*si avvicina piano
piano* ...Salve ^^'' Non sono morta né espatriata,
semplicemente sono stata privata dell'ispirazione per questa fic.
Ispirazione che è migrata verso altri lidi, ahivoi xD Ma
state tranquilli! La fic continua come potete vedere, a ritmo lento
(non lentissimo per fortuna xD), e mi sono imposta di finire questo
capitolo prima di scrivere altro. Indipercui, vi lascio al capitolo!
Buona lettura! :3
Ps: all'interno del
capitolo ci sono delle citazioni e le metterò in blu per
distinguerle dal resto.
Capitolo 37: Destati!
Destati!
Tendi
la mano!
È
giunta l'ora,
Destati!
Le
porte verranno schiuse
Lo scontro era cominciato con un muto segnale della Chiave del Destino,
che aveva indirizzato i suoi guerrieri verso i restanti quattro membri
dell’Organizzazione, mentre lui si scagliava su Axel e il
numero IV ingaggiava battaglia con il primo fondatore. In breve tempo,
tutti si resero conto che la stanza era troppo piccola.
Xigbar scoppiò in una delle sue rauche risate e
svanì rapidamente in un varco oscuro, ricomparendo
all’esterno dell’edificio e richiamando il proprio
avversario con un cenno della mano. Il Samurai con la maschera rossa
non si fece attendere, scattò in una piccola corsa e con un
balzo attraversò la finestra infranta per ritrovarsi di
fronte al suo obiettivo. Incrociarono la lama e la balestra e caddero,
precipitando verso il suolo, lontano dagli sguardi degli altri.
Il vento del numero III respinse lo spadaccino, costringendolo a
puntare i piedi per non essere totalmente travolto. L’attimo
dopo, però, portò la katana a protezione del
torace, che altrimenti sarebbe stato trafitto dall’acuminata
punta di una lancia. Restando inespressivo, il guerriero
reagì spingendo indietro l’arma avversaria e
schivando abilmente le restanti o deviandole con la lama o
l’elsa della spada. Giunse a un soffio dal corpo di Xaldin,
per poi scartare lateralmente senza produrre neanche un fruscio,
arrivandogli alle spalle come il più subdolo dei Simili e
caricando un affondo. Il colpo però non raggiunse mai il suo
obiettivo, perché una folata di vento gelido e impetuoso
gettò il Nessuno dal volto coperto fuori dalla stanza,
dritto contro una parete su cui lasciò una piccola voragine
prima di crollare su un ginocchio. Sputato un grumo di sangue, il
Samurai rialzò il viso e tornò in piedi con la
spada tratta, pronto a riprendere lo scontro.
Xaldin sbuffò, scocciato. -Sarà una roba lunga,
almeno finché Roxas non torna in sé.-
rifletté, evitando di voltarsi verso i compagni e i rumori
violenti che producevano i vari scontri, quindi si lanciò
nel corridoio con le lance in pugno.
Per quanta acqua potesse buttargli addosso e nonostante tutti i
Ballerini che aveva evocato, quel Senza Cuore continuava a
fronteggiarlo e ad avanzare. Colpiva, parava e schivava, cadeva ma era
sempre lì di fronte a lui, incrollabile come una possente
quercia durante una tempesta, per eseguire l’ordine che aveva
ricevuto. Il Notturno Melodico deglutì e passò
rapidamente le dita sulle corde del sitar, creando un torrente
d’acqua per scagliarlo contro il nemico. Il guerriero si
limitò a portare la spada avanti a sé in
posizione verticale e aprì il flusso in due parti, che gli
passarono accanto senza danneggiarlo.
-Uffa!- si lamentò il biondo, riparandosi dietro il proprio
strumento. -Con questo qui non funziona niente! Come faccio?!-
proseguì, trattenendo uno sbuffo di frustrazione. -Se solo
ci fosse Zexion…- pensò poi con un sospiro,
dimenticandosi per un istante dove si trovasse e perché.
Riemerse dai suoi pensieri a causa di un grido di battaglia lanciato da
Xemnas, e quando rialzò lo sguardo sul suo avversario, Demyx
lo trovò immobile, con la katana riposta nel suo fodero e le
braccia lungo i fianchi. Inarcò un sopracciglio,
istintivamente stupito da quel comportamento, ma si ritrovò
a rabbrividire quando alle sue orecchie giunse la vibrazione prodotta
da quelle corde vocali silenziose.
