Piccola premessa: Questa minilong di appena tre capitoli è
il seguito della mia os Let me go contenuta nella raccolta scritta per
la thadastian week di novembre, Give me love, che è
piuttosto indispensabile aver letto per capire il resto della storia e
che trovate qui. http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2277281
Molti di voi mi hanno fatto sapere come pensavano che sarebbe
finita quella storia e mi hanno chiesto di conoscere anche la mia
versione dei fatti. Eccola.
Come sapete io non ci vado leggera con l'angst, per cui siate pronti a
tutto, ma veramente.
Come mio solito in questa ff sarà presente anche un po' di
Klaine. Per la loro storia mi sono ispirata alla reale storia d'amore
avvenuta tra due personaggi davvero imbarcati sul Titanic e
innamoratosi contro i pregiudizi dell'epoca. Quella
tra il Maggiore Archibald Butt e il pittore Francis Millet è
una delle storie d'amore naufragate sul Titanic, infatti. Entrambi
purtroppo morirono la notte del 14 aprile 1912 a bordo del
transatlantico.
Pronti per questo viaggio?
Buona lettura.
01. Il titanic
10 aprile 1912
La nave era anche più grossa di quanto Thad avesse
immaginato. Molto più grossa.
Lì, ancorata al molo, la gente di sotto che
salutava i suoi cari saliti ormai a bordo, immersa nel viavai di auto e
facchini, riluceva sotto il caldo sole di aprile e sembrava un gigante
di ferro .
Non era la prima grossa nave che vedeva, eppure c’era
qualcosa, in essa, che riusciva a lasciarlo comunque senza
fiato.
Il viaggio più lungo lo aveva fatto sulla Mauritania.
Quattordici giorni, partendo dalle coste inglesi di
Liverpool, attraversando tutto l'Atlantico verso
ovest.
La Mauritania era conosciuta, con la gemella Lusitania, come la
più veloce e imponente di quegli anni. Fino a quel momento,
almeno.
Il gioiello, che Thad stava guardando a bocca aperta per lo
stupore, il Titanic, era sicuramente più grosso e, da quello
che si diceva, più veloce di entrambe quelle navi.
"Chiudi la bocca, Harwood. O un intero esercito di moscerini ci
passerà attraverso" esordì una voce divertita
dietro di lui, e Thad ripiombò sul molo di South Hampton, e
nel suo personale incubo, in un attimo.
Cercava di pensarci il meno possibile. A ciò che era
successo, e a quello che sarebbe accaduto quando fossero arrivati in
America. Ma quando sentiva la sua voce, o vedeva il suo volto,
ripiombava nel tormento.
Erano passati solo quattro giorni del resto.
"Tutto bene?" gli chiese ancora il suo signore, Sebastian, quando gli
fu vicino. Aveva usato quel tono caldo e intimo, quello che usava
sempre quando erano da soli e si concedevano di tenersi la mano,
guardarsi negli occhi e parlarsi come pari e non come servo e padrone.
"È stupenda, signore" rispose semplicemente Thad,
perché, quando si trovavano in mezzo alla gente,
lui era questo, un servo. E sembrava essere l'unico a
ricordarsi che c'erano delle regole da rispettare, e delle
distanze da mantenere. Sopratutto adesso. Ma del resto, tra i
due, era lui che aveva sempre rischiato di più, e
quindi era anche quello più cauto.
"Thad..." cominciò a dire il suo Lord, ma uno dei facchini
della nave si fece sotto, per chiedere loro se serviva aiuto con i
bagagli, con il massimo dell’affettazione. Faceva questo
effetto a chiunque, Sebastian Smythe. Se il suo volto non fosse
già stato piuttosto noto, sarebbero bastati i suoi abiti e
le sei automobili, con cui erano entrati nel porto, per fare
capire a chiunque che era ricco.
Thad sembrava essere il solo a vedere la persona che stava dietro a
quei soldi.
E sembrava essere il solo a dispiacersi del fatto che, dal matrimonio,
avvenuto ben quattro giorni prima, quello fosse il primo vero momento
che passava così vicino a Sebastian.
