Il bambino porta-sfortuna
Il
bambino porta-sfortuna
Era
sempre stato tenuto alla larga da tutti, fin da bambino.
Dicevano
che era sporco, che faceva paura, lo prendevano in giro perché
era solo.
E
lui piangeva, perché non aveva una mamma e un papà come
tutti.
La
Casa Famiglia in cui viveva era accanto a una scuola, dall’asilo
alle superiori, e anno dopo anno aveva incontrato bambini sempre
diversi che avevano sempre le stesse reazioni, perché lui era
uno di ‘quelli’, uno dei bambini ‘sbagliati’.
Soltanto
un bambino sbagliato.
Avrebbe
voluto un amico con tutto sé stesso, e un tempo, per u breve
periodo, lo aveva anche avuto... ma poi c’era stato
quell’incidente, e nessuno gli si era più avvicinato... e
allora, piano piano, aveva sentito una forza strana crescere dentro
di lui, la forza oscura dell’odio che non guarda in faccia nessuno.
La
sentiva nello stomaaco, come un demone, come il fuoco, e quando
qualcuno lo provocava, lui reagiva. Reagiva sempre.
Anche
quel giorno stava picchiando un compagno di scuola che lo aveva preso
in giro, e l colpiva con i calci mentre quello stava rannicchiato a
terra, e gemeva ad ogni colpo.
Ragazzo:
basta... ti prego!!
???:
chiedi pietà??! Potevi pensarci prima, bastardo!!
Respirava
pesante, lo colpiva da più di dieci minuti, e iniziava ad
essere stanco.
???:
vaffanculo!
Gridò,
con un ultimo calcio.
Il
ragazzo mormorò qualcosa, coprendosi la faccia sanguinante e
tremando sul pavimento, e Naruto Uzumaki, diciotto anni, finalmente
lo lasciò perdere, ma non prima di avergli sputato addosso,
per fargli pagare tutte le volte che era stato offeso.
Naruto:
io ricordo ancora quando a sei anni mi prendevi in giro!
Gli
voltò le spalle e lo lasciò massacrato nel suo
angolino, mentre tornava indietro lungo il corridoio e si puliva le
mani insanguinate nei pantaloni.
Anche
quel giorno, giustizia era stata fatta.
Quando
rientrò in classe la lezione era già iniziata e il
professor Kakashi se lo vide entrare senza bussare e lo fissò
perplesso per un attimo.
Kakashi:
Naruto, ti rendi conto che sei in ritardo di venti minuti?
Naruto:
ero in bagno.
Freddo,
guardò male il professore e raggiunse il suo banco in ultima
fila, stravaccandosi sulla sedia e incrociando le gambe sopra il
banco. Mentre il professore lo fissava allibito e i compagni
mormoravano alle sue spalle, lui vide una macchia di sangue sulle
scarpe e ci sputò sopra per pulirla.
Kakashi:
ehm... va bene, riprendiamo la lezione.
Il
professore sospirò, sistemando la sciarpa pesante che gli
copriva il viso fino al naso. Naruto faceva sempre così, non
c’era nulla che potevano dirgli. Ci avevano provato, ma avevano
fallito completamente. E visto che a bocciarlo lo avrebbero rovinato
ulteriormente, avevano deciso di cercare di aiutarlo.
Mentre
lui riprendeva a parlare di qualche noioso e inutile argomento,
Naruto si accomodava meglio sulla sedia e sbuffava.
Non
ascoltò la lezione, non si degnò nemmeno di stare
sveglio, per essere sinceri. Si addormentò con il collo contro
lo schienale e un filo di bava alla bocca, finché
all’improvviso non fu sbattuto giù dalla sedia.
???:
svegliati, volpe!
Naruto
si rialzò con una sonora parolaccia, massaggiandosi il sedere,
e vide un bel moretto che lo fissava dall’alto in basso.
Naruto:
teme! Che cazzo fai?!
