Prima parte – Abitudini
“Hermione, voglio solo sapere cosa hai detto!”
“Perché? Cosa
importa?” chiedo, infuriata.
“Perché sei mia amica. Voglio
sapere cosa ti sta succedendo.”
“Quello che mi sta succedendo non c’entra niente con ciò
che accade nella mia vita privata! Non ti devo dire tutto…”
“Ma questo è quello che fanno
gli amici!” replica lui. Ha il viso arrossato per la rabbia, i capelli
scarmigliati per tutte le volte in cui vi ha passato
le dita, furioso. In realtà, così è proprio carino… cioè,
ehi, Hermione!
Non è certo il momento di pensare a queste cose.
“Ron, puoi dire onestamente che tu mi dici tutto?”
L’unica risposta è il silenzio.
“Forse dovrei andare a parlare con Harry…”
“No.” mi interrompe duramente,
ed un mezzo sorriso compare sul mio volto. Lo sapevo!
“Ascolta. Tutti hanno i propri segreti. Ora, se io dico
così, non è per farmi solo gli affari miei. Inoltre, andare a parlarne con
qualcuno è troppo difficile e bisogna anche chiedersi se quel qualcuno è la
persona giusta.”
“Bene, se il problema è che volevi chiedere consiglio a
qualcuno, perché non me lo hai detto e basta?”
“Non è questo il punto…”
“Giusto. Il punto è che, in quanto
tuo migliore amico, penso di avere il diritto di sapere quando esci con
qualcuno.”
“No, il punto è che devi levare il tuo stupido naso dai
miei affari. E sì, ti dirò quando comincerò ad uscire con qualcuno, ma questo
non significa che io ti debba parlare dei ragazzi che
rifiuto.”
Il suo viso cambia improvvisamente, ed un sorriso
trionfante prende il posto dell’espressione arrabbiata. “Quindi
l’hai rifiutato?”
Tossisco, senza riuscire a credere alle mie orecchie. “Sei impossibile”, dico senza riuscire a pensare a
qualcos’altro di meglio.
“Bene. Comunque, lui non era
abbastanza per te.”
“Ah, sì, e tu chi saresti per deciderlo?” chiedo,
indignata. Dove vuole andare a parare?
“Il tuo migliore amico, ecco chi.”
“Ma certo, però anche Harry è il mio migliore amico ma
chissà perché non lo vedo che tenta di impicciarsi degli affari miei.”
“Beh…” lui esita un momento, e quasi penso che mi voglia
dire qualcosa di particolare, quando, “Harry ha altre cose per la testa.”
Non posso negare la verità di questa affermazione.
Ma sta ancora ficcando il naso dove non dovrebbe.
Faticosamente, chiedo: “Perché ti preoccupa con chi esco?”
Rimane in silenzio per qualche istante, fissando i suoi
piedi come se contenessero la risposta. “Non lo so. Lo faccio e basta.”
Sospiro. “Beh, non penso comunque
che questa sia una cosa molto buona.”
La rabbia comincia a montarmi dentro di nuovo. “A meno
che tu non sia pronto a rivelare tutti i tuoi oscuri segreti, non puoi aspettarti
che io sia sempre sincera con te.”
“Ma quello non era un
segreto. L’hai detto
tu stessa” replica lui, tranquillamente. “potrei averlo saputo da
chiunque.”
“Ed allora perché non l’hai
chiesto agli altri?” domando, nuovamente infuriata. E’ incredibilmente bravo a
farmi arrabbiare.
“Perché sei bellissima quando sei arrabbiata,” dice lui, senza esitazione.
“Cosa?” chiedo. Non sono sicura
di aver sentito bene.
“Ho detto che sei bellissima quando sei arrabbiata”
ripete, un sorriso compiaciuto che incurva le sue labbra, mentre fa un passo
verso di me.
Quel movimento è così inaspettato, che mi sento come se fossi
travolta da un vento fortissimo. Fa un passo più vicino, ed io arretro, senza
capire cosa voglia dire con quell’osservazione.
“Arrossisci, il tuo torace si alza per l’energia che
metti nel gridare… e vedo il fuoco nei tuoi occhi. Amo quel fuoco… quello che
si accende solo quando sei veramente appassionata a qualcosa. E’ una delle
ragioni per cui mi piace litigare con te.”
Lui continua ad avvicinarsi, ed io continuo ad arretrare,
finché la mia schiena non si scontra contro la parete. Mi sento come una preda
in trappola, letteralmente. Eravamo qui, stavamo parlando
normalmente… non ero preparata ad una cosa del genere. Non so cosa fare.
“E’ per questo che sono così
terribilmente geloso anche solo a pensare a te con qualcun altro oltre me”,
conclude.
“Cosa… cosa vorresti dire?”
ritrovo vagamente me stessa, e lo chiedo timidamente, senza quasi credere che
quella che ho sentito sia proprio la mia voce. Non è la voce di una
diciassettenne, non è la voce di Hermione Granger, la Caposcuola, che ha
affrontato i terribili, enormi mostri letali di Voldemort. No, questa è di
qualcun altro. Di qualcuno che per la prima volta in vita sua
non sa davvero cosa sta facendo. Ho perso il controllo.
