Note
autrice: eeeccomi qui, al solito. So di aver promesso una
kitten!Harry nell'ask della mia long
Larry ,
ma ho scritto
questa storia con tanto
amore e non posso proprio fare a meno di pubblicarla.
Il
titolo si basa su due canzoni meravigliose, che hanno lo stesso nome
ma fra di loro sono molto differenti, “it's a wonderful
life”
degli Alter Bridge e quella di Black. Sono entrambe meravigliose,
quindi vi consiglio vivamente di ascoltarle.
Detto
questo...beh, credo sia già tutto. Spero che questa storia
vi
piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate c: potete contattarmi sia su twitter
che su ask ,
se vi va di dirmi qualcosa.
Seele
vi
augura una buona lettura.
It's
a wonderful life
Fuori nevica, e loro due
sono al
calduccio dentro casa. Sta per arrivare Natale; sembra tutto
bellissimo, luccicante, immobile e meraviglioso.
Harry si sveglia per primo,
si rigira
un paio di volte tra le lenzuola profumate, calde, accoglienti come
sempre. Si stiracchia, lancia uno sguardo alla finestra; attraverso
le piccole fessure tra le persiane vede la neve scendere lentamente,
imbiancare ogni cosa.
Sorride, sentendosi
scoppiare di
felicità. Rotola sul materasso fino ad arrivare addosso a
Louis,
prendergli il viso tra le mani e baciarlo entusiasta.
“Amore,
è una vita meravigliosa!”
esclama, svegliandolo. Louis borbotta qualcosa nel sonno, prima di
cercare di scollarselo di dosso senza risultato.
“Devi
svegliarti” lo incita Harry,
“sta nevicando.”
Louis solleva a fatica le
palpebre. “Ma
è prestissimo...” protesta.
Harry ride, inizia a
tempestarlo di
baci. “Alzati, pigrone” lo sprona ancora,
finché Louis si mette
seduto e Harry con lui, ancora a cavalcioni sulle sue cosce.
“Va bene,
andiamo” sospira,
fingendosi annoiato, ma Harry lo conosce benissimo. Sa perfettamente
che, in realtà, anche lui non vede l'ora di andare a giocare
con la
neve, come se tornassero bambini.
Gli schiocca un bacio sulle
labbra a
mo' di ringraziamento, scende dalle sue cosce e sparisce nel bagno,
non prima di aver afferrato vestiti a caso dall'armadio. Ci ripensa,
si affaccia di nuovo alla camera da letto, sfoggia un sorriso
innocente.
“Vieni a farmi
compagnia sotto la
doccia?”
******
Un'ora dopo si confondono
con il
bianco, nell'immenso giardino innevato che hanno davanti casa loro.
Giocano come cuccioli, rincorrendosi per prendersi a palle di neve,
ridendo a crepapelle.
“Non riuscirai a
prendermi!” urla
Harry, sorridendo come non mai, iniziando a correre. Sono fuori solo
da cinque minuti, ed ha già così tanto freddo da
sentire il bisogno
di scaldarsi.
Louis non se lo fa ripetere
due volte,
comincia a rincorrerlo. Harry scoppia a ridere -non fa altro da
quella mattina- ma, dopo solo qualche minuto, si sente già
terribilmente stanco.
Rallenta il passo fino a
fermarsi,
Louis lo raggiunge in un secondo. “Ehi, Harry?” lo
chiama,
preoccupato. Di solito Harry è pieno di energia, e sono
fuori da
pochissimo.
“Sto
bene” gli sorride lui, con il
fiatone. “Mi sono solo stancato.”
“Siamo qui da
dieci minuti, Haz”
gli fa notare Louis, mentre quello si mette seduto; non riesce
nemmeno a stare in piedi. “Ehi” lo chiama ancora,
abbassandosi
con lui. “Ti senti bene?”
“Sì,
sì, sono a posto” lo
rassicura. “Davvero.”
Louis annuisce, ma nei suoi
occhi si
legge la preoccupazione. Cerca di collegare quella debolezza con
qualcosa; poi capisce. “Ieri non hai toccato cibo, e oggi
nemmeno”
gli ricorda, “sicuramente sarà per questo. Non hai
mangiato
neppure stamattina.”
“Non ho fame,
Lou” piagnucola
Harry; non è la prima volta che Louis lo richiama su questo
aspetto.
È da qualche settimana che non ha mai appetito, e mangia
molto poco.
“Niente
storie” gli sorride Louis,
più tranquillo, “andiamo dentro. Ti preparo
qualcosa.”
Harry scoppia a ridere.
“Tu?”
lo prende in giro, lasciandosi tirare su. “Come minimo
brucerai
tutto. Cucino io, è meglio.”
Louis ride, lo prende per
mano. Ma sì,
è una vita meravigliosa.