???:
il mio nome è Sasuke Uchiha, per te Uchiha. Alza il culo, il
professore ci ha assegnato allo stesso progetto.
Naruto:
eh?
Il
moretto sbuffò, evidentemente annoiato.
Sasuke:
mentre te la dormivi della grossa il professor Kakashi ha detto che
dobbiamo fare una ricerca a coppie, e io per sfiga sono finito con
te.
Naruto:
cosa? Che palle! Te lo scordi, fattela da sola!
Sasuke:
mi piacerebbe, ma sfortunatamente il professore dice che dobbiamo
presentarla insieme, quindi dobbiamo vederci almeno una volta per
farti imparare quello che devi dire.
Naruto
sbuffò sonoramente, squadrando in cagnesco il moretto.
Naruto:
non ne ho la minima voglia!
Sasuke:
se non lo farai non ti pareranno più il culo. Ti promuovono
per culo ogni anno, se inizi a fare cazzate te lo sogni l’avanzamento
di classe! Sveglio come una volpe, eh?
Naruto
arrossì per la rabbia, stringendo il pugno destro.
Naruto:
ma che ne sai, eh?! Zitto, brutto stronzo, tu non capisci nulla! E
non ho la minima intenzione di aiutarti con quella cazzo di ricerca!
Il
biondino si voltò di scatto e si allontanò a passi
pesanti, urtando i banchi nell’aula.
Sasuke:
ti concedo una settimana per pensarci, dobe! E non voglio un rifiuto!
Naruto
sbatté la porta della sua stanza con violenza inaudita,
rischiando di scardinarla. A quel punto si gettò sul letto e
affondò la faccia nel cuscino di piume d’oca, stringendolo
tra le dita con rabbia.
Sasuke
Uchiha!
Proprio lui!
Tra
tutte le persone, gli era capitata proprio quella peggiore.....
FLASHBACK
Due
bambini si tenevano per mano, accucciati contro un muro.
Con
la schiena contro la parete e le piccole dita intrecciate, cantavano
una canzoncina che non aveva mai fine, fissando il cielo terso e
brillante.
All’improvviso
il biondino scoppiò a ridere, additando il pallone di alcuni
bambini che giocavano più in là, che era andato a
finire su un albero.
Naruto:
che tiro storto!
Sasuke:
sì, non sanno proprio giocare!
I
due bambini si scambiarono uno sguardo e sorrisero teneramente.
Erano
migliori amici da un po’ di tempo ormai.
Naruto
era entrato nella casa-famiglia a tre anni, dopo essere passato per
diversi orfanotrofi e una famiglia in affidamento, mentre Sasuke era
arrivato quattro anni dopo.
All’inizio
c’erano state delle incomprensioni tra loro: erano aggressivi,
Sasuke se ne stava per i fatti suoi, e ogni volta che si incrociavano
finivano per attaccar briga. Le suore che si prendevano cura di loro
non sapevano più come fare per non farli accapigliare in mezzo
ai corridoi, finché un giorno i due bambini non si erano
trovati soli in una stanza.
Sasuke:
che ci fai qui?
Naruto:
scappo dalle suore.
Sasuke:
hai combinato un’altra delle tue marachelle, vero?
Naruto:
...
Sasuke:
beh, non mi interessa. Io sono qui per prendere dei gessetti,
spostati dall’armadietto.
Naruto:
io ti odio...
Sasuke:
cosa hai detto?
Naruto:
ho detto che TI ODIO!! Te ne stai lì e guardi tutti dall’alto
al basso come se fossi chissà chi, ma anche tu sei un orfano
come tutti noi e non hai alcun diritto di sentirti superiore, perché
non lo sei!!!
Sasuke:
...e tu che ne sai??! Io sono diverso da voi! Voi non sapete nemmeno
chi siano i vostri genitori, ma i miei sono morti!! Io li ho
conosciuti e poi li ho persi, voi non sapete cosa vuol dire perdere
qualcosa che si ha!!!
