When we were young
When we were young
Capitolo 2
Playing together
Quella era proprio una
bella giornata. Il sole splendeva, il villaggio si stava svuotando dagli ospiti
e io ero chunin ormai da un giorno.
Il tanto atteso esame di
selezione era arrivato, ed io ovviamente lo avevo passato. Avevo messo in
pratica tutti gli insegnamenti di mio padre, e non vedevo l’ora che lui tornasse
dalla sua missione per raccontarglielo.
Passeggiai tronfio per le
strade di Konoha. Mi sentivo stranamente bene.
«Ehi, Kakashi!» mi sentii
chiamare.
Mi voltai, e sorrisi alla
bambina che mi aveva chiamato.
Kurenai. Era da un bel po’
che non mi capitava di vederla in giro.
«Ciao! Come stai?» salutai.
«Bene!» rispose lei con un
sorriso, che mostrava l’assenza di due denti da latte «Ho sentito dire che sei
diventato chunin. Che bravo! Io invece ho appena iniziato l’accademia…»
Le misi una mano su una
spalla e le sorrisi incoraggiante.
«Vedrai che un giorno io e
te saremo entrambi jonin!» esclamai.
Lei scoppiò a ridere.
«Quando fai così sembri
Gai!» disse ridendo.
Ridacchiai anche io, ma poi
mi affrettai ad abbandonare l’espressione tipica di Gai. Assomigliargli non era
proprio il sogno della mia vita…
«Ah, a proposito di Gai!»
riprese a parlare Kurenai «L’ho incontrato prima, dice che tuo padre è tornato.»
Il mio sorriso si allargò
fino all’inverosimile. Ringraziai al volo la mia amica per avermi dato
quell’annuncio, poi corsi verso casa. Non vedevo l’ora di dare a mio padre la
grande notizia.
Arrivato a destinazione
spalancai la porta. Velocemente attraversai il corridoio, cercando mio padre in
tutte le stanze.
«Kakashi!» mi chiamò una
voce che riconobbi immediatamente.
Mi voltai di scatto, e
sulla porta del bagno vidi mio padre, ancora bagnato e con solo un asciugamano
intorno alla vita. Sembrava piuttosto stanco, in fondo era stato via giorni,
comunque potei constatare che non era ferito. In momenti come quello ero sempre
orgogliosissimo di mio padre: solo lui poteva andare da solo in una missione di
livello S e tornare a casa senza neanche un graffio!
«Padre, ce l’ho fatta!»
esclamai gioioso.
«Cosa? Mio figlio è
diventato chunin?» domandò lui sorridendo.
«Assolutamente sì!» risposi
gonfiando orgogliosamente il petto.
«Sono fiero di te!» affermò
con decisione mio padre.
Sentirmi dire quelle parole
da un mito vivente mi rese felice come mai in vita mia. Quella era la prima
volta che mio padre mi guardava come se fossi un adulto, anche se chiaramente
non lo ero.
«Ti meriti un premio.» mi
disse poi.
«Sul serio? Che genere di
premio?» chiesi immediatamente.
«Oggi potrai fare tutto
quello che vuoi. Puoi mangiare tutti i dolci che riesci a far entrare nel tuo
stomaco, puoi organizzare una festa, puoi perfino andare a chiedere a quelli del
clan Inuzuka se ti lasciano cavalcare uno dei loro cani.» rispose.
I miei occhi brillarono di
gioia. Valutai molto attentamente l’ultima delle opzioni. Erano mesi che
ammiravo di nascosto i meravigliosi cani del clan Inuzuka, ma mio padre mi aveva
sempre proibito fermamente di andare a chiedere se potevo salirci sopra, diceva
che per lui sarebbe stato umiliante se suo figlio avesse deciso di fare una cosa
tanto stupida. Eppure in quel momento era talmente soddisfatto dei miei
risultati che mi aveva accordato il permesso.
Stavo per aprire bocca, con
tutta l’intenzione di dire che sarei andato immediatamente dagli Inuzuka, quando
un pensiero mi colse di sorpresa. Si trattava di un ricordo di un paio di
settimane prima.
Ricordai il bambino
sorridente che si scusava per aver interrotto il mio allenamento, e la promessa
che gli avevo fatto. Gli avevo assicurato che un giorno avremmo giocato insieme.
improvvisamente sentii il desiderio di tener fede a quella promessa.
«I cani degli Inuzuka
possono aspettare fino a stasera. Adesso vorrei andare a giocare con quel
bambino che ho conosciuto quel giorno mentre ci stavamo allenando…» dissi, come
a chiedere conferma del permesso che mi era stato accordato.
