ossessione (fullmetal alchemist)
OSSESSIONE
È
una giornata fredda, grigia, piatta. Elicia sta camminando con passo
svelto verso casa propria; non ha voglia di stare fuori un'istante
più del necessario, è dicembre e il vento è forte
e freddo. Ormai ha quasi dieci anni e cresce ogni giorno di più.
Se suo padre potesse vederla ne sarebbe estremamente orgoglioso ma non
può. Lui l'ha ucciso con un vile trucco. Lui, proprio in questo
momento, sta osservando la ragazzina raggiungere il cancello della
propria abitazione, oltrepassarlo, ceracare le chiavi di casa nella
tasca dei pantaloni, varcare la soglia e infine richiudere la porta
dietro di sè.
Elicia ogni tanto ha delle
strane sensazioni ma non dice nulla alla sua mamma per non farla
preoccupare. Glacier, a volte, avverte le stesse sensazioni della
figlia ma da brava mamma cerca di non trasmettere le proprie paure alla
bimba. Se non agisse in questo modo passerebbe la propria vita chiusa
in quella bella casa a rimpiangere i bei tempi andati, quelli con Maes,
giusto per intenderci. I tempi in cui erano la famiglia perfetta,
quelli dove lei poteva preparargli i migliori manicaretti e ingegnarsi
sempre più ai fornelli. Per dirne una. I tempi in cui nel suo
giorno libero si andava sempre da qualche parte tutti insieme -lo zoo,
a pattinare, a passeggiare- non aveva importanza il cosa si faceva ma
lo stare loro tre insieme. Ora erano solo loro due e quindi Glacier
doveva mostrarsi forte e determinata agli occhi della figlia, prendere
le decisioni ed essere comprensiva allo stesso tempo. Non era affatto
facile, naturalmente ed era stanca di dover ricoprire due ruoli
contemporaneamente in maniera permanente. D'altra parte l'ha
promesso a sè stessa il giorno del funerale di suo marito,
sarebbe stata forte e avrebbe reso fiero Maes della loro piccola. A
volte, però, la paura tornava. Mustang le aveva promesso che
avrebbero preso quanto prima l'assassino di suo marito, eppure dopo
tanti anni non erano ancora riusciti a catturarlo. Di solito cercava di
non pensarci ma era difficile mettere da parte colui che ti aveva tolto
una parte fondamentale della tua vita, in fondo quell'uomo le aveva
strappato il cuore, metaforicamente parlando.
Lui le stava osservando dalla
finestra della palazzina di fronte. La sua visuale in quel momento era
ottima per poter spiare la donna, la quale aveva un'espressione
pensierosa e triste in volto. -Tsk, ancora a pensare al marito morto
stecchito?- riflettè ad alta voce Envy. -Tranquilla tesoro, fra
un po' lo rivedrai. Potrete passare l'eternità insieme, tutte e
tre. Proprio come la schifosa famiglia felice che eravate.-
L'homunculus era ossessionato dalla famiglia Hughes sin dalla sera in
cui aveva ucciso l'uomo, padre di famiglia. Quella fotografia l'aveva
colpito, anche se non l'avrebbe mai ammesso. Perchè sorridevano
in quel modo? Come si permettavano quei tre di essere così
sereni e felici? Era decisamente invidioso di quella famiglia, di quei
sentimenti. Pur ripugnandoli sin dal profondo di sè, non poteva
fare a meno di invidiarli. Ironia della sorte, come direbbero gli
stupidi umani.
Elicia stava facendo i compiti,
nonostante Natale fosse vicino i maestri continuavano ad essere
esigenti. -Perchè tra poco potrete poltrire per ben due
settimane- ripetevano i docenti. Lei ne dubitava fortemente, se le
avessero dato tutti quei compiti da fare per le vacanze non avrebbe
potuto fare nient'altro che quelli! Fuori aveva cominciato a nevicare e
a lei la neve piaceva tanto tanto. Aveva smesso di fare matematica per
lasciare spazio alla fantasia. In questo modo, pur essendo seduta sulla
sedia della sua scrivania poteva immaginare di essere al parco e di
fare a palle di neve e di vincere. Vincere perchè stava giocando
con il suo papà che si lasciava colpire volutamente e
platealmente cascava a terra, in una montagna di neve soffice e di
risate. Smise di sorridere, l'immagine evocata non era frutto della sua
fantasia, quello era un ricordo. Già, un ricordo di lei a sei
anni, poche settimane prima che lui morisse. Ora che era cresciuta e
che della morte capiva un po' di più, non poteva non pensare
all'ironia della sorte. "Chissà se il mio papà, quando
è stato ucciso, è caduto nella stessa maniera buffa di
come quando giocava con me?" No Elicia, no. Il tuo papà è
morto dignitosamente e coraggiosamente, niente cadute plateali o
risate; con sè si è portato solo tanto rammarico e un
segreto troppo grande.
