surprise or heart attack?
"Trovato! Almeno adesso posso metterlo
in bagn..." esultai tirando finalmente fuori l'asciugacapelli
dallo scatolone ma mi bloccai non appena vidi chi c'era sulla soglia.
Avete presente quei momenti della vita in cui si vorrebbe dire
"occazzoporcaputtana" ma non si puo'?
Ecco, noi eravamo in uno di quelli.
Sofia, gia' di carnagione piu' chiara della mia era diventata dello
stesso colore del muro ma si ricompose piuttosto in fretta cercando di
celare il piu' possibile lo shock "no, nessun disturbo accomodatevi e
scusate per il disordine: io sono Sofia"
"E io Carlotta molto piacere" risposi avvicinandomi e tendendogli la
mano.
"Possiamo offrirvi qualcosa? Un the' o un caffe'..." chiese
la mia amica.
"Un the' andra' benissimo grazie" sorrise David.
Ci accomodammo in cucina, praticamente l'unica stanza senza ingombri
vari e l'unica cosa che mi venne in mente era che io ero in tuta e
Sofia in salopette, subito dopo pero' mi detti dell'idiota da sola "in
fondo stiamo ancora sistemando casa e non e' che lo si fa in abiti da
cerimonia" e poi sapevo che i britannici erano molto piu' rilassati in
fatto d'abbigliamento cosi come in altre cose rispetto a noi ed era uno
dei tanti motivi per cui li stimavo: non stavano a farsi troppe seghe
mentali inutili e si vestivano come gli pareva senza che nessuno
dicesse niente poi certo noi eravamo ad Edimburgo mentre magari nel
paesino di duemila anime la mentalita' era diversa.
Notai anche che nessuno dei due aveva un giubbotto: erano entrambi in
jeans e scarpe da tennis, Georgia aveva un maglioncino nero e David una
felpa blu, mentre Sofia preparava il the' ed io mettevo le tazze in
tavola cercando di mantenere un contegno Georgia chiese " siete
sorelle?"
Trattenni a stento le risate pensando che se i nostri genitori fossero
stati presenti sarebbero inorriditi al solo pensiero.
"No, solo amiche e colleghe" risposi sedendomi.
"Studiate lingue?" chiese David.
"Siamo interpreti e lavoriamo per un'agenzia di traduzioni"
rispose Sofia versando il the'
"Ah ora capisco perche' parlate cosi' bene" si complimento' lui
facendoci diventare entrambe color papavero acceso.
" Non mettertici anche tu ora! Non vedi che siamo cosi' agitate che
potremmo decollare da un momento all'altro?" pensai mentre lo
ringraziavo.
"Di dove siete?" chiese Georgia mescolando il suo the'.
"Siamo italiane e ci siamo trasferite qui per lavoro" disse
Sofia.
"Complimenti! Insomma, non tutti l'avrebbero fatto per quanto si sappia
un'altra lingua: lasciare il proprio Paese, la propria citta'..."
riprese David posando la tazza.
"In realta'...e' stato praticamente un obbligo: l'alternativa era il
licenziamento, col fatto che c'e' la crisi molti se ne approfittano e
in fin dei conti siamo state fortunate visto che la casa ce l'ha
offerta la nostra datrice di lavoro e per come sono messe le cose in
Italia tutto sommato e' stato meglio cosi'" dissi cercando di mantenere
un tono disinvolto, com'era possibile che delle persone fossero capaci
di farti sentire tranquilla e su di giri allo stesso tempo?
"E poi non e' che abbiamo perso molto: abitiamo entrambe in piccoli
centri e per lavorare avremmo comunque dovuto spostarci quindi meglio
venire qui dove lavoreremo da casa e andremo in sede solo una volta a
settimana a seconda di quando ci convocano" concluse Sofia versando il
the' rimasto nelle tazze dei nostri ospiti.
"E meglio avere voi come vicini invece di certa gente che mi sono
ritrovata io! Altro che darti il benvenuto...alcuni era gia' tanto se
salutavano" mi ritrovai a pensare, e poi dicono che piu' si va a nord
piu' la gente e' fredda e distaccata.