Non era stato chiamato durante quelle notti. E non aveva trovato
nessuno ad attenderlo in camera sua alla fine del suo lavoro.
Sapeva cosa ciò volesse dire, ed era preparato a vederlo
succedere, perché quello era il compito di Lord Smythe e,
all' inizio, quando era ancora nella casa di suo padre, avrebbe dovuto
salvare le apparenze.
Ma faceva male lo stesso.
Faceva male pensare che forse per Sebastian non era poi così
brutto sostituire il calore del suo corpo con un corpo diverso,
così come lo era per Thad. Faceva male avere la
certezza che, tra i due, lui fosse stato, di sicuro, il solo a passare
quelle notti solitarie a piangere per ciò che aveva perso.
Faceva ancora più male pensare che, di lì a pochi
giorni, niente di tutto ciò sarebbe più
stato un problema per lui.
Non più.
"Non mi sembra questo granché. Non capisco di cosa la gente
si stupisca." Una voce femminile irruppe nei pensieri di
Thad, sovrastando il rumore della banchina e della nave stessa, che
ogni tanto suonava il suo richiamo per far salire i passeggeri a bordo.
Lady Lopez, ora Lady Smythe, non era quella che si sarebbe detta una
donna raffinata, dato che aveva una grossolanità, nei modi,
che nemmeno le migliori scuole femminili di Londra avevano saputo
stemperare; ma di sicuro era una delle donne più belle che
Thad avesse mai visto in vita sua.
Pelle ambrata, un corpo sinuoso, capelli neri e lucenti che catturavano
i riflessi del sole e un viso praticamente perfetto. Gli uomini, che
sulla banchina stavano svuotando le macchine dei loro padroni, per
portare i bagagli sulla nave, non le toglievano gli occhi di dosso,
mentre camminava lentamente verso Sebastian con al fianco la sua
domestica privata, Miss Pierce.
E lei ne era consapevole, si vedeva.
Le piaceva essere sfoggiata, gli aveva detto Sebastian durante una
delle loro notti rubate prima del matrimonio. Le piaceva l'idea che la
gente parlasse di suo marito non solo per il suo successo
negli affari, ma anche per la bella moglie che era riuscito a
conquistare. Era uno dei motivi per cui l'aveva scelta.
E Lady Lopez sembrava davvero fiera del fatto che il suo unico compito
fosse farsi guardare.
"Credo che la vera sorpresa del Titanic sia al suo interno. Secondo
esperti del settore, è molto più lussuoso di ogni
nave esistente, e anche più veloce. La gente
parlerà sicuramente molto di questa nave" le rispose
Sebastian con quel tono, fintamente dolce, che riservava sempre alla
donna.
Apparenze.
Thad sapeva che Sebastian provava ammirazione e rispetto per la donna.
Sapeva anche che, per quanto dicesse il contrario, in
realtà non era così infastidito dall'averla
vicino. Lo leggeva nel suo sguardo quando la guardava, e lo
coglieva nei suoi gesti spontanei verso di lei. Un interesse latente
che faticava a tener nascosto.
Sebastian era attratto da Santana Lopez.
Sarebbe stato felice con lei quando Thad fosse sparito. E forse un
altro amante avrebbe scaldato il suo letto quando si fosse annoiato.
Thad doveva pensare a se stesso, perché lui era l'unico ad
avere un cuore davvero spezzato, l’unico a cui tutto era
stato tolto.
"Se lo dici tu, mio adorato. Thad, fai portare i nostri bagagli in
cabina" comandò poi Lady Santana guardando altezzosa l'uomo.
"Cara, ti ho già detto che il mio domestico personale non
è qui per occuparsi di questo genere di cose. Per questo
c'è il resto della servitù" la
redarguì Sebastian con tono contrariato.
"Lo capisco. Ma lui è qui, e non sta facendo nulla.
Perciò può occuparsi almeno della disposizione
dei bagagli, e badare che nessuno di questi giovinetti rovini nulla, ti
pare?"
