So 90's
New York,
1997
Belli, eh, gli anni 90.
Libertà sessuale come se piovesse, cocktail bar che nascono
come funghi, auto sportive con design innovativo, tecnologia che avanza
prepotentemente, sit-com divertenti, musica pimpante.
Belli anche con un lavoro che è il 'raccatta- milionario- ubriaco '. Oh beh, in fondo Harold Hogan non è che possa davvero lamentarsi: a fine mese,
puntuale, l'importo del suo stipendio scivola sul suo conto corrente senza che
debba neppure sforzarsi di andare a depositare l’assegno lui stesso. Manna dal
cielo per chi, sino a due anni prima, sbarcava il lunario facendosi prendere a
pugni su un qualche ring di infima categoria.
"Hogan?" La prima volta
che se lo era trovato davanti il suo futuro capo aveva una chiappa di modella
per mano, lui il naso rotto e una maglietta degli Iron
Maiden bucata. Ad unirli, lo stesso livello di
sbronza: "Come Hulk Hogan,
il wrestler?"
"Sono un pugile" aveva biascicato.
"A giudicare dall'aspetto direi di merda"
Tony Stark si era ritrovato
piegato in due da un montante allo bocca dello stomaco: aveva vomitato mezzo
bar sulle sue scarpe sgualcite e con un gemito lo aveva assunto.
Il giorno dopo, quando se lo era trovato davanti seminudo e
con addosso i segni dei rossetti delle due modelle l'aveva fissato con occhio
spento per un quarto d'ora, prima che la sua leggendaria mente si rimettesse
all'opera per produrre una domanda: "Che hai da essere felice?"
Aveva alzato le spalle: "Mi ha assunto, capo. E mentre
la portavo in macchina in spalla mi ha anche detto che avrò una bella paga. Da
pugile di merda a guardia del corpo
del Signor Stark il passo è notevole."
"Suppongo di sì. Ora però smettila di sorridere, sei
inquietante a farlo mentre sono in mutande. E fatti una doccia e cambiati
quegli stracci che hai addosso. Dobbiamo andare a Montecarlo, lì non fanno
entrare vestiti da spaventapasseri. Ah no, la maglietta non la buttare: cos'è,
originale?"
"Del Tour di Fear of The Dark, sono stato al concerto di Nashville."
"Lo sai che me lo sono perso quel tour?"
"No."
"Beh, ora lo sai. È stato uno dei tour migliori del
gruppo ed io me lo sono perso. Vedi? I soldi non possono comprare tutto, ma per
trecento dollari posso avere quella maglietta, indossarla quando andrò a
trovare l'ingegnere metallara che sto tampinando su una chat e raccontarle che
il concerto di Nashville è stato una bomba. Che ne dici, ora sei felice?"
Il braccio era già testo a porgergli la maglietta:
"Hanno iniziato con Be Quick or Be Dead."
Belli, eh, gli anni 90.
Belli gli autunni NewYorkesi: Tony
ha un sacco di distrazioni, così non gli deve fare da babysitter marcandolo
stretto per tutto il giorno.
Dice di New York gli piacciono le giornaliste, perché sono
sempre in forma, lavorano sodo, e amano ficcare il naso ovunque. E poi reggono
l'alcol abbastanza da non addormentarsi di schianto tra la cena ed il dessert.
Hogan
- Happy Hogan
ora - a volte si sorprende a domandarsi che cavolo
abbia in testa il suo capo, quando si sfonda di alcol e altro: è miliardario,
intelligentissimo e ha un sacco di donne, di motivi per ridursi ad una
pattumiera ambulante non dovrebbero esistere.
Forse, semplicemente, perché nessuno glielo impedisce.
Tony Stark è ricco e potente e non
ha nessun tipo di freno.
È quasi un dio, e lo sa perfettamente.
Se c'è una cosa che ha imparato - benissimo - da Tony, è la
corretta applicazione del proverbio Chi
non Risica non Rosica. Nella vita bisogna essere audaci per avere successo:
Tony ha tutte le possibilità di essere audace, di sparare in alto e colpire
comunque il bersaglio. Lui ottiene sempre quello che vuole e lo ottiene perché,
prima di tutto, ci prova.
Così Happy, durante il soggiorno newyorkese, prende a
frequentare una tavola calda in stile anni '50, il MoonDance Diner. Al bancone c'è una ragazza con
gli occhi azzurri, serve piatti abbondanti e caffè alternando mosse di twist a
sorrisi, sotto una parrucca bionda ed un paio di gigantesche tette finte.
Il cartellino dice che si chiama Monica, e se le fa una
battuta lei sorride e ribatte con spirito.
Ad Happy piacciono le ragazze con gli occhi azzurri che
ribattono con spirito, anche se le tette enormi sono finte e sotto la parrucca
bionda spunta una ciocca di capelli castani - Tony la scarterebbe a priori:
detesta le donne piatte che usano parrucche.
Si era presentato una sera di boogie selvaggio, la musica
era altissima e Monica aveva capito 'Pete' anziché
Happy: non l'aveva contraddetta per non offenderla. In fondo Pete non era un brutto nome, e tanto lui sarebbe stato a
New York per poco e probabilmente non avrebbe più rivisto la ragazza da lì a
poco.
Tanto vale continuare a farsi chiamare Pete.
Monica ha un'amica - Rachel, una ragazza con i capelli
rossicci e gli occhi verdi, l'aria un po' da snob superimpegnata
che vestono le newyorkesi arriviste - che spesso la va a trovare al lavoro. Dai
loro discorsi Happy intuisce che abitano insieme e che Monica ha avuto una
relazione molto complicata da cui ne è uscita da poco tempo.
"Vorrei tornare sulla piazza." Annuncia Monica un
giorno: Rachel alza gli occhi dal suo muffin dietetico borbottando un halleluya e lui sorride infilandosi un pezzo di
bistecca in bocca. "Vorrei solo che qualcuno mi chiedesse di uscire."
