frozen
Alyssa
raggiunse la zona adibita a bar e chiese alla barista bionda un bicchiere
d’assenzio, per poi voltarsi a guardare la buffa folla che la circondava: umani
travestiti da vampiri, che idiozia! Se avessero almeno avuto un’idea vagamente
realistica dei suoi simili la cosa sarebbe risultata quantomeno accettabile, invece
quegli sciocchi indossavano abiti sfarzosi e assumevano un atteggiamento
forzatamente cupo e misterioso, che per nulla rispecchiava la natura della
maggior parte dei vampiri.
Sarebbe
stato bello credere nell’acquisizione di un qualche fascino tenebroso dopo la
vampirizzazione, ma Alyssa sapeva fin troppo bene che non era così, non si cambiava
quasi per niente. Si restava semplicemente intrappolati in un’età della propria
esistenza per tutta l’eternità, si era costretti a evitare la luce del sole e
nutrirsi diventava decisamente più complicato. Bell’affare.
La
giovane ringraziò la barista, che le stava porgendo un bicchiere in cristallo
ricolmo di un liquido verde sporco, e si diresse verso un divanetto. Imprecò
tra sé un paio di volte, dato che era sul punto d’inciampare nella pomposa
gonna in seta verde smeraldo del suo abito: apprezzava il fatto che Helena
l’avesse spinta a uscire, d’altro canto era quasi un mese che non si
avventurava fuori dal loro rifugio, ma non capiva perché la sua amica l’avesse
trascinata a una pagliacciata simile. Vedere tutte quelle persone fingere di
essere qualcosa che in realtà non erano la faceva stare male, veramente male.
***
Dopo
l’incidente con Manuel, Helena aveva fatto il possibile per starle accanto,
affittando un piccolo appartamento in cui le due si erano potute rifugiare e
trascorrendo con lei la maggior parte delle notti, evitando persino di uscire a
cacciare. La vampira bionda aveva fatto del suo meglio per non lasciare sola
Alyssa, ma dopo tre settimane trascorse a nutrirla grazie alle sacche di sangue
che conservava per realizzare i suoi cocktail all’assenzio, non aveva più
resistito ed era andata a procurarsi del sangue fresco.
Solo
quando era rimasta sola, Alyssa era riuscita ad alzarsi dal letto in cui
giaceva da quasi un mese e si era diretta verso il piccolo bagno
dell’appartamento. Aveva riempito la vasca di bagno con calma, per poi
immergersi nell’acqua bollente. O meglio, l’acqua era sicuramente bollente, ma
lei non lo sentiva.
Era
scivolata sott’acqua e aveva trattenuto il respiro, senza sentirsi male per la
mancanza d’aria. Era rimasta lì per molto tempo, dando finalmente ascolto allo
strano disagio che avvertiva dal giorno dell’incidente farsi largo dentro di lei
e prendere delle sembianze più concrete.
Fu
quando emerse dalla vasca e si sedette sul bordo che finalmente capì con
chiarezza ciò che le stava accadendo: da quando aveva undici anni aveva sempre
amato uscire dalla vasca da bagno e oziare qualche istante sul bordo della
stessa, rabbrividendo e facendosi venire la pelle d’oca, per poi placare
l’umida sensazione di freddo con l’aria calda del termoventilatore e il caldo
abbraccio dell’accappatoio. Ora, invece, non sentiva più nulla, assolutamente
nulla.
Nessun
brivido.
Nessuna
pelle d’oca.
Niente.
Solo
l’insensibilità di un corpo freddo e ormai privo di vita. In fondo era questo
che era realmente, soltanto che si era ostinata a negarlo per tutti quegli
anni, rifugiandosi nell’inutile illusione di essere rimasta più umana dei suoi
simili. Tutte bugie: era una vampira e ora comprendeva, forse per la prima
volta, che cosa significava in realtà.
Non
sollevò nemmeno lo sguardo per cercare il suo riflesso nello specchio, sapeva
che non l’avrebbe trovato. Si limitò a togliere il tappo della vasca e a raccogliere
le gambe al petto, restando in silenzio ad ascoltare il familiare rumore
dell’acqua che defluiva placidamente nello scarico.