"Certo Milady" disse Thad facendo un breve inchino, sovrastando
Sebastian che stava per ribattere di nuovo contro la moglie. Senza
guardarlo in volto poi, si rivolse ai facchini della nave che
attendevano un comando, e disse loro cosa prendere e in quali
cabine della nave sistemarlo.
Sebastian faceva di tutto per fargli sentire che nulla era cambiato. E
che, anche se da quattro giorni era sposato, lui era ancora il vecchio
Sebastian, il Sebastian che amava passare pomeriggi interi con lui a
parlare di arte, e che la notte, nel silenzio della propria
camera, sapeva amarlo con tutto se stesso.
Solo che non lo era. Non era più quel Sebastian, non era
più il suo Sebastian. Era un uomo che presto avrebbe avuto
dei figli a cui badare, perché questo gli imponevano
le regole della società. Le regole del suo mondo.
Un mondo che non era di Thad. E di cui presto non avrebbe fatto
più parte.
*****
Sebastian era fiero di aver scelto, per la sua luna di miele, il
viaggio inaugurale di una nave come il Titanic. Ne aveva parlato per
giorni a Thad dopo l’acquisto dei biglietti.
Sarebbe stato un caso dentro il caso. Il ricco ereditiere del grande
impero Smythe che arrivava in America, con la giovane moglie, a bordo
di una nave destinata a stracciare ogni record finora detenuto dalla
marina.
Sì, era fiero della sua scelta.
E Thad ne capiva il motivo.
Mentre lo osservava muoversi sul ponte personale della sua cabina, in
compagnia di un ufficiale, per ispezionare la vista e accertarsi
che tutto fosse di suo gradimento, riconosceva il
suo sguardo compiaciuto, e se ne sentiva partecipe.
Non importava cosa il viaggio significasse per lui. Per Sebastian era
un nuovo inizio. E di questo era felice.
Lo era sempre quando poteva condividere un successo dell'uomo. Ma lo
era, anche e soprattutto, nel sapere che forse tutto ciò lo
avrebbe aiutato a sopportare meglio il distacco da lui.
Ammesso che ciò gli fosse pesato.
La cabina in cui si trovavano era quanto di più lussuoso
Thad avesse mai visto in vita sua. Dotata di salottino e ponte
personale. Era, in pratica, grande quanto la casa in cui Thad era
cresciuto prima di trasferirsi dagli Smythe. E
comunicava con quella di Lady Lopez tramite una
porta.
Intimità discreta.
Thad dormiva sul ponte inferiore, invece, in una cabina egualmente
lussuosa, anche se un po' più piccola, vicino a Lady Pierce,
la dama di compagnia di Lady Lopez.
Eppure non avrebbe potuto essere più lontano da Sebastian.
Perché la loro non era una distanza calcolabile in metri.
Quanto, casomai, in sentimenti.
Inutile negarlo.
Mentre la nave lentamente usciva dal porto e si allontanava da South
Hampton, Thad seguiva con lo sguardo Sebastian, in movimento
su quel ponte, in attesa che si accorgesse che era entrato per avere
nuovi ordini, e ascoltava l'ufficiale snocciolare le qualità
di quella nave. Thad si chiedeva perché un ufficiale, e non
un inserviente, si occupasse di quello.
Sebastian sembrò leggere nella sua mente quando, voltandosi
verso di lui, e vedendolo in attesa, dopo avergli sorriso, come faceva
ogni volta che lo vedeva dopo un distacco, che fosse breve o lungo, gli
disse: "Thad, ti sei sistemato? Bene. Questo è Kurt Hummel.
Hummel è un mio caro amico di infanzia. Abbiamo fatto la
scuola insieme a Cambridge. Io poi sono entrato negli affari e lui si
è arruolato in marina."
"Come mio padre prima di me e come mio fratello" sentenziò
l'uomo che, togliendosi il cappello, porse la mano a Thad e si
presentò. "Kurt Hummel. Per ogni cosa chiedete pure a me."
"Molto gentile, signore" disse Thad, come voleva l'etichetta, ma fu
ripagato da una risata divertita dagli altri due uomini.
Notò allora che quell’Hummel sembrava troppo
delicato e molto giovane. Troppo, per essere già un
ufficiale.