"Io potrei chiederti di uscire."
"Oh, andiamo, Pete! Non ne
avevamo già parlato di questo?” Sorride Monica: "Tu vuoi uscire con me
solo perché sono ho questa parrucca bionda, un seno strepitoso e ti servo da
mangiare!"
"Se questo fosse vero uscirei con mia zia Ruth” Monica
ride e apprezza la battuta: "E le due volte che siamo usciti insieme è
stato molto strano..."
Anche Rachel ride. Ottimo segno. Happy incalza: “Tu pensi
che lei debba uscire con me?”
Inghiottendo il suo muffin, lei ribalta la domanda: “Sei
sicuro di voler uscire con lei? Non è un bello spettacolo alla mattina, capisci
che intendo? Quella parrucca tutta in disordine…
quelle tette buttate là sul comodino!”
“Oh sì, pensaci bene!” Monica sostiene il gioco dell’amica, eppure
sembra molto lusingata.
Grattandosi il pizzetto Happy mormora un Senz’altro.
Tuttavia, Monica piega la testa e si appoggia al bancone:
"Non posso permettermi di uscire con un cliente. Politica aziendale."
Happy capisce di essere ad un bivio: o alzare le spalle e
perdere un'opportunità con Monica, o rischiare sparando alto sperando di
centrare il bersaglio. Sceglie la seconda, ha in tasca il blocchetto degli
assegni di Tony: "Ti lascio la mancia solo se mi permetti di lasciarti
anche il mio numero." Rachel ha alzato un sopracciglio e rifilato a Monica
lo sguardo da 'non ci provare a dir di
no'.
"Andiamo! So di non essere un sex symbol
come Jon Bon Jovi o Bruce
Springsteen. Ma potremo divertirci insieme!"
Il suo numero di telefono è sull'angolo sinistro
dell'assegno da ventimila dollari che Happy Hogan
lascia scivolare a faccia in giù sul tavolo prima di uscire.
"Capo... posso chiederti un parere personale?"
È raro essere a New York e avere Tony Stark
a sua sola disposizione. Dal sedile posteriore lui abbandona il The Guardian gettandolo di lato ed incrociando le braccia:
"Stupiscimi: mi sto annoiando."
"Stamattina cercavo di far colpo su una ragazza."
"Carina?"
"Per me molto."
"Allora non deve essere granché."
Happy decide di ignorare il commento e proseguire:
"Lavora in una tavola calda: le ho lasciato una mancia... diciamo importante con il mio numero di telefono
scritto sopra. Speravo mi chiamasse subito ma ora ho il dubbio di averla
offesa."
"Era molto importante?" A Tony piace fare il
maestro di vita: incrocia le braccia dietro al collo, fa scricchiolare le
vertebre cervicali ed infine profetizza: "Allora lei tornerà a casa,
telefonerà alla sua amica del cuore e le chiederà un parere. La sua amica le
chiederà che cosa starà aspettando e lei, dopo una bella doccia calda, una
tisana e una fetta di torta senza zucchero comporrà il tuo numero di telefono e
chiederà spiegazioni per quella mancia. Se è stata esageratamente alta e lei è
una persona - com'è che le chiamano? Ah,
sì: onesta - allora non la accetterà
e proporrà un incontro per restituirti la cifra. E tu ne approfitterai."
Happy ci conta: era pur vero che ventimila dollari per Stark sono bruscolini che riesce a spendere nell'arco di
una sola serata, ma non è certo che sia così generoso da accettare che li abbia
usati di nascosto, senza chiederglielo, per la mancia ad una ragazza con la
parrucca e le tette piccole.
"Non so mai quanto lasciare di mancia..."
In fondo Stark è davvero un maestro di vita per quanto
riguarda le donne: davanti a sé ha Monica
- gli occhi azzurri piantati sui suoi ed una smorfia di disapprovazione
a piegarle le labbra - e gli porge l'assegno: "Di solito è il doppio delle
tasse, non il doppio della tasse di tutta la Romania! È esagerato. Cosa... cosa
volevi fare? Pensavi di comprartelo, il mio appuntamento?"
Beh, in un certo senso...
"No, no, affatto. Certo che no. Vedi, Monica,
io..." Io sono il babysitter di un
milionario che si frigge il fantastico cervello che si ritrova con diversi tipi
di superalcolici e un discreto numero di droghe, sintetiche e non. Bella
presentazione, davvero. Meglio provare con altro: chi non risica non rosica,
no? "Un paio d'anni fa ho trovato una semplice ma ingegnosa soluzione per
i sistemi operativi informatici di tutto il mondo, per prevenire il Millenium Bug tra tre anni" Il sopracciglio sinistro
di Monica si alza incuriosito. Lo interpreta come buon segno e prosegue:
"E grazie a questa semplice ma ingegnosa soluzione io ho fatto davvero un
mucchio di soldi. Tanti, tantissimi, quasi non so dove metterli! Però... però
ecco, i soldi non danno la felicità, e non puoi comprarci tutto: per esempio mi
sono perso il Fear of the
Dark Tour degli Iron Maiden,
di cui sono grande fan."
Lo sguardo di Monica si addolcisce: "Che peccato! È
stato il loro più grande Tour!"
Happy sospira “Non mi ci far pensare…”
“Scusa.”
“Comunque, davvero, ti chiedo solo un appuntamento. Una cena
fuori, senza impegno. Una pizza, magari.”
Monica cede: “Una pizza informale ci può stare.”
“Fantastico! Conosco un ottimo posto.”
A Roma.
Oh, beh, tanto Tony non deve usare
il jet.
Monica è carina e simpatica. È molto indipendente, non una
di quelle sanguisughe che ti si attaccano addosso succhiandoti via tempo
libero e conto in banca. Sarebbe la donna ideale da frequentare, se non lo conoscesse
come 'Pete il Milionario': una cazzata storica.