*****
Le strade di Londra sono
meravigliose,
bianche come un gigantesco manto di neve. C'è neve ovunque,
sui
negozi, sui marciapiedi, sulle panchine.
Harry e Louis fanno
acquisti insieme,
come ogni Natale. I loro sorrisi sono bianchi e lucenti quasi quanto
la neve ai lati della strada.
Harry ha il fiato corto,
come sempre da
qualche tempo; Louis lo guarda sempre un po' preoccupato, ma Harry
insiste che sia colpa del freddo e lui si fida.
“Pensavo che
potremmo farci un regalo
più bello, quest'anno” commenta il maggiore,
indicando un'agenzia
di viaggi lì vicino. “Dovremmo andare in qualche
posto
bellissimo.”
Harry annuisce e si sforza di sorridere, ma
qualcosa proibisce al suo sorriso di sembrare sincero e Louis se ne
accorge immediatamente. Si ferma davanti al negozio accanto al quale
stanno camminando, per posizionarsi davanti a Harry e guardarlo bene
in viso.
“Haz” dice soltanto, come se pronunciare il suo
nome
basti per rimettere tutto a posto. Harry si posa una mano sul torace,
inspirando ed espirando un paio di volte -non che sentirsi il fiatone
aiuti molto.
“Mi fa soltanto
male qui” fa,
minimizzando il tutto, “deve essere un dolore
intercostale.”
“Haz”
ripete Louis, prima di
ragionare. “Okay.” soffia poi.
Ha un presentimento
terrificante, che
non saprebbe spiegare a parole. Ma Harry riprende a sorridere,
stringe la sua mano e cammina verso l'agenzia viaggi.
“Andiamo a
scegliere un bel posto?”
gli propone, dolcemente. Sembra stare già bene, e Louis
smette di
pensare al peggio.
“Sì,
andiamo. Dev'essere un posto
meraviglioso!”
****
Vigilia di Natale.
Compleanno di Louis.
“Auguri!”
esclama Harry, vivace
come un bambino, quasi saltandogli addosso non appena scocca la
mezzanotte. Ma Louis spalanca sul serio le braccia, e allora Harry
non esita un secondo ad allacciargli le gambe ai fianchi, intrecciare
le dita ai suoi capelli e baciarlo con passione sulle labbra,
lasciandogli approfondire il bacio e stringergli le cosce per reggere
il suo peso.
In realtà, Harry
è davvero dimagrito
ultimamente. Secondo Louis un po' troppo, ma Harry sostiene di non
avere fame.
In quel momento, comunque,
Louis non ci
pensa. Harry è bellissimo in qualsiasi momento; con le
braccia
intorno alle sue spalle, mentre lo bacia con foga, quando lo posa sul
letto per poi sovrastarlo.
Harry gli prende il viso
fra le mani,
lo avvicina al proprio e lo bacia, ancora. Non la smette nemmeno per
un secondo, anche se è già a corto di fiato,
tranne che per
spogliarlo e lasciarsi spogliare a sua volta.
“Buon
compleanno” sussurra con gli
occhi verdi oscurati dalla lussuria, quando Louis entra dentro di lui
e Harry lo accoglie senza protestare, con lo sguardo incatenato al
suo, la bocca dischiusa in sospiri di piacere che presto viene
coperta da quella di Louis.
Si scambiano uno, due,
dieci, cento
baci. Baci meravigliosi.
*****
Il bagno della loro casa,
prima d'ora,
non gli è mai parso un luogo così terribile. Ci
sono le volte in
cui fanno le docce insieme e quelle in cui Louis non si cura di
bussare ed entra mentre lui sta svuotando la vescica, decisamente
meno romantiche, ma Harry non ha mai considerato quella stanza della
loro casa come brutta. Eppure, lo diviene nel
momento in cui
si ritrova piegato sul lavandino, una mano stretta al marmo e l'altra
vicino alla bocca, nel momento in cui tossisce così forte
che teme
che dal salotto Louis possa sentirlo.
Ecco, è il
salone ad essere
meraviglioso; lo è sempre stato, proprio come la loro camera
da
letto.
Ma non il bagno. Da questo
momento,
Harry non penserà mai più a quel luogo della loro
casa come un bel
posto.
Louis apre la porta, si
blocca sulla
soglia non appena abbassa gli occhi sul lavello.
Harry tossisce sangue.
*****
Louis non esita un attimo,
prima di
dirigersi in ospedale con Harry. Sa benissimo che quello che sta
succedendo ultimamente non è normale, che vuol dire
qualcosa; spera
solo che non sia troppo tardi.
Sono i primi giorni di
Gennaio e,
davvero, iniziare così l'anno nuovo è
terrificante. Entrano in
ospedale, anche se Harry cerca ancora di fargli cambiare idea, ma
Louis non sente ragioni. Lo trascina fino a una saletta, e a
malincuore lo lascia a farsi controllare da un medico.
