Corro incontro a mio fratello, sono felice di rivederlo. Con lui c'è anche
Bobby.
Sono felice e stanco.
Le ultime ore sono state stremanti: i ragazzi che sono morti, Azazel che ci ha radunati in una specie di reality ad
eliminazione… ho voglia di abbracciare Dean, andare a casa di Bobby e farmi una
birra sul divano di casa sua, mentre cerchiamo di capire le intenzioni del
demone.
La mia testa è piena di pensieri, le mia gambe sono stanche e corrono
lentamente. Mi accorgo troppo tardi dell'uomo dietro di me. È il soldato che è
stato strappato dalla guerra.
Sento qualcosa di freddo e metallico penetrare la mia carne, il respiro mi
si spezza, il dolore è più che atroce, le gambe diventano molli e cedono. La
vista mi si annebbia, vedo Dean che corre verso di me. Impedisce la naturale
caduta del mio corpo, mi sorregge.
«Mi prenderò cura di te»
Sento la sua mano sulla mia schiena, la sua voce sta diventando lontana, la
presa sulle mia spalle, che prima era salda, ora sembra svanire. Il mio corpo
sta diventando pesante, non riesco a mettere a fuoco nulla, non percepisco più
Dean accanto a me.
E' tutto buio ora.
Apro gli occhi, non vedo. Tendo le orecchie, il silenzio è assordante. Cerco
di muovermi ma non percepisco nulla, neanche l'aria. Il panico mi pervade.
Grido il nome di mio fratello, non emetto alcun suono. Dovrei avere il respiro
affannato ma non lo sento, il mio cuore dovrebbe battere più che forte ma è
fermo.
Capisco.
I miei pensieri si bloccano di colpo, sono morto. Non sono dispiaciuto,
almeno non rischierò di diventare un mostro.
Sono preoccupato per Dean. Cosa starà facendo? Come starà reagendo? Cosa
farà d'ora in avanti senza di me?
«Sam»
Qualcuno mi chiama, è una voce che non conosco. Ho paura. Non mi muovo.
«Sam, dobbiamo andare»
Mi allarmo, dove devo andare? Chi è che mi sta chiamando? Mi concentro sulla
voce: non è maschile e non è femminile, non riesco a capire chi o cosa sia. Mi
chiama ancora, decido di muovermi ed andare verso chi mi sta chiamando. Faccio
un passo, due passi... Mi fermo di colpo. Vedo mia madre, è bellissima. I suoi
capelli sono del colore del grano e i suoi occhi verdi, ha indosso una camicia
da notte bianca. Allungo una mano verso di lei, verso il suo viso. Voglio
toccarla, abbracciarla, dirle che mi manca.
«E' colpa tua»
Rimango sbalordito. Il ventre di mia madre si cosparge di sangue, il suo
volto diventa una maschera di rabbia e odio.
«Avrei dovuto abortire! Sono morta per colpa tua, sei un mostro»
Mi sento rompere in miliardi di minuscoli pezzettini. Mia madre svanisce, io
rimango fermo. Mi rannicchio in un angolo, mi tengo la testa tra le mani e
piango, anche se le lacrime non scendono dai miei occhi.
La voce mi chiama di nuovo, dice che dobbiamo andare, che non posso
fermarmi.
Mi faccio coraggio, mi rialzo e proseguo.
Davanti a me un'altra figura femminile. La riconoscerei tra milioni. I suoi
boccoli biondi sono lucenti e morbidi, vorrei poter mettere una mia mano tra
quelle ciocche dorate, stringerle il volto e baciarla ancora una volta. Vorrei
chiederle scusa per non averla salvata, vorrei dirle che la amo da morire. I
dolci occhi da cerbiatta di Jessica, che mi hanno sempre guardato con la
scintilla dell'amore, ora sono freddi, terrificanti.
«Ti odio, Sam! Guarda cosa mi hai fatto!»
Rivedo il momento della sua morte. É tutto come quella sera, solo che sta
volta non c'è Dean a portarmi via di peso. So che devo proseguire, ma non
voglio. Non voglio vedere tutti quelli che sono morti per colpa mia.
«Sammy!»
Sussulto. È la voce di mio fratello. Mi volto nella sua direzione, l'altra
voce continua a chiamarmi, ma non la ascolto più.
Apro gli occhi.
Sono steso su una brandina, Dean mi sta guardando, è più apprensivo del
solito. Mi abbraccia, come se non mi vedesse da secoli. La mia mano si porta
sulla mia schiena, niente ferita. Eppure... Ricordo di essere stato
accoltellato. Non era niente di grave, Bobby mi ha guarito.