Chi non Risica non Rosica, ma si sbatte di meno e si gode di
più la vita.
Per Happy la doppia identità - Facchino di un milionario nel
quotidiano, facoltoso milionario per Monica - è drammaticamente difficile da
sostenere.
Deve trovare scuse su scuse per far entrare Monica nel mega
appartamento di Tony solo quando lui non è in casa e nascondere ogni indizio
della sua presenza: Un giorno, colto alla sprovvista, si era trovato a dover
infilare una foto incorniciata di Tony e Stephen Hawkins
nel frigorifero.
Un'altra volta Monica aveva curiosato - per chissà quale
motivo - nell'armadio e si era domandata ad alta voce perché i vestiti fossero
tutti di almeno tre taglie in meno.
"Non volevo dirtelo ma..." aveva preso tempo
cercando una scusa plausibile: "Negli ultimi tre anni ho messo su molta
massa muscolare. Sai, fitness e body building e aerobica, ma mi piace tenere
questi vecchi vestiti per... beh, per comparare il fisico da nerd che avevo
prima con questo palestrato. Autostima, capisci?"
"Beh, devi esserti anche alzato di parecchio... come
hai fatto?"
"Stretching. Tutti i giorni. Mattino, Mezzogiorno e
Sera."
Monica è sinceramente ammirata: "Accidenti, hai proprio
una gran forza di volontà!"
"Se così non fosse, non sarei io!"
Capisce di essersi infilato in un cul de sac la sera in cui è costretto a
rispondere ad una chiamata di Monica - dannati cellulari, status simbol degli anni '90 - mentre guida una limousine carica
di modelle che imitano una mischia di rugby con
Stark che fa il pallone in mezzo.
"Ehm tesoro, non posso rispondere ora sono...
sono..." Una delle modelle ha trovato qualcosa di prezioso appartenente a
Tony - Happy non è certo di voler sapere di cosa si tratti - e Monica
dall'altra parte del telefono incalza: "Sono in un pollaio. Ti richiamo
tra poco."
La sua spiegazione successiva su come aveva intenzione di
investire parte del suo capitale sulla zootecnia non ha convinto troppo Monica.
In compenso Stark gli ha allungato la carta di
credito ordinando di andare in gioielleria a prendere "Un bel trofeo per
tutte queste ragazze che han vinto la partita: un bel anellino con inciso
questo grande avvenimento!"
Spende 50 mila dollari.
Quando dorme Monica sbava sul cuscino.
Ok. Ora che si è focalizzato su quel difetto può riuscire a
scaricarla: Mi dispiace, tesoro, ma questa
è una terribile mancanza di rispetto. Tu sbavi senza ritegno, mentre io
trattengo i peti per non turbare il tuo sonno. Come minimo Monica
scoppierebbe a ridergli in faccia e gli direbbe di smetterla di fare lo
sciocco.
In effetti è una delle scuse più stupide che sia mai stata
partorita da mente umana. È che non è abituato a scaricare le ragazze, di
solito sono loro a scaricare lui.
Controllandosi la barba non fatta allo specchio e l'avanzare
della stempiatura - un riporto potrebbe andare o farebbe troppo anni '80? Nah, che schifo, non resta che sperare che nel nuovo
millennio gli uomini stempiati siano considerati sexy - si scopre a domandarsi Cosa Farebbe Tony Stark
Al Mio Posto?
Semplice: gli ordinerebbe di guidare sino a casa della
ragazza in questione, l'aiuterebbe a scendere dall'auto aprendole la portiera
da gran signore che è e dopo un baciamano direbbe qualcosa del tipo: "Non
ti auguro una buona giornata perché so che lo sarà." Per aggiungere, dopo
la risata dell'ochetta in questione: "Ti chiamo io, appena sono
libero" per poi infilarsi in auto e fargli segno di partire velocemente.
Ma questo succedeva con le modelle, con le segretarie di
qualcuno o le giornaliste di gossip. Con le altre, quelle più interessanti e
serie, come se la sbriga Tony Stark?
Infilandosi lo spazzolino in bocca, Happy realizza di non
aver mai avuto l'occasione di assistere ad una scena del genere.
Di là, nella stanza da letto, Monica sbadiglia e geme un 'Buongiorno' soddisfatto prima di
alzarsi e raggiungerlo, abbracciandolo da dietro appoggiando la testa sulla
schiena. "Dormito bene, Pete?"
Happy si sente veramente fregato.
"Capo... posso farti una domanda? Avrei bisogno di un
consiglio."
Tony sbadiglia senza ritegno e si massaggia una tempia: ieri
sera c'è stata una festa per il suo ritorno a Malibu
e lui ha voluto godersela in pieno: "Prima un'aspirina."
Happy schiaccia il tasto verde a destra dell'autoradio: dal
sedile posteriore esce e si apre un piccolo cofanetto. Dentro, un bicchiere già
colmo d'acqua fresca e due aspirine ancora incapsulate. Tony le afferra
entrambe come se fossero l'unica ragione di vita e se le getta in bocca,
lamentandosi del bicchiere d'acqua al posto del solito: "Facevano più
effetto con il brandy!"
"Sì, capo, probabilmente ha ragione ma... ecco, temevo
stesse esagerando con tutto quell'alcool."
Attraverso lo specchietto retrovisore lo sguardo di Tony è
cupo: "Se avrò bisogno di una baby sitter farò
il tuo numero di telefono. Con la stessa frequenza della tua camerierina preferita. A proposito, come procede?"
"Ecco, è questo il punto." Sospira: "Ho fatto
una cazzata con lei, ho detto di essere una persona che non sono..."
"E cosa?" Tony ridacchia: "Un milionario
geniale ed elegante? No, aspetta, seriamente: non ti sarai spacciato per me,
vero?"
