L'amore che non salva, danna, corrode e rende fedeli di Mania (/viewuser.php?uid=588696)
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PROLOGO
“ La bellezza non è
effimera, va solo preservata „
La
prima volta in cui aveva incontrato Loki, Sigyn era appena entrata
nelle reclute della Guardia Reale e conosceva poco e male gli abitanti
del palazzo vicino al quale avrebbe vissuto d’ora in avanti.
Erano più dicerie che altro, quelle attraverso cui aveva
iniziato a scoprire chi erano le persone che avrebbe dovuto difendere
con la propria vita; e dai soli bisbigli dei corridoi periferici, le
mettevano soggezione per la sicurezza che i loro gesti e sguardi
trasmettevano dai racconti, nei quali venivano dipinti con carichi di
qualità e difetti da renderli affascinanti - mitici, in un
certo senso.
Era poco più che una bambina, ed era una delle poche ad aver
superato gli esami di ammissione all’accademia militare,
ancora fortemente maschile, ma da quando Lady Sif aveva dimostrato che
una donna poteva combattere meglio di una ventina di soldati sporchi e
privi di grazia, le restrizioni per poter accogliere anche ragazze si
erano fatte meno aspre. E lei aveva infuso ogni briciola di
sé per dimostrare fin dall’inizio che anche se non
era forte, aveva più abilità di quante se ne
potessero immaginare per un corpicino gracile e minuto come il suo. Nel
giro del primo anno, non era certo la migliore della sua divisione, ma
era tra l’élite e quel risultato era
una conquista esaltante, nonché fonte di
soddisfazione per lei che ambiva
a essere accettata più di quanto potesse ammettere. E per
quanto i suoi gesti da regina decaduta le avessero attirato le
antipatie di molti, chi aveva imparato a conoscerla sapeva quanto il
suo cuore fosse capace di dedizione, fedeltà e dolcezza,
nonostante la brutalità dei suoi fendenti e la tenacia
nell’annientare l’avversario - un intruglio di
contrasti, debolezze e contrappesi di energia inaspettata a renderla,
proprio per questa coesistenza bizzarra, una delle allieve di spicco.
Quel pomeriggio di eterna primavera, seduta sul bordo della ringhiera
di marmo di uno dei corridoi meno frequentati della Caserma Reale, con
le spalle appoggiate alla colonna solida e i petali bianchi a caderle
in testa dai vasi appesi tutt’attorno al pilastro, se ne
stava tranquilla a godersi il panorama mentre tagliava i propri ricci
biondi. Lunghi la intralciavano negli allenamenti e nelle prime
battaglie a cui aveva cominciato a prendere parte, nelle retrovie
insieme ai suoi compagni, così aveva acquistato l'abitudine
di tenerli corti,
appena sopra le spalle. Li sfoltiva a malincuore, perché
erano l’unica cosa che aveva ereditato da sua
madre e ne andava orgogliosa per la loro bellezza – lucenti
naturalmente, dai boccoli delineati con precisione, non necessitavano
dell’uso di trucchi per renderli tali, rimanendo quasi sempre
perfetti a circondarle il volto grazioso.
Lasciava cadere le ciocche come steli strappati oltre il balcone,
guardandoli disperdersi nell’aria e confondersi nei dettagli
del suolo, piccoli e confusi dell’altezza, prima che
toccassero terra. Non sapeva se sentirsi triste per quella perdita, o
in un qualche modo rafforzata dal liberarsi di un peso che le impediva
di raggiungere l’ascesa come guerriera; traguardo
a cui aveva anelato da quando la sua famiglia si era disgregata
lentamente e lei non aveva avuto la forza per potersi opporre - e poco
importava se si assumeva un carico di responsabilità non
suo, perché quella mancanza l'aveva fatta sentire debole,
esposta e vulnerabile e mai più voleva riprovare tale
sensazione. La via
scelta era una redenzione e la ricerca di trovare quel potere in se
stessa di cui si era sentita così desolatamente priva, tanto
da farla arrivare a una scelta più drastica di quanto lei
stessa aveva inizialmente pensato.
«Pensavo che in quest’ala della caserma non vi
fossero le reclute», la voce che la sorprese, riscuotendola
dai suoi pensieri affacciati sul passato prossimo, la
spaventò tanto da farle rischiare di cadere insieme ai suoi
ricci amputati. La mano salda di chi l’aveva interrotta da
quel rituale personale, l’afferrò per
l’avambraccio, trattenendola in equilibrio sul davanzale di
marmo bianco e osservandola con aria divertita, macchiata di velata
curiosità nei confronti di quella piccola guerriera.