-Tu non possiedi spirito
combattivo. Non desideri la lotta.- soffiò,
schiudendo appena le labbra, prima di inginocchiarsi e venire
inghiottito da un passaggio oscuro, che si richiuse in un attimo.
-Eh?!- esclamò il numero IX, incredulo di fronte a
quell’inatteso ritiro. -Non ho capito
cos’è successo…- mormorò,
grattandosi la nuca. -Però tanto meglio!- aggiunse poi,
voltandosi verso i compagni. -Andiamo a dare una mano agli altri!-
Menando un colpo di falce, Marluxia diede vita a una tormenta di petali
rossi che investirono il Samurai silenzioso, tagliando in
più punti il suo kimono. Dopodiché il Leggiadro
Sicario scattò in avanti, mirando al collo
dell’avversario, che però reagì,
incrociando la lama della katana con la sua ricurva. Rimasero in
stallo, spingendosi a vicenda, ma nessuno dei due cedette il passo.
Le iridi blu del numero XI, strette per lo sforzo, erano puntate su
quella fredda maschera, che anche se priva di espressione
l’aveva attratto immediatamente, come una falena che non
riesce a sfuggire al calore della lanterna. Avrebbe potuto guardare
qualsiasi cosa di quel raro esemplare di Senza Cuore: le mani che si
opponevano alla sua forza, la parte inferiore del viso su cui
albergavano le labbra pallide e serrate, ma la sua vista non aveva
potuto resistere al fascino di quella maschera vermiglia come il sangue
che imbrattava la lama della spada avversaria. E in un attimo gli era
venuta un’idea, più simile a uno sfizio che voleva
accontentare, cosa sarebbe accaduto se l’avesse rimossa?
Marluxia ghignò, tirando la falce verso il basso e con essa
l’arma del Samurai che rimase col volto sguarnito.
Sollevò la mano sinistra e la allungò verso la
maschera, ma non appena la sfiorò con la punta delle dita fu
attraversato da un’ondata di gelo, che sembrò
inghiottirgli l’animo. Saltò
all’indietro, ritrovandosi con gli occhi sgranati e il
respiro pesante, come se avesse appena corso per chilometri e
chilometri. Quando poi spostò lo sguardo sulla mancina
inorridì. Il guanto di pelle nera era lercio di denso fluido
scuro, che gocciolava in silenzio sul pavimento candido, quasi non
volesse farsi notare, creando una piccola pozza che spiccava come una
stella nel cielo.
-Da… da dove viene questo sangue…?-
domandò a tutti e nessuno, rialzando il viso verso
l’avversario, che al contrario lo teneva rivolto alla propria
sinistra, celato dal braccio destro, che tuttavia non bastò
per nascondere il liquido scarlatto che si stava amalgamando a
mezz’aria, quasi fosse dotato di vita propria.
-Questo è
solo una piccola parte del sangue che ho giurato di versare in nome di
Kagi-sama.- soffiò il Samurai, una volta che la
parte superiore del suo viso fu di nuovo coperta. -Ma tu non puoi capire,
poiché sei totalmente incompleto.-
Rabbrividendo, il Leggiadro Sicario fece un altro passo indietro,
gettandovi poi un’occhiata di sfuggita per costatare che il
numero VII aveva definitivamente perso i sensi. Strinse nuovamente le
dita attorno al manico della sua falce, sporcandola di rosso, e si mise
in posizione di guardia, pronto a sferrare un nuovo attacco. Il suo
nemico fece lo stesso, stendendo la katana avanti a sé, come
se volesse nascondersi.
-Stop!- gridò il Notturno Melodico, piazzandosi tra i
duellanti. -Fermi, fermi!-
-Ma che…?!- balbettò incredulo il numero XI,
fissando la schiena del collega.
-Senti Samurai, noi non vogliamo combattere con te, ok?-
-Demyx, ti si è annacquato il cervello? Che stai facendo?!-
-Ah, giusto! Siamo amici di Roxas, vogliamo solo il suo bene,
esattamente come te.- disse infine, ignorando la voce del Leggiadro
Sicario, che sbatté le palpebre, sempre più
confuso.
Sotto il suo sguardo sempre più stupito, il Senza Cuore
abbassò la propria arma, dopodiché la
rinfoderò e chinò il capo. -Sei sincero padrone
dell’acqua, tu non desideri la lotta. Noi guarderemo le
spalle a Kagi-sama.- pronunciò in un sussurro
simile a un alito di vento che corre tra le radici degli alberi, quindi
s’inginocchiò e svanì nel varco oscuro
che si era aperto sotto i suoi piedi.
