Quando
Rin apre gli occhi, ha la consapevolezza precisa di avere un peso
premuto sul petto. E non solamente lì, ma lungo tutto il corpo
fino alle gambe, intrappolate dal lenzuolo e da altre gambe.
La
spiegazione è molto semplice e non deve controllare per capire
cosa stia occupando parte del suo spazio.
Prende
un respiro e dà un leggero colpo di reni per voltarsi sul
fianco, portando le braccia attorno al corpo caldo che gli dorme
sopra per accompagnarlo di lato.
Stende
Aiichirō di schiena e il
ragazzo non emette il più minimo mugolio, profondamente
addormentato com'è. Rin sghignazza senza fare rumore e si
concentra sul piccolo e grazioso neo poco sotto l'occhio destro.
Si
avvicina e ci posa le labbra. È una delle parti più
belle di lui, lo trova incredibilmente sexy e l'unica volta in cui è
riuscito a confidargli quel pensiero per poco il ragazzo non si è
fatto venire un colpo.
Ridicolo
che non riesca ancora a guardarsi allo specchio e riconoscere la sua
stessa bellezza.
Non
è essere appariscenti, ma armoniosi.
È
quello che Rin cerca di fargli capire quando gli scosta i capelli
dalla fronte, talmente lisci da sembrare finti, e rivela
completamente il suo sguardo limpido, chiaro come un cielo
primaverile ma più ricco di sfumature e dettagli.
Si
gode il rossore, in quei momenti, e i tentativi che fa per non
sfuggirgli, per restare fermo a guardarlo a sua volta. Poi però
a Rin tocca bussargli leggermente sul petto con l'altra mano, per
ricordargli che deve far andare i polmoni e non soltanto limitarsi a
sostenere la vicinanza.
Lo
respira mentre tiene le labbra incollate al neo, gli occhi socchiusi,
ricordando la prima volta che l'ha sentito davvero suo, anche se è
già cambiata una stagione intera, da allora.
Seduti
attorno a quel tavolo chiassoso e affollato (troppo, per i suoi
gusti), Rin non riesce a staccare gli occhi dal profilo della ragazza
dalle lunghissime ciglia viola che si appoggia con il seno al braccio
di un Nitori profondamente imbarazzato e balbettante.
Non
importa che lui stesso sia chiuso, ai lati, da due amiche di quella
seduttrice da strapazzo, e sia -teoricamente- impegnato a rispondere
alle loro domande.
Sa
di avere successo con le ragazze e non è così
egocentrico dal ritenere impossibile che possano interessarsi anche
ad altri all'infuori di lui, ma... seriamente? È finito in
mezzo a quella combriccola allegra per assicurare la presenza di
Nitori alla biondina (ha qualcosa di suo, almeno? Sembra
completamente finta, dalle unghie al colore della pelle) che è
pazza di lui da quando hanno partecipato all'ultima competizione.
Ah,
lui è carino. Ha un faccino che ha presa facile e una dolcezza
disarmante, non è impossibile che possa piacere. Infatti non
lo irrita che lei gli stia morendo dietro, appoggiandosi
continuamente e ridendo ad ogni frase che dice, facendolo a poco a
poco uscire dalla sua corazza intimidita.
Lo
fa semplicemente incazzare che a Nitori possa interessare quella...
La
sta fissando in cerca di un termine non troppo volgare (gli
sovvengono solo pesanti parolacce in inglese), quando la ragazza alla
sua destra gli prende il mento tra le dita e lo fa girare nella sua
direzione, vicina e ammiccante.
«Come
sei silenzioso, Rin-chan»,
cinguetta, e dal modo in cui sta sorridendo sembra essere pronta a
infilargli una mano tra le gambe, cosa che lo infastidirebbe così
tanto da darle una testata istintiva.
Lei
probabilmente non è sciocca come sembra e smette di sfiorargli
il viso, intravedendo un luccichio mortale.
Quando
si dice che gli occhi sono lo specchio dell'anima. Mica puttanate.
«Vado
un attimo... uhm... alla toilette»,
li informa Nitori, prendendo un bel respiro e sparendo dalla tavolata
alla velocità della luce.
Rin
ne approfitta per disapprovare il capitano, il braccio all'indietro
per inglobare la quarta ragazza, entusiasta di avere accanto un tale
belloccio che è pure simpatico e ci sa fare.