"Beh, non proprio. Ma lei mi conosce come Pete, uno che ha inventato qualcosa contro il Millennium Bug e ci ha fatto su palate di soldi."
"E l'hai portata nel mio appartamento a Manhattan
facendole credere fosse tuo?" Happy annuisce colpevole "E avete fatto
sesso sul mio letto?" Di nuovo annuisce, con aria miserabile, e Tony
storce il naso: "Quale?"
"Quello della Camera Pitonata,
capo."
"Per essere un milionario elegante hai dei gusti
disgustosamente kitsch."
"Ma è la tua camera
da letto!"
"Quella? Ma se la uso come ripostiglio dall'89!
Andiamo, il pitonato non va più di moda da che Miami
Vice ha chiuso i battenti, come fai a non essertene accorto!" Tony sbuffa
ed incrocia le braccia scuotendo la testa: "Ed ora vuoi uscirne, genio?"
"Pensavo fosse solo una storiella passeggera! È che lei
è molto carina... e simpatica... e non sono riuscita a scaricarla. Lei mi
piace, mi piace davvero. Ma non posso fingere per tutta la vita di essere Pete. Così... così vorrei lasciarla. Però poi vorrei
rimettermi con lei!"
"E come faresti?"
"Beh, fingerei di incontrarla in strada per caso -
magari inciampandoci contro - dicendole di non essere Pete,
anzi fingere proprio di non conoscerlo. E quando lei insisterà sulla
somiglianza... beh, dirò che Pete è il mio fratello
gemello separato alla nascita da una madre cattiva che..."
Tony alza gli occhi al cielo, estrae il Tamagotchi dalla
tasca interna della giacca e inizia a giocarci isolandosi dal monologo.
Lo chiama nel suo studio quando è ormai ora di cena e lui è
già in ritardo per passare a prendere Monica. È infilato in un buco del
pavimento sino alla vita e armeggia con cavi e cacciaviti senza curarsi di
sporcare la camicia di seta blu: "Oh, ma sei un figurino vestito così.
Dovresti farlo più spesso, sai?"
"Sarei un po' di fretta, capo..."
"Non ne dubito." Tony salta fuori dal pavimento e
torna a guardarlo, pulendosi le mani sui pantaloni grigi e camminando a piedi
nudi sulla moquette bianca lasciandoci aloni scuri: "Sai, oggi pomeriggio
mi sono annoiato." Annuncia. "Così mi sono messo a pensare a tante
cose. Tutte insieme, sai per me non è difficile farlo. Prima di tutto, ho
buttato giù due calcoli" Indica la parete della porta, completamente
ricoperta da equazioni e schemi scritti in pennarello nero. "Per
sviluppare la mia nuova invenzione. Sarà molto utile, vedrai."
"Si tratterebbe?"
"Di un maggiordomo."
"Ma è..."
"Onniscente, onnipotente,
onnipresente. Niente di estremamente complesso, Solo Un Sistema Davvero
Intelligente. A proposito, credo di averci appena dato un nome." Taglia i
cavi dello stereo e li collega ad un computer appoggiato al pavimento e
recupera il microfono: "Saluta Happy, J.A.R.V.I.S."
"Buonasera Signor Hogan, mi complimento per l'eleganza. Tuttavia mi permetto
di dissentire sulla scelta della sciarpa di cachemire, che trovo inadeguata per
il clima odierno insolitamente tiepido per la fine di Novembre."
"Ok, capo. Come dicevo io sono di fretta e..."
"Fermo fermo fermo. Non ho
finito. Non con te, almeno. Credo di essere arrivato alla conclusione che tu
debba mollare Veronica..."
"Monica."
"Monica, giusto,
ma che dovrai farlo con classe." Inizia a camminare avanti ed indietro per
la stanza, gesticolando come fa sempre quando straparla. "Non guardarmi
così, è per il buon nome della famiglia Stark. E poi
in questi giorni mi sto annoiando, e io detesto annoiarmi. Non ho neppure un
sorso di brandy con cui passare il tempo e sospetto che a farmelo sparire sia
stato tu."
"Ci avevo pensato, lo ammetto, ma l'hai bevuto prima
che riuscissi a farlo."
"E allora, se hai visto che l'ho finito, perché non
l'hai ricomprato? Diamine!" Prende il microfono del computer e se lo
attacca alle labbra: "J.A.R.V.I.S.: alla lista
della spesa aggiungi Brandy."
"Di che marca, signore?"
"La mia preferita, ovviamente. Ma hai ragione, devo
inserire questa informazione basilare tra i comandi analogici e..."
Intercetta Happy che cerca di uscire di soppiatto dalla porta e lo ferma
afferrandolo per le spalle, incurante dei due aloni di morchia che lascia sul
tessuto: "Aspetta! Non ho finito. Hai ancora il mio blocchetto degli
assegni? Beh, allora usalo. Perché voglio davvero divertirmi con questa
storia."
"E cosa ci dovrei fare?"
"Non so, stupiscimi. Sei tu il genio! Io mi sto solo annoiando e a perfezionare J.A.R.V.I.S. ci metterò massimo un'oretta."
Monica è stata molto strana durante la cena. Sembra fremere
di impazienza, e quando lui apre bocca per parlare sgrana gli occhi azzurri e
quasi trattiene il respiro.
"Ti deve proprio piacere l'aragosta... sembra che tu
non veda l'ora che ce la servano!"
Lei scoppia a ridere nervosamente e tracanna un bicchiere di
vino: "La adoro!" asserisce "Ma sono calma, sono molto calma. Lo
sarò sino allo champagne!"
Happy aggrotta le sopracciglia alza le spalle: "Deduco
che hai già deciso che dolce scegliere..."
"Oh sì, sì!" esclama con voce squillante - forse
troppo, i vicini di tavolo han fatto un salto sulla sedia - prima di darsi un
contegno e suggerire la zuppa inglese.