-…Posso sapere che diamine stai combinando?-
domandò il rosato, sporgendosi dal fianco destro del
compagno, che sospirò di sollievo.
-Ah… Per fortuna ha funzionato…-
-Cosa?!-
-Era un tentativo, se non avesse funzionato ti avrei aiutato.- rispose
allegro il biondo, girandosi. -Dobbiamo portare via Saix, in questo
posto non è al sicuro.- affermò, voltandosi in
direzione del combattimento tra i due Nessuno più anziani,
che dopo un ultimo scambio di fendenti saltarono oltre la finestra
infranta per cercare un luogo più spazioso.
Dopodiché, Demyx si avvicinò al muro e raccolse
un braccio del numero VII, portandoselo sulle spalle, e sorreggendolo
per un fianco, ma prima di attraversare il passaggio che Marluxia aveva
aperto davanti a lui, lanciò uno sguardo al proprio amico
che si trovava dall’altro lato della stanza.
-Coraggio Axel.-
Okami - Twin Devils~ Lechku
& Nechku
Corsero lungo la parete esterna della Fortezza, mentre le lame rosse
s’incrociavano con quelle ghiacciate, finché non
giunsero a un balcone, ma vi si fermarono solo per un breve istante.
Saltarono via di nuovo, rapidi come fulmini e salirono sul tetto di una
torre. Ancora una volta le loro armi si diedero battaglia, sfrigolando
le une sulle altre, come la carta quando viene gettata nel fuoco.
Ripresero a correre, balzando da un terrazzo a un davanzale fino a un
torrione, scambiandosi fendenti da ogni angolazione. Quando finalmente
si fermarono a riprendere fiato, erano giunti sull’Altare del
Niente, sotto la fredda luce di Kingdom Hearts.
Il Superiore dava le spalle alla grande luna a forma di cuore, ma non
aveva bisogno di voltarsi a guardarla per avere conferma della sua
presenza, poiché sapeva che vegliava su di lui.
Puntò quindi gli occhi ambrati sul suo nemico, fermo a una
decina di passi di distanza, impegnato a ridare forma e resistenza alle
sue spade di ghiaccio. A un tratto, però, lo sguardo gli
cadde più lontano, attratto da una macchia scura a ridosso
delle scale che portavano al piano inferiore.
-Sangue?- pensò, confuso. -È
impossibile…-
-Non ti conviene distrarti, Xemnas.- pronunciò il Freddo
Accademico, lanciandosi all’attacco con un ghigno. -Potrebbe
esserti fatale!-
Il numero I fece per indietreggiare, ma si accorse con orrore che i
piedi e metà delle gambe erano prigionieri del ghiaccio. A
quel punto sollevò le spade laser e incassò
l’offesa, sforzandosi per non cadere di schiena,
perché se fosse accaduto sarebbe stata la sua fine. Spinse
l’avversario lontano da sé, dopodiché
lasciò svanire l’arma che impugnava nella dritta
per puntarla in avanti e liberare una scia di saette oscure.
L’ex fondatore si ritrovò presto circondato da
quelle pericolose spire che si gettarono su di lui, colpendolo ovunque
e dandogli una forte scossa elettrica. Gridò di dolore, ma
non cedette mai il passo, anzi reagì e respinse
l’elettricità col proprio potere, che
congelò le folgori, riducendole poi in gelida polvere.
Quando però risollevò gli occhi verdi sul nemico,
non lo trovò dove l’aveva lasciato. Si
guardò attorno rapidamente, ormai preda della confusione,
cercandolo ovunque, ma solo all’ultimo istante ebbe
l’istinto di girarsi e alzare il braccio sinistro a propria
difesa.
Nero come la notte più buia, Xemnas si scagliò
sul vecchio compagno al pari di un corvo a caccia di carogne, menando
un doppio fendente con le lame vicine tra loro e colpì.
La spada di ghiaccio si disgregò, come se non fosse mai
esistita, e il sangue denso e scarlatto imbrattò ancora una
volta il candido pavimento dell’Altare, che poco dopo accolse
con un piccolo tonfo la mano e parte dell’avambraccio
dell’ex numero IV.
Il Freddo Accademico cadde in ginocchio, urlando e portandosi al petto
il moncone, con le palpebre serrate per la rabbia e per il dolore che
niente avrebbe mai potuto fargli dimenticare.
