CONSCIOUSNESS
“Ahi! Non potresti essere
più delicata,
Sakura-chan?!”
“Scordatelo.”
“Ma mi fai male!…”
“E’ il minimo per quello che hai fatto,
stupido…”
Sakura gli mise con poco grazia un cerotto sulla fronte, convogliando
poi il chakra sulla mano destra e premendo con forza il palmo sulla
spalla del ragazzo.
Naruto corrugò le sopracciglia, ignorando stoico
l’iniziale sensazione formicolante e fastidiosa che gli prese
la spalla, abbandonandosi poi sul cuscino e lasciando fare Sakura.
Si mise a guardarla intensamente: i capelli legati in un crocchia
disordinata, qualche ciuffo corto che ricadeva sulla fronte alta, gli
occhi verdi socchiusi e concentrati, la fronte aggrottata, le labbra
corrucciate e leggermente screpolate.
“Sei molto arrabbiata, vero?” le chiese lui con
aria contrita, notando come Sakura si rifiutava di guardarlo negli
occhi.
Infatti Sakura scosse bruscamente la testa, ma i suoi gesti esprimevano
il contrario.
Naruto sospirò pesantemente.
“Mi dispiace, Sakura-chan…ho sbagliato, lo so,
avrei dovuto parlarten…”
“Adesso ti scusi eh?! Adesso ammetti l’enorme
cazzata che hai fatto?” sbottò finalmente Sakura
alzandosi di scatto, fissandolo dritto negli occhi, le mani ancora
impastate di chakra che fremevano.
Naruto sussultò, colpito.
Almeno adesso stava reagendo.
“Potevi morire” continuò Sakura con voce
gelida ma tremula “ Hai dieci vertebre fratturate, ferite
multiple, un piede rotto. E tutto questo perché sei un
testardo, un…un idiota. Perché sei andato da
solo, eh?! Perché diamine non hai avvisato nessuno?! Ti
rendi conto dei rischi che hai corso, Naruto? Ti rendi conto di come si
è sentito l’intero villaggio, le cose peggiori che
abbiamo pensato…”
“Io…mi dispiac…”
“Ti rendi conto…di come mi sono sentita
io?” sibilò Sakura asciugandosi le gocce di sudore
che imperlavano la fronte, sedendosi di nuovo di scatto sulla sedia e
iniziando, nel silenzio più assoluto, a bendargli le ferite
sul torace e le gambe.
Con le mani raccoglieva la garza sterile, e lo fasciava con perizia,
attenta a fare in modo di coprire completamente le lesioni, di modo che
si riassorbissero.
Procedette così per qualche minuto, con Naruto che stava
zitto, mordendosi un labbro.
Aveva ragione, Sakura, non avrebbe mai dovuto agire così
impulsivamente.
Partire di nascosto per cercare Sasuke, per l’ennesima volta.
Andare da solo, come un pazzo, con la folle convinzione che stavolta ce
l’avrebbe fatta, che sarebbe riuscito a riportarlo a casa.
Illuso.
“Sakura-chan…lo so che ho sbagliato. E la cosa che
più mi fa male, oltre al fatto di aver fallito per
l’ennesima volta, è averti fatto stare in
pensiero…io…io non sapevo…”
Smise di parlare, deglutendo nervoso, cercando di ritrovare le parole,
visto che nel mentre il suo corpo era totalmente irrigidito a causa del
contatto della mani di Sakura.
Bollente. La sensazione che forse meglio esprimeva quanto sentiva e
provava in quell’istante.
Sakura scosse la testa, allibita.
“Ma cosa ti aspettavi? Credevi che avrei fatto i salti di
gioia, eh?!”
Naruto la fissò confuso e sperso.
“No…ma pensavo…io…insomma la
promessa…”
Sakura sgranò gli immensi occhi chiari, incrociando le
braccia e scostandosi un attimo.
Naruto proseguì più deciso.
“Pensavo che stavolta avrei mantenuto la promessa. Ero
così…determinato. Pensavo che se fossi stato solo
avrei reagito anche più determinato, che forse Sasuke mi
avrebbe dato retta, e nulla avrebbe potuto fermarmi. Non avendo
freni…non avevo limiti…”
“Naruto…cosa è successo esattamente?