"Kurt è un buon amico ed è come noi, Thad. Per
cui non devi essere cerimonioso con lui." Gli spiegò
Sebastian che un po' confuse Thad, il quale si limitò a
sorridere e a fare un cenno di assenso, onde evitare brutte
figure. Avrebbe chiesto delucidazioni per le sue parole,
quell’ "è come noi", quando fosse rimasto da solo
con Sebastian.
Era più sicuro.
"Bene, presto dovrò tornare al mio posto, la nave
sarà in mare aperto a breve e dobbiamo preparare
tutto per stasera, quando imbarcheremo gli altri
passeggeri da Sherborne. Per cui, se tu e la tua signora
volete fare quel famoso giro della nave, il momento migliore
è ora. Vi aspetto di sopra. "
"Sì, grazie Kurt" disse Sebastian che aspettò che
l'uomo fosse rientrato nella cabina, e sparito dalla sua vista, per
afferrare Thad per un gomito e portarlo lontano dalle porte finestre da
cui i camerieri, che dentro stavano ancora portando e sistemando i suoi
bagagli, avrebbero potuto vederli.
Poi lo spinse contro il muro e, senza dire nulla, assalì le
sue labbra con un bacio caldo e umido.
Le ginocchia di Thad cedettero all'istante, e sarebbe caduto se le mani
dell'altro non fossero state premute, possessive, sulla sua vita, a
tenerlo ben pressato tra il muro e il corpo di Sebastian.
Erano giorni che l'altro non gli stava così vicino. E,
contrariamente a quanto Thad aveva pensato, o forse sperato, il suo
profumo non era cambiato diventando quello di un altro. Il suo tocco
non si era fatto più freddo, anzi, se possibile, era ancora
più possessivo. E il modo in cui lo baciava era ancora come
una tortura per Thad. Una lunga, dolce, lenta, tortura.
Quando Sebastian si staccò dal bacio, gli sorrise e
sussurrò: "Ciao".
"Ciao" rispose scioccamente Thad, gli occhi persi in quelli dell'altro,
che si erano fatti più scuri per il desiderio.
La voglia che tratteneva da quasi una settimana, e il bisogno
di sentire di nuovo le mani dell'altro su di sé, presero il
sopravvento su tutto. Anche sul suo istinto di sopravvivenza.
Quell’istinto che gli diceva che, più stavano
lontani l’uno dall’altro, più facile
sarebbe stato dirsi addio. Lo stesso che subito ricordava a Thad che
però, forse, prendersi un nuovo attimo, un semplice momento
di passione col suo padrone, avrebbe potuto mandarlo avanti quando
sarebbe stato da solo. Tutto solo. Lontano da lui.
Quella indecisione, che lo rendeva debole e plasmabile dal suo stesso
desiderio, era proprio ciò che Thad non poteva
permettersi di provare, non in quel momento in cui la cabina, a pochi
metri da loro, era piena zeppa di persone che entravano e uscivano,
spostandosi tra la sua cabina e quella di Lady Lopez.
Così, per distogliere l'altro, e se stesso, da fin troppo
chiare intenzioni, chiese con voce non tanto ferma: "Cosa intendevi
prima con "Kurt è come noi”?"
Sebastian fu sorpreso da quella domanda ma, sentendo un rumore
più forte provenire da dentro, sembrò ricordarsi
dove fossero e cosa stava accadendo intorno a loro, e si
staccò da Thad, allontanandosi.
Il freddo che colpì Thad a quel distacco fu immediato ma,
ricomponendosi a sua volta, cercò di non darci troppo peso.
Avrebbe dovuto farci l'abitudine del resto, perché tra pochi
giorni avrebbe dovuto fare a meno del calore di Sebastian per il resto
della sua vita.
Dio, come avrebbe potuto fare?
Sebastian guardò dentro per assicurarsi che
nessuno li ascoltasse e poi, voltandosi di nuovo verso Thad,
chiese: "Ricordi i due mesi che ho passato a Londra quando avevo 16
anni?"