«Parli del figlio degli
Umino?» domandò perplesso mio padre.
Feci cenno di sì con la
testa.
«Sì, penso sia meglio lui
che quel Gay Maito che ti ronza sempre intorno.» mi disse.
«Padre, si chiama Gai, non
Gay!» lo corressi ridacchiando «Comunque non ti preoccupare, giocare con Iruka
sarà sicuramente meglio che stare a sentire le chiacchiere di Gai su come un
giorno diventerà un ninja formidabile che mi sconfiggerà cinquanta volte.» lo
rassicurai poi.
Poco dopo mio padre mi
lasciò andare, così mi ritrovai di nuovo a camminare per le strade di Konoha.
Solo dopo aver vagato a vuoto per diversi minuti mi resi conto di non avere la
minima idea di dove cercare Iruka. Decisi allora di dirigermi verso il luogo in
cui l’avevo incontrato per la prima volta, pensando che magari potesse abitare
lì vicino.
Raggiunsi lo spazio erboso
al limitare della foresta, e allora lo vidi. Iruka era lì. Stava saltando su e
giù, cercando di prendere la palla che suo padre teneva fuori dalla sua portata.
Mi avvicinai, e quando fui
sufficientemente vicino lo salutai. Iruka si voltò immediatamente verso di me,
sorridendo felice.
«Ciao, Kakashi!» sei venuto
a giocare con me?» disse.
«Sì! Ora che sono diventato
chunin, mio padre mi ha permesso di fare quello che voglio per tutta la giornata
di oggi.» spiegai.
«Sei diventato chunin?
Forte! Io invece non sono ancora entrato all’accademia… Infatti non riesco
nemmeno a togliere la palla a mio padre.» assunse un’espressione indispettita
particolarmente buffa nel pronunciare l’ultima frase.
«Se vuoi la prendo io la
palla. Così poi giochiamo.» proposi.
«Pensi di riuscirci?» mi
chiese.
«Certo!» esclamai convinto
«Stai a vedere!»
Subito saltai, iniziando a
muovermi rapidamente intorno al padre di Iruka. Feci un paio di finte, poi mi
fermai di nuovo vicino al bambino. La palla tra le mani dell’uomo si trasformò
in un pezzo di legno, mentre quella vera era al sicuro tra le mie mani.
«Come hai fatto?» domandò
Iruka entusiasta.
«Tecnica della
sostituzione.» risposi «Ora giochiamo?»
Suo padre ci salutò e se ne
andò verso casa. Noi restammo soli, io ancora con la palla in mano.
«Ti va di giocare a
calcio?» propose l’altro bambino.
«Come si gioca?» mi
informai.
Iruka mi guardò spalancando
occhi e bocca.
«Non hai mai giocato a
calcio?» mi chiese sconvolto.
Io arrossii un po’. Era
così terribile non aver mai giocato a calcio? In quel momento mi sentivo a
disagio. Per la prima volta in vita mia, essere un ninja incredibilmente giovane
non mi fece sentire mitico bensì anormale. Mi rendevo perfettamente conto che i
bambini della mia età di solito passavano le loro giornate a giocare, mentre io
impiegavo tutto il mio tempo ad allenarmi per diventare sempre più forte. Ero
uno dei chunin più giovani della storia, eppure non avevo mai giocato con i miei
coetanei. In fondo di amici ne avevo solo due, e con nessuno di loro mi sarebbe
mai venuto in mente di giocare. Kurenai era più un tipo da chiacchiere e roba da
femmine, mentre Gai era troppo irritante per pensare di poterlo sfidare a
qualche gioco.
«A dire il vero non ho mai
giocato a niente prima d’ora.» risposi alla domanda di Iruka con un filo di
voce.
Lui mi sorrise
amichevolmente.
«Allora ti insegnerò io. Ti
insegnerò a giocare se tu mi racconterai com’è essere un ninja.» disse.
Io ci pensai un po’ su, poi
annuii.
«Affare fatto! Allora, come
si gioca a calcio?» domandai.
«Per giocare a calcio
bisogna tirarsi la palla. Però non si possono usare le mani, quindi si usano
solo i piedi e la testa. Capito?» spiegò lui; mentre spiegava aveva assunto un
tono da vero insegnante.
«Certamente! Io capisco
sempre tutto!» esclamai.
«Allora giochiamo.» dette
quelle parole corse a qualche metro da me «Dai, tira la palla!»
Io feci come aveva detto.