-Avevi proprio ragione, Vexen.- asserì Xemnas, torreggiando
sul biondo. -Distrarsi durante uno scontro può rivelarsi
fatale.-
Kingdom Hearts Original
Soundtrack - Destati
Destati,
Destati, Destati
È
giunta l'ora!
Senza battere ciglio, il custode era partito all’attacco del
numero VIII, che colto alla sprovvista dall’incredibile
velocità dimostrata dall’altro aveva fatto giusto
in tempo a difendersi con i Chakram. Trattenendo
un’imprecazione, Axel puntò le iridi verdi in
quelle del biondo e quasi tremò nel vederle ancora
più fredde e vuote di quella volta davanti al Grattacielo
della Memoria, ma non si arrese. Scosse il capo e spinse, cercando di
avere la meglio sul Nessuno più giovane grazie alla sua
altezza.
-Roxas!- chiamò a gran voce. -Devi svegliarti, Roxas!-
proseguì, prima di notare il tremore delle proprie braccia,
che stavano cedendo alla forza del numero XIII. -Svegliati!-
Dormiva così bene che
non avrebbe mai più voluto aprire gli occhi.
Quel nero era
così invitante e accogliente, che non l’avrebbe
mai lasciato. Gli bastava un pensiero e poteva assumere qualsiasi
sembianza. Un letto con le coperte calde, oppure una spiaggia di fine
sabbia bianca, riscaldata dai raggi di un sole invisibile, che
però era sempre presente.
C’era un
silenzio incredibile in quel luogo. Era così fitto e
profondo che avrebbe potuto sentire i battiti del proprio cuore, se ne
avesse avuto uno. Si faceva bastare il rumore del proprio respiro,
paragonabile a quello delle onde del mare che fanno avanti e indietro
sulla battigia.
Stava così
bene, per quale assurdo motivo avrebbe dovuto svegliarsi?
La Chiave del Destino parve non udire nemmeno una sillaba del suo
richiamo e un attimo dopo svanì, inghiottita da un varco
oscuro. Riemerse alle spalle del rosso e si gettò sulla sua
schiena in silenzio, per farne un cadavere nel più breve
tempo possibile, esattamente come gli aveva ordinato il suo Signore. Le
sue chiavi però non sfiorarono nemmeno il soprabito del suo
avversario a causa di una torre infuocata che era nata dal pavimento.
Giratosi velocemente, Axel attraversò la sua difesa e
lanciò un disco, mirando alla mano destra del compagno per
fargli cadere l’arma, ma la sua tattica fallì
miseramente. L’elsa nera del Lontano Ricordo aveva protetto
il polso del suo padrone, resistendo egregiamente all’attacco.
-Maledizione.- ringhiò il rosso, accorciando ulteriormente
le distanze e incrociando di nuovo le proprie armi con quelle
avversarie. -Andiamo Roxas, non mi riconosci? Sono Axel!-
Ancora una volta, la sua voce non generò alcuna reazione nel
giovane keyblader, che si limitò a rispondere con un abile
movimento di entrambi i polsi. In un attimo, il Soffio di Fiamme
Danzanti si ritrovò con la schiena contro il muro, ma
fortunatamente con le armi ancora in mano e un occhio aperto, che gli
consentì di schivare affondo della chiave bianca, che si
piantò nella parete. Rotolò per un paio di metri,
dopodiché il numero VIII si alzò, appoggiandosi
al letto divelto che ora svettava al centro della grande stanza, e
osservò il biondino che si girava con inquietante
tranquillità per incamminarsi nella sua direzione.
-D’accordo, passiamo alle maniere forti, anche se non avrei
mai voluto.- disse il rosso, che in un paio di secondi si era
circondato con una decina di sfere fiammeggianti per poi spedirle verso
l’avversario.
Altrettanto veloce fu il pensiero di Roxas, che richiamò
immediatamente il Portafortuna nella mancina e lo usò per
scagliare una magia di ghiaccio a labbra chiuse. Lo scontro tra i due
elementi generò una grande nube di vapore simile al leggero
velo della nebbia del primo mattino, che quindi non celò
nessuna delle due figure. I due si ritrovarono subito, quasi non si
fossero mai separati e di nuovo, le loro armi s’incrociarono,
lasciandoli in stallo.
Su
rimembra tu trepida!
Su
sveglia! Ehi ricorda!