«Mollusco»,
sibila, desideroso che possa sentirlo.
È
colpa sua se sono in quella situazione disastrosa e a niente è
valso il suo continuo dichiarare di detestare quei tipi di incontri.
«Nitori
ha bisogno di una fidanzata e a Junko-chan lui piace tantissimo!»
-ha detto- «Diamogli
una mano, Matsuoka! Magari è la volta buona che ti sistemi
anche tu?»
Tutte
scuse per cercare di passare sopra il più recente due di
picche della sorella, che a quanto pare ha gli stessi ottimi gusti di
famiglia ed entra di diritto tra le persone più intelligenti
del globo.
«Vado
anch'io», esclama,
alzandosi con una manata sul tavolo. Scavalca la ragazza meno
esuberante di tutte, che al momento sta ridacchiando per i sospiri
amorosi di Junko.
Beh,
che sospiri quanto le pare, Nitori non potrebbe mai uscire con una
specie di bambola confezionata male.
Tira
un calcio alla porta a battente e fa fare un salto di un metro al
povero kohai, intento a passare le dita sotto il getto dell'acqua.
«S-senpai,
mi hai spaventato.»
«You
don't say»,
borbotta infastidito, affiancandolo e lavandosi le mani a sua volta
per fare qualcosa.
Rimane
a testa china a incenerire lo scarico del lavandino, quindi alza gli
occhi allo specchio e coglie Nitori a spalle basse, le guance
lievemente colorite. Non regge bene l'alcol e gli altri non avrebbero
dovuto costringerlo a bere quel mezzo bicchiere di birra, ma più
si convince che il rossore sia dato da quello, più teme che in
realtà la causa sia la ragazza.
Chiude
il rubinetto con un colpo secco del palmo e afferra la carta,
incazzato anche con la ditta fornitrice del sapone, ma maggiormente
con se stesso per irritarsi con tanta facilità.
«Tutto
bene?»
La
sua voce è così graffiante che fa fatica a tenerla
salda, ma Nitori è abituato ai suoi scatti d'ira, perciò
si limita a fare un mezzo cenno d'assenso e lo affianca per
asciugarsi le mani.
«È
strano, vero? Che io piaccia tanto a quella bella ragazza.»
Rin
storce la bocca con sdegno alla vista del suo genuino stupore. E poi
cosa significa “bella ragazza”? Quel cesso con i tacchi?
«Ma
se fa schifo!», se
ne esce con grande finezza mandando la carta appallottolata in
canestro.
«Non
è vero, senpai, non dire queste cattiverie»,
bofonchia. «Dice
cose intelligenti e ha molti hobby che non sapevo nemmeno
esistessero. Ha anche uno stile tutto suo e un buon profumo.»
Nitori
si sfiora la guancia e fa un piccolo sorriso, lanciandogli
un'occhiata dal basso.
«Al
senpai piace qualche ragazza?»
«Lascia
perdere!»,
sbraita, prendendolo per il polso e scuotendolo appena. «Piuttosto,
perché dovrebbe essere strano che tu le piaccia?»
Nitori
apre la bocca e sembra andare nel panico più completo. Forse
perché sono troppo vicini o forse perché Rin lo sta
toccando, ma reagisce voltandosi verso lo specchio in tutta fretta.
«Tra
me e te è chiaro chi dovrebbe piacere.»
Sì,
sono molto diversi. Lui è decisamente più femmineo, il
classico ragazzo che viene preso in giro perché ha tratti
delicati e con una parrucca potrebbe essere scambiato per una donna.
Non ha una muscolatura evidente e non è tanto alto, ma...
possibile che non lo veda? Possibile che non si veda? Possibile che
non capisca che è dannatamente bello?
«Riesci
sempre a farmi incazzare.»
Lo
tira avanti e gli si porta alle spalle per metterlo davanti allo
specchio. Mani salde sui suoi gomiti, gli impedisce di scappare e si
china all'orecchio.
«Guardati:
cosa c'è che non va? Guarda il colore dei tuoi occhi. Guarda i
capelli. E guarda qui»,
sussurra, portando una mano al suo petto all'altezza del cuore.
Quello
non può vederlo direttamente, ma sanno entrambi com'è
fatto dentro. Nitori deve sapere di essere gentile, premuroso e
pronto a dare una mano, anche se non sempre si apprezza o comprende
che quelli sono pregi e non limiti. Lavora sodo, si impegna, lotta
per imporsi e dire la cosa giusta.
