Blu e oro : i colori del mistero

di Ineki
(/viewuser.php?uid=580250)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


PROLOGO. Il guanto .

Scendevo le scale, piano, come se avessi tutto il tempo del mondo. Il legno non faceva il minimo rumore. Passavo davanti alla cucina e la porta socchiusa non rivelava nulla di sospetto. Molte volte la mamma si scordava di chiuderla. Continuavo ad avanzare verso una direzione precisa, attraversando il tappeto blu fino ad arrivare alla porta di legno verniciato di nero. Le venature erano marcate, disegnavano spirali appena percepibili all'occhio, ma appena le vedevi, potevi fissarle per ore. Stringevo nella mano la maniglia e spingevo lievemente. Si stava aprendo come al rallentatore: porta, esterno,sagoma. Sono queste le cose che riuscii a vedere prima che iniziasse tutto. Una mano guantata , forte e inaspettata si premette sulla mia bocca.
 'Cosa diavolo sta succedendo?!'urlai nella mia testa. 
Trasportata di peso fuori dalla casa in cui ero cresciuta, cercai in tutti i modi di divincolarmi dallo sconosciuto ,ma tutti i miei sforzi sembravano nulli al confronto del mio assalitore. Sapevo di essere un schiappa in autodifesa; nel corso che avevo fatto a scuola sarei stata sicuramente bocciata se si fosse trattato di dare un giudizio ai miei fallimenti. E infatti si vedeva. Dopo neanche un minuto ero gia distrutta e il panico si stava trasformando in terrore puro. 
'Perche mi sta succedendo questo? 'pensai ormai sull'orlo delle lacrime. 
-Chiedi perché? È molto semplice: Tu sei una...- sussurrò il ragazzo al mio orecchio....

Suonò la sveglia e balzai giù dal letto. 
Mi guardai intorno e non vidi nessuno. Ero da sola nella mia stanza. 'Aspetta, era tutto un sogno? '. Sorrisi e feci un sospiro sollevato. Tutto a posto, era una qualunque domenica mattina e il cielo plumbeo oscurava l'interno della mia camera. Erano di un colore che ricordava l'erba estiva e che stonava co il resto del mio arredamemto: centinaia di libri erano ammucciati dappertutto con un ordine preciso, che solo io potevo capire; i miei vestiti erano impilati su due sedie senza braccioli ,ovviamente tutti ammucchiati. Disordinata ma in modo controllato. Andai in bagno per rinfrescarmi e dopo una doccia bollente mi cambia il pigiama a fiori bianchi e neri su sfondo grigio, con un paio di comodi pantaloni della tuta blu scuro e un magione bianco largo, morbido e caldo che trovai nel mio armadio di fattura antica, un regalo della mia nonnina. Lo specchio, attaccato nella parete opposta all'armadio e di fianco alla parete con la finestra, era ondulato e rispecchiava la mia figura. Il viso ,stanco a causa dell'incubo ,era pallido. Gli occhi, uno blu e l'altro dorato, erano circondati dalle occhiaie viola. I miei capelli neri e umidi erano lisci, tremendamente lisci. Infatti presi un elastico dal comodino di fianco al letto sfatto e mi feci una coda veloce. 
Non mi accorsi del guanto tra le lenzuola, mentre scendevo al piano di sotto, ignara di quello che sarebbe successo da quel giorno in poi.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2297440