I swear

di Kilian_Softballer_Ro
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L’erba rossa che di solito lo accoglieva come una compagna di giochi quel giorno sembrava volergli soltanto impedirgli di passare.  Continuava a inciampare e a barcollare,  ma forse non era nemmeno colpa dell’erba o del terreno. Riusciva a stento a vedere dove stava andando attraverso le lacrime.
Qualcun altro lo seguiva, ma lui non poteva sentirlo. Si teneva le mani premute sulle orecchie, cercando di non sentirli, di tenerli fuori dalla sua testa.  Ma quelli non gli davano tregua. Quelli-a cui non era ancora riuscito a dare un nome, da tanta era la paura che aveva di loro, ma dovevano essere tamburi,suonavano come tamburi-continuavano a rimbombare nella sua mente.
Incespicò un’altra volta, cadendo a terra e sbucciandosi le ginocchia. Non si rialzò. Non riusciva neanche a trovare la forza di rialzarsi.
- Koschei? – Disse una voce, preoccupata e spaventata, sopra di lui. La sentiva, adesso che le mani gli erano scivolate dalla testa. – Koschei, cosa sta succedendo?
Theta. Il suo migliore amico. Quello con cui aveva scherzato, che aveva chiamato fifone per essere scappato davanti al vortice del tempo. Anche lui avrebbe voluto essere stato un fifone, adesso. Koschei era corso via dal vortice, ma troppo tardi. Quelli erano già entrati nella sua testa.
- Vai via, Thete – gli urlò. – Vattene! – Non voleva che Theta restasse con lui. Non voleva che sentisse anche lui…quelle cose. Si sentiva sporco, infetto. Si sentiva pazzo.
- No, non me ne vado, Kos. – Theta si inginocchiò davanti a lui e tentò di abbracciarlo, ma l’altro si dimenò e scivolò via dalle su braccia, tornando a premersi le mani sulle orecchie. – Kos, che è successo?! Cosa hai visto?
- Non ho visto…niente! – Urlò Koschei. – Ho sentito…Li ho sentiti!
- Cosa hai sentito, Kos? Cosa?
- Questi! – D’impulso, come prima si era allontanato da lui, gli prese la testa e l’appoggiò alla sua, aprendo il contatto telepatico come facevano tutti i giorni per scambiarsi scherzi, commenti proibiti davanti agli adulti, e adesso questo. Theta fremette, ma non si allontanò che dopo un istante che parve lunghissimo.
- Oh, Rassilon. E’ questo che ti ha fatto sentire?! Sempre…questo?
- Non smettono – piagnucolò l’altro. – Continuano, sempre e sempre, non vogliono smettere!
Thete lo circondò di nuovo con le braccia e stavolta Koschei non si allontanò, aggrappandosi al suo migliore amico come a un’ancora. – Ho paura, Thete…Non voglio che continuino. Non voglio diventare pazzo.
- Non diventerai pazzo, Kos. Troveremo un modo di tirarli fuori da lì. Ti giuro che lo faremo.
- Giuri?
- Giuro. Il ragazzino dai capelli scuri affondò la testa nel petto dell’altro, continuando a piangere. I tamburi, quei finti tamburi continuavano a rimbombare nella sua testa, ma non importava. Sarebbe andato tutto bene.
Thete l’aveva promesso.
Ammetto che è la prima storia che tento in questa sezione. Ma dopo essere diventata una fan improbabile del piccolo Dottore e del piccolo Master (alias Theta e Koschei) volevo tentare. Se recensite, per favore, siate clementi.
^Ro




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