That
Night .
“after
the count died”
2x07
La
sua voce sbiadì e, sempre più lontana,
lasciò posto al silenzioso
e inaspettato dolore che la vista di quel segno violaceo aveva
causato.
Schiuse
inconsciamente le labbra e il ricordo vivido dell'accaduto
sfiorò la
sua mente ancora una volta: gli occhi pieni di lacrime, la paura
impressa nel suo volto.
La
presa sulla penna che aveva in mano s'intensificò e la
sensazione
d'impotenza avuta nel vederla così inerme di fronte al
pericolo
trapassò nuovamente il suo spirito.
- Ne hai altri?-
domandò, riemergendo lentamente da quelle
sensazioni.
Era
ormai giunta la sera e, alla Queen Consolidated, erano rimasti solo
loro.
-No
Oliver, te l'ho appena detto: questi sono gli ultimi moduli. Stavi
almeno ascoltando qualco..-
- Parlavo dei lividi.-
l'interruppe, il tono carico d'amarezza
e, sollevando lo sguardo verso il suo, vide l'attimo di
consapevolezza travolgere il suo viso.
Una
delle maniche dell'insolito dolcevita che indossava quel giorno si
era alzata, e da essa spuntava visibile un segno violaceo che
contornava il suo polso.
-No.-
si affrettò a negare, riabbassando velocemente la manica.
Oliver
contrasse la mascella, mentre lei sfuggiva al suo sguardo.
Aveva
mentito.
-Comunque
è meglio che vada. Dopotutto qui ho finito e...-
-Felicity.-
il tono era duro, perentorio.
Voleva
sapere, ma Felicity fece finta di non averlo sentito e, balbettando
qualche scusa assurda sulla fame del suo gatto, provò a
defilarsi da
quell'interrogatorio.
Oliver
tuttavia non sembrava intenzionato a far cadere l'argomento e, veloce
come solo Arrow poteva essere, si mise tra lei e la porta, bloccando
quella fuga.
-Fammi
vedere i lividi.-
Un
ordine, che ottenne solo un'altra bugia.
-Non
ho altri lividi.-
-Fammeli
vedere.- ripeté e lo sguardo di Felicity
s'indurì.
-No.-
Quella
negazione infastidì non poco il giovane milionario che,
senza
rendersi conto delle sue stesse parole, sbottò:
-Fammi
vedere gli altri Felicity o giuro su Dio che ti spoglierò
completamente e li cercherò da me! -
Le
guance dell'informatica si colorarono allora di un rosso più
accesso
del rossetto che quel giorno aveva usato e, sorpresa quanto lo stesso
artefice di quelle parole, si ritrovò a sussurrare:
- Non suona come una
minaccia...-
Quelle
parole, più rivolte a se stessa che a lui, spezzarono
l'imbarazzante
silenzio che per un attimo era scoppiato tra loro e, il balbettio
convulso di Felicity, per rimediare a quanto detto, fece spuntare un
sorriso sul viso di Oliver.
-Anche
io non volevo dire... quello che ho detto.- mormorò
l'arciere, fermando il monologo agitato delle sue giustificazioni.
- ehm, bene.-
Felicity, in piedi di fronte a lui, lasciò vagare
lo sguardo ovunque eccetto che sul viso di Oliver, e lui
restò per
qualche attimo a studiarla.
-Felicity?-
Il
suono del suo nome le fece sollevare automaticamente il viso verso il
suo.
-Si?-
-Ti
prego..- disse, senza nessun'altra spiegazione, e la bionda
informatica dischiuse le labbra, perdendosi per un lungo istante nei
suoi occhi.
Infine
sospirò, abbassando il capo, e lentamente sollevò
le maniche,
abbastanza da mostrare i segni violacei sui suoi polsi.
Una
smorfia infastidita si delineò nel viso del milionario, i
cui occhi
fissarono quei lividi con tormento.
-Ne ho anche uno sulla coscia.
Non che te lo stia dicendo perché
voglio che tu insista nel mostrarti anche quello. - precisò,
con la sua solita parlantina agitata.
-Solo
per dirti tutto, non vorrei..-
-Mi
dispiace.- il sussurro amaro di Oliver interruppe Felicity e
la spinse ad alzare gli occhi sul viso di lui: gli occhi lucidi, le
labbra contratte, l'espressione d'odiata sofferenza.
La
bella informatica boccheggiò per qualche istante, prima di
mormorare:
-O-Oliver..
Non devi, scusarti.. la colpa non è tua.-
-Sì,
lo è.- replicò subito lui, trattenendo fieramente
i
sentimenti che rischiavano di travolgerlo, e Felicity, superato lo
sbigottimento iniziale, affermò decisa:
-Non
potevi sapere che il Conte mi avrebbe rapito.-
-Ma
sapevo che coinvolgerti in tutto questo sarebbe stato pericoloso.-
Non
aveva alzato il tono, e nel dirlo aveva accennato solo un sorriso di
acre consapevolezza, eppure il cuore della ragazza galoppò
come se
avesse appena ricevuto un forte spavento.
-E
so che fin quando mi starai accanto continuerai ad essere in
pericolo.-
Felicity
deglutì, chiudendo lentamente gli occhi e anche se avrebbe
voluto
scappare dalle parole che, era certa, lui avrebbe detto di
lì a
poco, si costrinse a restare immobile, lasciando che lui vedesse un
altro piccolo pezzo del suo cuore.
-Non
m'importa.-
-Felicity...-
provò subito a protestare lui, il tono esasperato.
-Stare
accanto a te, è dove voglio stare.-
Lo
sguardo fieramente alzato verso quello sorpreso di lui, sorrise,
inconsapevole della battaglia furiosa che quelle semplici parole
avevano causato nel cuore di Oliver.
Confuso,
felice, eccitato, immaginò di stringerla in quell'istante,
baciarla,
amarla, ma l'illusione di ogni singolo desiderio egoistico del
milionario svanì quando lei riabbassò lo sguardo,
il sorriso ancora
impresso nel suo viso.
-Meglio
che vada. A domani.-
Aspetta.
Era
quello che voleva dire, mentre lei lo superava lentamente e usciva
silenziosa dalla stanza.
Fermami.
Era
ciò che lei voleva accadesse, mentre silenziosa gli passava
accanto.
Ma
lui non parlò e, immobile, la lasciò andar via,
reggendo un altro
piccolo pezzo del cuore di lei e sopprimendo il rumore scontento del
suo.
-A
domani.- un sussurro, destinato a null'altro che il silenzio.
Quella
notte... Felicity giurò di aver visto guizzare una scintilla
nei
suoi occhi, ma pensò fosse stata l'ennesima illusione da
donna
innamorata.
Quella
notte... Oliver giurò di aver sentito il suo cuore mandarlo
a
fanculo, e quando pensò che fosse solo dovuto
all'assurdità del
momento, il suo cuore lo mandò nuovamente a fanculo.
AAAAAAAAAAAAA!
Ok, siate clementi;
è la prima fanfiction che scrivo su questo paring e conto,
di scriverne altre, ma se pensate che mi debba ritirare ed evitare di
scriverne ancora, non esitate a dirmelo!
Baci e spero a presto!
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