"Avete fatto bene a cogliere quest'occasione allora! Adesso capisco
perche' questa casa e' rimasta vuota cosi a lungo, comunque e' proprio
carina e sembra anche molto comoda" sorrise Georgia.
"Quindi se ho ben capito, in Italia vivevate ancora in famiglia?"
chiese David sistemandosi meglio sulla sedia.
"Eh si: purtroppo da noi non sono previsti finanziamenti agli studenti
o ai giovani cosi' se vuoi una casa ti tocca pagartela di tasca tua e
gli affitti sono tutto tranne che accessibili...poi si lamentano che i
giovani non vanno mai via di casa" risposi io cercando di non suonare
troppo lamentosa.
"Certo non e' facile...e i vostri genitori come l'hanno presa?" chiese
Georgia.
A quel punto non riuscimmo piu' a trattenerci e ridacchiammo.
"Diciamo che...pensavo peggio" disse Sofia.
"Quando gli abbiamo comunicato la nostra decisione ne hanno per cosi
dire...preso atto, sono uscite frasi tipo "siamo contenti/orgogliosi di
te" eccettera...solo che nei giorni seguenti son partite le
raccomandazioni" risposi cercando di soffocare le risate,
anche perche' a David nel frattempo era venuta l'aria da Dottore senza
che se ne rendesse conto, almeno spero.
"In pratica dicevano ad ognuna di noi di prendere esempio dall'altra
altrimenti secondo loro la casa sarebbe implosa al secondo giorno"
aggiunse Sofia cercando di trattenere le risate.
"Addirittura?" chiese Georgia che da quel che vedevo iniziava a
divertirsi.
"Sicuro...e pensare che quando lei veniva a dormire da me mia madre era
tutta complimenti "guarda Sofia com'e' tranquilla..." si,
quando dorme...forse" risi io contagiando tutti gli altri.
"E vogliamo parlare della partenza?" disse lei prendendo fiato.
"Ah quella poi! Mancavano i fazzoletti e sembrava il Titanic!"
commentai ridendo mentre portavo le tazze nel lavandino.
"Ma dai!" rise David.
"Giuro! Quando alla fine salimmo sull'aereo eravamo cosi felici che
probabilmente le hostess presero in considerazione l'idea di legarci
alla poltrona per tutta la durata del viaggio" rispose Sofia.
"Beh e' normale l'entusiasmo quando si va a vivere da soli,
specialmente in un Paese straniero" aggiunse Georgia.
"Fortuna che le chiamate costano un sacco e che loro non sanno usare
Skype, altrimenti eravamo ancora al telefono da stamattina" commentai
io.
"Ma scusate, nel contratto d'affitto non sono previste anche le
bollette?" chiese David con aria perplessa che mi ricordo' ancora una
volta il suo Dottore obbligandomi a fare un bel respiro per non
scoppiargli a ridere in faccia.
"Beh...tecnicamente si" rispose Sofia.
"Fatemi indovinare: avete "scordato" di dirlo ai vostri genitori"
disse Georgia reprimendo a fatica una risata.
"Non so perche' ma credo che noi andremo d'accordo" dissi risoluta.
"E' esattamente quello che pensavo anche io" aggiunse David.
"Grazie del the' e scusate ancora per il disturbo...se aveste bisogno
di qualsiasi cosa venite pure da noi ok?" disse Georgia
alzandosi.
"Dici che le abbiamo traumatizzate?" le chiese David una
volta a casa.
"Beh, dalla faccia che hanno fatto quando ci hanno aperto un po' si..."
"Pero' sembravano a loro agio passato lo shock iniziale"
"Ci sei rimasta eh?" chiesi a Sofia andando in camera sua
prima di coricarmi e mi sedetti sul suo letto senza accendere la luce.
"Per cosa? Per i nostri dirimpettai? Dire che per poco non ho avuto un
infarto e' riduttivo" rispose.
"Perche', io? A parte com'eravamo conciate..."
"E da quando ci si veste come la prima alla Scala per un trasloco?
Neanche ci avranno fatto caso"
"Gia...e ringrazia che i dvd sono ancora tutti nello scatolone ancora
sigillato dello studio!"
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