«N-non è proibito venirci, signore»
rispose titubante Sigyn, corrugando la fronte in
un’espressione allarmata per quell’imprevisto, con
ancora il cuore a scuoterle la gabbia toracica per lo spavento sia
dell’arrivo inaspettato del giovane uomo, sia per il pericolo
corso di finire sfracellata parecchi metri più in basso. Con
il respiro corto per tranquillizzare l’adrenalina,
osservò incuriosita lo sconosciuto dai tratti lievemente
appuntiti e occhi di un verde splendente, intenso – troppo,
pensò Sigyn, tanto da darle la sgradita sensazione di essere
capaci di sbucciare i suoi pensieri e leggerli come un libro.
«Può essere, ma so per certo che è
un’area riservata alla burocrazia e tu non mi sembri far
parte
di tale apparato» osservò con
l’ovvietà nel tono e nelle sopracciglia alzate, ad
accompagnare un lieve gesto con il capo, reclinandolo lievemente di
lato. Teneva lo sguardo fisso nelle iridi nere della ragazza, buchi
neri nei quali vi era allarme per la sua apparizione, ma dietro quel
terrore, si celava un lieve fastidio mascherato abilmente
perché sapeva, anche se averne la piena conferma era
improbabile sul momento, di essere davanti a un superiore di cui non
conosceva
rango e nome.
«No, signore.»
Si stava tremendamente annoiando, Loki, nel seguire la visita che suo
padre stava conducendo nella caserma, così si era
allontanato per provvedere a trovare qualcosa di interessante da solo,
invece di aspettare che arrivasse un improbabile cambiamento di colore
nella guida del generale, che si occupava dell’addestramento
delle reclute dell’Accademia tanto efficacemente quanto
tediosamente, e dandogli
così qualcosa con il quale trascorrere il tempo. Il
divertimento, per Loki, era assai diverso da come molti giovani della
sua età lo intendevano e per questo era assai più
difficile soddisfare i suoi gusti – non che avesse
l’inclinazione di aspettare dagli altri affinché
ciò avvenisse e, in egual maniera, non che desse modo al
mondo di scoprire quali inclinazioni precise possedesse.
Aver trovato quella minuta ragazzina, quasi bambina, sembrava poca
cosa, ma nella stanchezza che gli metteva addosso quel luogo scevro di
interessi, la faceva apparire una vera conquista. Eppure, anche dopo
che il primo entusiasmo della scoperta si fu acquietato rapidamente,
trovò curioso che la recluta si fosse rifugiata fin
là su,
unicamente per far strage dei suoi dorati boccoli con l’aria
cruciata e malinconica. Non appariva assolutamente soddisfatta di una
tale decisione, eppure, la risoluzione nelle sue forbiciate era stato
vibrante, tanto da risuonare nell’aria attorno a lei -
fendenti contro se stessa.
Vestita con pantaloni conficcati negli stivali pesanti, e una maglietta
logora a renderla quasi un maschio se non fosse stato per i lineamenti
tremendamente femminili e l’accenno delle forme che
cominciavano a cambiarle il corpo. La brezza che annunciava l'arrivo
prossimo dell'estate, cosparsa
dei profumi dei fiori sopra di lei, intenti nell’abbellirla
con i propri petali nivei, le donava un’aria eterea, quasi
fosse stata una delle illusioni create tanto accuratamente dalle mani
del principe. Il biondo dei suoi capelli era acceso dai raggi del sole,
rendendo quasi opaca la sua figura imbevuta dei riflessi di luce, e
ampliando, in contrasto, il nero profondo delle sue iridi –
portali per un mondo vasto, tenuto in quiescenza.
«Come mai ti stai tagliando i capelli?»
domandò interessato, ma lasciando che la sua
curiosità risuonasse di circostanza, privandola di una
personalità di cui non sentiva la necessità.
«Perché sono scomodi, signore, in battaglia mi
infastidiscono» spiegò semplicemente, alzando le
spalle in un gesto meccanico, a sottolineare come tale scelta fosse del
tutto logica dal proprio punto di vista. Eppure, nel pronunciare tale
frase, Loki ritrovò quel fastidio mesto che aveva scorto
nell’osservarla, in un primo momento, compiere la sua
operazione senza disturbarla.
Quel contrasto, tra la sua risolutezza e il suo rimpianto, gli parve
bizzarro e insieme affascinante. Sintetizzava in modo tanto naturale
tale lotta interiore da trasformarla in una vittoria personale su se
stessa, e la autoincoronava - regina di un regno unico e privato. Un
tale
ruolo le si addiceva per le sue movenze delicate ed eleganti con le
quali compiva ogni più piccolo spostamento: come impugnava
le forbici, come si spostava per voltarsi completamente verso di lui,
come accavallava le gambe e sollevava il capo, alzando il mento con
sottile arroganza ammorbidita da un contegno femminile.