Aspetta. Aspetta per
minuti. Ha il
cuore in gola.
La dottoressa che esce
dalla stanza
poco dopo ha un cipiglio serio in volto, delle cartelle cliniche in
mano. “Signor Tomlinson” lo chiama seria,
“il signor Styles mi
ha chiesto esplicitamente di rivolgermi a lei. Non vuole conoscere la
sua situazione.”
Louis trattiene una
imprecazione tra i
denti; è un idiota. “Allora
dica a me, avanti” la
incoraggia, suonando involontariamente sgarbato.
“Credo abbia un
tumore” Louis sente
il cuore mancare un battito. “Adenocarcinoma polmonare, per
essere
precisi.”
Louis rimane in silenzio
per qualche
secondo. “Cosa?” riesce infine a replicare, troppo
scioccato per
apprendere la notizia.
“Dovrà
aspettare qualche giorno per
la conferma, ma ci sono pochi dubbi a riguardo. Il signor Styles
presenta già sintomi come difficoltà respiratorie
e debolezza,
sembra inoltre che abbia perso peso. Può dirmi da quanto va
avanti
questa situazione?”
Louis manda giù
la saliva alla domanda
della dottoressa, quasi tentato dall'idea di mentire.
“Qualche-
qualche mese” replica infine.
La dottoressa si sistema
gli occhiali
sul naso, sospira. “Signor Tomlinson” chiama, il
suo tono è
tremendamente serio. Louis vorrebbe tapparsi le orecchie, fuggire
via. “Potrebbe essere già troppo tardi.”
Louis scuote la testa, si
sente un
ragazzino in preda alla paura e l'unico modo che conosce per
difendersi dalla disperazione è alzare la voce.
“La mia vita è
meravigliosa” sbraita, “e resterà
tale.”
Entra nella saletta. La
prima cosa che
fa è baciare Harry e stringerlo a sé, fortissimo.
*****
La stanza è
troppo bianca, la
scrivania davanti a sé troppo grande, la sedia al suo fianco
troppo
vuota. Harry non è voluto venire, continua ad affermare di
stare
bene. Ma Louis non può ignorare la situazione; deve sapere.
La dottoressa Heffern, la
stessa che ha
fatto il primo controllo ad Harry, ha un'espressione ancora
più
seria delle precedenti. Intreccia le proprie dita, posando le braccia
sulla scrivania, e sul piano ci sono le cartelle cliniche di qualche
giorno prima -stavolta compilate. Louis quasi trema.
“Come sospettavo,
si tratta proprio
di un adenocarcinoma polmonare. La questione è
seria.”
“Non ho idea di
cosa diavolo sia”
sospira Louis, frustrato. “Traduca in termini
comprensibili.”
La donna annuisce.
“Si tratta di un
tumore, maligno.”
Louis abbassa lo sguardo,
si prende
qualche secondo per calmare l'attacco di panico che sta per
travolgerlo. Deve assolutamente rimanere cosciente. “Come- ci
sono
modi di curarlo?” domanda, come un bambino spaventato.
“Faremo il
possibile, signor
Tomlinson. Intanto ci prepariamo per un esame istologico, faremo una
radiografia e una TAC del torace. Ma” e Louis sa
già che, adesso,
arriverà una notizia ancor peggiore, “tutto questo
non potrà
essere possibile se il signor Styles si rifiuterà di
accettare la
malattia. Deve convincerlo a collaborare.”
Louis fa sì con
la testa, è diventato
pallido. “Certo, certo.”
Torna a casa guidando
piano, con la
mente vuota e lontana.
A casa, Harry tossisce
ancora sangue.
*****
Le loro mani sono
intrecciate, mentre
Louis lo prega di lasciarsi controllare dai medici; “so che
sei
forte, che stai bene” mente, “ma ho davvero bisogno
che tu torni
dalla dottoressa Heffern. Ti prego, amore, fallo per me.”
Harry sospira, poi
annuisce. “Va
bene” mormora, sconfitto. “Ma tu non devi
preoccuparti.”
Louis si lascia scappare un
sorriso
triste. “D'accordo” sussurra.
*****
Harry si sta sottoponendo
ad un
intervento chirurgico. Louis sa già che non
basterà; la dottoressa
Heffern gli ha accennato che dovranno provare con la chemioterapia,
ed è stato come un colpo al cuore.
Una settimana dopo, sta
facendo le
valigie sue e di Harry. Il ragazzo è nell'altra stanza, e
quando lo
raggiunge sbatte le palpebre qualche volta di troppo.
“Lou”
lo ferma. “Cosa stai
facendo?”
“Andiamo dai
tuoi” gli annuncia
Louis. “Ci stiamo una decina di giorni.”
Harry continua a non
capire. “Perché?”
