È stata scritta in
meno di mezz'ora.
Inizialmente doveva
essere triste, ma poi...
Beh, l'indizio
successivo è che, mentre la scrivevo, stavo ascoltando
"Chasing cars"
degli Snow Patrol!
Come ho già detto
nell'introduzione, ho segnato questa storiella come roundrobin,
per cui è aperta se qualcuno volesse aggiungere dei
capitoli, prequel o sequel che siano.
Per ora non ho
segnato questa fanfiction come terminata, ma per quanto mi riguarda (a
meno che
il mio cervello malato non partorisca qualcosa) è conclusa.
Se volete, lascio il
resto a voi...
Fatemi sapere!
Besos.
Il discorso... Quel
discorso
Harry Potter non amava i discorsi: né farli, né
sentirli.
Harry Potter sapeva di avere il foglio con su scritto il
discorso. Quel discorso.
Da qualche parte in casa: all’ultimo aveva deciso di
accartocciarlo e gettarlo in un angolo, perché gli sembrava
disonesto proclamare
parole studiate a tavolino: voleva dire qualcosa che gli uscisse
direttamente
dal nocciolo del proprio essere, anche a costo di non risultare
perfetto
retoricamente.
Del resto, quell’occasione era tanto importante per lui
che non avrebbe lasciato da parte un solo grammo del proprio cuore, pur
sapendo
già da ora che l’emozione lo avrebbe travolto e
che sarebbe scoppiato a
piangere.
Per cui, quando fu il suo turno, Harry Potter prese
parola, guardando la figura del biondo ad occhi chiusi, il viso disteso
e
sereno.
Sentì un groppo di pianto bloccargli le parole in gola,
sin da subito... Ma si era ripromesso di arrivare fino in fondo: lo
doveva a sé
stesso e a Draco.
Quindi, prese fiato ed iniziò a parlare, la voce che
rimbombava nella chiesa.
Era una piccola chiesa abbandonata e sconsacrata spersa
nella campagna del Wiltshire, contea in cui Draco aveva trascorso tutta
la sua
infanzia: una volta, il ragazzo aveva raccontato a Harry che si
riparava in
quel luogo quando gli acquazzoni primaverili lo coglievano lontano dal
Malfoy
Manor a giocare; allora, Draco entrava in quel luogo che odorava sempre
di
umido e fingeva che quello fosse il suo castello, quello dove un giorno
avrebbe
vissuto con i suoi amici.
Quando era cresciuto, quelle fantasticherie non lo avevano
abbandonato: con il passare del tempo, semplicemente, agli amici si era
sostituito l’amore…
Draco questo l’aveva raccontato a Harry dopo la loro prima
notte insieme, all’alba della guerra che avrebbe distrutto
Voldemort.
O travolto tutti loro.
Mentre le prime parole gli uscivano di bocca, Harry
considerò che Narcissa aveva scelto bene il posto per quella
cerimonia, per
quel passaggio così… Definitivo.
-Nel mondo babbano, come molti sanno, in luoghi come
questo in cui siamo adesso ci sono delle persone che presiedono a
cerimonie del
genere ed anche nel Mondo Magico esistono dei sacerdoti che si occupano
di
queste cose: ma per quanto riguarda tutti noi, oggi, abbiamo desiderato
che
fosse un qualcosa di intimo, senza estranei che turbassero
l’atmosfera privata
che regna qui. Perché per tutti noi questo momento
è speciale… Per me lo è-,
affermò sentendo arrivare le prime lacrime agli occhi.
Così non andava: aveva
giurato a Draco in persona di fare quella cosa senza pianto, mentre lo
stringeva tra le braccia e gli tamponava il sangue che gli usciva dalla
profonda ferita alla coscia… Glielo aveva giurato mentre si
trovavano accanto
al cadavere ancora caldo di Voldemort, prima addirittura che
arrivassero per
loro i soccorsi dei Medimaghi.