Posai a terra la palla, poi mi preparai a darle un calcio. Però mi venne un
dubbio: non sapevo quanto avrei dovuto tirarla forte. Iruka era un bambino
normale, non un ninja allenato, quindi c’era il rischio che si facesse male con
una pallonata troppo potente. Alla fine decisi di colpire la palla con la forza
necessaria a farla arrivare fino a dove si trovava Iruka, e non di più.
Così cominciammo a giocare,
scambiandoci continuamente la palla. Io avevo una buona mira, e gli facevo
arrivare sempre la palla sui piedi, mentre lui ogni tanto la tirava abbastanza
lontano, e io allora facevo delle piccole acrobazie per raggiungere il pallone,
facendo divertire parecchio Iruka.
Smettemmo solo dopo un paio
d’ore. Iruka era esausto, mentre io ridevo felice. Mi sentivo incredibilmente
bene.
«Kakashi, adesso mi
racconti le tue avventure da ninja?» disse il bambino sdraiandosi a terra, con
lo sguardo rivolto alle nuvole.
Mi sedetti accanto a lui,
con le mani puntate per terra e lo sguardo verso il cielo.
«Ok… Allora, ti va di
sentire di quando ho dovuto combattere contro un chunin per proteggere una
donna?» chiesi sorridendo.
Raccontai di quella
missione e di molte altre. Iruka mi ascoltava rapito, facendo ogni tanto qualche
commento. Mi piaceva parlargli delle mie imprese: sicuramente era un pubblico
più interessato di Gai e Kurenai!
Verso sera i genitori di
Iruka vennero a prenderlo per riportarlo a casa. Ci salutammo felici, con la
promessa che ci saremmo visti ancora, per giocare di nuovo insieme.
Note al capitolo:
Da qui cominciano a
comparire anche altri personaggi di Naruto. Per il momento avete visto Kurenai
in versione “bimba adorabile”, ma presto potrete vedere anche Gai. Per quanto
riguarda quest’ultimo, non vi stupite per come l’ho descritto in questo
capitolo, né per come parlerò di lui in futuro. Diciamo che tra tutti i
personaggi che compariranno lui è il più complesso da caratterizzare, quindi vi
avverto da subito che potrebbe non piacervi come lo rappresenterò.
Ringraziamenti e
risposte:
Un grazie speciale a chi ha
letto e commentato il primo capitolo, ma soprattutto a chi ha messo la storia
tra i preferiti. Sono davvero felice di sapere che vi piace, quindi cercherò di
fare del mio meglio per non deludere le aspettative di nessuno.
X slice:
sono felice che ti piaccia. L’idea di fare una cosa diversa ma non au era
esattamente quello che avevo in mente fin dall’inizio.
X GaaChan:
ho fatto un po’ di ricerche e un po’ di calcoli prima di mettermi a scrivere
questa storia, e mi è venuto fuori che alla morte del padre Kakashi doveva avere
circa otto anni… Comunque grazie dell’avvertimento, vuol dire che non ho fatto
abbastanza attenzione ai dettagli mentre mi facevo i miei calcoli… :p Per non
sconvolgere la storia, però, continuerò a seguire il ragionamento che avevo
fatto prima, sennò mi si scombina tutto… @_@ A parte questo “problema”, sono
felice che ti sia piaciuto il primo capitolo. In effetti mi sto impegnando per
rendere quei due più teneri possibile: in fondo sono sempre due bimbi! ^^
X Wolly:
mi fa piacere sapere che hai letto la storia anche se la coppia non è tra le tue
preferite. Comunque mi dispiace deluderti ma non credo che il padre di Kakashi
comparirà ancora dopo questo capitolo, almeno fino a quando morirà… Comunque può
darsi che inserirò qualcosa in tuo onore… ^^ Detto questo, mi scuso per averci
messo tanto a postare il capitolo. Come ti avevo già detto, ce l’avevo già
pronto e dovevo solo copiarlo. Però in effetti prima di postarlo volevo finire
di scrivere quello successivo, e ci sono riuscita solo ieri (visto che come
capitolo mi è sembrato un po’ impegnativo da scrivere…)
Nel prossimo capitolo:
«Kakashi, ho portato
tutte le mie bambole! Giochiamo?» disse allegramente.
«No!» esclamai
all’istante «Non vedi che ho altro da fare?» aggiunsi, indicando Iruka al mio
fianco con un cenno del capo.
«Non puoi rispondere di
no! Hai dato la tua parola di shinobi che se perdevi giocavi con me tutte le
volte che volevo. E tu… Hai perso! Quindi adesso giochiamo.» constatò seriamente
la mia amica.
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