"Prima l'aragosta, che dici?"
"Certo, certo! Prima l'aragosta!"
È stata strana per tutto il viaggio di ritorno, dopo aver
guardato a lungo delusa la flute di champagne portata dal cameriere e aver
mangiato con poco trasporto il dolce di cui sembrava tanto entusiasta prima, e
quando sono entrati nell'appartamento di Stark - a
proposito, dove si sarà ficcato? Happy ha il terrore di scoprire qualche
telecamera nascosta nella camera Pitonata - ha
ripreso a fremere di impazienza.
Beh, sì, anche lui ne aveva una voglia pazzesca di ballare
la macarena orizzontale, ma non da torcersi le mani in quel modo ed accelerare
il respiro all'invito di sedersi sul divano.
Prima di tutto, però, c'era una cosa da fare.
"Monica, devo parlarti."
"Certo!"
"Io... come ben sai sono una persona facoltosa. Io ho tutto. Eppure... Eppure sento che mi
manca qualcosa."
Happy ha quasi timore che gli ho le possano schizzare fuori
dalla orbite, da tanto li tiene sgranati: "Davvero?"
"G-già. Davvero. Ci ho
pensato molto su, nelle due settimane che ero a Los Angeles, e sono arrivato
alla conclusione che ciò che mi manca..." Oddio, perché Monica sta
trattenendo il respiro? Meglio arrivare al punto subito, prima che diventi
cianotica: " È il gusto della sfida. Sì, la sfida. Quella fisica,
intendo."
Lei sbatte le ciglia. Due, tre, quattro volte. Poi riprende
a respirare: "Ah. Aaah! La sfida fisica!"
ridacchia imbarazzata. "Giusto, la sfida fisica. La virile sfida fisica, ah ah ah!"
"Monica, ma stai bene?"
"Certo, certo, non ti curare di me. Continua pure,
tesoro, ti ascolto."
"E così ho deciso che riprenderò gli allenamenti di
arti marziali" Imita un paio di mosse di kung-fu
con le mani accompagnandole da un Wa-taa in falsetto
che le strappa un'espressione perplessa "E mi iscriverò - anzi l'ho già
fatto - al campionato di Lotta Estrema! Che te ne pare?"
Ti prego dammi dell'imbecille.
Ti scongiuro alzati dal divano e
urla che sono un cretino, infantile ed egoista, rifilami uno schiaffo ed esci
dall'appartamento strillando che mi odi.
Ma Monica sbatte di nuovo le ciglia tre, quattro, cinque
volte e poi appoggia la manina curata sulla sua: "Sarò la tua tifosa
numero uno!"
Cavoli.
"Ok, capo. Sono proprio nei pasticci. La ragazza non si
vuole scollare da Pete."
Tony si allaccia i gemelli ai polsini della camicia e sbuffa
sarcastico: "Pete è un milionario. Nessuna
ragazza è così scema da scaricare un milionario. Devi scaricarla ed essere
chiaro e tondo."
"Ci ho provato!"
"No. Hai solo cercato di farti mollare e non ci sei
riuscito."
"Di solito è così facile farsi mollare, ci sono sempre
riuscito senza nemmeno provarci!"
"Questo perché è non eri un finto milionario." Con
la sua solita, distratta eleganza Tony si infila le mani nelle tasche dei
pantaloni e ammira il nuovo completo fresco di sartoria che gli è stato appena
consegnato. "Il mio blocchetto degli assegni è ancora integro?" Happy
lo estrae dalla tasca interna e lo sventola: "Male. Molto male. Ti avevo
detto di usarlo!"
"Al ristorante non accettavano assegni, ho pagato con
la MasterStark."
"Ah. Hai tu anche quella? Sei una guardia del corpo o
una moglie? Forza, quella ridammela. No, no, il
blocchetto tienilo pure, ormai gli assegni non li accetta più nessuno."
"E allora cosa dovrei farci?"
"Usarli!" Voltandosi sorridendo, si infila gli
occhiali di Armani ed allarga le braccia con aria ovvia: "Hai un budget illimitato, signorino. Usali per
scaricare la ragazza con classe, facendomi divertire. Come ti dicevo, io mi
annoio. E a te non piace vedere il tuo capo annoiato, vero?"
"Ma come?"
"Usa la tua immaginazione, Happy. Puoi usarla tutta. Ce
l'hai, l'immaginazione?"
"Un po' ma..."
"Allora usala. Su. Ora. Corri! Corricorricorricorri!!!"
Straordinariamente, Tony si è addormentato solo e da sobrio
e si è svegliato comunque di buon umore. Ordina a J.A.R.V.I.S.
di preparare il caffè ed esclama un 'TA-DAAAAN!" indicando la macchinetta
che si attiva e riempie la caraffa. La prende, riempie mezza tazza, poi lascia
lì la tazza e beve direttamente dalla caraffa. Dopo un bel sospiro soddisfatto
e un: "È fantastico essere me"
rivolge finalmente l'attenzione ad Happy: "Quindi? La notte ti ha portato
consiglio?"
"No."
"Lo sapevo che questo proverbio era una cazzata.
Significa forse che hai bisogno di me,
per uscire da questo problema?"
"Temo di sì, Capo."
"Ma davvero non riesci ad usare la tua immaginazione?"
Happy scuote la testa. "Bene, quindi ora hai capito perché io sono io e tu sei tu e non inventerai mai nulla di geniale ed eccelso da diventare
qualcuno di simile a me. E sai questo
che significa?"
"Che sono un povero coglione?"
"Anche." Tony svuota la caraffa, la riposiziona
nella macchinetta e poi svuota anche la tazza e la getta nel lavandino. J.A.R.V.I.S si complimenta per il canestro e Tony prosegue:
"Ma soprattutto, significa che devi sempre essere te stesso e farti apprezzare per quello che sei. Se vuoi farti
amare da qualcuno, quel qualcuno deve amarti per ciò che sei realmente, non per
ciò che fingi di essere. Sai perché sono ancora felicemente single?"
