L'Incendio

di Penelope_Williams
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La notte aveva steso da tempo il proprio mantello sul boschi e montagne;i pini chinavano il capo alla carezza fresca del vento primaverile, sospirando nel sonno. L’ultima neve sopravvissuta al proprio tempo gocciolava dai rami mentre ruscello trasparente chiacchierava allegro i suoi segreti ai sassi. Il brusio sommesso del sottobosco era agitato: nell’aria fresca  s’insinuava una nota acre e pericolosa. Saltando da un masso all’altro, su una finestra di cielo, l’agile schiena di un cervo venne tinta per un istante da un tumultuoso riverbero rosso.
L’incendio respirava con vampate roventi: fronde e brandelli di paglia, sospinti dalle correnti, sbatacchiavano le ali scheletriche e morivano in cenere. Tra vortici roventi affioravano i profili delle case sfigurate. Le macerie si schiantavano al suolo sollevando pennacchi di fumo. Guizzanti lingue di fuoco si inerpicavano sugli alberi, frustavano la notte e ricadevano su se stesse, roboando.
Con schiocchi fischi la valle consumava la sua agonia, sbranata dalle fiamme: urlava, contro un cielo atrocemente sereno. Ritto su uno sperone di roccia, Len osservava. La consapevolezza della propria responsabilità gli aggrovigliava l’anima, braccandola tra rimorso ed orgoglio.
" E’ troppo tardi per tornare indietro"
Glielo sussurrava il vento, accarezzandogli l’orecchio con il lugubre crepitio che si portava dietro. Glielo ribadì Dan, stringendogli prepotentemente la spalla ed accostandoglisi sullo sperone, serrando le dita sulla sua clavicola curvata in avanti dal peso dei pensieri. Lo raddrizzò rudemente, tirandoselo contro il costato; alto e robusto, Dan lo sovrastava di diversi centimetri. La luce sanguigna gli accentuava ogni rientranza del viso squadrato e gli occhi quasi sparivano nelle orbite, tanto che il viso non appariva che come un unico ghigno grave e solenne. Respirava trionfo, con il petto sfacciatamente aperto contro l’Inferno.
Len  avvertì dietro di se il rumore degli zaini che strusciavano sul terreno, ed i tonfi sordi con cui finivano ad appoggiarsi sulle spalle degli altri. Era tempo di muoversi: lanciò un ultimo sguardo oltre la roccia e si lasciò trascinare verso l’interno, abbandonandosi alla salda stretta di Dan.




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