Cosa…ti sei scontrato con Sasuke?”
Naruto abbassò gli occhi.
“Se ne parlassimo un’altra volta, va bene? e
poi…non ricordo. Non ho ricordi precisi. Ma ti giuro,
Sakura-chan…ti riporterò Sasuke, lo
prometto.”
Sakura si prese la testa tra le mani, stanca, il camice da medico
macchiato di unguenti e sangue, i capelli ormai sciolti e
intricatissimi.
Provò a lisciarseli, come se quel gesto potesse calmarla,
frenare l’ansia e la preoccupazione che l’aveva
colta.
Perché già aveva capito.
Ha fatto ancora una volta tutto questo per me?
Si girò senza il coraggio di porgli la domanda, troppo tesa,
troppo affannata.
Fu Naruto a proseguire, mormorando a bassa voce, la testa appoggiata
ora al cuscino, gli occhi socchiusi.
“Sakura-chan…io vorrei che quello che ti ho
promesso si realizzasse subito…e invece tutto questo
continua da anni. Anni in cui non abbiamo mai concluso nulla, ogni
tentativo si rivelava sempre un misero buco nell’acqua.
Beh…basta. Io volevo solo…farti felice.”
Sakura si voltò di scatto, gli occhi spalancati.
Naruto fece un sorriso tirato, alzando le spalle e grattandosi con il
braccio sano la chioma bionda arruffata.
“Io…volevo che tu fossi realmente fiera di me.
Volevo renderti felice, Sakura-chan…Realmente felice.
Pensavo che avrei potuto riportarti Sasuke
definitivamente…ecco.”
Sakura lo fissò, senza muoversi.
Le labbra sottili tremanti. Si allontanò ulteriormente dalla
brandina, dirigendosi verso la porta d’ingresso.
Solo all’ultimo momento si voltò verso Naruto,
guardandoli la guancia ferita, le mani bendate, la gamba fasciata.
“Vuoi davvero la mia felicità, Naruto? Vuoi
davvero che io sia felice?”
“Che domande fai, Sakura-chan…”
“E allora vedi di non fare mai più una cosa del
genere. Vedi di restare vivo. Vedi di non…”
Uscì chiudendo la porta, trattenendo le lacrime e frenando
quanto stava per dire.
Vedi di non lasciarmi mai.
I giorni seguenti furono strani, mai parola fu più adatta a
definirli.
Era come se aleggiasse un atmosfera satura di irrisolutezza, poca
chiarezza, imbarazzo.
Naruto si era ripreso velocemente
Kyubi
sa fare bene i suoi doveri
Ed era tornato ad allenarsi alla maniera di un ossesso, come suo
solito, ignorando i moniti di Tsunade.
Sakura lo aveva incrociato poche volte in quei giorni.
Imputando la colpa alle circostanze sbagliate, agli impegni fitti in
ospedale, alla stanchezza che le impediva di uscire se non per andare
al lavoro.
Tutte bugie, e lei lo sapeva benissimo.
Lo stava evitando, consapevolmente. E faceva anche spudoratamente finta
di non saperlo.
Tra sé e sé si dava la giustificazione
più banale: era ancora arrabbiata, voleva fargli capire che
doveva finirla con il suo comportamento da irresponsabile.
La verità era che Sakura aveva paura di quello che aveva
provato, perché per la prima volta il suo intimo aveva preso
sopravvento sulla corazza che si era abilmente costruita negli ultimi
anni.
E ora era sconvolta.
Ogni sera rientrava a casa dall’ospedale, come un automa, il
tragitto che ormai poteva percorrere ad occhi chiusi. Davanti allo
specchio della sua stanza Sakura si guardava a lungo, apparentemente
tutto come al solito: gli occhi grandi e dalle ciglia lunghe, la fronte
spaziosa, vecchio e insopprimibile cruccio, la carnagione chiara ed
luminosa.
Tutto normale.
Nessuno poteva capire quello che Sakura sentiva dentro di sé.
Si guardava allo specchio, e non riconosceva più quella che
vedeva davanti.
