welcome abroad
"E' pregata di recarsi nel mio ufficio
il giorno 3 aprile alle ore 9, cordiali saluti".
Non so voi ma la sottoscritta nel ricevere una mail che inizia con
"Egregia sign.na" e finisce con la frase sopracitata dal Grande Capo un
po' di fifa ce l'ha.
Specie se si e' laureata da poco e questo e' in pratica il primo vero
lavoro della sua vita.
Figurarsi poi se a ricevere la stessa identica e-mail e' anche la sua
collega e amica dal primo anno di universita'.
"Ecco lo sapevo, finisce sempre cosi'! Ora ci lascera' a casa dopo
neanche cinque mesi! Ma d'altronde cosa dovevamo aspettarci, siamo in
Italia! E fortuna che gl'interpreti sono molto ricercati"
sbraitavo mentre mia madre cercava di calmarmi.
"Non essere melodrammatica come tuo solito! Non e' mica detto che ti
licenzi..."
"Ah certo: convochi le ultime assunte con una mail cosi per offrir loro
un caffe'" commentai sarcastica, era inutile, lei a certe
cose proprio non ci arrivava: non capiva che il mondo del lavoro era
cambiato e che anche se un'azienda sta bene potevano tranquillamente
mettere alla porta i dipendenti con la scusa della crisi, mica come lei
che lavorava da cosi' tanti anni nello stesso posto che poteva anche
permettersi di mandare a quel paese il suo capo senza timore di essere
licenziata.
E per giunta non esiste un albo di categoria per quelli che fanno il
nostro lavoro ergo: o sei fortunato o sei fottuto.
Potete ben immaginarvi come io e la mia collega Sofia salimmo quei due
piani di scale che ci separavano dall'ufficio del capo, una volta
arrivate abbassammo la maniglia ed entrammo.
Dovevamo sembrare delle condannate al patibolo visto che appena ci vide
disse "accomodatevi" in un tono che probabilmente voleva essere
tranquillizzante ma che non lo fu per niente.
Non era solo: al suo fianco c'era una donna non altissima con lunghi
capelli castani raccolti in una coda e con indosso un tailleur scuro,
non l'avevo mai vista ma non sembrava sua moglie.
"Vi ho convocate perche' devo farvi una comunicazione molto importante:
anzitutto volevo dirvi che avete svolto un lavoro eccellente finora..."
"...ma purtroppo siamo costretti a fare a meno della vostra
collaborazione" conclusi io mentalmente.
"Ma purtroppo non possiamo piu' usufruire della vostra collaborazione"
disse lui.
Che vi avevo detto?
Sofia fece per ribattere ma il boss ancora non aveva finito.
"Anche se un'alternativa in realta' ci sarebbe..." comincio'
"E quale?" chiese la mia amica mentre io pensavo che probabilmente ci
sarebbero toccati straordinari su straordinari ma era sempre meglio che
perdere il lavoro.
"Ecco, e' proprio di questo che volevo parlarvi: dovreste trasferirvi
ad Edimburgo, abbiamo aperto una sede laggiu' e la signora Susan
Foreman qui presente vi spieghera' tutto"
Subito la donna che, notai in quel momento non doveva avere piu' di
trentacinque-trentasei anni comincio' a spiegarci che non dovevamo
preoccuparci di niente, che a procurarci un alloggio ci avrebbero
pensato loro in piu' anche le bollette sarebbero state segnate sul
conto dell'azienda e a noi sarebbe rimasto uno stipendio piuttosto
sostanzioso d'altronde saremmo state le uniche italiane.
"Pensateci su e dopo Pasqua fateci sapere d'accordo?" concluse lei.
"Se decidete di si' portate pure qui tutte le vostre cose, penseremo
noi a spedirle" disse lui.
Noi ci alzammo perplesse e mentre lavoravamo continuavamo a pensare a
quell'offerta.
Una volta a casa ne parlai ai miei i quali mi dissero: "e' una scelta
tua, sta a te decidere".
Durante le vacanze io e Sofia passammo un sacco di tempo al telefono
soppesando pro e contro: effettivamente cos'era meglio tra partire con
un buon lavoro e rimanere senza? Cos'avremmo fatto qui a parte
sbatterci per trovare qualcos'altro?
Alla fine decidemmo che era ora di prendere il volo, dopotutto eravamo
abbastanza grandi per farlo e in caso di bisogno mrs Foreman sembrava
piu' che disponibile ad aiutarci.
Finalmente partimmo e quando atterrammo in tarda mattinata era una
bella giornata di sole anche se piuttosto fredda ma ci saremmo
adattate, pensavamo.
Casa nostra era una bella villetta al numero dieci di Crowe street in
un quartiere residenziale a pochi minuti dal centro: anche se avremmo
lavorato da casa ci saremmo dovute recare in sede una volta a settimana
e il giorno ce l'avrebbero indicato volta per volta.
Passammo la prima meta' del pomeriggio, dopo aver pranzato al volo, a
dare indicazioni agli operai che vennero mandati dalla nuova boss per
sistemare tutta la nostra roba in casa.
"Hai visto? Hanno affittato la villetta di fronte pare"
"Gia'...beh era ora! E' rimasta vuota troppo a lungo no? Chissa' chi
saranno i nostri nuovi vicini"
"Io ho visto due ragazze, sembrano mie coetanee piu' o meno ma non ho
capito se sono sorelle o no"
Quando finalmente se ne furono andati tutti cominciammo ad aprire gli
scatoloni: la casa era tutta a posto a parte ovviamente tutta la nostra
roba sparsa in giro e per fortuna che ci avevano dato una settimana
proprio per sistemarci altrimenti se avessimo avuto pure da lavorare
sarebbe stato un incubo.
Mentre stavo frugando in uno scatolone per cercare il phon e metterlo
in bagno suono' il campanello.
"Ehi Carlotta hanno suonato!" mi grido' Sofia dal piano di sopra.
"Vai tu io sto cercando una cosa"
"Ma che vorranno ancora? Hanno gia' sistemato tutto no?"
disse la mia amica leggermente piccata mentre andava ad
aprire.
"Salve, scusate il disturbo ma vi abbiamo visto stamattina e volevamo
darvi il benvenuto, sono anni che non viene ad abitare piu' nessuno nel
quartiere: io sono Georgia."
"E io David".
angolo autrice: ecco cosa succede ad immaginare certe cose con un'amica
XD le protagoniste siamo io e lei anche se ci siamo scelte nomi diversi
da quelli reali e i vicini...beh non ho scritto il cognome ma e' chiaro
chi sono i due poveri disgraziat...ehm la fortunata coppia. a presto ^^
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