Naruto
era rimasto molto colpito dalle parole di quel moretto spocchioso. Lo
aveva sempre visto freddo e indifferente, ma all’improvviso vedeva
le lacrime luccicare nei suoi occhi e i suoi piccoli pugni chiusi...
e lo sentì... vicino.
Anche
il freddo Sasuke soffriva come tutti loro, dopotutto.
Con
timidezza gli si era avvicinato e lo aveva abbracciato, cercando
goffamente di confortarlo alla sua maniera.
Naruto:
scusa... io non lo sapevo...
E
Sasuke, singhiozzando, si era stretto a lui.
Da
quel momento il biondino e il moretto erano diventati una coppia
inseparabile, e si vedevano sempre insieme, spesso mano nella mano.
Le
suore dicevano che era un miracolo, ma gli altri bambini li
guardavano storto.
Quel
giorno, mentre Naruto e Sasuke guardavano i compagni che giocavano a
calcio, il pallone rotolò fino ai loro piedi, calciato male da
un ragazzino tozzo.
Tutti
smisero di giocare e li fissarono da lontano. Nessuno degli altri
voleva avvicinarsi, nessuno voleva parlare con loro.
Naruto
si alzò in piedi, timidamente, e tese verso di loro il
pallone.
Naruto:
ecco, tenete...
Ragazzino:
no, non lo vogliamo più adesso che l’hai toccato!
Naruto:
che... che cosa?
Ragazzino:
ci fa schifo se tu ci hai messo le mani sopra!!
Naruto
sentì un’ondata di rabbia serrargli lo stomaco, e prima di
pensarci lasciò cadere il pallone e si gettò addosso al
bambino che aveva parlato, gridando.
Sasuke:
Naruto, no!!!
In
un attimo la zuffa si trasformò in una gigantesca battaglia
tutti contro tutti, e Naruto e Sasuke si trovarono sopraffatti dagli
altri bambini.
Le
suore corsero a dividerli, ma non fecero in tempo.
E
quando il gomito di Naruto colpì la tempia di Sasuke, e lui
cadde a terra privo di sensi, tutti raggelarono.
FINE
FLASHBACK
Naruto strinse i pugni sul cuscino,
digrignando i denti.
Era passato tanto tempo da quel
ricordo, perché gli tornava in mente ora?
Forse perché dopo tanti anni
gli aveva parlato... Di nuovo, aveva incrociato gli occhi di Sasuke e
aveva sentito la sua voce roca...
All’improvviso sentì un
brivido caldo lungo la schiena.
Naruto:
“no,
stupido, no!”
Sfregò il naso nel cuscino,
cercando di scacciare i pensieri che gli avevano attraversato la
mente.
Più stava lontano da Sasuke,
più si costringeva a tenerlo a distanza, e più lui
faceva breccia silenziosamente nel suo cuore, e scivolava sempre più
a fondo, sempre più a fondo... Da molto tempo ormai Naruto
sospettava di...
Naruto: NO!!!
Si alzò di scatto, ansimante,
e sentì il viso accaldato.
Naruto: ...sono solo uno
stupido......
Strinse di nuovo i pugni, e si piegò
su sé stesso.
Non avrebbe mai fatto coppia con
Sasuke Uchiha, né per quella ricerca, né per nessun
altra ragione.
Una settimana era passata rapida
come un fulmine.
Naruto non aveva neanche fatto in
tempo a contare i giorni che passavano, che all’improvviso era
arrivato di nuovo martedì, e Sasuke lo aveva bloccato
all’uscita dall’aula.
Sasuke: ho già fatto la
ricerca, vieni che ti do...
Naruto: no.
Sasuke si bloccò a metà
parola, irritato.
Sasuke: come hai detto?
Naruto: hai sentito bene, ho detto
no! Non voglio fare questa stupida ricerca con te, e al diavolo i
voti!!
