Let's play a lovegame

di Whity
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Sebastian stava per mettersi la giacca e andare a prendere Colin, quando Thad gli arrivò alle spalle per premergli un bacio sulla nuca.

- Dai, vieni a letto… - mormorò, sfiorandogli l’orecchio con la lingua.

Per quanto una notte di pazzo sesso con suo marito fosse allettante, il francese aveva una missione.

- Devo andare a recuperare Cole…. -.

L’altro non demorse.

- Lasciamolo stare da Jeff e Nick, dai – gli passò una mano sotto la maglia – torniamo giovani per una volta – gli strinse un capezzolo tra le dita.

Con un sibilò Sebastian tirò il capo all’indietro.

- Dio, Thad.. -.

 

Dylan stava salutando gli ultimi compagni di corso, quando Colin ricevette quel fantomatico messaggio.

“Ti voglio a casa per pranzo, domattina. E ringrazia tuo padre”

Sorrise, appoggiandosi al mobile dell’ingresso.

- Ti porto a casa, principe? – gli mormorò il fidanzato sulle labbra.

Negò con un sorriso.

- Se non disturbo – gli pizzicò un fianco – approfitterei dell’ospitalità – si strinse nelle spalle – Pare che i miei siano impegnati -.

Dylan lo afferrò per i fianchi, prima di baciarlo con foga.

- Andiamo di sopra? – gli chiese, prima di passargli le mani sotto la maglietta.

L’altro mugolò, prima di arrossire furiosamente.

Salirono le scale continuando a baciarsi e una volta arrivati nella camera dell’altro iniziarono a sfilarsi gli abiti. Quando fu la volta dei boxer, Colin arrossì impercettibilmente e nascose il viso nella piega del collo dell’altro.

- Sei bellissimo – sussurrò questi, accarezzandogli la schiena – sei bellissimo e ti amo -.

Si spostarono sul letto, in un intreccio di braccia e gambe, di gemiti e sospiri.

- Fai piano – mormorò il più giovane, mentre l’altro si spremeva del lubrificante sulle mani.

- Sempre -.

Dylan lo baciò, vezzeggiò, coccolò come se fosse la cosa più preziosa che avesse mai incontrato.

Quando iniziò a spingere mise le mani ai lati del viso dell’altro, così da spiarne ogni minima espressione facciale.

C’era qualcosa di tremendamente romantico e democratico nel modo in cui il maggiore vedeva la loro relazione, era talmente dolce da far arrossire l’altro ad ogni occasione.

- Ti amo -.

Un’ultima spinta.

- Anche io -.

Un ultimo gemito, poi un silenzio ovattato interrotto solamente dallo sfiorarsi delle loro labbra.

 

Il giorno dopo, Colin si alzò e si preparò per tornare a casa, indugiando sotto l’acqua calda cercando di attenuare quella scomoda sensazione di indolenzimento ai fianchi.

- Cole posso entrare? – era Jeff.

Si coprì con le mani, prima di ricordarsi che la doccia era coperta da una tenda.

Sospirò, prima di schiarirsi la voce.

- Certo – squittì.

L’uomo entrò, probabilmente con l’intento di sciacquarsi le mani.

- Thad ha chiamato per avvisare che sarebbero passati per pranzo – mormorò, prima di chiudere il rubinetto – che ne dici? Insalata di pollo o arrosto? -.

L’altro rimase perplesso.

- Ah boh.. insalata di pollo? -.

L’adulto si fece scappare una risata.

- Ma come? Per un pranzo ufficiale ci riduciamo ad una banalissima insalata di pollo? Se vogliamo evitare che Sebastian uccida me, mio figlio e mio marito forse non sarebbe il caso di tentare di prenderlo per la gola? Sai, prima che prenda noi per il collo… -.

Uscì ridacchiando, sentendo l’altro tossire sotto l’acqua.

Nemmeno l’occhiata di riprovazione del figlio impedì alla coppia di genitori di continuare a ridacchiare.

Alla vista di Sebastian – con un broncio degno da cartone animato nonostante la notte decisamente impegnativa – non tentarono nemmeno di darsi un contegno.

- Fantagenitori… - sibilò.





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