Si guardava, ed era come se i suoi reconditi pensieri osassero
finalmente manifestarsi, non più pavidi.
I pensieri di una nuova Sakura.
Si guardava, Sakura. E poi la domanda, implacabile, che soltanto la
parte più intima di sé stessa la costringeva ad
affrontare.
Perché evitava Naruto?
Perché
i tuoi
sentimenti sono cambiati.
No. non poteva essere.
Eccome
se lo è.
Naruto era il suo migliore amico. Sasuke l’amore della sua
vita.
Un
amore veramente bilanciato,
complimenti.
Non era possibile…non poteva davvero amare Naruto.
E
perché non potresti?
E allora era come se lo specchio andasse in frantumi, e il cuore
iniziava a pulsare forte, fino a farle male, fino a farla accasciare
sul pavimento.
E un mormorio che la accompagnava insistente per tutta la notte, fino a
che crollava a letto stremata.
E’ vero…perchè non potrei
amare Naruto?
Soprattutto perché quando aveva saputo che era partito da
solo per salvare Sasuke non aveva pensato nemmeno per un istante a
Sasuke.
Aveva solo pregato che Naruto tornasse vivo.
“Sakura-chan! Finalmente riesco a trovarti da sola. Sono
quattro giorni che ti cerco, e quattro giorni che mi sembra di andare
alla ricerca di un fantasma.”
Sakura sbarrò gli occhi cercando di non tradire la sua ansia
irrazionale, cosa di cui Naruto, nella sua innocenza e buona fede, non
aveva ovviamente notato.
Non aveva potuto schivarlo quel pomeriggio.
Aveva finito presto in ospedale, e lo aveva trovato proprio ad
aspettarla all’uscito, appoggiato a un palo, il sorriso
gioviale e radioso di sempre.
“Come sapevi che sarei uscita a
quest’ora?” borbottò Sakura lisciandosi
i capelli in un gesto di riflesso, evitando di guardarlo in viso.
Naruto la fissò stranito.
“Ho chiesto a Shizune…sei sempre uscita molto
tardi, ma oggi che è ancora presto ne ho approfittato per
venirti a prendere. Pensavo che magari ti andasse un tè
caldo o qualcosa del genere, che dici?”
Sakura tossì leggermente; rifiutare sarebbe apparso
controsenso, soprattutto visto che persino Naruto, pur nella sua
infinità ingenuità, avrebbe captato qualcosa di
anomale.
Dio.
Ma che le stava accadendo. Sentiva le gambe molli, la fronte madida di
sudore, la gola secca.
Tutto questo era assolutamente fuori da ogni logica razionale, e lei
era razionale, diamine.
Era un medico.
Era un ninja.
Ma più di tutto…era solo terribilmente confusa.
Annuì con poca energia, sorridendo debolmente.
“Un tè mi ci vorrebbe proprio. Però
freddo. Andiamo, su.”
Naruto non era così sempliciotto e con la testa tra le
nuvole come la maggior parte delle persone poteva pensare.
È vero, a certe cose lui non badava, o se ne accorgeva in
seguito, o non ci faceva caso.
Lampante era l’esempio di Sasuke: dopo anni, ancora il suo
cuore sperava che il suo vecchio compagno di squadra non fosse
realmente cambiato, che fosse rimasto lo stesso, plagiato da Orochimaru.
Trovava sempre qualche giustificazione per colui che lui aveva
considerato come un fratello.
Ma Naruto conosceva Sakura ancor più di Sasuke, ormai.
Anni di stretta convivenza, di stretta amicizia non erano certo passati
invano.
Sapeva quando era felice, sapeva leggerla nel pensiero, sapeva cosa la
rendeva triste.
Sapeva anche che quello che provava per Sakura non avrebbe fatto che
intensificarsi, giorno dopo giorno, mese dopo mese.
L’aveva amata quando era una ragazzina fragile e debole,
petulante.
L’amava adesso, ora che era una ragazza forte e tremendamente
volitiva.
E, ci avrebbe scommesso, l’avrebbe amata anche in futuro,
quando sarebbe diventata donna.
Naruto non si era mai fatto troppe illusioni, negli ultimi anni
trascorsi.