"Perché sei un po' stronzo?"
"Anche. Ma perché, soprattutto, non sento il bisogno di
farmi amare da uno stuolo di
aspiranti Barbie senza un briciolo di cervello o da un gruppo di zoticoni
arricchiti che parlano con la erre moscia per millantare un'appartenenza a
chissà quale aristocrazia. Adorare
sì, ma amare è un'altra cosa."
"E tu capo non vorresti essere amato?"
"Ovvio" Tony apre le braccia: "Per quale
altro motivo avrei inventato J.A.R.V.I.S.? Allora, me
lo restituisci quel blocchetto degli assegni e ti affidi all'immaginazione Made in Stark?"
"So già che me ne pentirò."
"Probabile. Ma io mi divertirò un sacco, ed è questo
l'importante."
Happy non è sicuro che l'asiatico che Tony gli ha rifilato
come coach sia un ex-ninja, un imbianchino o un attore di Chinatown,
ma la parte la conosce alla perfezione: pretenzioso negli allenamenti, burbero
con Monica che accusa di distrarlo ed un cipiglio saggio sottolineato da un
paio di battute ad effetto in cantonese che né lui né Monica hanno compreso ma
che avevano tutta l'aria di essere delle perle di saggezza popolare cinese
imperdibili.
Può già bastare.
Ma, ovviamente, Tony Stark è un
megalomane.
L'arena è letteralmente gremita
di persone: Contando almeno settecentocinquantatre posti, Happy davvero non
riesce a calcolare quanto possa essere costato a Tony pagare quelle comparse,
affittare lo stadio, e noleggiare l'allestimento di ring, microfoni e
telecamere per creare la perfetta atmosfera dell' Ultimate Fighting Champion.
Probabilmente il blocchetto degli assegno non gli è bastato.
Happy sa che il finto scontro è stato creato da Tony con lo
scopo primario di divertire sé stesso e sentirsi il più possibile simile ad un
Imperatore Romano che guarda i suoi gladiatori ammazzarsi nell'arena per
compiacerlo. Eppure, mentre fa la sua entrata trionfante insieme agli altri
lottatori, incrociando lo sguardo orgoglioso ed incoraggiante di Monica, non
può fare a meno di esserne stupendamente grato.
Quello che Happy ignora completamente, però, è che gli altri
lottatori non sono solo delle comparse, ma professionisti.
E che il suo capo - quel gran
stronzo di Tony Stark - non ha dimenticato che è un pugile di merda. Né che l'ha steso
con un cazzotto allo stomaco.
E che la vendetta è un piatto che va servito freddo e
condito con molta immaginazione.
"Questa sconfitta non mi fa gettare la spugna, ma mi da
solo l'impulso di migliorare!" Convincente quanto può esserlo un quarto di
bue tumefatto e scorticato, Happy sorride nonostante i tre molari sputati.
Monica si tortura il labbro inferiore, mani attorcigliate al cappotto che regge
e sguardo preoccupato. "Vedrai, la prossima volta capirò come impedire
all'avversario di saltarmi sulla testa!"
"Ci sarà una prossima volta?"
"Oh certo! E a proposito:" Happy si avvicina ma
non troppo, che non sarebbe carino sporcarle il cappotto di sangue: "Il
Maestro sostiene che la tua presenza mi abbia influenzato, ecco. Distratto." Bene, ed ora il colpo
di grazia che la farà imbizzarrire e scomparire a gambe levate: "E che
sarebbe meglio che tu non venissi, ai prossimi incontri."
"Non preoccuparti, dal vivo ho visto abbastanza!"
esclama: "Ti guarderò in tv."
Cavolo.
A Tony Stark non sembra vero: ride
come un pazzo, applaude, beve un sorso di birra, applaude, ride sguaiatamente,
si rotola sul pavimento ed applaude nuovamente. Mette il fermo immagine
sul'inquadratura della sua faccia stritolata dalle chiappe di RulloCompressoreMan e quasi saltella di gioia.
"Hai finito, capo?"
"Oh, Happy, ti chiedo scusa ma..." Riavvolge il
nastro e schiaccia di nuovo play: "Guarda! Guarda le tue guance! E -oh! Il
molare! Hai visto come schizzava?"
Torvo, Happy getta il sacchetto del ghiaccio a terra e ne
recupera un'altro dal freezer, riappoggiandoselo sulla faccia prima di sedersi
nuovamente sul divano in pelle del salotto: "Sì, che l'ho visto. Visto,
sentito e lo sto sentendo ancora."
"Credimi, mai soldi furono più ben spesi!"
"Buon per te."
"E, dimmi, Maggie - "
"Monica"
"Monica,
giusto, in quanti secondi è schizzata via urlando?"
"Zero."
"Accidenti, questo è record!"
"No, intendo che non è schizzata via." Tony piega
la testa di lato incrociando le gambe sul tappeto: "Ha detto che i
prossimi incontri li guarderà da casa."
"Oh! Mi stai dicendo che dovrò comprare i diritti di
un'emittente televisiva che possa trasmettere il falso incontro di un falso
campionato di lotta? Non c'è problema, in fondo USA Network trasmette ancora il Monday Night Raw..."
"Ma Capo!" Protesta Happy alzandosi di colpo e
quasi finendo per terra da uno spasmo muscolare lombare non calcolato: "Io
sarei anche abbastanza stanco di farmi calpestare in questo modo!"
Tony alza le spalle con aria ovvia: "Hai chiesto il mio
aiuto?"
"Veramente io..."
"E sapevi che te ne saresti pentito?"
"Sì ma..."