E sì, Thad ricordava quel periodo. Lo ricordava
dolorosamente bene anche se erano passati ben 10 anni. Il periodo
più lungo passato lontano da Sebastian, che a quel tempo era
solo un padrone e un amico per lui. Il migliore, ma un amico e nulla
più. Fu, anzi, in quei mesi di distacco che Thad
cominciò a pensare di essere forse troppo attaccato al suo
padrone. E di provare per lui un sentimento che trascendeva l'affetto,
il rispetto, e il senso di obbligo dovuto dalla sua posizione.
"Fui ospitato a casa degli Hummel in quel periodo. Passavo molto tempo
con Kurt ed ebbi modo di conoscere anche alcuni suoi amici. Alcune sue
abitudini." Continuò Sebastian ammiccando verso di lui.
"Non ti seguo" disse Thad, quando l’altro si sedette al
piccolo tavolino posto fuori, e prese a prepararsi una sigaretta al
mentolo, le uniche che fumava.
"Sai che Kurt è sposato e ha due figlie femmine?" chiese
Lord Smythe, cambiando del tutto discorso. Thad faceva onestamente
fatica a stargli dietro, o a capire dove volesse andare a parare, ma
comunque rispose: "No, certo che non lo sapevo, l'ho appena conosciuto."
"Beh, lo è. È sposato da cinque anni con la
figlia di un banchiere, un americano. Si chiama Quinn Fabray, suo padre
è piuttosto noto nell'ambiente. Comunque è
sposato, ha due figlie, e una relazione clandestina. Che va avanti da
tutti questi anni.”
“Capisco” sussurrò Thad, anche se in
realtà non capiva per nulla. Non era una novità
per nessuno che un uomo sposato potesse avere una tresca,
nell’ambiente di Sebastian. Molte volte i matrimoni, in
quell’ambiente, erano fatti per questioni
di interesse e affari, non per vero
affetto, e non era poi così strano che, nel letto di un
uomo, entrassero altre donne oltre alla moglie.
“La relazione in questione, Hummel ce l’ha con un
altro uomo. Un artista delle sue parti. " Disse poi Sebastian, e
finalmente Thad comprese.
Oh. Era dunque quello il punto?
“Ovviamente non è una confidenza che lui mi fece a
cuor leggero. Diciamo che lo sorpresi in atteggiamenti intimi nel
capanno della sua famiglia con questo ragazzo. Lui mi chiese,
ovviamente, di mantenere il segreto e, quando giurai che lo avrei
fatto, mi rivelò tutto. Quando ho iniziato la storia con te,
mi sono confidato solo con lui. Perciò ti dico che non devi
essere cerimonioso in sua presenza. Sa tutto di te. Di noi. Lui ci
capisce, Thad.“
Il che poteva anche essere una grande cosa ma, a dire il vero, era Thad
quello che non capiva. Perché Sebastian gli parlava di
questo Hummel soltanto adesso? Perché gli aveva confidato
tutto senza farne parola con lui? Thad si fidava del giudizio di Lord
Smythe e, se lui diceva che di qualcuno ci si poteva fidare, di sicuro
era così. Eppure, non poteva fare a meno di sentirsi
infastidito dal fatto di non essere stato tenuto al corrente di un
segreto come quello. Che infondo lo riguardava eccome.
"So che durante la cena di questa sera non sarai seduto con noi al
tavolo di John Jacob Astor ma, se passi dalle parti della sala, osserva
l'orchestra. Nella fattispecie, il ragazzo che suona il violoncello. Si
chiama Blaine Anderson, ed è lui, l'amante di Kurt."
Thad non sapeva che dire a quella ennesima rivelazione,
perciò non disse nulla. Il fatto che altri fossero nella
loro condizione, e la portassero avanti da anni, non faceva nessuna
differenza per lui. Ma adesso cominciava forse a capire per quale
motivo Sebastian avesse insistito a portarlo con sé
in luna di miele, pur sapendo che dolore tutto ciò
gli avrebbe provocato.
Voleva mostrargli una coppia che faceva funzionare le cose. Magari
presentargli questo Anderson, per fargli recitare il mantra in cui
diceva a Thad che il dolore era tanto, ma si sopportava se si credeva
nel sentimento.