Sapeva che Sakura non lo ricambiava. Sapeva che il suo amore, la
persona per lei più importante, era sempre stato Sasuke.
Lo era in passato.
Lo era adesso.
E lo sarebbe sempre stato.
Naruto a volte si era chiesto disperatamente, dentro di sé,
il perché. Non poteva fare a meno di pensare che ci fosse di
base una profonda ingiustizia.
Tu l’hai sempre protetta.
Tu le sei sempre stato accanto.
Tu l’hai amata fin dal primo istante, tu avresti dato la vita
ogni volta per lei.
Ma no. Sempre lui. Sempre Sasuke-kun.
Anche uno come Naruto aveva il sacrosanto diritto di maledire
mentalmente come certe cose non erano mai andate per il verso giusto.
Ma non si era perso d’animo. Lui Sakura non
l’avrebbe mai persa, perché le sarebbe sempre
stato accanto, come amico.
Il loro rapporto sarebbe stato indistruttibile, saldo, eterno.
Lui non l’avrebbe mai fatta soffrire come aveva fatto Sasuke,
e viceversa.
E poi, quando un giorno avrebbero riportato Sasuke a Konoha
Perché
lo avrebbero riportato, un giorno.
Lui si sarebbe fatto da parte.
Non era masochismo. Ma solo la convinzione che Sakura così
avrebbe trovato la vera felicità.
Del resto, come avrebbe potuto Sasuke non innamorarsi di Sakura, una
volta conosciutola sul serio per quello che era diventata?
Questi erano stati i pensieri fissi di Naruto. Le sue strenue
convinzioni.
Perché Naruto capiva Sakura.
Eppure, quel giorno, per la prima volta, la guardava di sottecchi e,
per la prima volta, non la capiva.
Da quando si era risvegliato in ospedale, Sakura era stata tesa,
nervosa, sfuggente.
Non la sua solita ira che sbolliva nel giro di pochi minuti, tipico di
quando lui faceva qualche scemenza.
Nemmeno preoccupata.
Era più…non sapeva nemmeno cosa pensare.
E certo parlare con gli altri che avevano visto Sakura in quei giorni
non gli aveva risolto un bel niente
“Ino,
tu lavori con lei. Ma che accidenti ha? Mi sta
evitando?”
“Naruto, chiedi alla persona sbagliata. Sakura al lavoro
è una macchina. Tipico di Fronte Spaziosa
…”
“Ma ti avrà detto qualcosa?”
“No. E se anche me lo avesse detto, non te lo
direi.”
“P-perché?”
“Non tradisco le confidenze. Mai. Soprattutto se si tratta di
un’…amica. E comunque rilassati. A me sembra la
solita.”
“Shikamaru, hai visto strana Sakura?”
“Naruto…ti sembro il tipo a cui chiedere se mi
sono accorto dei cambiamenti di una donna?!”
“Mm…forse no.”
“Kakashi-sensei, lei hai…diciamo…notato
qualche anormalità in Sakura?”
“Mmm?”
“Sì, insomma…le ha detto qualcosa in
questi giorni?”
“Non le ho parlato proprio, Naruto.”
“Fantastico.”
Tre buchi nell’acqua. Bene, finalmente però
l’aveva bloccata, e l’avrebbe fatta parlare.
Qualsiasi cosa avesse, purchè gli dicesse cosa avesse.
Anche perché lui era felice solo se Sakura era felice.
Puerile forse a dirsi…ma era sempre stato così.
“Ecco il tuo tè freddo, Sakura-chan…al
limone era, vero?”
“Si…”
“Bene, tieni! Qui c’è il mio
ramen”
“Ramen…a quest’ora?”
“C’è sempre spazio nel mio stomaco per
un piatto così buono, Sakura-chan!”
Sakura lo guardò ridere mentre incrociava le gambe sulla
sedia, gli occhi blu socchiusi, una mano che si massaggiava la chioma
dorata.
E distolse subito lo sguardo, concentrando l’attenzione sul
bicchiere ricolmo, giocherellando con la cannuccia e la fettina di
limone.
Sentiva lo sguardo di Naruto fisso su di sé, e questo la
metteva a disagio.
