loro
genitori si scambiavano occhiate indispettite.
Era lo scherzo preferito delle signorine Darcy mettere in
imbarazzo - sempre nella sfera privata, come giusto che sia - gli
uomini di famiglia ogni tanto, inventandosi i più assurdi e
spiritosi o sottili scuse che le orecchie del povero signor Darcy
avessero mai sentito.
Matthew rassegnatosi, si avvicinò alla sorella e
le indicò il brano da suonare. Lei annuì ed
iniziò a suonare un paio di accordi, mentre le altre ragazze
imitarono la madre, accomodandosi sui divanetti e le poltroncine in
crema tagliate da sottili righe azzurre. Il signor Darcy e Matthew
presero posizione scambiandosi occhiate scettiche, ma non appena
aprirono la bocca per cantare, furono salvati dall’arrivo di
un domestico che portava un’altra lettera, questa volta
indirizzata alla signora Darcy. Il signor Darcy non poté
trattenersi dal parlare.
“Temo che dovremo rinviare il nostro
concerto.”
“Oh, sono certa che nessuno in questa stanza vi
avrebbe mai arrecato una simile offesa… Come si dice, il
gioco è bello quando dura poco.”
Dopo la risposta alla battuta del marito, congedò
il domestico e informò le ragazze che il loro scherzo era
ormai giunto al termine, con uno sguardo che però
lasciò intendere un momentaneo rinvio, che ovviamente gli
uomini non capirono. Le sorelle non poterono non ridere e fecero
accomodare dolcemente il padre e il fratello accanto a loro e diedero
istruzioni per portare del tè.
“Salvati sul filo del rasoio, a quanto
pare…” sussurrò la voce delicata di
Gwendolyn.
“Siete delle sorelle veramente sadiche.”
affermò invece a voce molto più alta il fratello,
attirando anche l’attenzione del padre, che lo
guardò con un accenno di rimprovero, per quanto vero fosse
quello che aveva appena dichiarato.
“Forse un pochino, non lo nego.” rispose
a tono Cecilia. “Tuttavia, le vostre facce paonazze erano uno
spettacolo fantastico.”
“Mi auguro che in futuro non mi vogliate di nuovo
simili sciagure.”
“Padre… Non sapevo trovaste la musica
una sciagura!” scherzò Rosamund.
“Quando sono io a dover cantare, lo
è.” sentenziò più serio
l’uomo.
“Questo accade solo perché siete
infinitamente timido e orgoglioso, signor Darcy.” lo
rimproverò la moglie.
“Può darsi.”
“Madre, di chi è la lettera che avete
ricevuto?” domandò curiosa Grace.
“E’ una lettera della zia Jane.”
“E voi padre?” chiese Cecilia.
“Non credo che ficcare il naso negli affari di
papà sia compito vostro.” la ammonì
Matthew severo.
Le ragazze ammutolirono e lo fissarono allibite. Non potevano
credere che i suoi chiari occhi, ereditati dal padre, le guardassero
così severi. Cecilia pensò che si trattasse degli
affari che portavano spesso il padre a Londra e quindi li ritenne poco
degni della loro attenzione in quel momento, così gli
sorrise. Il signor Darcy aveva invece lo sguardo concentrato nel
comprendere il contenuto della sua lettera e così anche
Elizabeth approfittò di quel silenzio generale per leggere
la sua. L’espressione serena che aveva rimase tale, mentre
quel marito si scurì, man mano che continuava a scendere le
righe. Quando la concluse, la richiuse e si diresse verso la finestra.
“Qualcosa vi preoccupa, padre?”
domandò Gwendolyn, acuta come sempre.
Si girò automaticamente a quella domanda con uno
sguardo di imperscrutabile, ma falsa serenità, sostenendo il
contrario. Elizabeth gli si avvicinò inclinando leggermente
la testa prima da una parte poi dall’altra. Gli
ripeté in sussurro la domanda della sua secondogenita e lui
le rispose con un tono singolarmente freddo, che non sentiva da molto
tempo.
“Ti prego cara,
seguimi.”
