We're not kidding anyone except ourselves. (Prologue)

di KindOfMadness
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We're not kidding anyone except ourselves.

L’eco dei versi di quella sua canzone riecheggiavano nella mia testa e non accennavano a stopparsi,  il timbro profondo e il falsetto delicato continuavano a farsi spazio tra i pensieri che offuscavano la mia mente.
Lo ricordo bene quel pomeriggio seduta a gambe incrociate sull’asfalto congelato, sotto il cielo grigio di una Londra che non accennava a rasserenarsi.
Bastavano i battiti della batteria provenienti dall’interno del locale a scaldarmi, in realtà anche il solo pensiero che da qualche ora a quella parte li avrei visti in piedi su quel palco, esattamente davanti a me, mi sembrava così surreale.
Adesso sono sotto le coperte di un letto mentre fuori tutto è congelato, la realtà ha abbandonato del tutto la mia vita per lasciare spazio al surrealismo.
Perché Daniel Smith, il ragazzo irraggiungibile dalla voce perfetta, è nel mio letto?!
Non riesco a percepire null’altro; mi guardo intorno, i miei occhi cercano il nulla tra il buio della camera da letto in completo disordine, ma niente, ricadono sempre su di lui.
Non un odore, non un rumore.
Mi arrendo. Giro il viso verso destra, appoggiando del tutto la testa al cuscino ormai congelato, il freddo era riuscito a raggiungere anche lui.
Davanti a me un paio di occhi chiusi dalla forma allungata e accogliente, le sue labbra estremamente sottili e rosee, la pelle delicata e bianca ricoperta da una cascata di lentiggini appena accennate sul naso e sulle guance.
Un ciuffo di quei capelli così scuri e sempre scompigliati gli ricade sul viso; è assurdo quanto tutto quello che lo riguardasse sembrasse privo di qualunque difetto.
“Effy” sento sussurrare dalle tue labbra, un soffio caldo che sfiora appena la pelle gelata della mia spalla, “Si?” rispondo, cercando di non rendere così evidente il fatto che non riesco a smettere di osservarlo.
“Che cosa ci fai sveglia?” chiede stropicciandosi gli occhi con il dorso di una mano, se li tenesse chiusi sarebbe meglio.
Due occhi azzurri si aprono davanti ai miei, due occhi da mozzare il fiato, coperti da un sottile velo di apparente indifferenza grazie al quale non facevano trapelare mai nessuna emozione, ma bastava perdercisi dentro per qualche minuto per riuscire a decifrarli alla perfezione.
“Niente, non riesco a prendere sonno!” rispondo cercando di rimanere il più impassibile che riesco, un sorriso fioco si forma sul suo viso.
“Perché non riprovi a dormire?” mi propone Dan, facendo aderire la sua schiena contro il muro e aprendo le braccia che sembravano più che accoglienti ai miei occhi, senza nemmeno pensarci mi ci fiondai.
“Ci provo!” rispondo incurvando a mia volta le labbra in un debole sorriso, proprio quando chiudo gli occhi sento improvvisamente le sue labbra premere sulle mie “Buonanotte!”.




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