“Perché
poi dovrai cominciare a
prendere farmaci, Harry” gli spiega, forse troppo duro, visto
il
modo in cui Harry si irrigidisce. “Voglio che tu sia
cosciente
mentre sei con loro.”
Harry butta la valigia
giù dal letto,
facendo cadere sul pavimento tutti i vestiti. “Non sto
morendo,
cazzo!” esclama, gli occhi appena lucidi.
Louis non resiste. Lo
spinge sul letto,
prende a baciarlo quasi con violenza mentre lo spoglia in fretta,
marchiandolo in qualsiasi zona; sul collo, sulle clavicole, sul
ventre, nell'interno delle cosce. Vuole lasciargli morsi ovunque,
vuole che sul suo corpo ci siano segni del suo passaggio. Vuole
accertarsi che sia vivo.
Harry risponde con la
stessa intensità.
Trattiene il suo labbro inferiore tra i denti, mordicchiandolo,
mentre le braccia circondano le sue spalle e non lo lasciano nemmeno
per un secondo.
Fanno l'amore
disperatamente, in un
modo rude che non hanno mai conosciuto.
Ed Harry è vivo.
Vivo e meraviglioso.
*****
“Amore?”
Louis lo chiama nella
quiete della
stanza, è mattina e sa che Harry è già
sveglio, anche se non
risponde. “Ti va di uscire?” gli propone,
abbracciandolo da
dietro e baciandogli una spalla. “È l'ultima neve.
Poi non
nevicherà più.”
“Oh”
sussurra Harry. “Non- meglio
di no.”
Louis alza un sopracciglio.
“Perché
no?”
“Perché
non ne ho voglia” borbotta
il più giovane. Louis lo conosce troppo bene; sa che non si
lascerebbe scappare l'ultima neve, perciò si solleva e lo
volta
verso di sé.
Harry non riesce a reggere
i suoi occhi
dentro ai suoi. “Non ce la faccio” bisbiglia.
“Mi sento troppo
debole perfino per alzarmi.”
Louis vorrebbe piangere, ma
invece
sorride. O almeno, si sforza di tirare un sorriso. Si alza dal letto,
sparisce oltre la soglia della camera, torna con un cappotto.
“Lou?”
gli domanda Harry, confuso.
Louis lo aiuta ad indossarlo, ignorando le sue proteste, poi lo
avvolge nel lenzuolo per tenerlo ancora più al caldo e lo
porta di
peso fuori casa.
Harry ride, ritrovando il
buonumore.
“Sei pazzo” gli sussurra all'orecchio, tenendosi
stretto al petto
di Louis. Il ragazzo ride a sua volta, lo bacia sulle labbra.
“E tu sei
bellissimo, Haz.”
risponde, serio. Lo posa sulla neve, attento che non prenda troppo
freddo, fa per sedersi anche lui ma Harry lo tira indietro, per
baciarlo ancora.
“Abbiamo una vita
meravigliosa!”
Più tardi, Louis
si chiuderà in bagno
e piangerà tutte le lacrime che gli sono rimaste. Ma non
adesso; ora
vuole soltanto guardare Harry che gioca con la neve, un sorriso
entusiasta sul volto, che ripete quella frase fra sé e
sé e si
riempie gli occhi di lui.
*****
Le parole di Harry suonano
come una
bugia, nel momento in cui la dottoressa Heffern lo chiama al
cellulare e gli annuncia che deve parlargli d'urgenza.
Louis guida velocemente, ma
non dice
niente ad Harry; gli schiocca un bacio sulla guancia mentre prepara
il pranzo, felice che lì con lui ci siano Niall e Liam a
tenergli
compagnia. Qualsiasi cosa succeda, si sente più tranquillo
al
pensiero che ci sia qualcuno pronto ad aiutarlo.
Ormai ha imparato a memoria
la strada
che porta all'ufficio della dottoressa Heffern, una delle migliori
pneumologhe dell'ospedale. Attraversa i corridoi, sale le scale,
svolta a destra e poi a sinistra, e in fondo trova la sua sala.
Lei è seduta
alla sua scrivania, come
al solito. Stavolta non ha in mano cartelle cliniche, e sembra quasi
dispiaciuta.
Louis vorrebbe fare
immediatamente
retro front; si blocca sulla soglia della porta. Ma la dottoressa lo
nota e lo incita a sedersi.
“Mi ascolti
attentamente, signor
Tomlinson” mormora, abbassando quasi la voce,
“quello che sto per
dirle non le piacerà.”
Louis non parla. Tace fin
quando non è
lei a riprendere parola.
“Non possiamo
fare più nulla per
guarire il signor Styles” lo informa, guardandolo negli
occhi.
“Tutto quello a cui possiamo aspirare, al momento,
è allungare la
sua vita il più possibile.”