Elizabeth era rimasta alquanto stupita e rassicurando i suoi
angeli a restare nel salottino a divertirsi, seguì il marito
in un’altra altrettanto luminosissima stanza che affiancava
lo studio del coniuge e ne chiuse bene la porta. Il signor Darcy
guardava il suo stupendo giardino e i suoi territori per un tempo che a
sua moglie sembrava non finire mai. Quando finalmente si
voltò le porse la lettera e lei la prese tra le mani,
apprestandosi a leggerla.
“Ora dimmi tu cosa devo fare, Elizabeth.”
La donna lesse in fretta la lettera e al divertimento del
contenuto, aggiunse quello del suo nome pronunciato con così
tanta enfasi da suo marito. La lettera era un chiaro invito ad un ballo
nei pressi della villa di amici del signor Bingley.
“E’ un ballo in maschera.”
riconobbe con fare più serio che poteva, ma non
riuscì a trattenere un sorriso.
“E’ una questione seria. Come tu hai
appena detto, è un ballo in maschera. Mi rifiuto di portare
i miei figli ad un ballo dove non possono riconoscere le persone che vi
incontrano.”
“In questi ultimi… venti anni, non vi ho
insegnato niente a quanto pare…”
“Elizabeth.”
“La vostra obiezione vale su entrambi i fronti e i
vostri figli sapranno perfettamente come comportarsi ad un ballo in
maschera, se spiegherete
loro i vostri timori. Ho accennato poco fa al vostro orgoglio o
sbaglio?”
“La tratterò come una lettera
d’affari.”
A quell’affermazione il sorriso che aveva dipinto
il volto felice della moglie si spense per la prima volta in quella
giornata e lo guardò con severo ammonimento. Sapeva che
quando voleva suo marito sapeva essere molto ostinato, così
come lei.
“Sono ormai quasi tre mesi che le vostre figlie
attendono il tuo ritorno. Non hanno fatto altro che esercitarsi con il
pianoforte e il galateo. Santo cielo, non puoi essere così
testardo da volerle privare qualche divertimento!”
“Non capisci. Se
incontrassero…”
“Sono tutte ragazze intelligenti e ben istruite e
sinceramente, dubito che Matthew non abbia avuto occasioni di
incontrare delle belle signorine a Londra durante il suo ultimo
viaggio. Devo forse pensare che nelle lettere che ho ricevuto, mi hai
scritto menzogne sul suo comportamento?”
“Elizabeth…”
“Hanno bisogno di svagarsi. E non credo che
portarle da Jane sarà sufficiente stavolta. Specie se
scoprono che le loro cugine sono state invitate a questo ballo, mentre
loro ne sono rimaste all’oscuro.”
Il signor Darcy la guardò con aria greve e lei
cercò di essere un po’ più clemente e
gentile.
“Comprendo che voi vogliate proteggerle, ma ormai
sono cresciute abbastanza. Dubito che una festa in maschera
potrà cambiare in qualche modo, e definitivo per giunta, le
loro vite.”
Lo sguardo del marito non era molto convinto, quindi
Elizabeth si trovò costretta ad accendere il suo sguardo e
il suo sorriso malizioso. Gli rimise a posto un bottone della giacca,
mentre cercava altre giustificazioni che convincessero a sufficienza la
testardaggine del suo sposo.
“Vi ricordo che il nostro incontro è
stato sancito da un ballo.”
“Non era un ballo in maschera,
però.”
Lei sbuffò e gli rivolse un’occhiata
annoiata e il suo sorriso si spense in un broncio.
S’allontanò dal marito e andò alla
finestra ad osservare il panorama. Mr. Darcy sospirò e si
voltò a guardare il riflesso della moglie sui vetri. Non
poteva resistere alla sua malizia in quelle condizioni.
“Molto bene. Tuttavia detterò delle
condizioni severe.” decretò alla fine, sconfitto.
“Grazie.” disse lei, stampandogli un
bacio sulla guancia.
“Ci sono importanti novità.”
annunciò la signora Darcy rientrando nel salottino.
Matthew si alzò di scatto, perché aveva
udito pronunciare il suo nome e si sentì preso in causa. Il
padre lo rimise a sedere con un cenno di testa e lui tirò un
sospiro di sollievo.
“Primo, immagino vi ricorderete che vostra cugina
Lyanna compie otto anni e la zia Jane ci invita non solo a partecipare
ai festeggiamenti, ma anche ad aiutarla ad organizzarli.”
rese noto con tono allegro che sollevò l’animo del
signor Darcy.