"Allora sapevi già a cosa andavi incontro, quindi
perché fai tanto chiasso? Ed ora fammi rivedere il pezzo dove ti solleva e ti
fa roteare per aria prima di lanciarti sulle corde: è stata la parte
migliore!"
Sotto il fascio della lampada bianca dell'ambulatorio, Tony Stark non è che una silhouette aliena, lunga e sfocata, che
riconosce solo quando si abbassa la mascherina dal viso: "Sono qui, Happy,
non ti lascio solo."
Peccato. "Grazie
Capo." Geme, muovendo appena le dita della mano che Tony sta toccando.
"Lo apprezzo molto. Credo di essere andato offline dopo il quinto colpo a
terra. Devo aver fatto una pessima figura."
"Abbastanza, ma non è questo l'importante. Ti prometto
che non accadrà più."
"Grazie, Capo. Che strano, però: sento meno dolori che
la volta scorsa. Mi hanno dato della morfina?"
"Qualcosa di simile, sì.”
"Sono conciato così male?"
“Pensavamo peggio.”
Happy solleva la testa per guardare il resto del corpo ma
rinuncia subito dopo: "Se non sono messo così male... perché tutti questi
medici mi stanno ingessando il busto?”
Sospirando, Tony recupera uno sgabello togliendolo con
noncuranza dalla traiettoria del fondoschiena di un ortopedico che finisce a
terra con un’imprecazione soffocata dalla mascherina: "Appunto perché non
è stato così terribile come sembrava in un primo momento. Quando Ludovica -
"
"Monica!"
"Monica ti
vedrà ingessato come il salame che sei non potrà fare a meno di arrabbiarsi -
tanto - e dire che non vorrà avere più a che fare con te."
Happy ruota gli occhi e sospira. Due volte. "Capo: ma
questo lo trovi davvero divertente?" Tony annuisce: ha gli occhi lucidi di
commozione. Happy sospira di nuovo. "E ne sei soddisfatto?"
"Non sai quanto. Ho veramente fatto i salti mortali per
creare tutta questa messinscena. Spesso mi chiedo cosa mi blocchi dall'assumere
un'assistente che faccia chiamate, compili moduli e strisci carte di credito al
posto mio e poi mi ricordo" Un sorriso raggiante si fa largo nel pizzetto
perfettamente modellato: "Che non esiste sulla faccia della terra una
persona in grado di starmi accanto e soddisfarmi quanto me stesso! Sono il mio migliore
amico e fidanzato perfetto."
"Capo, questa suona un po' male."
"Non troppo, se tu fossi me."
Monica non è arrabbiata. Peggio: Monica è preoccupata e
dispiaciuta e quando la sorpresa di vederlo seduto sul lettino della sua mini
palestra quasi completamente ingessato - ma,
dannazione, proprio a pelle di leone dovevano immobilizzarlo così - ha
quasi un moto di pianto. Per Happy tranquillizzarla è istintivo: "Non è
brutto come sembra, è solo una precauzione. Non devo sforzare troppo la schiena…”
Lei gli gira attorno per studiarlo – Happy non può vederla
bene in faccia, visto che il collare cervicale gli blocca la testa in avanti:
“Per favore, dimmi che adesso la smetterai.”
Il piano di Happy è insistere, insistere sino allo
sfinimento, sforzandosi di sembrare quanto più ridicolmente idiota sia già
possibile con il busto completamente ingessato e le braccia immobilizzate: “Ma
scherzi? Io mi sto già allenando!” Scende dal lettino - il gemito che gli scappa non è del tutto
finto – e ruota goffamente il busto mimando una guardia: "Lo vedi questo
cerchio che sto disegnando? È la mia zona di terrore...!"
“Tu non sei normale!” Monica scuote la testa ed allarga le
braccia: "Ora basta con questa follia!”
"No! Non smetterò finché non sarò arrivato al titolo, e
ci riuscirò. Ti assicurò che arriverà
presto il giorno in cui i bambini scommetteranno su chi sarà il più forte: se
io o Superman. Non che possa battere Superman, ma i bambini sono ingenui.”
Invitandolo a sedersi, Monica lo guarda decisa: "Ascoltami
un momento: tu sei negato per questo sport. Tu sei il peggior lottatore della
storia, in assoluto!"
BUM! ECCO! Questa è la direzione
giusta, baby!
Aggrotta la fronte, per quanto sia possibile con il gonfiore
del livido ed assume un tono rammaricato: “Lo sai? Ho uno strappo al flessore
sinistro, una frattura all’avambraccio destro e almeno quattro vertebre
lussate, ma questo che mi stai dicendo è ancora più doloroso.”
“Mi dispiace molto.” Ammette Monica abbassando la testa.
Sembra le sia difficile parlare, ma decisa a proseguire: “Ma io ti voglio
troppo bene per vederti ridotto in questo stato. Quindi se proprio vorrai
ammazzarti dovrai farlo senza di me.”
Bingo!
“Monica, mi stai chiedendo di essere quello che non posso essere.” Annuncia
grave: “Devo andare avanti.”
Non era la risposta che si aspettava. Improvvisamente Happy
si sente terribilmente un verme. “E allora io me ne vado. Addio.” Gli schiocca
un bacio, Happy si trattiene dal gemere di dolore per la gengiva dolorante ed
il taglio sul labbro.
Anche perché a fargli veramente male non è quello.
“Hey Monica.” In tutta quella
storia di falsità e sotterfugi, gigantesche recite e terribili miliardari
sadici, almeno una piccola verità poteva concedergliela: “Mi lasceresti un
appunto? Ho preso degli anti dolorifici prima e non credo che ricorderò niente
domani.”
Successo!
Libertà!
Vittoria!
Happy vorrebbe alzare le braccia al cielo, saltare di gioia.
Vorrebbe correre in lungo e in largo
ballando nudo come ha fa Stark all’ultimo
Ringraziamento.