«Perché
non dovresti piacerle?»,
continua, scivolando con la mano alla gola e sfiorandogli il mento
col pollice.
Non
ha bevuto un goccio, eppure ha la testa fuori fase. Parla e si muove
come in sogno, assistendo alla perdita di controllo con una certa
euforia interiore. E non importa se Nitori guarda dappertutto con
occhi disperati e ha il viso che da giglio è passato a
garofano, l'importante è che non gridi e non cerchi di
sotterrarsi perché Rin lo sta toccando davvero troppo.
Si
porta avanti e gli sfiora la guancia con la punta del naso, gli occhi
allo specchio.
«Quanto
puoi essere cieco»,
sibila, rendendo più presente la presa alla gola e
accompagnandolo con un unico movimento contro al muro piastrellato
accanto ai lavandini.
Trattengono
il respiro entrambi e Rin non sa cosa stia pensando o come se la stia
passando l'altro, ma al momento ha un certo problemino col proprio
apparato cardiovascolare.
«Ma
lei ti piace? Vuoi davvero accettare il suo corteggiamento, chiederle
il numero e portarla fuori?»
Credeva
di piacergli. Credeva di aver colto dei segnali anche abbastanza
importanti sui sentimenti del compagno di stanza. Credeva gli morisse
dietro e pendesse dalle sue labbra, dai suoi desideri e capricci. E
anche se lui non gli ha mai dato nulla, né una parola né
un gesto eloquente, si è convinto che Nitori sarebbe stato lì,
a ricoprirlo di disinteressati atti di adorazione.
Immaginare
che arrivi un individuo qualsiasi, non importa di quale sesso, a
portarglielo via è... infernale.
«Mi
piace... solo una persona»,
butta fuori il ragazzo, esitante, lo sguardo ostinatamente basso.
«Sono
io?»
Rin
ha paura delle emozioni, non di essere diretto. Non lo imbarazza fare
una domanda del genere, ma lo ucciderebbe rispondere.
È
per questo che lo chiede subito, non gli lascia quasi il tempo di
finire la sua frase prima di parlare. Incalzante, affamato di
certezze.
«Sarà
meglio che sia io»,
continua, approfittando della mancanza di reazioni immediate
nell'altro, ridotto a una figura appoggiata al muro e sovrastata da
un viso talmente scocciato che solo a vederlo farebbe venir voglia di
chiedere scusa, pur non avendo fatto nulla.
«Sarà
meglio che sia io perché sto per baciarti.»
Nitori
alza il volto di scatto, gli occhi grandi. Le sue labbra vengono
tappate con forza, come se Rin dovesse interrompere sul nascere ogni
parola inutile.
Nel
letto, si rilassa con la testa sul cuscino e lo stringe stando
attento a non svegliarlo, non ancora. Adocchia il neo e di nuovo non
riesce a trattenersi, andando a posarci la bocca, distorta da un
piccolo sorriso.
Dopo
quel bacio -una semplice e decisa pressione di labbra, ma abbastanza
lunga da fargli venire un mancamento- Ai si è lasciato
scivolare contro il muro e si è accoccolato in una pallina,
mettendosi a singhiozzare così rumorosamente da farlo sentire
una merda.
Cos'aveva
fatto? Aveva davvero assalito il suo compagno? Aveva costretto un
ragazzo che lo rispettava e ammirava a subire una violenza sessuale?
Impacciato,
aveva gesticolato senza sapere cosa dire, ma quando si era
accovacciato per controllare quanto fosse sconvolto, Ai era scoppiato
a ridere e aveva alzato la testa, mostrandogli rossore, lacrime a
fiumi e isteria.
«Sono
così felice!»,
aveva urlato. «Sono
così felice!»
Rin
aveva tirato giù mezzo rotolo di carta e gli aveva nascosto la
faccia là dentro. Alla fine era una mummia singhiozzante e
gioiosa, ma quel piccolo neo spuntava da sotto la carta tutta
raccolta tra occhi e naso.
Si
era chinato e lo aveva baciato. Era salato di lacrime e freddo, così
lo aveva scaldato con le proprie labbra, nonostante la vergogna, la
rabbia che ancora aleggiava dentro di lui, il batticuore.
«Ai»,
sussurra, quasi senza rendersene conto.