Anche le figlie e il loro fratello maggiore erano molto lieti
della notizia, perché le feste di compleanno
all’interno dell’ambito familiare erano sempre
molto divertenti. Danzavano o preparavano piccole escursioni o ancora
giocavano e, indipendentemente dal ramo familiare, le torte erano
sempre state squisite. Essendo poi la loro cugina Lyanna era nata a
fine maggio, potevano aspettarsi una fresca e soleggiata giornata
all’aperto.
“Secondo, siamo stati invitati al ballo in maschera
del signor Wilbur…”
Quello fu il boccone amaro per il signor Darcy che ancora non
era convinto della decisione presa, mentre le ragazze si guardavano
eccitate. Tutte tranne Grace, che era ancora troppo piccola per fare il
suo ingresso in società e quindi non capiva cosa avevano le
tre sorelle maggiori da sorridere tanto.
“Tuttavia, ci sono delle condizioni da
rispettare.” sentenziò il padre con tono molto
deciso e rigoroso.
Le ragazze si ricomposero subito e rimasero ad ascoltare
tutte le raccomandazioni del signor Darcy, che consistevano nel fare
attenzione a come parlavano, di essere discrete e scegliere con
attenzione la compagnia della serata e di non concedere troppi balli a
perfetti sconosciuti, perché considerava le persone
mascherate come tali. I figli rimasero ad ascoltarlo in silenzio ed
annuirono trovando ragionevoli quasi tutte le proposte e qualcuna di
loro già si immaginava la festa che si sarebbe tenuta appena
nelle prime settimane di agosto.
Le condizioni di Grace erano ben diverse e consistevano nel
rimanere in compagnia dei cugini assieme alle loro governanti, almeno
da non recluderla così nella più totale
solitudine di Pemberley. Lei accettò di buon grado, proprio
perché non le sarebbe mancata la
compagnia.
Cecilia balbettò un paio di parole al fratello che
era impallidito all’idea di partecipare ad un ballo.
“Matthew, dovresti vederti… Sei pallido
come un lenzuolo!” disse poi più allegra la
sorella.
“Oh, lo sai che il mio gemellino non è
un amante di queste cose, Ceci . Non perché non gli
piacciano, ma semplicemente perché le detesta.”
rispose Rosamund allegra.
Al ragazzo non restò che scuotere la testa
rassegnato. La battuta fece sorridere la madre e ridere i figlioli,
mentre il signor Darcy si chiedeva ancora - forse con eccessiva
preoccupazione - se avesse fatto bene ad acconsentire ad una simile
scelta.
N.
A. : Salve a tutti.^^ Ho finalmente rimesso a posto il primo capitolo,
che era un po' un disastro, ma nessuno - forse troppo preso dalla
storia - sembra essersene accorto... (o forse sì). Comunque
sono felice della revisione^^ Come avevo già precedentemente
detto, questo storia a me sembra un obbrobrio, che però
desidero continuare per la mia passione per la scrittura, e
lascierò a voi il giudizio sul risultato.
Ho
letto il libro ormai... almeno dodici volte, idem per il film, ma
apprezzo di più
il telefilm del '95(?). Mi
pare più
fedele, ben recitato e le "scene aggiunte" sono decisamente azzeccate.
Ma anche il film non scherza. Oh, già! A questo proposito...
Ho deciso di prendere l'idea proposta nel finale americano del film,
per il quale Darcy chiama in maniera diversa Lizzy a dispetto
dell'occasione presentatasi. Mi piace tantissimo e spero che nessuno se
la prenda XD
Mi rendo conto che entrano in gioco parecchi personaggi nuovi e
totalmente inventati, per questo vi farò un piccolo "schema"
nella nota
autore... Quindi vi presento i "nuovi Darcy" cioè i figli di
Elizabeth e Fitzwilliam; Matthew e Rosamund: primo e secondagenita,
gemelli nati a distanza di poche ore, hanno circa vent'anni. Percival
(fisicamente non presente nel capitolo), il terzogenito, è
poco più piccolo. Poi ci sono Gwendolyn e Cecilia,
rispettivamente di diciotto e sedici anni. Infine abbiamo la piccola
Grace, di dieci anni.
Spero che la mia storia vi attragga.^^ Fatemi sapere, i pareri sono
sempre ben accetti^^
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