Louis non ha mai pensato di
piangere
davanti a qualcuno; ma sente ugualmente un singhiozzo sfuggirgli
dalle labbra, e si affretta ad asciugarsi gli occhi prima di parlare.
“Mi dica
quanto” riesce a chiedere,
e non c'è bisogno di specificare a cosa si riferisce.
“Cinque mesi,
signor Tomlinson. Forse
meno.”
Louis si alza di scatto
dalla sedia, i
pugni chiusi e gli occhi pieni di lacrime. “E questi mesi di
cura a
cosa cazzo sono serviti?!” protesta, alterato.
“Tutti quei cazzo
di farmaci?! Quelle cazzo di prescrizioni, quei fottuti
controlli?!”
“Si calmi,
oppure-”
“Oppure
cosa?!” sbraita Louis,
“farete magicamente guarire Harry, se mi calmo?”
La dottoressa Heffern non
replica, non
potrebbe in nessun modo. Louis singhiozza, emette un verso frustrato,
butta giù quella sedia che Harry non occupa mai ed esce
dall'ufficio.
Scoppia a piangere non
appena si chiude
la porta alle spalle.
*****
“Non devi essere
triste, tesoro.”
La voce di Harry
è un sussurro nel
buio, dopo aver fatto l'amore. Louis se lo stringe di più
addosso,
annuendo piano.
“No, non sono
triste.”
“Certo che lo
sei” bisbiglia Harry
in protesta. “Solo che io non voglio che tu lo sia.”
Louis sospira, vinto.
“Perché no?
Fra sei mesi te ne andrai” sospira, “e mi lascerai
qui da solo.
Non puoi chiedermi di non essere triste, non posso non esserlo.
Perché?”
Harry solleva il viso per
baciarlo.
“Perché, comunque” sorride,
accarezzandogli la schiena con le
mani, “la nostra vita è meravigliosa.”
*****
Ci sono volte in cui,
persino, Louis
crede alle parole di Harry. Perché ci sono giorni in cui
Harry non
sta troppo male, si sente meno debole del solito e riesce a respirare
quasi bene, e allora vanno a fare una passeggiata, per un po' sembra
che niente sia cambiato, che ogni cosa vada per il verso giusto.
Allora, Louis pensa che la
loro sia
davvero una vita meravigliosa. Fatta di loro due soltanto, senza
cartelle cliniche, senza farmaci, senza interventi.
Ma ci sono anche quelle
giornate più
difficili; quando Harry prende troppi farmaci in una volta sola,
quando le sue ossa si intorpidiscono eccessivamente e gli fanno un
male cane, e allora inizia a prendere antidolorifici. Perde la
lucidità, e spesso comincia a delirare.
Sembra drogato, e Louis
scherza per
mantenerlo sveglio. “Ti ricordi quando abbiamo vinto ad X
Factor”
gli dice dolcemente, accarezzandogli i capelli. “La sera
dopo,
intendo, quando avevamo già firmato il contratto con la
Modest! e
non aspettavamo altro che essere lanciati nel mondo dello spettacolo.
Quando Zayn ci ha portato la droga” ride, “e tu eri
quello che
non la voleva nemmeno provare. Alla fine ne hai presa più di
tutti!
Ora sembra che tu sia tornato indietro nel tempo. Non è che
Zayn ha
scambiato le medicine con la droga, mh?” mormora, con gli
occhi
lucidi, ridacchiando.
Louis sa di star parlando
praticamente
da solo, ma non gli importa. Gli accarezza i capelli, gli parla
dritto nell'orecchio. Se Harry vuole una vita meravigliosa, lui
farà
di tutto per far sì che sia tale.
*****
Quando la dottoressa
Heffern gli
propone l'eutanasia, Louis le chiude direttamente il telefono in
faccia. Hanno già smesso di somministrare ad Harry farmaci
che non
siano antidolorifici, adesso vogliono anche ucciderlo?! Louis le ha
fatto un favore a non risponderle, altrimenti le avrebbe urlato
addosso una marea di insulti.
Sono già passati
quattro mesi. Louis
sa che non gli resta molto tempo.
Ha sentito accendersi una
speranza
quando il primario dell'ospedale ha pensato di provare un altro
intervento chirurgico, una pneumonectomia per asportare l'intero
polmone infettato oppure una lobectomia, per rimuoverne almeno una
parte, ma il chirurgo si è ricreduto quando si è
reso conto della
debolezza di Harry. Un intervento potrebbe ucciderlo,
ha detto
a Louis, non credo che sia possibile fare qualcosa.
Così, Louis
può solo aspettare. E
ripetere ad Harry quanto lui sia meraviglioso.
