Raccontami qualcosa
Il
ricco banchetto è pronto, la tavola apparecchiata.
Nulla si
può eccepire per
affermare che non sia stato fatto ogni sforzo alla buona creanza. Il
denaro
della famiglia è stato impegnato, il signorotto indebitato
affinché si paghino
tutte le necessità al buffet ed al miglior corteo che sia
mai stato svolto lì
alla collina.
Le domestiche pagate
ad ore per l’occasione si muovono leggere come spettri
inamidati fra un convivio e l’altro.
C'è il cibo
imbandito per gli uomini e quello delle donne,
e perfino uno, confinato nella stanza dei giochi, per i bambini.
Le ragazzine sono due
colombe
in uno stormo di corvi dal becco ricurvo, pronte a capirle. Ma esiste
al mondo
uccello meno docile della colomba? Meno foriero di pace?
Di tanto in tanto, nel
chinare la crestina verso un signore o una dama, ledue servette fanno
scivolare la
mano sui biscotti destinati a quel mondo di bellezza per occultare uno
o
due di quei frammenti farinosi nelle pieghe dell’abito, leste
nel far sparire
quei regalini pieni di buio nei grembiuli di mussola candida. Ci
penserà, poi,
la marmaglia dei fiumi a mutare l’alta pasticceria piena di
volute decorative in vero
cibo e la glassa vetrosa in sostentamento.
Le due domestiche
mormorano, e mormorano su quanto alla fin fine si sia risparmiato
su questo o quello. Sono delle malelingue per chi le ha pagate.
Il fremito delle vesti
degli appartenenti alla buona società è
assordante, e il
rumore delle loro mandibole impegnate nel lavorio insaziabile
del pasto sovrasta perfino
la musica dei violini e il frusciare sommesso delle gonne sulle cosce
seriche
delle più giovani. Sontuose sete sono stati usati per gli
abiti su misura,
impennaggi di ala di corvo per i cappellini, raso impalpabile per le
sciarpe dei ragazzi e
la aguzza ossidiana è lo specchio in cui ognuno si riflette,
immancabile
gioiello su ogni corpo presente. Sono stati convocati gli acconciatori
alla moda, e le sarte più abili a creare o rinnovare la moda.
Ognuno porta qualcosa
di un caro ormai perduto come un trofeo, un bracciale o
una spilla di capelli intrecciati sull’ossa del polso oppure
un più modesto piccolo
scrigno a custodire un dente o una fotografia che deve essere spudorata
e
ben visibile. Gettata in fronte agli altri, in una gara implacabile.
Tutto pur di non
essere da meno rispetto alla famiglia che ha indetto la festa,
e che è stata a lungo visitata dalla sfortuna di non perdere
nessuno per
numerosi anni, tenendoli lontani dalle occasioni mondane più
importanti. Ma
adesso la piccola bara di ebano al centro della sala e quel pulviscolo
di iodio
che aleggia nell’aria dopo lo scoppio dell’epidemia
è la loro grande occasione.
Bisogna fare ogni sforzo per apparire degni e superiori agli
eventi.
Lì dove
l’ostentazione del nero è la sublime dimostrazione
della più
pura eleganza. Bisogna danzare questa danza, inebriarsi di essa,
volteggiandovi
dentro fino a lasciarvi ogni fiato. Ogni cosa deve essere impeccabile,
ed
impeccabilmente svolta. La padrona di casa brontola affinché sia un
funerale perfetto.
Dopotutto è
in queste occasioni che occorre far sfoggio di ricchezza, buon
gusto e buona educazione. Ed in questo caso il dispiego di forze
è stato imponente.
Nel ritratto, quel
memento mori tanto in voce, con il piccolo morticino hanno tutti quanto
indossato abiti cuciti apposta per l'evento.
La grande tavola,
memoria degli avvenimenti che si sono susseguiti nella casa di
generazione in
generazione, è coperta di velluto nero ed ornata
sontuosamente da una cascata di drappi che ricadono giù in
una infinità
di pieghe. Offre il suo mostrarsi a chi si avvicina, in una
mescolanza di mazzolini di calendula (dispiacere) ed erica (solitudine)
che si disperdono nei ben più grossi mazzi di garofani
gialli (infanzia) annodati ai
rami di cipresso (lutto) con ricche bande
nere così come vuole la buona
etichetta ed i numerosi libri consultati sull’argomento.
Quei piccoli mazzolini
accolgono l’attenzione soltanto distratta degli
avventori, sorvegliati da una bambina costretta in un abito nuovo di
crespo nero e che rappresenta l’unico
essere realmente mesto in quella atmosfera di attesa per
l’immortalità che
a tutti sarà presto offerta tramite il grande
miracolo della fotografia. La accompagna nella sua
sincerità soltanto quel
medico che nascosto in un cantuccio (dare
dimostrazione di dolore è
sconveniente per il pubblico) piange le vere
lacrime delle sue mani inutili e della
sua vana scienza.