Sarebbe stato nel suo stile.
Sebastian Smythe otteneva sempre quello che voleva, in un modo o in un
altro.
Peccato che Thad avesse già pensato a diverse soluzioni, che
includevano anche quella che gli stava presentando adesso il suo
signore, e avesse capito semplicemente di non essere il tipo che poteva
sopportarle. Non lui.
"Non poteva farlo salire su questa nave come suo cameriere personale
perché, agli ufficiali di bordo, non è permesso
averne uno, quindi ha dovuto trovare per lui un altro impiego. Il
ragazzo, tra le altre cose, sapeva suonare diversi strumenti, quindi
eccolo qui. Un membro dell'orchestra della nave. E questo escamotage
gli consentirà di passare dei mesi lontano dalla moglie di
Kurt, e vicini l'uno all'altro. È fattibile"
continuò Sebastian, alzandosi e avvicinandosi di nuovo a
Thad che, presa la giacca che l’altro gli porgeva,
lo aiutò a indossarla. "Se si vuole restare insieme,
è fattibile. Se ami, sopporti anche questo. Anderson lo fa
da 10 anni."
“È sposato anche lui?” chiese Thad,
mentre lisciava le spalle della giacca del Lord per far sparire le
pieghette che si erano formate.
“Anderson? Non che io sappia, ma cosa c’entra
questo?”
“Potrebbe sposarsi anche lui, no? Mettere su famiglia e fare
dei bambini. Porterebbe avanti il ruolo prefissato per lui in questo
mondo, e potrebbe comunque continuare a vedere il suo uomo di nascosto,
come di sicuro faranno adesso. Darebbero ancor meno
nell’occhio, direi, anzi. E potrei farlo anche io. Trovarmi
una brava moglie e sfornare con lei un paio di
marmocchi”continuò Thad, facendo voltare Sebastian
verso di sé per sistemargli la cravatta. Cercò di
ignorare lo sguardo alterato che l’altro gli stava rivolgendo
ma, se era di quello che dovevano parlare, se dovevano fingere che una
soluzione ci fosse, e fosse facile per tutti e due, tanto valeva
esporre le cose per quelle che erano. “Diventerebbe
impossibile per te raggiungermi di notte ogni volta che volessi, ma
potremmo sempre trovare il nostro piccolo, segreto, nido
d’amore. Accontentandoci l’uno delle briciole
dell’altro, come probabilmente fanno questo Hummel e questo
Anderson.”
“Thad, perché devi sempre complicare
tutto?”chiese Sebastian portando le mani sopra le sue, per
fermare i suoi movimenti nervosi. Thad, con uno scatto, le
liberò dalla presa e poi lanciò uno sguardo
nervoso verso l’entrata della cabina. Nessuno prestava
attenzione a loro, ma ciò non significava nulla. Dovevano
essere più cauti.
“Le serve altro signore, prima di cena?” chiese poi
alzando la voce e tornando al suo modo affettato di rivolgersi
al suo padrone in pubblico.
“Testardo” lo sentì sussurrare
con rabbia. Poi Sebastian aggiunse, alzando la voce a sua
volta: ”No Harwood. Questa sera dopo cena sarai libero. Non
serve che ti faccia trovare nelle mie stanze per concordare i dettagli.
Ne riparleremo domani.”
I dettagli di cosa, restava un mistero per Thad, era certo solo che
Sebastian gli stava dicendo che nemmeno quella notte avrebbero potuto
essere soli.
E andava bene così.
Thad avrebbe afferrato ogni attimo che avesse potuto avere con
Sebastian, se ci fosse stato. Ma, se il suo signore aveva
intenzione di privarlo anche di quelli solo per punirlo della sua
testardaggine, Thad ne avrebbe fatto a meno. Non avrebbe cambiato idea.
Non stavolta.
Perciò “Come volete signore” disse e,
dopo un inchino, uscì dalla cabina di Sebastian, non
voltando più lo sguardo dietro di sé.
Si sarebbe dovuto abituare anche a questo.