*****
Succede quando Louis
è fuori, e Zayn è
a casa con Harry. Lui sta parlando con Anne al telefono, per metterla
a corrente del fatto che non è più il caso che
siano loro a
spostarsi ad Holmes Chapel; Harry potrebbe star male durante il
viaggio, adesso è ora che siano loro a venire a Londra per
passare
tempo con lui. Louis vorrebbe tenerlo solo con sé tutto il
tempo, ma
sa che anche la sua famiglia merita di condividere con lui questi
ultimi momenti.
Zayn lo chiama non appena
conclude la
telefonata con Anne. E glielo annuncia; Harry ha avuto le
convulsioni.
Scoppia a piangere in
automobile,
mentre guida, sentendosi un perfetto idiota. Dio, non può
credere
che al suo amore, al suo dolcissimo e perfetto Harry stia davvero
succedendo tutto quello.
Lo raggiunge a casa, quando
la crisi è
finita e sembra tutto normale, ma Louis sa perfettamente che non
è
così. Piange anche tra le braccia di Zayn, mentre Harry
dorme sul
letto da qualche minuto, e sembra bellissimo e tranquillo mentre
invece muore ogni giorno di più.
Louis si chiede che fine
abbia fatto la
loro vita meravigliosa.
*****
Harry, di recente, ha
sempre mal di
testa. Ha mal di testa anche nel momento in cui, sorpreso, Louis si
rende conto che è già il settimo mese che sono a
conoscenza della
malattia di Harry, e che hanno già superato la sua
aspettativa di
vita.
“Amore!”
lo chiama, raggiungendolo
nella veranda, dove prende tranquillo il the. “Siamo al sesto
mese,
tesoro. Al sesto!”
Harry soffia via una
risata,
annuendo.”Non è bellissimo?” sorride
ancora Louis, incapace di
smettere. Gli prende il viso tra le mani, lo bacia. “Dio,
sono così
felice. Di' qualcosa, Haz!”
Harry fa per parlare,
dischiude le
labbra, ma poi tira un sorriso triste. Scuote piano la testa.
Louis lo guarda confuso.
“Amore”
mormora. “Di' qualcosa” ripete.
Harry raccoglie il fiato,
copre le sue
mani con le proprie sul suo viso e sorride con più
convinzione.
“È
u-na vita” riesce ad
articolare, con difficoltà,
“me-ra...vigli-osa.”
La
dottoressa Heffern glielo aveva detto, che avrebbe potuto avere
problemi di quel tipo. Ma al momento non gli importa, perché
Harry
ha ragione.
Lo bacia, lo bacia, lo
bacia.
*****
Ormai Harry ha
completamente smesso di
prendere farmaci, salvo qualche antidolorifico quando sta troppo
male. Nel momento in cui hanno portato delle bombole di ossigeno a
casa loro, Louis si è sentito quasi mancare.
Harry ha avuto crisi
respiratorie
sempre più frequenti, la dottoressa Heffern ha riproposto
l'eutanasia, Louis non ha avuto il coraggio di dire sì. Non
può
accettare che Harry muoia, tanto meno prima del previsto. Harry deve
restare al suo fianco, tutta la vita.
Si sveglia una mattina
assolata degli
ultimi giorni di luglio. Il sole entra dalle finestre spalancate, i
raggi accarezzano dolcemente il corpo di Harry.
Sente il suo respiro
leggerissimo, ma
ne ringrazia il Cielo. Per lui, ogni minima cosa è
già un'immensa
vittoria.
Aspetta che si svegli
accarezzandogli
la spalla, il braccio, il fianco. Ritorna sul viso pacifico e
addormentato, sfiorandogli le guance, le labbra morbide e rosse come
al solito. Passa appena il polpastrello su una delle sue palpebre, e
un secondo dopo Harry le solleva entrambe.
“Ciao”
sussurra, con un sorriso.
Louis lo ricambia, si abbassa per baciarlo a fior di labbra.
“Buongiorno, piccolo.”
Harry si sfrega i pugni
sugli occhi,
mentre “come ti senti?” gli domanda. Il
più giovane gli sorride,
tranquillo.
“Meglio del
solito.”
Louis adora questo genere
di risposte.
“Doccia insieme?” gli propone, come un bambino
allegro. Harry
ride ed annuisce. “Solo se è una doccia
meravigliosa.”
****
Louis lo scopre a guardare
fuori dal
balcone con aria pensierosa; lo raggiunge in poche falcate, gli
avvolge la vita con le braccia e gli bacia una guancia da dietro,
cercando di capire dove stia guardando.
“Qualcosa non va,
tesoro?” gli
domanda, accarezzandogli il ventre con i pollici.
Harry si morde il labbro
inferiore con
i denti, abbassando gli occhi. “Oh, no, è una cosa
impossibile.”
“Niente
è impossibile” nega Louis,
incitandolo a parlare. “Avanti, dimmelo.”
Harry sospira, scuote la
testa ma
sorride, seguendo i suoi pensieri. “Pensavo al
mare.”