Le carrozze
già scalpitano nel cortile, tiri a due o a quattro di
cavalli morelli allienati con i loro alti pennacchi
di struzzo dipinto di nero.
Alla bambina non
importa di mangiare nessuno dei biscotti tondi con il cherubino
impresso sopra, buonissimi nel loro semplice impasto di burro farina e
poco zucchero. Non le piace neanche la meravigliosa carta piena di
ghirigori e fiori dipinti che li avvolge ed
il sigillo di ceralacca creato appositamente per l’occasione
con il monogramma della famiglia. Non vuole neanche
la torta a cinque livelli ricoperta del miglior cioccolato proveniente
dalle Americhe
e neanche un pezzetto di zucchero a forma di teschio. Neanche il the
attira i suoi interessi, o il vin brulè che per oggi non le
è proibito.
Guarda gli avventori
che
si disperdono fra le ghirlande di fiori bianchi appese su ogni porta (giovinezza
del defunto)
senza
poter più trovare i suoi genitori. Guarda talmente tanto che
gli occhi le sono
diventati rossi. Forse sa che sono nell’altra stanza,
lì dove si svolge la
funzione. Ma non riesce a muoversi.
Chiude adesso le folte
ciglia, quasi invisibili sul suo viso
lentigginoso e la visione la raggiunge.
No, non è
una visione. E’ davvero lì. Il più
bello degli avventori, finanche il
più bello che abbia mai visto.
Ha camminato fino a
lei, ignorando del tutto le vistose scollature ed i
vigorosi bastoni. Ha ignorato la gente e la gente sembra ignorare lui
ed il suo
silenzio.
Un uomo elegante nel
suo completo nero, con una sciarpa di seta ornata stretta
intorno alla gola.
Non ha segni di
ostentazione addosso, è così puro e semplice
nel marasma di odori delle sale bordate di lutto.
Ha zigomi sporgenti
come lame ed una bocca grande dove le labbra tracciano una
ferita sottile. Nessuno lo ha visto. Nessuno guarda in quella direzione.
I suoi occhi sembrano
fatti di luce, come stelle di
mezzanotte cadute ad esplodere nel cielo nero della sala, dove i grandi e
numerosi
specchi sono stati coperti a lutto perché l’anima
di nessuno vi resti
imprigionata. La bambina tende la sua piccola mano bianca verso quel
signore,
chiedendogli aiuto.
- Ho paura di tutti
questi quadrati nel pavimento. Sono neri e bianchi ed io
non so camminarvi sopra
- E’
normale. Tu sei fatta di tutti i colori di un iride e non di nero e di
bianco
Nessuno strumento
musicale, perfino la più raffinata arpa suonata dal vento
non
è pari al suono della voce del signore.
Ha in se tutte le
dolcezze ed i dolori del mondo.
- Vuoi che ti aiuti ad
attraversare?
- Si. Prendimi in
braccio
La bambina si tende
verso quell’oscuro signore accucciandosi addosso al grande
corpo di lui come un cucciolo. Il salone delle feste è una
scacchiera.
Gli uomini e le
donne sono pedoni, pronte a vincere per un po’ e perdere
subito dopo. Tutti i
pezzi, meno uno, sono sacrificabili nel gioco degli scacchi.
La bambina
è presa dal caldo e dalla stanchezza, l’odore del
vino speziato le
ha dato alla testa e si sente svenire.
- Sei venuto per il
mio fratellino?
Chiede.
- Si. E
tornerò per te
L'espressione della
bambina è triste, un sonno sottile sembra vincerla adesso, e
lei vi lotta
contro aggredendolo con tutte le sue scarse forze
- Chi sei?-
E’ la prima
domanda
- Sono il
Mietitore signore di ogni cosa
- Chi sei?
E’ la
seconda domanda
- Sono il Padrone di
tutti voi
- Chi sei?
E’ la terza
domanda
- Sono la Morte
- Morte, aiutami ad
attraversare
I due avanzano nella
sala, ed i presenti fuggono improvvisamente fra gli spazi, fra i
bianchi e
fra i neri. Sono come formiche separate da un rametto.
Attoniti guardano
avanzare un uomo ed una bambina, un comune uomo ed una comune
bambina. Hanno le briciole del pane cortese nello scollo, e sorsi di
vino ad
inzaccherare la barba. Sono formali, falsi ed eleganti. Ed adesso
vedono.
Hanno parole gelate
negli angoli delle labbra nel grande silenzio del cessare
della musica.