Ma è ingessato e ha le gambe steccate, quindi quando i passi
di Monica si sono allontanati lungo il corridoio si limita ad ondeggiare da un
piede all'altro piangendo di felicità.
Ondeggia e Oscilla. Sempre più velocemente, sempre più
ampiamente.
Finché la caviglia già massacrata non cede e scivola a
terra.
Passa più di un'ora prima che un'addetta alle pulizie lo
raccatti.
New York, 2013
Tony è dentro da Tiffany da quasi un'ora.
Al quarto cambio nel design della collana personalizzata per
Pepper - Tony crede sia molto emotivo regalarle le
schegge che si è fatto togliere dal cuore, ma a lui sembra piuttosto macabro -
ha deciso di uscire sul marciapiede: un po' per controllare che non vi siano
paparazzi appostati per immortalare un'immagine di Tony da Tiffany e venderla
come 'Lo Scoop del Secolo: Tony Stark compra
un anello di fidanzamento', un po' perché la cosa lo annoia a morte.
Toglie una cartaccia che il vento ha depositato sul parabrezza
della limousine e schiva il chihuahua di una signora anziana che borbotta un
insulto in francese.
Quando si gira nuovamente verso la vetrina di Tiffany la
vede.
Curiosa, semplicemente, come fanno tutte le donne davanti ai
diamanti esposti. Porta i capelli lunghi e ha sempre un gran bel paio di gambe.
Una ragazzina si avvicina e la prende per mano, indica un ciondolo e Happy la
sente affermare che convincerà papà a comprarglielo per il sui compleanno.
Monica ride -sì, ha sempre una gran bella risata - e alza gli occhi
azzurrissimi, incrociando nel riflesso i suoi. Si volta e lo guarda sorpresa,
prima di sorridergli: "Ma tu sei Pete!"
"Monica! Che piacere vederti! Accidenti, sei una
favola!"
Lei ringrazia lusingata e la ragazzina tossicchia per attirare
l'attenzione: "Oh, ti presento mia figlia Erika. Erika, lui è Pete, un mio vecchio amico."
"Ah, così che si chiamano le vecchie fiamme ora?"
Ridacchia la ragazzina stringendogli la mano. "Tranquillo, papà e mio
fratello non sono con noi, non ti accadrà nulla."
Ride, e poi le chiede cosa ci faccia allora a New York:
"Oh, una piccola reunion del nostro gruppo. Te
li ricordi Rachel e Ross... Joey, Phoebe..."
"Oh sì, sì. Accidenti, che bello rivedersi dopo un po'
di tempo. E c'è anche quel tuo amico... quello un po' sfigato con il nome da
scemo che ora non ricordo...?"
"Chandler?" suggerisce Monica.
"Sì, esatto!"
" È mio marito. Sì, c'è anche lui. Ha portato l'altro
figlio a vedere lo stadio degli Yankees."
"Ah."
"E tu, fai compere da Tiffany's?"
"Chi, io? Nah!" Figurati, da che abbiamo rotto mi son sempre
presentato come 'Me Stesso' ed infatti sono ancora single. "Ho
accompagnato..." Il mio capo, quello
che ha architettato la messa in scena dell'Ultimate Fighting
Champions, a far realizzare una collana personalizzata per la sua fidanzata.
Sono uscito un attimo perché se fissavo ancora una volta le schegge che aveva
nel petto vomitavo sull'orafo. "Ho accompagnato un mio amico, deve far
compere per la fidanzata esigente."
Parli del Diavolo e spunta IronMan:
Tony Stark riemerge dal negozio fischiettando "Sweet Transvestite" e si
butta in macchina dal lato passeggero. Troppo velocemente per farsi notare
dalle persone sul marciapiede, troppo poco per sfuggire dallo sguardo di Monica
ed Erika: la loro mascella sfiora la pavimentazione.
Meglio filare: "Direi che ha fatto!" esclama Happy
raggiungendo in fretta la portiera dal lato guida: "Buona permanenza!
Divertitevi e... beh, salutatemi gli altri!"
Chiude la portiera, avvia l'Audi e parte sgommando.
Tony getta un’occhiata fuori dal finestrino: "Happy ma
quella... quella non era... quella ragazza che frequentavi... Ma sì, la camerierina! Come si chiama, Laura?"
"Monica."
"Ah sì, Monica, ecco." Tony si abbassa gli
occhiali e controlla dallo specchietto retrovisore. "Non male, ma ho visto
invecchiare meglio. Ti piace ancora? Deve essere il fascino della MILF."
"Mamma, ma quello con il tuo amico era..."
"Oh, cavoli... credo di sì, tesoro."
Erika colpisce il fianco della madre con un buffetto e le
rivolge un'occhiata impermalita: "E tu hai mollato l'amico di IronMan?! Ma che ti diceva la
testa, negli anni '90?"
Ed ECCOLA!
Dedicata interamente a Vannagio per il suo compleanno! TANTISSIMI AUGURI, spero
sia all’altezza delle tue aspettative e che sia almeno a parziale ammenda per
non essere ancora riuscita a commentare e a ringraziarti a sufficienza per
quella che TU mi hai dedicato per il mio compleanno!
(Per la cronaca, è Amiche e Meteore:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1960977&i=1)
Questa storia ridicola nasce dalla
visione della terza serie di Friends mentre faccio colazione: improvvisamente,
nei panni di Pete il Milionario, mi vedo comparire
Happy Hogan. E da lì parte tutta quest’accozzaglia di
stupidate.
Il titolo è preso da un programma di
MTV, quando ancora si occupava di musica e non di trogloditi sulle spiagge e teenager
che credevano ancora nella cicogna.
Che altro dire? Spero vi faccia
sorridere un po’.
Commenti e critiche costruttive son
sempre ben accette!
Per curiosità o chissà che altro
rimando al mio ASK: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos.
Per tutto il resto c’è MasterStark!
EC