***
Helena
sospirò, notando Alyssa seduta sul divanetto, persa nei suoi pensieri come
spesso accadeva nelle ultime settimane. Qualcosa nella sua giovane amica era
cambiato, se n’era accorta fin troppo bene: era diventata incredibilmente
silenziosa e il suoi occhi azzurri erano diventati gelidi, privati di quel bagliore
di vivacità che aveva sempre contraddistinto la sua compagna di viaggio.
Maledetto
Manuel, maledetto lui e tutti gli uomini! Aveva sinceramente sperato che quella
festa, dove tra gli esseri umani si nascondeva persino qualche vampiro in
incognito, avrebbe messo a proprio agio Alyssa e l’avrebbe invogliata a
cacciare, mentre ora la sua amica sembrava ancora più triste di prima,
rifugiata in quell’ostinato e apatico silenzio.
Facendosi
largo tra la folla danzante, Helena raggiunse rapidamente l’amica e si sedette
al suo fianco, senza accorgersi che qualcuno, seduto all’angolo bar, la stava
osservando con un sadico sorriso sul volto.
“Non
ti andrebbe di concedere un giro di valzer a una vecchia amica?” domandò Helena,
sorridendo alla ragazza dai capelli corvini, che si limitò a scuotere
silenziosamente la testa.
“Non
sarei mai in grado di farti ai partner, non riesco nemmeno a camminare con
questo vestito!” si giustificò dopo qualche istante.
“Ehi!
Stai forse offendendo il vestito che ti ho fatto con tanto amore?” domandò la
vampira bionda, fingendosi ferita nell’orgoglio. Riuscì nel suo intento, dato
che Alyssa non riuscì a trattenere un sorriso alla vista del suo finto broncio.
“Coraggio,
vampiretta! Ti ho portata con me per farti cacciare, non per restare in
disparte a guardare tutta questa carne fresca imitare noi vampiri!” disse
Helena, dando un affettuoso colpetto sulla spalla alla sua amica, che finse un
gemito di dolore.
“Grazie,
non so cosa farei senza di te!” la ringraziò Alyssa, una volta alzatasi dal divanetto.
“Probabilmente
saresti morta di fame, ecco tutto.” sentenziò l’altra, facendole l’occhiolino.
Mentre
si metteva alla ricerca di una possibile preda, Alyssa non poté fare a meno di
notare Helena che avanzava verso un bel giovane. Sapeva che non sarebbe mai
stata come lei, le bastava osservarla camminare con grazia nonostante il suo
vestito blu fosse ben più ampio del suo, senza contare il lunghissimo strascico,
e notare come molti degli sguardi dei presenti, umani e non, fossero puntati su
di lei. Eppure non riusciva a essere invidiosa, perché sapeva che a Helena
quelle attenzioni non importavano e mai le sarebbero importate, l’unica cosa
che contava per lei era la sua amicizia e nell’ultimo mese lo aveva dimostrato
ogni singolo giorno.
Sorridendo,
la giovane vampira mosse qualche passo verso un uomo dai lunghi capelli biondi,
quando venne interrotta da un leggero tocco sulla spalla scoperta. Si voltò e
vide un meraviglioso sconosciuto alto, slanciato e dai magnetici occhi
turchesi: era un vampiro, senza ombra di dubbio.
“Mi
concede questo ballo, mia cara?”
L’angolo
dell’autrice
Buonsalve,
miei cari! Eccomi di ritorno con una minilong che porta avanti la mia serie Sanguis meus tibi non iam perbibendus sit. Da questo “episodio” in poi i vari
racconti della saga non saranno più leggibili a sé e finalmente avranno una
qualche sequenza logica e forse c’è qualche speranza in una trama articolata
con un finale sensato… almeno credo. Il fatto che Helena ami bere sangue umano
mischiato ad assenzio viene detto nella one-shot Angel Face.
Aspettatevi
aggiornamenti in tempi brevissimi, dato che questa storia partecipa al contest
di _Aras_ E tu chi scegli? indetto sul
forum di Efp e devo pubblicare l'ultimo capitolo entro sabato!
A
prestissimo,
Carmilla Lilith.
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