*****
Il ponte era come tutto il resto della nave.
Grande, imponente, lussuoso.
Persino immerso nella notte ormai calata, nel silenzio,
eccetto per il rumore del mare, e nel suo essere privo della
vita che vi scorreva durante il giorno, lo era. Forse persino di
più.
Thad lo percorreva stringendosi nel cappotto e cercando un posto dove
sedersi per poter fumare in pace.
Dopo la cena, Sebastian si era ritirato con Hummel e altri ufficiali
della nave, per parlare di chissà cosa, e lui era libero
fino alla mattina seguente. Non sperava certo che la nuova routine di
Sebastian avrebbe cambiato rotta proprio quella notte, su quella nave.
Non certo quando Thad stesso lo aveva fatto arrabbiare, e la sua cabina
era praticamente adiacente alla suite della moglie, e quella
di Thad, invece, alla cabina della sua dama di compagnia.
Troppi rischi.
Sebastian continuava a dire che a lady Lopez non importava nulla di
quello che faceva quando non era con lei, eppure Thad era piuttosto
certo che, se avesse scoperto che il marito andava a letto con un uomo,
la cosa non le sarebbe andata poi così a genio.
Paradossalmente, avrebbe potuto forse sopportare mille
avventure con diverse donne, ma non avrebbe mai retto a quell'affronto.
Ci sono scandali che nemmeno i soldi possono aiutarti a superare.
Quando raggiunse il “ponte A”, Thad procedette fino
alla coda della nave. Non conosceva i nomi tecnici delle parti di
quella meraviglia. Ma quella mattina, giù in terza classe*,
dove Thad era andato a curiosare giusto per capire che ambiente fosse
rispetto alla prima classe, e se sarebbe stato più adatto a
lui, recluso in seconda quando non era con Sebastian, c'erano stati due
ragazzi, un americano e un italiano, che avevano detto di aver visto
dei delfini viaggiare con la nave, e Thad era curioso di vedere se
avrebbe assistito a uno spettacolo simile anche lui.
Il mare era buio ma le luci della nave, forse, erano sufficienti per
poter vedere qualcosa, se qualcosa c'era. E poi tutto, anche il freddo
pungente della notte, era meglio che tornare nella desolazione della
sua piccola cabina, ben sapendo che, a soli pochi metri di distanza,
Sebastian dormiva, respirava, e forse amava qualcuno che non era lui.
Per dovere, o per piacere che fosse, a Thad non interessava.
Il suo dolore non era mitigato in alcun modo dalle motivazioni che
giustificavano le azioni di Sebastian.
Salendo alcuni scalini, si trovò proprio sulla punta della
prua e, quando stava per fare un ulteriore passo
avanti, udì una risatina. Automaticamente, senza
nemmeno sapere perché, si nascose dietro l'angolo che
portava all'interno del ponte principale e da lì alla sala
si lettura e soggiorno della prima classe.
Sporgendosi, si trovò davanti a una scena che mai si sarebbe
aspettato.
Kurt Hummel era appoggiato al muro, nell’angolo nascosto da
occhi indiscreti, tolti quelli di Thad, e un giovane uomo gli stava
praticamene addosso. Si baciavano. E quando l’uomo si
staccò dall’ufficiale Thad, riconobbe il giovane
violoncellista della banda, quello che Sebastian gli aveva indicato
come Blaine Anderson.
A un tratto, le parole che il suo signore gli aveva detto ebbero
improvvisamente un senso.
Hummel aveva fatto imbarcare il suo amante per potersi concedere con
lui dei momenti come quello, lontano da tutto e
tutti.
Una vita clandestina. Ma una vita insieme.
Dieci anni sembravano così tanti. Ma momenti come quello,
rubati alla vita, sembravano enormente più
importanti di tutto il resto.
Improvvisamente a Thad venne voglia di chiedere ad Anderson come
facesse a sopportare l’idea che altri mani toccassero il suo
uomo in modo intimo. Come potesse sopportare il fatto di non poter dire
a nessuno che Kurt era suo e solo suo. Come riuscisse a farsi bastare
quelle briciole. Quei pochi momenti rubati.