“Voglio dire che mi piaci, Hermione. Voglio dire che mi
piaci veramente. Tu sei tutto quello a cui ho
pensato in questi anni, fino ad ora. Ho sognato tutto questo.”
E poi le sue labbra si
posano sulle mie, in un bacio appassionato che mi fa quasi tremare. Questo mi
permette di avere qualche attimo per pensare alla risposta, ma subito ho aperto
gli occhi, intrecciando le sue mani con le mie, e baciandolo ancora più
appassionatamente. E’ meglio di quanto avessi mai immaginato.
Le mie mani vanno a giocare con i suoi capelli, e
accarezzano il suo collo, mentre lui mi stringe ancora di più. Ho aspettato
sette anni tutto questo…
Beep beep beep
Apro gli occhi e spengo l’allarme della sveglia. Cerco di
capire dove sono e mi ritrovo nel mio letto, sola, nella mia stanza.
Inciampo scendendo dal letto. Certe volte odio la mattina.
Considerando che è sabato, non c’è molta gente nella Sala
Grande quando scendo per la colazione, cosa che comunque
non mi preoccupa affatto. Mi piace stare un po’ da sola; specialmente quando ho
un sacco di cose per la testa.
Dopo aver fatto colazione, vado in
biblioteca con l’intenzione di studiare, anche se devo ammettere che mi sto
soltanto nascondendo. Non me la sento di vedere Ron, adesso, e nemmeno
qualcun altro. Il sogno di stanotte mi ha reso veramente inquieta. La
conversazione immaginata era così reale… così simile a quella che abbiamo avuto
ieri sera, ma terminata in modo decisamente diverso.
Essendo sabato, non devo preoccuparmi di avere intrusi nel
mio piccolo mondo fino al tardo pomeriggio. Sia Ron che Harry saranno ad allenarsi a Quidditch fino ad allora.
“Quindi, sarebbe questo il posto in cui ti stai nascondendo.”
Credo di aver parlato troppo presto.
“Chi ha detto che mi sto nascondendo?”
“Beh, il fatto che non ti vedo da tutto il giorno mi dice
molto”, replica Harry, tranquillamente.
“Non è poi così strano…” comincio, ma lui mi
interrompe.
“Ed anche il fatto che tu e Ron avete
litigato di nuovo, ieri sera.”
“Non dovresti essere ad allenarti con la squadra di
Quidditch?”
“Ho finito presto. E non tentare di
cambiare argomento. Complimenti per lo sforzo, comunque.
Allora, che è successo stavolta?”
“Sono sicura che Ron ti ha già detto
tutto.”
“Quando Ron me ne ha parlato, credo si sia dimenticato
apposta di dirmi che era in errore, cosa che comunque
causa praticamente sempre i vostri litigi. Tutto quello che mi ha detto è che
lo hai accusato di non rispettare la tua privacy.”
Rido. “In un certo senso… ha semplicemente scoperto che
Justin mi ha chiesto di uscire, e mi ha chiesto quale sarebbe stata la mia
risposta. Ed io gli ho detto di non ficcare il naso nei miei affari.”
Harry sospira. “Sarebbe stato così difficile dire
semplicemente che hai risposto di no?”
“No, ma non è questo il punto. Il punto è che non è una cosa
che lo riguarda.”
“Sai benissimo perché l’ha fatto. Lui è soltanto…”
“Sì, lo so” dico, interrompendolo. Ho sentito tantissime volte
questo discorso… tutte le volte che Harry ha cercato
di fare da paciere tra noi. “Lo so che è solo geloso. Io lo so, tu lo sai, ma
finché non lo capisce lui, non ho intenzione di essere
io a mettere ordine nella sua mente. E’ la mia vita e sono i miei affari, e
fino a quando lui non mi dirà chiaramente che vuole essere più di un amico,
questa è la situazione.”
“Ma andiamo, cerca di essere più
sincera con te stessa!” dice lui, esasperato. “Perché
non gli dici semplicemente come ti senti?”
“Perché probabilmente mi riderebbe in faccia.”
“No, non lo farebbe”, replica Harry, calmo.
“Come lo sai? Harry, Ron non mi ha mai dimostrato che sono
qualcosa di speciale per lui, a parte queste sue scenate di gelosia. Si diverte ancora con me, litiga ancora con me, cerca ancora di
irritarmi, ma solo per divertimento. Lui… lui, semplicemente, non è ancora
pronto per sapere come mi sento.”
“Forse non è ancora pronto, ma sapere potrebbe
renderlo pronto da sé. Lo farebbe riflettere, cercherebbe
di capire. Non riderebbe… in realtà, probabilmente non saprebbe nemmeno cosa
dire. Ma tutto questo andrà avanti per sempre se non
ti decidi a dirgli qualcosa…”
“No, Harry, non glielo dirò.” dico
con decisione, e sa che sono seria.
Sospira, e sembra voler lasciar cadere l’argomento, almeno
per ora. “Volevo solo essere sicuro che stessi bene. Ron mi ha detto che te ne
sei andata nel bel mezzo della discussione, cosa che solitamente non fai quando
ti impunti, e lui ha pensato… che sarebbe stato meglio
venire a cercarti.”