In uno scatto d’ira Naruto
spintonò Sasuke, e lo vide sbattere contro la porta bianca
dell’aula.
Un terribile flashback gli tornò
alla memoria, e rivide il suo bel volto di bambino macchiato di
sangue e polvere, gli occhi chiusi sulle guance pallide... Impallidì
bruscamente, arretrando piano.
Naruto: i-io... scusa, non so che
cosa...
Confuso, incrociò lo sguardo
stupito di Sasuke, e si sentì terribilmente in colpa.
Distogliendo gli occhi bruscamente, corse fuori nel corridoio, e
verso la sua stanza.
Naruto: “via, via, via di qui!”
Arrivò nella stanza senza
fiato, e si sbatté la porta alle spalle per poi appoggiarvisi
contro, e scivolare lentamente a terra. Si mise le mani nei capelli,
gemendo piano, e sentì gli occhi pizzicare e un nodo in gola.
FLASHBACK
Naruto:
Sas’ke! Sas’ke! Sigh, sniff... Ti prego, apri gli occhi! Sas’ke!
Scusami, non volevo!! Sigh!! Non volevo!!!
FINE
FLASHBACK
Naruto: merda!!
Si rialzò in piedi di scatto,
e prese a camminare attraverso la stanza a grandi passi.
Lo aveva rifatto. Aveva di nuovo
fatto del male a Sasuke!
Per questo non voleva avvicinarsi a lui,
non voleva, non voleva! Ogni volta che lui e Sasuke si avvicinavano,
al moretto succedeva qualcosa di brutto... E Naruto non poteva
sopportarlo.
Sentì le lacrime bagnargli
gli occhi, inarrestabili, quand’ecco che all’improvviso la porta
si spalancò di colpo, facendolo sussultare.
Si girò di scatto e vide
Sasuke in piedi sulla soglia, con gli occhi accesi e il respiro
corto.
Naruto: Sa-Sasuke...!!
Sasuke: zitto!
Di scatto il moretto entrò
nella stanza e richiuse violentemente la porta. A quel punto crollò
bruscamente il silenzio, mentre i due si studiavano a vicenda.
Naruto si accorse di avere ancora
gli occhi lucidi, e allora si voltò e se li asciugò in
fretta, vergognoso.
Naruto: Sas...Uchiha, che-che ci fai
qui?!
Ahh, la sua voce era incrinata...!
Sasuke si accorse in quel momento
che Naruto stava per piangere, e tutta la rabbia con cui si era
precipitato lì sfumò all’improvviso.
Era venuto intenzionato a
cantargliene quattro, a dirgli di non permettersi mai più di
toccarlo... ma ora... vedendolo così... gliene mancava il
coraggio.
Sasuke: ...tutto bene?
Naruto si voltò di scatto,
arrossendo.
Naruto: e a te cosa interessa???
Sasuke si irrigidì, e rispose
freddamente.
Sasuke: niente, forse.
Naruto vide nei suoi occhi
un’espressione ferita, e subito si sentì in colpa.
Frustrato, chinò il capo e
strinse i pugni.
Naruto: io non intendevo... senti,
cosa vuoi? Se sei qui per insultarmi, non ce n’è bisogno...
Non volevo spingerti, mi dispiace.
Sasuke strabuzzò gli occhi.
Sasuke: mi stai davvero chiedendo
scusa, dobe?
Naruto arrossì, ed evitò
i suoi occhi.
Naruto: se non c’è altro,
puoi anche andartene...
Sasuke si guardò intorno,
perplesso.
Era arrivato convinto di dover
urlare, e invece l’atmosfera si era fatta improvvisamente...
strana: Naruto gli chiedeva scusa, lui non sapeva come mandarlo al
diavolo, e tutto, all’improvviso, gli ricordava quello che erano
stati un tempo.
Quella stanza era impregnata
dell’odore di Naruto. In ogni cosa, in ogni angolo, c’era il suo
profumo dolce di vaniglia... che lo stordiva. Come quando erano
bambini, il suo profumo lo avvolgeva e gli faceva sentire che andava
tutto bene. Che tutto era perfetto.
