- Si, Martine, lo so
che sei la mia migliore amica, e so che ti ferisce il fatto che non
voglia spiegarti perché non riesco a guardare questo film,
che eviti persino di nominarlo. Soprattutto perché ho passato
settimane e settimane rimbalzando per il mondo come una pallina da
ping-pong per dare il mio contributo alla sua realizzazione... So
che intuisci che deve essere successo qualcosa che mi ha ferita
profondamente, anche se non puoi arrivare a capire quanto, perché
prima non mi conoscevi. Prima che partissi per il Marocco,
accettando quella consulenza. Era il mio lavoro allora...niente di
strano in proposito. A volte quando i registi avevano difficoltà
con l'interpretazione degli attori mi chiamavano, sono stata una
grande “motivatrice”, forte dei miei studi in psicologia
e delle mie innate doti di immedesimazione riuscivo a far entrare
nel personaggio chiunque. E con quella produzione Oliver aveva un
mare di problemi... e va bene, va bene...smettila di guardarmi così,
sarà che stasera ho bevuto un po', o forse perché sono
particolarmente triste e vulnerabile, forse perché in fondo
basta fare leva sul mio autolesionismo...ma se proprio vuoi saperlo,
te lo racconterò. Perché ti voglio bene, perché
so che di te mi posso fidare...che ascolterai dall'inizio alla fine
rimanendo in religioso silenzio, troppo terrorizzata dalla paura che
mi blocchi per fare un qualsiasi commento.
- Oliver mi chiamò
che aveva già cominciato a girare, lo sentii abbastanza
preoccupato e decisi di cambiare i miei programmi per raggiungerlo,
ne avevamo parlato e sapevo quanto tenesse a quel film. Quando ebbi
tra le mani il copione capii perché. “E' il rapporto
tra Alessandro ed Efestione che mi preoccupa” mi disse “non
riesco a far ingranare quei due, sono bravi, ma manca qualcosa.
Voglio che si immergano totalmente nella parte, voglio che diventino
letteralmente i loro personaggi, ma non ce la faccio a gestirli
insieme dovendo star dietro a tutto. Stavo pensando che potresti
occuparti di Efestione, qui in Marocco abbiamo solo una scena
importante con loro due, le altre, quelle davvero difficili le
gireremo tra qualche settimana a Londra. Credi di potercela fare?”
“Dovrò studiare il personaggio” risposi “E
cercare di entrare in comunicazione con l'attore che lo
interpreta...comunque ci proverò”. “Vieni sul set
domani ed osservalo tu stessa” concluse.
- Non puoi
immaginare il caldo terribile che c'era nel deserto, Martine, di
certo non invidiavo chi doveva recitare per ore sotto il sole
cocente con le armature indosso. Ma ancora erano tutti abbastanza
carichi, l'esaurimento e la stanchezza sarebbero arrivati più
tardi.
- Quello che mi
colpì all'inizio di lui, professionalmente, fu il suo
comportamento. Se ne stava un po' discosto dagli altri, come se
quello non fosse del tutto il suo posto, era silenzioso, pensieroso,
triste...quasi. Mi chiesi se quello fosse realmente lui o il suo
personaggio. Perché Efestione restava sempre e comunque
vicino ad Alessandro, ma un po' in disparte. Pronto a sostenerlo
non appena l'avesse cercato con lo sguardo...e non è che
avesse molto in cambio, a dire il vero. Questa prospettiva avrebbe
intristito chiunque.
- Dopo le
esperienze che ho fatto posso affermare che il lavoro dell'attore ti
distrugge, se lo fai bene. Voglio dire: o hai sempre il solito
personaggio commedia dopo commedia e lo porti avanti, o hai delle
parti difficili, intense...e allora devi essere una persona
veramente forte ed equilibrata, o essere un totale incosciente, per
sopravvivere...
- Ah, gli
attori...mi piaceva lavorare con loro, la maggior parte delle volte.
Erano così ricettivi, plasmabili. Oddio! Alcuni erano così
ignoranti che praticamente dovevo esprimermi a gesti ed urlargli
contro...ma alla fine capivano. Ma quando ne trovavi uno con
un'intelligenza superiore alla media da non essere incosciente, e
ancora non abbastanza forte per aver trovato il suo
equilibrio...allora diventava dura. Perché sapevi che gli
avresti fatto sicuramente del male, sapevi che avresti dovuto
essere inesorabilmente crudele per trovare ed estirpare quelle
emozioni, quelle reazioni...per far si che dessero il meglio. E a
volte in questi casi, ma per fortuna è raro, può
succedere che quello che cerchi di tirar fuori in loro ti rimbalzi
addosso, e che nel gorgo, giù nel buio delle emozioni, ci
finisca anche tu. È un po' come quella frase di Nietzsche,
no? “Chi pratica i mostri deve fare attenzione a non
diventare un mostro, perché se scruti l'abisso, anche
l'abisso scruterà dentro di te” .
E quando Oliver mi presentò Jared la prima volta, quando lo
guardai negli occhi, ebbi subito la percezione che non sarebbe stato
piacevole fare quello che mi accingevo a fargli. Quello che non
avevo capito fu quanto tutto questo sarebbe stato duro per me,
quanto sarebbe stato spaventoso per me vivere Efestione attraverso
di lui.