«Sei molto giovane, ma non è difficile indovinare
che diventerai una delle stelle più splendenti di
Asgard» asserì Loki, allungando appena la mano per
sfiorarle i ricci superstiti, esaltando con quelle sue parole il
germoglio che intuiva esserci in lei e che sarebbe potuto fiorire in
modo meraviglioso, tanto da poter ammaliare oltre le aspettative che si
potevano scorgere fluttuarle dentro. Eppure, quella scelta di
deturparsi, rendeva quell’alba di grazia meno splendida di
quanto sarebbe potuta essere, smorzandola per una ragione semplice che
sfuggiva alla mente della giovane, per
un’impossibilità di scrutare in un bagaglio di
esperienza che le mancava. Esitò, Loki, se proseguire o
meno, ma la possibilità di poter avere al proprio servizio
una donna con il potenziale che scorgeva nello sguardo
d’inchiostro di lei, era pensiero intrigante. «Non
dovresti abbandonare così facilmente ciò che sei
per diventare qualcun altro.»
«Perdonatemi la franchezza, signore, ma voi non mi conoscete.
Non avete alcun diritto di dire ciò»
asserì prontamente lei, irrigidendo la schiena
d’un colpo, assottigliando le sopracciglia chiare sui suoi
occhi, rendendoli carichi di un risentimento per un giudizio
approssimativo quanto avventato. Una linea irregolare mosse le labbra,
rendendole rugose nel tentativo di trattenere altri commenti indelicati
nei confronti di quel superiore che mai aveva visto, e che non doveva
essere un visitatore frequente della caserma.
I suoi abiti erano di fattura pregiata, nobiliari, dai ricami
d’oro a intessere decorazioni astratte a ramificarsi lungo i
bordi dei lembi vermigli. Era il portamento deciso, sicuro e
l’aria raffinata a rendere la sua immagine una calamita per
l’attenzione, e del merito andava all’intricata
varietà di sfumature che si profilavano nei suoi occhi,
quasi fastidiosi nel loro essere capaci di fissarsi sui dettagli -
strumento segreto per sezionare con accuratezza la realtà.
Vi era un’insana capacità di mettere a disagio con
nulla più che poche parole e uno sguardo, un dono raro e
mellifluo, ma che rendeva Singy unicamente combattuta tra la
curiosità e l’irritazione verso di lui.
«Il mio voleva essere un complimento, e un
consiglio» si scusò prontamente, nascondendo uno
sbuffo divertito dietro i propri lineamenti tirati in un sorriso
malizioso, prima di completare la sua frase con una spiegazione alle
sue prime parole: «Puoi tagliarti fino all’ultimo
boccolo, ma non dovresti permettere che questo deturpi la tua
bellezza.»
«La bellezza è cosa effimera»
replicò prontamente, trattenendo la foga rabbiosa che
l’annotazione appuntata su di lei tanto facilmente aveva
scatenato, ma le aveva anche reso più facile la parlantina,
solitamente trattenuta da un senso di inadeguatezza che la perdita e
l’abbandono avevano alimentato, un senso di difesa precario
che imbrigliava il cuore della sua personalità.
«Perché vi interessa tanto?»
«Perché, recluta, voglio che le mie guardie siano
forti nel corpo quanto nello spirito, e chi cede qualcosa tanto
facilmente non è degno di proteggere me, il
principe», con la calma a costruire un’impalcatura
di soddisfazione ostentata soffusamente, Loki gustò
l’effetto delle proprie rivelazioni: la fronte invasa dalle
rughe, la muscolatura tendersi per spalancarle gli occhi, le labbra
dischiudersi in affermazioni morte prima ancora di essere pensate. La
lasciò nello stallo della consapevolezza gelida, gustando
come la rivelazione della propria identità
l’avesse immobilizzata d’un tratto, togliendole la
risposta celere, per quanto educatamente formulata, riportandola allo
stato di confusionaria sorpresa iniziale. «Qual è
il tuo nome, recluta?»
«Sigyn, principe Loki.»
«La bellezza non è cosa effimera, richiede solo la
giusta dedizione e può diventare uno dei più
grandi inganni,
Sigyn» cominciò a spiegare, mantenendo con estrema
semplicità lo sguardo cucito a quello di lei, senza
sforzarsi di metterla a disagio perché non gli occorrevano
tali sotterfugi con una creatura ancora pura e ingenua – malmenabile.