Il Signore muove la
sua alta falce d’argento, indifferente al loro timore, e i
presenti si inchinano al suo passaggio come spighe che spezzino il capo
ad una
folata di vento.
- Morte, fammi
poggiare il capo sul tuo petto
Chiede la bambina, e i
suoi lunghi capelli avvolgono l’abito scuro del Signore,
pendendogli dalle spalle come un mantello, più lunghi di
qualsiasi altro
mantello.
- Quando saremo
arrivati dall’altra parte, mi lascerai?
- Solo se tu lo vorrai
Risponde dolcemente la
Morte, riversando in lei la percezione delle giunchiglie
della primavera e la tiepida brezza dei fiori di mandorlo.
- Ma dovrai aspettare
Continua la bambina,
ormai ad occhi serrati ed abbandonata nelle sue tenera
membra mentre attraversano l'una dopo l'altra le porte.
- Talvolta lo faccio
Risponde
l’uomo, con il bordo affilato della mietitura a proteggere il
fragile
collo di lei.
- I miei genitori non
potranno dare un’altra festa se tu vieni prima che sia
passato un anno ed un giorno
Le stoffe cadono dagli
specchi mostrando il riflesso di uno scheletro che tiene in mano una
rosa bianca.
Le fibre tessute e
ricamate sono straziate dalla bufera, mentre le domestiche
si affrettano a chiudere le finestre.
Ma la luce delle
candele non ha alcun
sobbalzo, nella stanza della veglia.
I poveri non hanno
paura di quegli
eventi, li conoscono bene poiché hanno perso i loro amori ed
i loro figli ancor
prima di poter sorridere loro. Mangeranno i loro biscotti rubati, per
sopravvivere ancora un’ora dopo l’altra
così come sopravvive tutta la gente
umile.
- Tu sei il Re. Io
sono la Regina. Forse potremmo farci compagnia mentre mi
aspetti
Sussurra la piccola
- Io sono il Re. Tu
sei la Regina. Forse potremmo farci compagnia mentre ti
aspetto
Risponde la Morte
- Conducimi tu
La bambina indica il
divano dove riposare, nella stessa stanzetta dove ci sono i gementi.
Dove stanno i suoi genitori, i suoi zii ed i parenti più
stretti.
E' un grasso divano
che si muta in un soffice
prato ombreggiato dalle tremanti ombre degli alberi. Lì
accanto c’è un
ruscello, e lei vi immerge le mani; l’acqua è
limpida e fresca. Ma non osa
staccarsi dall’ uomo, e gli siede riversa nel grembo. In quel
petto non c’è
nulla da ascoltare, non un fiato, non un cuore che batta. Eppure lui
è lo stupore più grande che rifugge qualsiasi
timore.
- Potremmo raccontarci
delle storie
I pesci si sollevano
dal fondo e saltano sull’acqua, le rane gracidano
insieme al
frusciare delle salamandre sull’erba.
- Quante storie sai? -
La bambina ci pensa un
po’, ed i cervi e le lepri accorrono dal bosco per
sentire anche loro la risposta
- Tante. Mi piacciono
i libri
Poi sorride ed
assaggia il nettare che le api le offrono. Nugoli di insetti
dorati le volteggiano attorno.
- E tu, quante storie
sai? -
Le belve, il
lupo e la volpe, si prostrano di fronte al Signore prima di stendersi
al suo fianco, in attesa.
- Tante. Mi piacciono
gli esseri umani
Anche gli uccelli del
cielo ed i vermi della terra sono ormai giunti.
- Allora
raccontami qualcosa per un anno
ed un giorno, così non sarò da sola
Perfino gli spiriti
mutevoli ed immateriali, le fate e le sirene, sono diventati
di carne al
tocco della voce
- Tu non sarai mai da
sola
La Morte affonda il
viso nel collo della bambina, baciandolo lentamente.
- Perché io
ti amo
E la bambina ride a
quel solletico, poi si solleva verso di lui, gli allunga le
mani sul volto, toccandolo in ogni sua parte.
Come tutti gli altri
presenti
eccola lì in attesa di una storia. Ecco l’ultimo
degli invitati al sacro banchetto: l’uomo.
Tutto ciò lo dedico alla mia "famiglia adottiva" qui su EFP. Senza di voi non scriverei affatto. Malaria, Amartema, Codivilla, Nejisfan: siete un tesoro prezioso ed io sono solo una bambina timida in confronto a voi.
Scrivere questo racconto così breve non è stato facile come sembra, perché mi si sono accavallate in mente molto cose ma ho voluto scegliere di essere quanto più semplice ed essenziale possibile. Ci sono tanti rimandi, volontari e non, nascosti nel testo. Ma lascio a voi se scoprirli oppure no.
Grazie per aver letto!
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