-Draco Malfoy: molti di voi lo hanno sempre considerato un
grande stronzo. Il che è vero. Draco era uno stronzo, di
quelli spesso
impareggiabili. Ma la guerra cambia le persone. Draco è
dovuto crescere in
fretta, compiere rinunce importanti, fare scelte drastiche…
Non ha avuto tempo
di rendersene conto lui stesso ma è cambiato. Dapprima
furono sguardi, poi
timide parole: Draco imparò a fidarsi degli altri, a contare
sugli altri. Iniziò
a vedere la vita in un’altra prospettiva. E alla fine, la
forza delle sue
considerazioni ha portato molte persone ad opporsi a Voldemort: la sua
famiglia, i suoi amici… Draco ha fatto molto durante la
guerra appena finita.
Ha rischiato molto e pagato abbastanza. Per me, lui è stato
insostituibile
durante questi ultimi due anni: il mio miglior guardaspalle, il mio
migliore
amico, il pungolo che mi ha spinto avanti, il calore familiare a cui
ristorarmi, un prezioso alleato, un confronto continuo. Da oggi le cose
saranno
diverse e questo mi terrorizza. Saprò affrontare questa
nuova situazione? Credo
che niente sarà come prima. In questi ultimi due anni ho
avuto l’occasione di
conoscerlo come pochi altri al mondo, di vederlo nei suoi momenti di
gloria ed in
quelli di disperazione. Ero lì quando dovette uccidere molti
dei suoi compagni
di scuola per salvarmi la vita. Ero con lui quando, fiero e sfrontato,
si
rialzò la prima volta durante lo scontro diretto che avemmo
con Voldemort. Ero
lì quando il secondo colpo, più forte, lo prese.
Se vado indietro con la
memoria, oramai mi sembra di essere stato sempre e solo con lui. Sempre
e solo
suo. Suo per vederlo sorridere, per vederlo gioire, per vederlo
incazzarsi… Non
so chi o cosa ringraziare per questo tempo concessomi al suo fianco-.
Gli sembrava di aver detto così tanto, eppure ancora un
mondo di ricordi gravava nella sua testa, un mondo intero di emozioni.
Narcissa scoppiò a piangere, in una maniera molto composta
ma non per questo meno commovente: si portò un fazzoletto
davanti alla bocca ed
appoggiò il capo sulla spalla del marito, che le
circondò le spalle con un
braccio in uno dei rari momenti affettuosi della propria vita.
Dall’altro lato della navata, anche Hermione aveva gli
occhi pieni di lacrime e teneva la mano a Ron, ma sorrideva
incoraggiante a
Harry, facendogli cenno di proseguire, di non arrendersi; Ron si
fissava le
scarpe, incapace di incontrare lo sguardo di chiunque.
Harry deglutì e fissò di nuovo il volto del
biondo, ancora
quegli occhi chiusi, ancora quei tratti distesi e bellissimi, come
quando si
erano baciati, in quello scantinato fetido che fungeva da nascondiglio
durante
la guerra.
All’epoca, Harry si era allontanato da tutti i suoi
affetti per non sentirsi responsabile di altre vite, ma Draco lo aveva
voluto
seguire a tutti i costi… Ed era iniziata la loro convivenza
fatta di paure e
gesti quotidiani, di reciproco appoggio, di mutua comprensione, di
scazzi, di
scuse, di perdoni, di liti. Di fughe e di ritorni. Di abbracci che
all’inizio erano
solo il bisogno di calore umano e poi erano diventati bisogno di Draco,
bisogno
di Harry.
E poi ancora, le confidenze, la stima, il sesso…
E poi… Come erano arrivati a questo punto?
Harry non lo sapeva, mentre fissava i biondi capelli lisci
di Draco, capelli in cui una notte aveva passato le mani fino allo
sfinimento,
dipanandoli sul cuscino, mentre il ragazzo dormiva. Innamorandosi di
quei
capelli.
Innamorandosi di quel ragazzo.