Assurdo.
Bevve un lungo sorso, il liquido freddo che le calmò la
gola, la rinfrescò per un breve istante.
Visto che si sentiva incandescente.
Ma cosa sta succedendo…cosa sto
facendo…come mi
sto comportando…
“Sakura-chan?”
La voce squillante di Naruto la riscosse dalla sua interna litania.
Strinse involontariamente in bicchiere, e si costrinse a guardarlo.
È solo Naruto. Naruto. Il tuo migliore amico.
Peccato che più lo guardava più riusciva a
pensare che avrebbe potuto perderlo.
Che Sasuke stava per ucciderlo definitivamente.
E lei stava male al solo pensiero.
Male tanto che le mancava il respiro.
“Sakura-chan…ora vuoi dirmi che cosa
hai?”
Sakura rimase spiazzata dal tono serio e dalla sua espressione assorta.
Possibile che Naruto se ne fosse accorto che qualcosa non andava?
Eppure non lo aveva visto…non aveva parlato con nessuno,
neppure con Ino. Nessuno all’apparenza avrebbe potuto capire
cosa si celava dietro l’apparenza.
“Non c’è nulla che non va, Naruto.
Perché me lo chiedi?” rispose con aria dolce ed
educata, da far concorrenza a Sai, le mani che di nascosto si
tormentavano le unghie.
“Mi credi scemo?”
Naruto la guardava frustrato e leggermente arrabbiato, mentre
lentamente il sorriso falso di Sakura svaniva.
Naruto allontanò leggermente la ciotola fumante di ramen,
appoggiando i gomiti sul tavolo, fissandola con intensità.
“Ti conosco, Sakura…Sakura-chan. Lo vedo che
c’è qualcosa che non và. E credo anche
di aver capito.”
La ragazza si morse d’istinto un labbro, e sentì
il corpo fremere.
Oddio. E se ha veramente capito? Cosa gli dico? Cosa faccio?
Io non sono pronta. Non posso dirgli una cosa di cui nemmeno io ho
certezza. Che diamine potrebbe fare?
E io come reagirei?
E Sasuke-kun? Vaffanculo, qui non c’entra nulla
Sasuke…oddio ho davvero mandato a quel paese Sasuke..
Smettila di guardarmi così, Naruto…smettila, ti
prego, smettila…
Naruto si sporse leggermente, e Sakura avvertì chiaramente
le gote infuocate. Cosa stava facendo?
Perché si avvicinava?
“Sakura-chan…”
Non sarebbe riuscita a muovere un solo muscolo, e neppure a parlare, o
rispondere.
Replicò solo con un mugolio indistinto.
Naruto si avvicinò ancora, lo sguardo sempre più
serio.
Non può baciarmi. Non può farlo.
Non…non sta accadendo…
E poi tutto d’un tratto si bloccò, prendendole
d’istinto la mano.
“E’ per Sasuke, vero? Non mi hai ancora
perdonato…non ti ho detto cosa è successo con
lui, e tu sei ancora arrabbiata…credimi Sakura-chan, io
vorrei dirtelo, ma non ricordo nulla…ci ho provato in questi
giorni, ma la memoria è come se fosse sparita, come se si
fosse eclissata…Mi dispiace Sakura…ti ho delusa,
lo so…”
Sakura non poté evitare di spalancare la bocca per lo
stupore.
Così era questo che pensava.
Avrebbe dovuto pervaderla il sollievo.
E invece, repentina, una cocente delusione, irrefrenabile, la travolse.
“Sasuke…”
Sulla strada di casa, entrambi erano piuttosto silenziosi, ognuno
immerso nei proprio pensieri.
Naruto convinto di avere trovato il tarlo che attanagliava Sakura.
Sakura…semplicemente frastornata.
Consapevole che non aveva granchè senso mentire a
sé stessa, a quel punto: il cuore non mente, anche se il
cervello si sforza di comandarlo.
“Vuoi una caramella Sakura-chan?”
“Mm? Oh…grazie…”
“Allora…io torno a casa. tu sei
arrivata…” le bisbigliò Naruto
guardandola intensamente, entrambi in piedi di fronte alla casa della
ragazza.
