La mia dolce,lenta condanna

di rastban
(/viewuser.php?uid=532106)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


CAPITOLO 1


Quella mattina mi svegliai prima del solito, così decisi di scendere a fare colazione con cio che trovavo. Presi un po' di marmellata fatta in casa e un pezzo di pane vecchio, mangiandoli in fretta e furia.

Uscii e andai al mercato per comprare qualcosa da mettere sotto i denti.

Dopo dieci minuti di strada arrivai alla piazza, dove si trovavano i banchi pieni di merci e cibi.

Andai verso la bancarella della verdura, sicura di trovare qualche sconto o comunque prezzi piu' bassi rispetto ad altri.

"Buongiorno Aurora" mi disse una voce allegra.

" 'Giorno a lei signor Marco" risposi io al simpatico vecchietto dietro al banco "Potrebbe darmi qualche patata e alcune carote?" finii guardando gli ortaggi sani e profumati.

"Certamente tesoro, come sta la tua famiglia?"

"Solito grazie, tiriamo avanti con quello che c'è... anche se è sempre piu' difficile trovare i soldi per curare mia madre e allo stesso tempo sfamarci tutti e tre...adesso poi che mio padre non puo' piu lavorare..." sbuffai pagando e prendendo il sacchetto con la verdura.

"Certo ti capisco cara, spero che tu riesca a trovare un lavoro, anche se è sempre piu' raro di questi tempi. Buona giornata!" "Grazie anche a lei e saluti sua moglie."

Mi incamminai verso casa e appena arrivata misi in pentola le verdure per fare un po' di minestra.

Mentre aspettavo che si cucinasse il tutto andai in giardino e mi sedetti sul prato morbido;

 

"Come posso fare? Devo assolutamente trovare un lavoro, non possiamo andare avanti così. Devo prendere le medicine a mia madre e pensare anche a sfamare tutti e tre...papa' non lavora più da quando si è fatto male in falegnameria, e io non riesco nemmeno ad essere assunta perche' non c'è lavoro, e perche' sono una "femmina" e per giunta ho solo sedici anni. Non è giusto!"

 

Mi ero talmente persa nei miei pensieri da non accorgermi che mio padre mi stava chiamando da un bel pezzo, mi alzai e andai a mangiare, portando poi della minestra anche a mia madre, costretta a letto per colpa della sua malattia che non le permetteva di muoversi.

Verso sera andai al pozzo a prendere un po' di acqua fresca.. arrivata vidi due donne parlare tra loro e avvicinandomi potei sentire i loro discorsi:

 

"Hai sentito la novita'? Il conte di Montenegro (così si chiamava il nostro paesino) cerca delle nuove cameriere." e subito l'altra "Ma davvero? Sarebbe un occasione d'oro! Anche se...beh ecco..capisci cosa voglio dire vero?"

 

E chi non la capirebbe? Sapevano tutti qual'era la fama del conte, pessimo carattere, ottimo seduttore, amante del vino, del gioco d'azzardo e soprattutto delle belle donne. Più si stava alla larga da lui meglio era...ma pensandoci era un occasione d'oro, chissa' come pagava bene il conte, avrei potuto portare i soldi a casa e sfamare tutti, curando pure mia madre.

L'indomani decisi di recarmi alla villa del conte per farmi assumere. Arrivai davanti al cancello e guardai l'immensa villa; una strada sterrata si faceva largo tra grossi alberi secolari, fino ad arrivare alla scalinata che conduceva al portone della casa.

Bussai alla porta aspettando con ansia che mi aprissero, e dopo pochi minuti un anziano uomo sulla sessantina fece capolino dalla porta:

 

"desidera?"

"Buongiorno, sono qui perche' ho sentito che il conte cerca delle domestiche.."

"Ah entrate" rispose guardandomi dall'alto in basso.

 

Lo seguii fino ad una stanza, dove mi fece cenno di aspettare in silenzio. Busso' alla porta e subito si sentì una voce autoritaria rispondere un secco "Avanti".

Rimasi fuori ad aspettare per qualche minuto, fino a quando il maggiordomo non uscì dicendomi di entrare perche' il conte mi aspettava. Inspirai ed entrai nella stanza; a giudicare dal grande tavolo posto al centro doveva essere di sicuro uno studio, vi erano carte e mappe ovunque, con calamai e libri enormi scritti in lingue a me sconosciute. Le pareti erano dipinte e il soffitto era a cassettoni color oro. In un angolo vidi un uomo seduto su una sedia in penombra, era lui quindi il famoso conte di Montenegro.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2288050