Louis si irrigidisce
appena; per Harry
è impossibile nuotare o fare un bagno, sarebbe troppo
difficile e
pericoloso. Ma non si arrende. “Vuoi andare in
spiaggia?”
Il più giovane
volta il viso verso di
lui, cercando di farlo ragionare. “Lou...”
Ma l'altro, come sempre,
non si lascia
nemmeno rimproverare. “Andiamo a mettere il
costume” lo sprona,
“fuori c'è un sole meraviglioso!”
Harry rimane un secondo
immobile,
sorpreso e appena combattuto. Poi ride e si lascia contagiare
dall'entusiasmo di Louis.
*****
Sembra così
fragile.
Sul serio, Louis vorrebbe
smetterla di
pensarci, ma non può. Harry è dimagrito
così tanto che sembrano
essere tornati più giovani, quando i manager li facevano
mangiare
solo quanto bastava per mantenere la loro perfetta immagine; le gambe
di Harry sono sottili come quelle di una ragazza, il suo viso appare
un po' sciupato, e riesce facilmente ad intravedere le costole
affianco al ventre piatto.
È seduto sulla
spiaggia, dove il mare
riesce a raggiungerlo solo con la spuma, riuscendo tuttavia a
renderlo ugualmente allegro; Louis è seduto al suo fianco,
sempre
prudente e attento anche nei momenti di gioia, mentre il sole
colpisce Harry in pieno volto e lui ne è entusiasta. Spera
che
faccia bene anche ai suoi polmoni. Continua a contare i mesi, e ne
sono passati sette da quando ha ricevuto quella notizia; Dio,
vorrebbe che il tempo non passasse mai.
Si alza da terra, sporco di
sabbia
umida, sentendo le risate di Harry accompagnarlo mentre si bagna in
acqua fino allo stomaco, riempiendo un secchiello. Le risate di Harry
scemano subito: “Louis” lo ammonisce, conoscendolo
fin troppo
bene, “non vorrai-”
Louis non gli fa finire la
frase;
comincia a ridere a crepapelle, svuotandogli addosso l'intero
contenuto del secchiello.
Harry fa giusto in tempo a
portarsi
indietro i capelli fradici che gli coprono la fronte, che Louis
già
lo sta baciando con tanto impeto e gioia da farlo cadere
all'indietro. Harry ride contro le sue labbra e non gli importa del
dolore ai muscoli, al torace, o del fiato corto; stringe le braccia
intorno a lui e lo bacia a sua volta, mentre la sua schiena si sporca
di sabbia umida e le onde del mare li raggiungono, bagnando le loro
gambe.
Sì, dev'essere
proprio una vita
meravigliosa.
*****
“Fai l'amore con
me.”
Sono giorni che Harry
è debole, più
debole che mai. Louis l'ha portato in fretta e in furia dalla
dottoressa Heffern, dopo che ha avuto le convulsioni -e oddio
oddio oddio amore, ha ripetuto durante tutto quel tempo- ed
ha
tossito più sangue del solito. Molto
più del solito.
“Ha
già resistito più di quanto
avremmo potuto sperare” gli ha detto lei, quasi dolcemente,
“ma
ora possiamo contare solo i giorni.”
Louis ha pianto tutta la
notte, da
solo, nel loro letto che improvvisamente sembrava terribilmente
grande. Harry è rimasto in ospedale, collegato a delle
bombole di
ossigeno, dopo numerose trasfusioni.
La notte dopo, di nuovo a
casa,
respirando appena sulle sue labbra, gli sussurra di fare l'amore con
lui. Ed a Louis sembra quasi che aggiunga per l'ultima volta,
ma non gli fa pronunciare una parola di più; lo bacia con
foga,
prima di sovrastarlo e baciargli ogni singolo centimetro di pelle,
imparando ogni angolo del suo corpo a memoria, senza chiudere mai gli
occhi per riempirli di lui, dei suoi colori, dei suoi sguardi.
È attento,
è delicato, è dolcissimo.
Non smette di baciare Harry neppure per un secondo, mentre si fa
spazio dentro di lui con più attenzione di quanta ne ha
usata per la
loro prima volta, e sorride al pensiero quando Harry glielo bisbiglia
nell'orecchio, dentro ad un sorriso.
E in quella notte,
assolutamente
meravigliosa, fanno l'amore per salutarsi.
****
La mano di Harry
è stretta in quella
di Louis; le coperte sono morbide, anche se Louis ne sente il calore
soltanto tramite i gomiti posati sopra, mentre le sue ginocchia
poggiano a terra e il dorso della mano di Harry è ad un
soffio dalle
sue labbra, il suo respiro quasi inesistente, i suoi occhi tentati
dall'idea di chiudersi per sempre.