Il
ragazzo al suo fianco emette un mugolio profondo dalla gola, quindi
schiude lentamente le palpebre e cerca di metterlo a fuoco.
«Senpai?»
Rin
si acciglia, ma non in modo brutto. Anzi, ha un'espressione buffa
mentre sfiora il neo con le labbra e gli dice «È
Rin, scemo.»
Aiichirō
lancia un mugolio più vigile e rumoroso. Allunga le braccia e
lo stringe, cominciando a sfregare il viso contro il suo e Rin sa che
sta sorridendo, soddisfatto e commosso come ogni mattina che possono
dormire fino a tardi e lui lo sveglia così, con piccoli baci a
fior di pelle.
Alza
una mano e gliela preme sulla schiena. Un momento solo, per toccarlo
e sentire il calore accumulato sulla maglietta, poi lo abbraccia
forte e chiude completamente gli occhi affondando il naso nel collo
del fidanzato.
«Ti
ricordi la prima volta che ti ho baciato?»
Lui
è scosso da una piccola risata. Sì, ha fatto una
domanda cretina, ma non c'è bisogno che rida.
«Non
posso dimenticarlo, Rin.»
Anche
se lo fa contento con quel nome, senza ulteriori suffissi, si sente
che fa fatica. Non perché non voglia chiamarlo così, ma
perché è troppo, ancora, e la sua voce trema su quelle
poche lettere.
«Non
posso, è successo praticamente ieri.»
Rin
affonda i denti sulla sua spalla nuda, approfittando della maglietta
troppo larga che l'ha scoperta scivolando in basso. È una
delle sue e non capisce perché il ragazzo debba rubargliela
per dormire (tanto più che se ne stanno sempre appiccicati,
quando nessuno può vederli), ma ha finito con l'essere
permissivo e non commentare ogni sua stranezza.
I
denti lo fanno rabbrividire, lo sente mentre lo stringe contro il suo
corpo.
«Ieri»,
ripete Ai, la voce un po' roca e sensuale e a lui gira la testa
perché ha di nuovo voglia di nasconderlo sotto le coperte e
fargli cose indicibili.
Accarezza
la pelle con la lingua, all'interno della bocca chiusa su di lui, e
si ritrova a fargli un succhiotto. Un po' per vendetta -così
impara, anche nei suoi ricordi, a farlo infuriare- e un po' perché
ha un sapore buono e rassicurante.
Quando
si stacca c'è una macchia rosso scuro e le sogghigna sopra.
Solleva la mano a coppa e riprende ad essere dolce da dove ha
abbandonato, passando le dita tra i capelli grigi.
«Sono
trascorsi cinque mesi, non è proprio ieri»,
risponde alla fine.
Ai
si accoccola e affonda sotto le coperte, le gambe incastrate con le
sue e non intenzionate a muoversi da quella posizione.
«Lo
so»,
lo rassicura, mentre il suo tono di voce subisce ancora una volta
quel cambiamento e si tinge di sfumature commosse. «È
che è stato un momento così tanto bello che non posso
proprio smettere di portarmelo dentro ogni istante.»
Sparisce
tutto sotto le coperte, tanto che deve tuffarsi e recuperarlo,
impedirgli di scappare (ha le orecchie rosse, fa sul serio? Ma sa di
essere troppo carino? Lo fa apposta, vero?) e riportarselo contro il
petto, sul fianco. Si fissano e Aiichirō ha le sopracciglia
tutte scombinate, spettinate e buffe. Gliele rimette a posto con i
pollici, serio e sulle spine.
«Sei
sicuro? Avrei potuto fare di meglio. Non è stato molto...»
Quello
che vorrebbe dire è romantico, ma gli possono anche
passare sopra con un rullo compressore e non lo direbbe. A tutto c'è
un limite, ora che è cresciuto.
«Era
perfetto»,
sbotta, stringendogli la canotta e annuendo. «Mi
hai colto alla sprovvista e poi sei rimasto lì a farmi
riprendere e farmi capire che era tutto vero!»
Solo
per questo? Lo ha emozionato perché lo ha baciato
all'improvviso, perché già Rin gli piaceva ed è
stato proprio lui a iniziare, ma il bacio, in sé, non è
stato per niente memorabile.
Il
luogo, prima di tutto: la toilette di un ristorante.
L'umore:
la rabbia che aveva dentro e che lo ha reso insopportabilmente acido
per tutto il tempo.