Envy aveva deciso che quello era il
momento di colpire. Nessun piano complicato in mente, solo sete di
sangue. Quelle due insulse creature avevano vissuto quattro anni a
piangersi addosso e a soffrire. Ora che la donna cominciava a rifarsi
una vita era giunto il momento di dare il colpo finale a ciò che
era rimasto di quella famiglia nella foto. Foto che aveva conservato e
che ora stringeva nel palmo della mano. L'avrebbe riconsegnata alle
legittime proprietarie. Si era vestito con cura. Pantalone di velluto a
coste marrone, scarpe comode dello stesso colore e un maglione blu
notte da cui usciva il colletto di una camicia azzurra. Infine aveva
indossato un cappotto di lana marrone scuro. Si sentiva scomodo in
quegli abiti ma gli servivano per calarsi nel personaggio. In fondo ora
lui era Maes Hughes. Forse sarebbe bastato farsi vedere con queste
fattezze dalla moglie per farle venire un infarto. Sperò di no.
Aveva voglia di divertirsi. Le sette di sera, quale orario migliore per
un omicidio plurimo? Nessuno. Stava suonando il campanello,
l'adrenalina cominciava a salirgli in corpo mentre sentiva i passi di
Glacier avvicinarsi per aprire.
Non può essere.
Non può essere, si ripete nella testa Glacier.
Sbigottita, confusa, forse sotto
schock. Non un infarto ma quasi. Envy non deve fare nessun tipo di
forza per farla spostare, entrare anche lui in casa e richiudere la
porta. La donna è talmente frastornata che impiega almeno mezzo
minuto prima di provare a parlare. Non che riesca a dire chissà
che cosa, in ogni caso.
-Maes...? Sei...Maes?- Envy, con le
fattezze di Hughes le sorride. Ciò che lei vede non è
però il sorriso che conosce e che non ha scordato, le sembra
più un ghigno, che sul viso del suo Maes stona in maniera
incredibile. Poi lo sente parlare. La sua voce. La voce che non sente
da quattro anni, calda e armoniosa, profonda. In un secondo momento
afferra anche il senso delle sue parole e inorridisce.
-No, tesoro, non sono Maes. Sono il
suo assassino.- Lui si gusta l'effetto delle proprie parole, vede il
terrore nei suoi begli occhi e la testa che automaticamente si volge
verso l'interno della casa, dove c'è sua figlia. Vorrebbe
proteggerla ma come fare? Envy le legge in faccia la disperazione e
l'ansia per Elicia. Decide che ne ha abbastanza di tutti quei buoni
sentimenti, le spezza il collo di netto. Glacier non emette nemmeno un
suono, non un pensiero coerente prima della morte. Cade silenziosamente
a terra, con dignità esattamente come Maes. Lui posa la foto a
terra, vicino al corpo esanime e lo oltrepassa.
-Ora tocca a te, piccola.- sussurra
Envy. La trova in camera, girata di spalle, non si è accorta di
niente immersa com'è nei propri pensieri. Le parla e Elicia
sussulta mentre si gira, spaventata. Quello è il suo
papà. Ma se il suo papà è morto non può
essere qui, in questo mondo. Deve stare in cielo e proteggerla da
lassù, questo deve fare il suo papà morto.
-Chi sei?- Perspicace la piccola.
-Il tuo papà, non mi riconosci forse più, amore mio?- Non
era convinta, glielo poteva leggere in volto. Poco importava che non
fosse riuscito a fregarla tra poco l'avrebbe uccisa. -Il mio
papà è morto. I morti non possono tornare in vita. Chi
sei?-
-Sai una cosa? Hai ragione,
piccola. Non sono il tuo papà.- Si era trasformato, ora aveva
ripreso le sue solite sembianze e fissava la sua preda. -Tranquilla
piccola, non ti farà tanto male.- La uccise nello stesso modo
della madre, spezzandole il collo di netto. Elicia non cadde
perchè Envy la adagiò a terra, con deferenza, come fosse
un oggetto prezioso.
Nonostante avesse appena
eliminato il resto della famiglia di quel soldato non si sentiva
affatto meglio. Non era contento o felice, era vuoto. Si domandò
distrattamente quale sarebbe stata la sua prossima ossessione e quanto
sarebbe durata. Perennemente insoddisfatto, perenemmente invidioso del
genere umano.
Ultima nota 1:
Rieccomi qui, nel primo fandom in cui ho pubblicato la mia prima
storia, sembra una vita fa. Invece si tratta solo di qualche anno.
Ultima nota 2: Non saprei...io volevo scrivere qualcosa di diverso su Elicia e famiglia ed è nata questa storia(?).
Ultima nota 3: Qualsiasi cosa ne pensiate fatemelo sapere tramite una recensione.
Lily.
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