Cosa era successo poi?
Perché tutto era cambiato?
Sasuke strinse i pugni.
Oh, lo sapeva bene perché......
FLASHBACK
In
un letto di ospedale, con tanti tubicini attorno al corpo, un bambino
urlava.
Sasuke:
Naruto!! Dov’è Naruto???! Voglio vederlo!!!
Suora:
stai calmo! Non sei ancora in forze, stenditi! Sorella! Sorella,
aiutami a tenerlo fermo!
Sasuke:
perché Naruto non è qui?!! Dov’èèèè!!!
---
Sasuke
si avvicinò a Naruto sorridendo speranzoso.
Sasuke:
Naruto, sono uscito dall’osp...
La
mano che tendeva fu scostata con freddezza, i suoi occhi evitati
completamente.
Naruto:
stammi lontano... non voglio più averti tra i piedi...
smidollato!
E
il biondino corse via, di fronte allo sguardo ferito e allibito del
moretto...
FINE
FLASHBACK
Il ricordo dell’abbandono, di
quell’abbandono inspiegabile e immotivato, raffreddò
notevolmente Sasuke, che per un attimo fu seriamente tentato di
andarsene.
Ma poi gli occhi umidi di Naruto lo
fermarono.
Il biondino era tipo da massacrare
di botte mezza scuola, se voleva. Non era possibile che si fosse
messo a piangere solo per una spintarella da nulla... in fondo non
gli aveva fatto niente... nemmeno un livido...
E allora perché?
Sasuke: Naruto... che cosa ci è
successo, eh?
La sua voce era un mormorio
impercettibile, mentre si appoggiava alla porta con la schiena, i
ciuffi della frangia a coprire gli occhi di ossidiana.
Naruto alzò lo sguardo di
scatto, con una stretta allo stomaco.
Naruto: cosa?
Sasuke: perché... siamo
finiti così?
Naruto aprì e chiuse i pugni.
Così come, lo sapeva.
Così
distanti, così freddi, così aggressivi, così
male.
Dove erano finiti i bambini che si
tenevano per mano e cantavano insieme?
Erano finiti in un angolino remoto
del suo cervello... nascosti sotto un mucchio di stracci, nascosti
dove non poteva vederli.
Perché faceva male ricordare
cosa aveva perduto.....
FLASHBACK
Bambino:
hai visto? Sei stato tu a colpirlo!
Naruto:
no, non è vero!! E’ stato un incidente, è stato un
errore!!!
Bambino:
e invece lo hai fatto apposta! Perché sei un bambino cattivo,
malvagio! C’è un demone dentro di te, tu sei un demone!!!
Naruto:
NON E’ VEROOOOO!!!!
Il
biondino si gettò sul compagno, che iniziò a gridare
rispondendo ai suoi pugni.
Bambino:
sei un demone, sei un demone!!
Le
suore accorsero per dividerli, e una di loro sollevò di peso
il bambino, che continuò a urlare.
Bambino:
porti sfortuna!! Chi si avvicina a te si fa male! Hai capito?? PORTI
SFORTUNA!!!
FINE
FLASHBACK
Naruto si passò una mano tra
i capelli, nervoso.
Il profumo di Sasuke stava invadendo
l’aria, di nuovo. Era menta, o liquirizia, non lo sapeva; ma era
fresco e pungente. E gli metteva l’acquolina in bocca.
Bambino:
porti sfortuna!!
Naruto si riscosse all’improvviso,
e smise di respirare per non sentire quel buon odore.
Naruto: vattene, Sasuke... Vattene,
io so solo distruggere...
Sussurrò con voce roca,
impercettibile, a testa china.
Di fronte a quelle parole Sasuke
alzò il capo e corrugò la fronte.
Sasuke: che stai dicendo?
Naruto: è come quella volta,
quando eravamo bambini!