«Non
pensavo che al mio
senpai importasse tanto»,
sorride, e si vede che gli fa piacere, perché smette di
vermeggiare via e gli appoggia le mani sul viso, finalmente
rilassato. «Quelli
dopo hanno compensato, Rin. Tutti quelli che sono venuti dopo sono
stati...»
Ai
gli posa le labbra sul naso. Lui socchiude gli occhi e si imbroncia,
ma cerca di capire quello che gli sta dicendo e si trova d'accordo.
Anche
se non lo ha portato, ancora, in qualche posto bello, come al mare o
in gita in qualche città carina dove fare incetta di
specialità.
Anche
se lo costringe a rimanere quasi sempre ficcato lì dentro,
perché solo nell'intimità riesce a essere dolce e con
lui sente che vuole esserlo davvero.
I
baci che sono seguiti quel primo hanno rimediato. Qualcuno ha detto
che non importa il primo ma l'ultimo? Persona
intelligente, deve aver sicuramente pensato a gente incapace di
creare l'atmosfera come lui.
«Il
bacio mi è piaciuto, ma quello che mi ha fatto impazzire è
stato vedere il senpai geloso di me»,
continua, spingendo involontariamente al limite la sua scarsa
pazienza.
Ricordargli
quanto fosse imbestialito per quella ragazza che gli si strusciava
contro non aiuta l'umore; per fortuna che non smette di baciarlo su
tutto il viso, tenero e lento, provocando e allo stesso tempo
assorbendo ogni stortura del suo animo.
«Non
avresti preferito accadesse in un altro posto? Perfino in questa
stanza sarebbe stato meglio»,
insiste, corrugando la fronte e posandogli le mani sui fianchi.
Infila le dita al di sotto dei pantaloni morbidi che usa per dormire
e le scalda a contatto della sua pelle.
Farlo
rabbrividire ancora è solo un bonus che incrementa la sua
soddisfazione.
«Non
è il posto, sei tu. Finché bacio te e tu baci
me, il mondo intorno non esiste neppure.»
Ai
muove appena la testa e inclina il viso, tornando all'attacco e
facendo colazione con le sue labbra per rafforzare quel concetto.
La
faccia di Rin è completamente devastata dal rossore, perché
lui sì che è romantico e riesce a versargli
addosso, di tanto in tanto, sentenze del genere, per poi
mordicchiargli la bocca come se nulla fosse.
Si
arrende alle sue coccole che arrivano sempre in abbondanza quando
comincia a essere più sveglio, perché prendono entrambi
l'iniziativa e sono sullo stesso livello, in quella relazione, ma
niente gli piace di più che lasciarsi viziare, abbandonandosi
sul materasso e facendosi fare mille carezze senza fine.
Non
importa il posto, importa che siano le sue mani.
Adesso
è tutto chiaro.
-Angolo
Autrice-
Ed
eccomi qui con la mia prima (ufficialmente) RinTori o NitoRin che dir
si voglia! Sono molto contenta del risultato, ve lo dico a
prescindere da cosa pensiate su quello che avete appena letto, perché
era mia idea quella di portare su “carta” un Rin geloso,
un Rin che si rende conto di provare dei sentimenti per Ai e va in
bestia se arriva qualcuno a tentare di separarli.
Perché
dev'essere sempre Ai quello innamorato che segamentalizza?
Chiedo
scusa a quella povera creatura di Junko (anche se è inventata
di sana pianta dalla sottoscritta), vorrei precisare che non volevo
infierire su di lei in quanto donna (ci mancherebbe!), è che
Rin è GELOSO da morire e pensa di lei cose davvero ingiuste.
Lo avrebbe fatto con chiunque, anche con un gatto, quindi non
odiatelo per le cattiverie.
Ma
siamo stati tutti gelosi e questo non devo spiegarlo, giusto?
Per
finire una piccola precisazione, prima che mi arrivi un pomodoro in
faccia: shippo mortalmente il capitano Mikoshiba con Gou (spero di
pubblicare cose belle anche su di loro, prossimamente) e la scena in
cui lui si svacca addosso alla ragazza facendo il cretino è
tutta una strategia per non far capire a Rin che in realtà...
lui e Gou stanno insieme.
Rin,
ci caschi come un pollo. E io amo tutti, indistintamente.
Se
siete arrivati fin qui grazie, spero davvero vi sia piaciuta almeno
quanto per me è stato liberatorio scriverla. ♥
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