Sapeva solo che non aveva potuto attendere molto, dopo la
fine della guerra.
Tutto era accaduto precipitosamente. Non c’era stato tempo
di organizzare quel rito se non in quel modo.
-Ti amo, Draco-, confessò allo spazio, al tempo e a tutti
i presenti. -Ti amerò sempre e per sempre. E avrò
sempre bisogno di te-, ammise
con la voce che gli tremava e gli si spezzava.
Gli occhi di Draco ancora chiusi, il viso ancora disteso.
Nell’aria, i singhiozzi di Narcissa che turbavano il
silenzio che adesso regnava nella navata.
Harry si trovava seduto nel cimitero.
Si era dileguato non appena finita la cerimonia con un
pretesto qualsiasi ed ora era seduto sul prato, con la schiena
appoggiata ad
una lapide antica ricoperta di muschio. Sentiva il freddo passare
attraverso
gli abiti per arrivargli fino alle ossa. Tremava appena.
Percepì qualcuno che si avvicinava e rimaneva in piedi
accanto a lui.
-Lo so, ho rovinato tutto-, ammise senza alzare lo
sguardo.
-Ti prenderai un malanno se rimani qui. E poi, di là tutti
ti aspettano per parlarti prima della partenza-.
-Che vuoi che me ne importi? Non sono mai stato uno
portato per la socialità-.
-Ho addosso tanta stanchezza quanta ne hai tu. Ma tutto
questo sta per finire. Ancora poco e questo pomeriggio sarà
concluso-.
-Me lo assicuri?-
-Posso mandare via tutti anche adesso, se lo desideri-.
-Ma no, lascia stare-, sospirò lui prendendo la mano che
gli veniva porta per alzarsi. Una volta in piedi, però, non
la lasciò andare.
-Sei triste?-
-Solo perché hanno trasformato questa cerimonia in un
circo. Di tutti quelli che si trovano qui, solo quattro o cinque
persone hanno
realmente capito l’importanza di quello a cui hanno
assistito-, ribatté Harry
mesto.
-Conta quello che ha sentito chi ha capito. Per quanto mi
riguarda, io mi sono commosso. Ho sentito il cuore che mi si spezzava
di
tenerezza-.
-A guardarti, non si sarebbe detto-, disse Harry con
sarcasmo. Tuttavia, riprese a sorridere.
-Dovevo dissimulare, lo sai. Davanti agli altri non mi
piace esternare i miei sentimenti-.
Harry ora stava sghignazzando: sapere che lui era stato
toccato dalle sue parole lo aveva molto rinfrancato; era scappato nel
cimitero
perché temeva di averlo fatto arrabbiare…
-È per questo che il tuo discorso sembrava il resoconto di
una delle missioni dell’Ordine della Fenice?-, lo
schernì.
L’altro lo stava guidando verso il centro della festa,
allestita nel piazzale fuori dal sagrato della chiesa.
-Almeno il mio non sembrava un elogio funebre! Per
Morgana, Potter, sembrava che parlassi di me da morto!-
-Allora questa era la motivazione per cui mi guardavi
storto, quando ci siamo scambiati gli anelli! E io che credevo che tu
avessi
cambiato idea e non volessi più sposarmi!-,
esclamò Harry. Stava scherzando, ma
per un momento il dubbio lo aveva colto davvero: prima, in chiesa,
quando Draco
aveva riaperto gli occhi e lo aveva fissato con quella sua espressione
indecifrabile e magnetica.
Camminavano ancora tenendosi per mano, per cui quando
Draco si fermò, Harry venne bloccato a sua volta con uno
strattone; Draco lo
attirò accanto a sé ed il moro percepì
il freddo che era penetrato in lui
dissolversi magicamente.
-Questo mai-, bisbigliò. -Anche io ti amo-,
affermò un
secondo prima di baciarlo con trasporto.
Harry Potter non amava i discorsi: né farli, né
sentirli…
Soprattutto quando la felicità si poteva racchiudere in sole
quattro parole.
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