«Spesso avrai avversari stupidi, che penseranno che solo
perché sei una bella donna non puoi essere anche pericolosa,
e ciò sarà un vantaggio per te.»
«È un consiglio prezioso-»
«Come tutti quelli che do, quindi fanne buon uso»
la interruppe, decidendo che era durata abbastanza la loro
conversazione e che i semi che aveva gettato erano sufficienti. Non gli
rimaneva che attendere di scoprire in futuro se mai essi sarebbero
germogliati come il suo corpo, e se avrebbe potuto servirsi di essi
– ignorando ancora quanto le sue parole l’avrebbero
modificata nel suo essere più di quanto si aspettasse.
«Arrivederci, recluta.»
Voltandole le spalle, non trascorse molto prima che il ricordo del
volto reso ovattato dalla luminosità dei suoi capelli
dorati, ricoperti di raggi caldi, si staccasse dalla sua mente, venendo
accantonato – non dimenticato, messo semplicemente da parte,
in attesa che fosse Sigyn stessa a farlo riemergere.
All’epoca del loro primo incontro non poteva sospettarlo, e
nemmeno immaginarlo, ma l’influenza che lui aveva avuto su
quella piccola ragazzina sarebbe un giorno stata pari a quanta lei
avrebbe potuta esercitarne nei suoi stessi confronti. Ma non sarebbe
giunto quel momento per diverso tempo, e sarebbe occorso passare
attraverso a più avventure – o disavventure
– di quante la fantasia di Sigyn aveva intessuto nelle
fantasticherie notturne, durante gli anni dell’Accademia alla
Caserma Reale.
Fu al termine del primo ciclo della sua vita, quando ormai era una
donna ai primi albori, e aveva perso l’indeterminatezza della
fanciullezza, che venne assegnata, in quanto una tra le migliori del
suo anno, alla guardia di Frohheimr e dei suoi abitanti – la
guardia personale della famiglia reale.
In formazione, lei e i suoi compagni se ne stavano ad attendere la fine
della cerimonia che li vedeva formalmente dislocati nella posizione
più centrale di Goðheimr; e con il capo fisso, non
aveva osato rotare il collo nemmeno quando aveva scorto la figura del
grande Odino, accompagnato dai suoi figli, giungere per visionare
personalmente chi si sarebbe unito alla cura della difesa del palazzo.
Per
quanto gli anni fossero apparentemente trascorsi rapidamente, forse per
la monotonia delle sue giornate, grazie all’allenamento che
aveva occupato interamente quasi ogni suo pensiero, sfinendola tanto da
non concederle molta libertà per dedicarsi ad altre
attività, Sigyn non aveva dimenticato Loki
e i sentimenti contrastanti che le aveva suscitato. Per questo non
provasse ansia, ma una lieve trepidazione e incertezza –
perché, in fondo, faceva fatica a convincersi che lui si
sarebbe ricordato di quel lontano pomeriggio, perso in un momento di
tranquillità, in cui aveva ritrovato le fila del proprio io
-, non poteva evitarsi di illudersi attendendo qualcosa privo di un
appellativo.
Tutti e tre, con Odino davanti ai due figli, passarono davanti a lei,
scrutando con la stessa attenzione annoiata la schiera dei nuovi
giunti. Quando pensò finalmente di aver avuto ragione, di
essere naturalmente l’unica a serbare le memorie comuni,
distendendo la tensione con un sospiro di liberazione da quel peso
dettato
dall’ignoto, si ritrovò nuovamente davanti il
giovane erede al trono a scrutarla con il capo leggermente piegato
lateralmente e un sorriso di soddisfazione a propagarsi per il
volto.
«E così sei stata ammessa nella Guardia di
Palazzo, Sigyn?» domandò retoricamente, studiando
come i ricci corti continuassero a non arrivare a sfiorarle le spalle,
ma a differenza di quando era poco più che una bambina, gli
occhi pece erano risaltati dal trucco – il nero del contorno
e le tonalità della terra a decorarle le palpebre esaltavano
la forma in cui le pupille padroneggiavano una sicurezza ammaliatrice -
e le labbra accese dalla tonalità scarlatta. Le lentiggini
puntellavano la pelle, senza che alcuna copertura le attenuasse, ma
fossero esaltate dal colorito ramato di un abbronzatura ottenuta dal
restare spesso all’aria aperta. L’armatura non era
ancora personale, ma quella normale in dotazione ai soldati semplici,
ma nonostante l’omologazione dei suoi abiti, aveva trovato il
modo di risaltare senza eccessi o volgarità, evidenziando
ciò che era – rivendicando la propria bellezza,
evitando che soffocasse sotto il peso delle sue scelte.
