BREVE INTERVENTO PRELETTURA: lo
so, lo so che devo stare dietro ad altre due fic, ma questa ce
l’ho già praticamente fatta nel computer, sarebbe stato un peccato
non approfittarne….il primo capitolo è solo un
brevissima introduzione, posterò il primo capitolo quanto prima…fatemi
sapere cosa ne pensate!
La mia vita è bella e perfetta
come una pubblicità del Mulino Bianco, io sembro Tyra
Banks (conto in banca compreso), la mia famiglia è
quella reale di Windsor e la mia casa è l’ultima opera di un pazzo
arredatore tahitiano che si fa pagare in strisce di cocaina.
L’unica cosa verosimile è l’ultima dell’elenco, anche se
probabilmente l’arredatore viene dalla Brianza
e nel taschino ha un santino di Borghezio.
E va bene, e va bene. Punto primo: non sono Tyra Banks. Spiacenti, signori miei, ma non sono nera, statuaria,
con una mia linea di biancheria (anche se forse dovrei
investire di più sui miei slip sporchi sparsi per la camera) e non sono una top
model strapagata.
Punto secondo: la mia vita, ben lungi dal sembrare uno spot Mulino
Bianco, sembra più quella di una reclame del Lidl,
molto carina e colorata, ma fondamentalmente inutile. Insomma, al Lidl, non ci vado certo per comprare una rasapeli del naso e dell’addome (anche se la
signorina dello spot ne sembra così entusiasta), ci vado perché il latte e il detersivo
costano meno, e le confezioni sono scritte tutte in tedesco (ottimo esercizio
per una che, come me, il tedesco lo studia). Detto questo, sono stata al Lidl una volta sola, e per fortuna i miei si rifiutano di
comprare quella roba.
Punto terzo: non appartengo alla famiglia reale di Windsor. E, se devo dirla
tutta, ne sono piuttosto felice. Grazie al cielo mia
madre non si è fatta maciullare in incidente d’auto insieme ad un milionario arabo (o era egiziano?), non ho una
matrigna che sembra una cavalla e mio padre non ha la stessa faccia di un
montone pressato. L’unico dispiacere è non avere William come fratello. E poi mia nonna è molto meglio della Regina Elisabetta
(forse non ha il suo stesso potere, ma almeno non si mette dei cappellini che
sembrano pacchi dono alimentari di Natale. Mia nonna, i pacchi dono alimentari, si limita a mangiarli). Altra cosa: a casa
mia l’unica etichetta è quella che sta appiccicata sulla copertina dei
libri di scuola e non devo mettermi un completo di Chanel
ogni volta che vado dal giornalaio. Anche
se, a pensarci bene, forse non mi dispiacerebbe poi molto. Non presenzio ai ricevimenti, non ho tagliato nessun nastro
all’infuori di quello adesivo, non indosso stampe scozzesi e la macchina
di famiglia è una Scènic blu del 2000, però almeno si
guida dalla parte giusta, non frequento Eton, ma il
San Benedetto (e scommetto che a Eton non ce
l’hanno una Preside come Donna Lucia) e non sono costretta a vedere Tony Blair ogni weekend, cosa che può solo farmi bene.
Obiettivamente sono soddisfatta. Soddisfatta su ogni punto. Soddisfatta di
abitare a Montagnana (ok, nessuno la conosce, e la
cosa non mi stupisce per nulla), di avere amiche come la Giugi,
la Glo, la Chia, la Marti,
la Michi eccetera eccetera, di essere a 50 km dal mondo civile e di conoscere
più contadini della Confagricoltura. Non siamo tutti
Donatella Versace, il mondo è popolato di comuni
mortali e posso affermare piena d’orgoglio di appartenere alla categoria.
Non è una cosa come l’orgoglio Padano, che è un chiaro esempio di rimbecillimento acuto della società, è più un: “sono quello che sono e non c’è niente di male in
questo”. Ehi, anche a me piacerebbe alzarmi la mattina, infilare la
divisa di un collegio superprestigioso e parlare per ore di quanto è bella la
mia nuova borsa di Balenciaga, ma nella mia scuola la
borsa di Balenciaga non ce l’ha
nessuno (ma ne conosco due che sbaverebbero per averla) e abbiamo anche altri
argomenti di conversazione. Con questo non voglio dire che siamo dei supergeni
sempre immersi in discussioni parafilosofiche sui perché e i percome della
vita, semplicemente non serve avere il numero di Karl
Lagerfeld nell’agenda per essere delle persone
che valgono qualcosa.