Thad sorrise intenerito quando vide il musicista staccarsi dal bacio e
inginocchiarsi davanti a Kurt. Poteva immaginare cosa sarebbe successo
dopo, ma lui di sicuro non sarebbe rimasto lì a guardare.
Silenziosamente, mosse dei passi indietro e, uscendo
dall’angolo, tornò verso la proprio cabina.
Il freddo si stava facendo più intenso e Thad era stanco.
Voleva solo dormire fino al mattino, e smettere di pensare per un
attimo, uno solo.
Scese al suo ponte, cercando di fare il più piano possibile,
per non recare disturbo a nessuno. Quando fu davanti alla porta della
sua cabina, fu colto per un attimo dal desiderio di salire, per vedere
se al suo signore servisse nulla. Sarebbe stata un scusa. In
realtà voleva solo passare quanto più tempo
possibile con Sebastian, fino a che poteva. Rubare un po' di quei
preziosi momenti con lui. Ma non avrebbe veramente fatto nulla per
metterlo in difficoltà. Anche se questo significava dovergli
dire addio, arrivati in America, senza averlo potuto amare
un’ultima volta.
Sospirando, infilò la chiave nella toppa e poi
entrò.
Il tempo di accendere le luci e, davanti a lui, si palesò
l'immagine più bella che conoscesse.
Sebastian, con la camicia slacciata, e con in mano
un bicchiere di liquore, lo stava aspettando.
Sorrise quando lo vide. Quel sorriso caldo che riservava solo a lui.
Quel sorriso che non aveva ancora rivolto neanche a sua
moglie. Solo a lui.
"Eccoti" sussurrò Lord Sebastian.
"Eccomi" gli fece eco Thad, sorridendo a sua volta. Poi mosse un passo
verso di lui, con la consapevolezza che, se quella era la
loro ultima volta insieme, avrebbe fatto di tutto per renderla magica.
Thad sapeva di dover dire addio, e lo avrebbe fatto.
Gli serviva solo tempo.
L'angolo della pirla che ci gode a complicarsi la vita con
‘ste robe qui (se si definisce pirla un motivo ci
sarà):
Partendo dal presupposto che tutti voi abbiate visto il film Titanic di
James Cameron e abbiate quindi tutte le nozioni di base riguardo la
nave, ho volutamente ignorato le parti tecniche e descrittive in favore
di altri aspetti inerenti al resto di questa storia. Quindi
ecco spiegato il motivo per cui non vi ho dettagliatamente descritto la
nave. Nel caso non conosceste il film di J. Cameron, trovate tutte le
informazioni tecniche sulla forma della nave qui http://it.wikipedia.org/wiki/File:RMS_Titanic_3.jpg
se vi interessano.
Qualora invece conosceste il film e trovaste nel mio racconto dei
dettagli che non concordano, sappiate che non sono io a prendermi
licenze (salvo in caso dove specificato come per il fatto ovvio che
Blaine non fosse un membro della orchestra. Oltretutto in
realtà i membri erano 8 e non 5 come appaiono nel film, ed
erano cioè Wallace Hartley, Roger Bricoux, Fred
Clarke, P. C. Taylor, G. Krins, Theodore Brailey, Jock Hume, e
J.W.Woodward. Blaine ovviamente è una mia aggiunta al
gruppo.) ma che in molti casi è stato proprio James Cameron
a farlo. Non saprei dirvi perché. E' stato così
accurato nel ricreare il disastro da averci regalato le due effettive
ore che ci mise la nave ad affondare ma in altre cose è
stato molto più liberale (come inserire quadri di Picasso
che ovviamente a bordo del Titanic non sono mai stati) Btw
farò presente quando ci saranno queste discordanze.
* Si capisce qui che parlo di Jack e Fabrizio di Titanic ? Un piccolo
omaggio su. XD
Anche per questo capitolo i ringraziamenti per la betatura vanno tutti
a Nessie86 . Avete letto la sua klaine? La trovate qui-http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2316665&i=1
Alla prossima e fatemi sapere cosa ve ne pare di questo prologo.
Baci Bay24
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