Sakura annuì.
“Va bene…”
No. Non va bene per niente. Io voglio che tu resti qui,
Naruto. Io devo
dirti qualcosa…
Naruto la guardò, indeciso, e poi le diede una rapida
carezza sul volto.
“Dormi bene, Sakura-chan. Farò di tutto per
ricordare quello che è successo, te lo prometto. Fidati di
me.”
Sakura lo vide girarsi, allontanarsi lentamente, a passi lenti, le mani
in tasca.
Naruto non andare via…
“Naruto…no!!”
La voce le uscì prima di poterla fermare. Il ragazzo si
girò di scatto, gli occhi azzurri vividi anche nella notte,
e Sakura, senza stare a riflettere più di tanto, gli corse
incontro, fermandosi a pochi centimetri, le mani strette a pugno.
“Non…non me ne frega nulla se ricordi o
meno…ma non capisci?! A me importa solo di te, di come
stai…io…” balbettò confusa,
sentendosi stupida, e al contempo arrossire.
Abbassò il viso, ma la mano di Naruto glielo
sollevò, facendola sentire incandescente.
“Sakura-chan…cosa stai cercando esattamente di
dire? Tu…”
La fissava. Ed era il Naruto di sempre, ma al contempo completamente
diverso. Con quegli occhi così penetranti, l’aria
matura, il volto segnato dalla stanchezza.
Sakura alzò una mano, poggiandola su quella di Naruto
appoggiata delicatamente alla sua guancia, e la strinse.
“Non…non posso dire cose che non so…non
so come…se…ma io…io credo
di…”
Odiava quell’incertezza. Odiava quella confusione.
Anche se ormai c’era ben poco di confuso.
Sentì Naruto poggiare l’altra mano sulla testa. Lo
sentì vicino, il suo respiro così vicino, il suo
profumo di sapone delicato e gradevole.
Lo sentì stringerla, e sapeva che lei non si sarebbe
divincolata, non si sarebbe tolta, come catturata in un completo
abbandono.
“Sakura-chan…io ti amo…”
Un sussurro rauco che non faceva che confermare una vita.
Un’infinità di piccoli e grandi gesti che venivano
sanciti e confermati da due semplici parole.
Così vere. Con la necessità di un suggello
definitivo.
Sakura lo sapeva che Naruto l’aveva sempre amata.
Quello che non aveva mai saputo era che anche lei l’amava.
E mentre sentiva le sua labbra avvicinarsi, tutto il resto
sparì.
Le sue incertezze, le sue paure.
Sasuke.
Un ricordo indelebile, ma confinato nella memoria. Un amore del passato
che non valeva l’amore vero del presente.
E Sakura si aggrappò al collo di Naruto, tremante, mentre
lui la baciava dolcemente, percorrendo con la lingua il contorno delle
labbra, il sapore fresco di menta della caramella nella gola.
Gli carezzò i soffici capelli biondi, staccandosi
leggermente, intontita.
Entrambi sorpresi, entrambi per un attimo incerti e sconvolti per
quanto fatto.
Ma poi Sakura sorrise, carezzandogli con l’indice la bocca
umida.
Ho chiuso col passato. Basta, Sakura. Ora basta.
“Anche io ti amo, Naruto”
E’ più che altro una sfida con me stessa, questa
fic…
Io sono una convinta SasuSaku, si sa. E penso anche di renderli bene,
perché mi viene molto naturale.
Ecco, però non posso dire di non apprezzare il NaruSaku,
soprattutto ultimamente. Solo che non so se li manovro bene, ho paura
magari di andare ooc, di non caratterizzarli bene…
Io ci ho provato, questo è del resto il secondo tentativo.
Non l’ultimo, penso, perché il NaruSaku
è una coppia che mi piace, infinitamente più del
NaruHina (ma lì pure i sassi sanno il
perché…ormai mi chiamano “la
hyugacestosa” per eccellenza!)
Spero che vi sia piaciuta, commentate mi raccomando, anche critiche
come sempre ben accette^^ Ah, dedicata a Leti, che mi ha fatto amare la coppia per prima! E a Susi...lei sa perchè!
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