“Quindi, sei venuto a controllarmi,
perché lui era preoccupato per me, eh?” dico, amaramente. “perché
non viene a cercarmi lui stesso?”
“Perché ha pensato che non volessi vederlo, dato che stamattina
ti sei volatilizzata.”
Un’espressione colpevole compare sul mio volto, capendo cosa
deve aver pensato. Deve aver creduto che lo odiassi,
per sparire così.
“Ero solo stanca” dico, ed il tono della mia voce rispecchia
perfettamente come mi sento. “litighiamo talmente tanto che a volte arrivo ad
un punto che non riesco più a sopportare… tutto questo.”
Solo quando Harry mi abbraccia mi rendo conto delle lacrime
che scendono dai miei occhi. Rimango a piangere appoggiata al suo petto per un
po’, la frustrazione di tutti questi giorni pesanti che a poco a poco scivola fuori da me. Solo quando ho quasi smesso di piangere e tiro
su col naso come una bambina mi accorgo che è arrivato qualcun altro nella
stanza.
“Hermione, stai bene?” chiede Ron, esitante, rimanendo
leggermente distante, probabilmente dispiaciuto di vedere che sono ancora qui a
lamentarmi. Neanche un accenno di rabbia o gelosia nei suoi occhi, solo preoccupazione. Harry è l’unico ragazzo cui Ron
permette di starmi così vicino, senza fare una scenata.
“Sto bene” rispondo, asciugando freneticamente le lacrime
dalle guance e dagli occhi. Non voglio farmi vedere piangere da lui. “Sono solo
un po’ stressata.”
Non mi sembra convinto, ma non mi chiede altro. “Mi dispiace
per averti assillato con quella storia di Justin. Avevi ragione, non sono
affari miei.”
Sorrido, nonostante una parte di me sappia che è stato Harry
a dirgli di parlarmi così. “Allora, chi ti ha detto che l’ho rifiutato?”
chiedo, deliberatamente.
Ron non vorrebbe dirmelo.
“Harry” dice, regalandomi un sorriso imbarazzato che mi fa
immediatamente sentire le farfalle nello stomaco.
Lancio un’occhiata ad Harry, che ha
l’aria colpevole. Una parte di me vorrebbe che tutto questo si concludesse.
“Ehi, non guardarmi così. Me l’ha chiesto prima che sapessi
che voialtri stavate litigando proprio per quello.”
“Oh, non provare a dirmi che non ci hai sentiti.”
dico, scettica. Odio ammetterlo, ma sono ben
consapevole che le discussioni mie e di Ron risuonano in tutta la torre di
Grifondoro.
“Va bene, vi ho sentiti. Ma questo
non significa che io sapessi per cosa stavate
litigando. Tendo a non farci più caso.”
Questo, nonostante tutto, mi fa ridere. E mi fa sentire
molto meglio avvertire questa… leggerezza… come se un peso se ne andasse.
Quando mi volto verso di lui, Ron
mi porge la mano. “Amici?” chiede, come se mi stesse
tacitamente chiedendo una sorta di tregua.
“Amici” rispondo, stringendo la sua mano, sperando che
abbracciare lui sia facile come abbracciare Harry.
Ma sembra che lui mi anticipi,
mentre mi avvolge in un inaspettato abbraccio. Mi tiene stretta tra le sue
braccia e l’unica cosa che riesco a pensare è come
tutto sembra decisamente migliore, con le sue braccia forti che mi sorreggono,
il suo petto sotto la mia guancia… si sta facendo piuttosto caldo, qui, o sono
io?
“Mi dispiace per prima” farfuglia, piano.
“Lo so”, sussurro.
“E non so per cosa stavi piangendo,
prima, ma sai che puoi venire da me quando vuoi, chiaro? Se hai bisogno di
parlare o… di qualsiasi altra cosa.”
“Sì, lo so”, pensando tuttavia che non è del tutto vero. Non
posso andare da lui per qualsiasi cosa… non posso e basta.
“Bene. Perché odio vederti piangere.”
Mi mordo il labbro inferiore, cercando di trattenere una
nuova ondata di lacrime. Sono le cose come queste… sono le piccole cose come
queste che mi fanno sentire come se fossi ad un metro da terra. Ma sono anche le cose che mi fanno stare male… tutto allo
stesso tempo.
E queste sono le cose che succedono
sempre. Ron ed io che bisticciamo, e poi facciamo
pace… bisticceremo di nuovo, e faremo pace di nuovo. Tutte le volte che avremo
un litigio, non ci parleremo per un giorno o due… e poi faremo pace, come al solito.
Era normale. Era un’abitudine. Mi piacciono le abitudini.
Sono qualcosa da cui puoi dipendere, aspettare. Si sa
che con le abitudini non si sarà mai sorpresi di
quello che verrà. Ed alla fine, tutto torna ad essere come è
sempre stato.
Sì, mi piacciono le abitudini. Ma credo che tutti, a volte, abbiamo bisogno di un cambiamento…