-Ti devi svegliare! Vuoi capirlo o no?!- urlò il numero VIII
con rabbia. -Non puoi esserti dimenticato di me! Sono Axel!-
-Io non ti conosco.- replicò atono il custode. -Tu sei solo
un altro ostacolo sulla strada del mio Signore e devi essere
eliminato.- proseguì, per poi richiamare una coppia di
Samurai al suo fianco.
-Qui si mette male…- pensò Axel, guardandosi in
giro e rendendosi conto di essere rimasto solo. -Molto
male…- aggiunse, quando vide i Senza Cuore saltargli
addosso. -Ma ancora non mi do per vinto!- esclamò a gran
voce, dando fuoco ai due guerrieri che emisero un singolo sibilo prima
di svanire e tornare al Nulla.
Quella distrazione, però, gli costò cara. Fu un
istante e si ritrovò privo dei Chakram, che furono scagliati
via da un fendente obliquo del keyblade nero, e sdraiato a terra con il
Portafortuna che gravava ancora su di lui, puntando al suo addome.
D’istinto chiuse gli occhi e si preparò a ricevere
la condanna da colui che amava.
Non capì come né perché, ma
l’arma che avrebbe dovuto affondare perfettamente nello
stomaco l’aveva invece ferito al fianco, piantandosi per
metà nel pavimento. In ogni caso, il dolore fu bruciante e
gridò, accorgendosi solo nel momento in cui stava
riprendendo fiato che non era l’unico a soffrire. Sollevate
le palpebre, vide la Chiave del Destino in ginocchio con la testa tra
le mani.
-Roxas…?- chiamò flebilmente, sgranando gli occhi
l’attimo dopo, vedendo in quella sofferenza
un’occasione preziosa. -Roxas!- disse in fretta. -Roxas segui
la mia voce! Svegliati!-
All’improvviso, quella
culla sicura s’era fatta un lago d’acqua immobile e
gelida. Era circondato da un’acqua così fredda da
dargli l’impressione di essere trafitto ovunque da mille
aghi. Si dimenò, non avvertendo più nulla sotto i
piedi e cominciò a nuotare alla cieca, perché
persino gli occhi sembravano dolergli ed era costretto a tenerli
serrati. Nuotò più veloce che poté,
dando bracciate ampie ed energiche, e gli parve d’aver
percorso interi chilometri quando le sue dita sfiorarono una superficie
liscia e ghiacciata. Cominciò a tempestarla di colpi, senza
curarsi dei danni che avrebbe potuto causarsi, e spalancò la
bocca per gridare, ma nemmeno un suono lasciò le sue labbra.
Oppure era lui a non sentire nulla? Nemmeno il rumore dei suoi pugni
giungeva alle sue orecchie.
A un tratto,
però, qualcosa cambiò.
La parete di ghiaccio
sembrò cedere al suo ennesimo colpo e un richiamo
arrivò fino alla sua mente.
-Roxas!-
Non era forse il suo
nome quello? Chi era a pronunciarlo? Era flebile e lontana, ma
sentì di aver già udito quella voce da qualche
parte e la sua anima ne fu attratta istintivamente, esprimendo il
desiderio di raggiungerla. Riprese ad attaccare il muro che lo separava
dal resto del mondo e quando finalmente riuscì a romperlo,
l’ambiente attorno a lui cambiò di nuovo.
L’acqua si
fece calda e agitata, e il nero s’era fatto luminoso,
invitandolo ad aprire gli occhi.
Sbatté le
palpebre un paio di volte e quando guardò davanti a
sé scorse un’isola. Non un’isola
qualunque: la sua.
E qui si chiude
ù.ù
Come avrete visto, ho
fatto dei tagli tattici agli scontri, per intenderci: dubito che
vedrete il continuo di quelli di Xaldin e Xigbar. E due si sono
già conclusi a causa del calo ispirativo. Detto questo,
credo che con due capitoli al massimo si concluderà la
guerra con Vexen.
Nel frattempo, Roxas
sembra rinsavire a causa del danno fatto a Vexen e Axel ne approfitta
ù.ù Ce la farà a svegliarlo del tutto,
prima che lo faccia a fette? Lo scoprirete nelle prossime puntate
ù.ù
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate apprezzato le
citazioni a "Destati". Concludo ringraziando tutti
quanti :3 Chi preferisce, segue e ricorda, ma anche chi commenta e chi
legge soltanto :3 Vi adoVo tutti *^* Alla prossima!
See ya!
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