“Non te ne devi
andare, amore”
mormora Louis, quasi tremando. “Non mi puoi lasciare qui da
solo.
Per favore? Ti prego, Harry. Resta qui, perché non ce la
posso fare
senza di te.”
Le lacrime stanno scendendo dai suoi occhi, le
ciglia ne sono imperlate. Si era ripromesso di non piangere mai in
presenza di Harry, ma non ce l'ha fatta nel momento in cui la
dottoressa Heffern, venuta appositamente a casa loro quando la
situazione di Harry è peggiorata drasticamente, gli ha
annunciato
che quella sarà la sua ultima notte.
Non gli va di stare
lì, lontano di
qualche centimetro da lui, mentre l'amore della sua vita se ne va per
sempre. Si solleva in piedi, senza lasciare la sua mano; ha paura
che, se lo fa, un angelo verrà a prenderselo per portarlo
via. Si
stende piano al suo fianco, gli bacia il dorso della mano mentre
altre lacrime gli rigano le guance.
“Ehi- tesoro,
guardami, okay?” lo
prega. Harry solleva a fatica le palpebre; la dottoressa l'ha
riempito di morfina, Louis sa benissimo che è meglio
così, ma
vorrebbe tanto che fosse cosciente. Non sa se apre gli occhi
perché
glielo abbia effettivamente chiesto o perché ha l'ha solo
percepito
spostarsi, ma è felice che lo abbia fatto. Gli sorride, con
gli
occhi pieni di lacrime.
“Bravo, amore, in
questo modo. Lo sai
che ti amo tantissimo, vero? Oh, certo che lo sai. Solo che voglio
ripetertelo, perché...perché io, beh, ti
amo” singhiozza.
“Non te ne andare” lo supplica, piangendo,
“non vedi che sono
perso, senza di te?”
Harry sbatte soltanto le palpebre,
fissandolo negli occhi. I suoi sono ancora pieni di amore, due pozzi
verdi colmi di adorazione nei suoi confronti, e un sorriso lievissimo
è abbozzato sulle sue labbra.
“Sei sempre tu a
piangere, quando
litighiamo” mormora Louis, “dovevi per forza
pareggiare i conti,
vero? Dio, sto frignando come un bambino” si lamenta,
cercando di
tirare un sorriso e di scherzare, per quanto sia inutile. “Ma
il
mio bambino sei tu. Sei il mio piccolo. Resta con me, devo ancora
farti crescere, devo insegnarti tante cose, devo ancora spiegarti
come si gioca a calcio -non puoi stare in porta per sempre!”
ride,
in un singhiozzo. “E- e anche tu mi devi insegnare delle
cose, sai.
Non so ancora come si usa la lavastoviglie e come si fa il bucato,
come faccio senza di te? Non voglio che tutte le mie magliette
diventino rosa, come quando ho preparato io la lavatrice” ma
a
questo punto nemmeno ride più, piange soltanto. Se lo
ricorda
ancora; quando ha pensato di fare una sorpresa ad Harry e invece ha
rovinato tutti i vestiti, e Harry si è arrabbiato e due
secondi dopo
è scoppiato a ridere, e sono finiti a far l'amore nella
lavanderia.
Non può credere che tutto quello stia succedendo davvero.
Deve
essere un incubo, ora si sveglierà ed Harry gli
rotolerà addosso
per svegliarlo, faranno la doccia insieme e poi usciranno, torneranno
a casa e faranno l'amore, si addormenteranno abbracciati dopo aver
cenato insieme, stretti nel divano con una coperta addosso e la
televisione accesa.
Harry lo distrae dai suoi
pensieri,
solleva la mano libera e la posa sulla sua guancia bagnata. Louis lo
guarda, stupito e confuso, tirando su col naso.
Harry sorride, ha l'aria
stanca e
felice. “Louis” lo chiama, quasi a bassa voce.
Louis si sporge
per dargli un bacio lieve, spinto dall'impulso.
Harry lo guarda ancora,
pieno di amore
e di dolcezza. “È una vita meravigliosa”
gli sussurra, prima di
chiudere gli occhi.
*****
Louis si sveglia qualche
mese dopo,
mentre fuori nevica e qualche raggio di sole entra dalle piccole
fessure tra le persiane. Ritira il braccio steso alla sua destra,
sulle coperte vuote -quell'abitudine non lo lascerà mai-, e
si alza
dal letto sbadigliando. Fa per dirigersi in bagno, quando prima
decide di aprire la finestra, come faceva sempre Harry.
Ed è in quel
momento, che gli sembra
di vederlo; bellissimo, bianco come la neve, che gli sorride da
lontano. Scintilla, ride senza fare rumore, si porta le mani alla
bocca e gli soffia un bacio.
Poi, scompare. E Louis
ride, ride,
piange e ride.
Oh, è
davvero una vita meravigliosa.
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