«Sì, principe» rispose, dopo un momento
di sorpresa, recuperando rapidamente la parola, al contrario del loro
primo incontro.
«Molto bene, continua a cercare di impressionarmi»,
si lasciò scappare un sorriso più pronunciato,
lasciando che un genuino compiacimento lo guidasse in una piega quasi
involontaria. Non aggiunse altro, ma voltandogli nuovamente le spalle,
gli risultò più difficoltoso accantonare la sua
figura come aveva fatto in passato.
«Ci riuscirò, principe»
assicurò Sigyn, trattenendo tra le labbra, morse dai denti,
un sorriso di puro appagamento.
M A N I
A’ s W
O R D S
Allora, diciamo subito che questa piccola shot non ha nessuna pretesa.
La figura di Sigyn so benissimo che non è presente nei film
e io dei fumetti non conosco niente, quindi la mia idea di lei
l’ho costruita tutta fantasticando su come potrebbe essere.
Vorrei scrivere anche altre shot con lei e Loki, basandomi su tutti gli
headcanon che mi sono costruita da sola, il che non so quanto sia
interessante come cosa, ma questa scena del loro primo incontro avevo
proprio voglia di scriverla e pubblicarla, quindi spero possa esservi
piaciuta.
Da quel poco che so, Sigyn non è una guerriera,
però a me piace questa idea di una dea della
fedeltà combattente, perché per essere fedeli ci
vuole uno spirito da vera guerriera, cosa assai utile inoltre per
proteggere ed essere utile a Loki. So anche di non aver detto molto sul
passato di Sigyn, ma per quanto possa sembra di morte e devastazione,
non è così, è molto più
normale di quanto possa apparire e non mi ci sono soffermata unicamente
perché non era il fulcro del discorso; ma in una futura shot
non escludo di ritornarci.
Inoltre nella mia personale visione, lei ha qualche secolo (?),
decennio (?), anno (?) in meno di Loki – perché
adoro le differenze d’età nelle storie
d’amore, sempre che non si rasenti la pedofilia, ovviamente!
Ovviamente è ambientata prima del primo film di Thor, ma
penso si sia compreso.
Ultime note tecniche che derivano dalle mie piccole ricerche
riguardo
la mitologia norrena e spero siano corrette:
• Frohheimr
è, nella mitologia norrena, il nome del palazzo di Odino;
• Goðheimr
è il nome del pianeta su cui si trova Asgard, che in
realtà sarebbe solo il nome della città
principale, ma spesso viene identificata con il regno completo.
Credo di
aver detto tutto, quindi lascio la parola a voi, e vi prego di
lasciarmi un commento, che davvero mi farebbe molto felice ~
Note aggiuntive del
16/12/2013: Ho deciso di trasformare questa iniziale one
shot in una raccolta di altrettante - di un numero ancora imprecisato.
Mi sembrava insensato riempire il fandom di una serie di fic collegate
tra loro senza riordinarle, ed essendo una mezza maniaca dell'ordine,
ho preso questa decisione. Spero che la raccolta vi piaccia e ringrazio
sinceramente chi ha letto, inserito tra le preferite e ricordate, ma
soprattutto commentato, questa piccola prima shot. Grazie di cuore.
Note aggiuntive del
17/12/2013: Ho creato un piccolo banner con le mie
alquanto scarse capacità di grafica, ma ne vado comunque
orgogliosa, quindi pregherei che nessuno se ne appropriasse
indebitamente. L'attrice scelta per far da presta volto alla mia Sigyn
è Chloe Grace Moretz - so che non ha i capelli ricci e
corti, ma il viso lo immagino come il suo e non ci sono immagini di
questa attrice con la pettinatura che vedo per Sigyn, datemela buona!
Note aggiuntive del
27/03/2014: Allora, ho cambiato banner. E ho cambiato
attrice come prestavolto, e questa decisione merita una piccola
spiegazione. Nei primi capitoli di questa raccolta, la differenza di
età tra Sigyn e Loki si nota, quindi come prestavolto Chloe
era più indicata all'inizio, ma da sempre, da quando mi sono
figurata Sigyn più grande al fianco di Loki, l'ho vista con
il volto di Natalie Dormer - sì, è una gran
gnocca lei e io Sigyn la dipingo sempre come una ragazza normale,
quindi diciamo che si avvicina a Natalie Dormer, ecco, ha qualcosa di
lei.
Mania■
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