Il misterioso malessere di Armstrong

di ExcelSpectre
(/viewuser.php?uid=220957)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


“… Carne essiccata.” – pensò George. - “Mi sta offrendo del cibo … Lui non ne ha preso neppure un morso. Di certo è avvelenata! Tossica! Mortale! Quel fottuto bugiardo mi vuole morto!” – continuava a farneticare, mentre fissava incredulo il vassoio del dottore.
“Su su, non faccia complimenti.”- gli disse quest’ultimo, sorridendo.
“… Perché non ne prende prima un morso lei?” – disse nervosamente Armstrong, mentre si buttava su una sedia dello studio, senza però mai distogliere lo sguardo dalla carne.
“Lei è un pazzo paranoico, Armstrong …” – ridacchiò serenamente, mentre prendeva un po’ del cibo con la punta delle dita. – “… Di certo, però, non posso giudicarla se ha qualche disturbo mentale, quindi starò al suo gioco. Ecco …” – e diede un morso alla fetta che teneva tra le robuste e raggrinzite mani, per poi passarlo al suo paziente.
“Io non ho tendenze suicide, quindi di certo ciò che mi metto a mangiare non può farmi male. Seguendo la logica, non dovrebbe fare male neppure a lei!”
Stupito, Armstrong prese il pezzo e lo divorò; non mangiava da 15 ore buone, ed il suo stomaco chiedeva pietà. – “Uhm … E’ buona.” – disse, con il volto che diventava a poco a poco sempre più sereno. – “Faccia i complimenti a sua moglie …”.
“Lo farò.” – disse il dottore, mentre si alzava, prescriveva altri medicinali ad Armstrong e gli incartava il pacchetto con la carne.
 
Tornato a casa, George non ci vedeva più dalla fame, così prese la carne essiccata e la divorò in pochi secondi, poi si stese sul divano. In quel momento si sentì come in un sogno: nessun segno di dolori, nausea o giramenti di testa. Niente convulsioni. Solo il dolce ed al contempo salato e calorico sapore della carne …
 
La sveglia suona. George si sente vivo. Sorride.
Ha passato finalmente una notte senza incubi o dolori. E’ felice. Sente di poter fare e diventare tutto. Sogna di pagare i debiti arretrati, di trovarsi una moglie, mettere su famiglia, trovare un lavoro, smettere di dipendere dai suoi genitori. Sogna di avere degli amici, di viaggiare il mondo; sogna di fare successo, di diventare famoso. Sogna di andare a trovare la sorella che da anni, ormai, non vede più. E, mentre sogna la vita che vorrebbe avere si accorge di qualcosa di veramente allarmante; non riesce a muoversi.
George rinviene dal suo sogno ad occhi aperti. E’ su una barella. Dentro un ospedale. Alza la testa e, malgrado la sua vista sia annebbiata ed intontita, riesce a notare un macabro dettaglio: è senza braccia, e senza gambe. Ciò che rimane del suo corpo è legato malamente ad una barella arrugginita e macchiata dell’inconfondibile e nauseante odore di sangue secco. Armstrong ne è sicuro: si tratta di un sogno. Solo un sogno, così si rimette a dormire.
“Ehi ehi ehi ehi! Non si arrenderà così facilmente, spero!” – George riconosce quella voce, così riapre gli occhi, questa volta con il volto segnato dal terrore. – “Sono io, il dottore! Non è felice di rivedermi?”
George è talmente terrorizzato da non riuscire a parlare, mentre davanti a sé il dottore lo fissa, ridendo.
“Sei una persona debole; prima stai tanto a criticare ed a dubitare di me e poi ti butti, come una povera bestia in agonia, su un misero cibo pieno di batteri e bacilli non ancora sperimentati! Ridicolo.”
All’improvviso Armstrong sente un fortissimo dolore alle spalle,  e da esse comincia a trasudare un liquido nero come la pece. Alza lo sguardo per un attimo e vede che quella strana merda gli stava uscendo pure dal bacino, proprio nel posto dove doveva esserci l’attaccatura delle gambe. Si sentiva svenire, ma prima di perdere i sensi riuscì a gridare “Che ne è del suo giuramento di Ippocrate?! Era tutta una farsa?!”
Il dottore si pulì delicatamente gli occhiali con un fazzolettino, e poi rispose:
“Io non l’ho ferita e non le ho negato le medicazioni. Ciò che le faccio è nel nome della scienza!” – intanto, dai suoi occhi e dalla sua bocca cominciava a colare fuori lo stesso liquido nero di George, mischiato però con del sangue. – “Questo è per la scienza! Tutto per la scienza!”
George chiuse gli occhi, mentre sentiva i suoi occhi che lacrimavano. Forse lacrime, forse altro.
Un unico pensiero in testa: non doveva accettare di farsi curare di una persona di cui non si fidava.

ANGOLO AUTORE:
Scritta di gettissimo e ... Nnnnope, non mi piace il finale. Peccato. 
Oh beh, sarà per la prossima.
 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2338352