Strinse i pugni, sentendo il sangue
salire alle guance.
Naruto: tutti e due stavamo
picchiando gli altri, ma chi è finito all’ospedale, eh??
Sasuke strabuzzò gli occhi e
spalancò la bocca.
Naruto: io non posso stare vicino a
nessuno, capisci??! Qualunque cosa faccio mando tutto a puttane,
perché porto sfortuna a tutti! A tutti!! E io non voglio che
tu...!!
Si interruppe di colpo, un attimo
prima che dicesse troppo.
Incontrò lo sguardo stupito
di Sasuke, e si sentì immensamente stupido.
Gli diede le spalle, passandosi una
mano tra i capelli umidi di sudore.
Naruto: merda!! Che parlo a fare??
Sasuke: Naruto... che stavi dicendo?
Naruto: ...
Sasuke: Naruto...
Naruto sentì i suoi passi
avvicinarsi, e sentì il cuore battere più forte. A un
tratto fu così vicino che poteva sentire il calore che emanava
dal suo corpo, e il suo profumo lo stordiva.
Sasuke: Naruto... tu, in tutti
questi anni, sei sempre rimasto lontano da me... perché volevi
proteggermi?
Naruto arrossì, rigido.
Sasuke: Naruto... rispondimi...
Naruto deglutì.
Naruto: io... tu devi... non...
sì... Sì, è così, Sasuke...
Ci fu un istante di silenzio. E poi
la voce morbida di Sasuke si trasformò in una molto più
pungente.
Sasuke: certo che sei un
bell’idiota!
Naruto si voltò di scatto
furioso, pronto a ribattere con una battuta pungente... ma quando se
lo trovò a dieci centimetri di distanza, si pietrificò
improvvisamente.
Sasuke sorrideva.
Con quegli occhi neri e intensi,
furbi, lo guardava e sogghignava in silenzio, come se avesse saputo
qualcosa di misterioso.
Naruto: che... che cavolo vuoi??
Esclamò imbarazzato, senza
sapere che fare o che dire.
Sasuke: eheh... più ci penso
e più mi sembra ridicolo... Siamo rimasti lontani dieci anni
per una cazzata simile... Lasciami indovinare: uno dei bambini ti ha
detto che portavi sfortuna vero?
Naruto arrossì, colpevole, e
Sasuke sospirò.
Sasuke: e tu ci credi anche adesso?
Ahh, sei sempre il solito, Naruto...
D’istinto sollevò una mano
e la posò tra i capelli del biondino. Quello ebbe l’istinto
di scostarsi, all’inizio, temendo che lo picchiasse. Ma poi, quando
la sua mano si appoggiò morbida alla testa, sentì
soltanto una piacevole sensazione e un groppo in gola.
Naruto: io... io... non... non
dovresti... porto sfortuna...
Sasuke: ehi. La fortuna e la
sfortuna sono casuali. Non esiste nessuno completamente fortunato o
sfortunato, esistiamo soltanto noi e il nostro destino. Quando ci
picchiavamo con quei bambini sono stato sfortunato, tutto qui. Ma
quando ti ho incontrato, nello sgabuzzino... ti ricordi? Quando ti ho
incontrato e ti ho detto dei tuoi genitori, e poi abbiamo pianto
insieme... quella volta, sono stato molto fortunato...
Naruto strinse i denti, cercando di
trattenere un singhiozzo.
Naruto: Sa-Sasuke... mi dispiace...
Sasuke lo accarezzò
dolcemente, tirandoselo vicino.
Sasuke: siamo stati idioti in due...
Anche io non ho mai fatto più di tanto per avvicinarti. Perché
mi sentivo ferito, Naruto. Ero arrabbiato, e offeso... e mi
mancavi... ma non volevo ammetterlo...
Naruto lo abbracciò,
affondando il viso nel suo collo, e soffocò i singhiozzi
contro la sua pelle.
Naruto: Sasuke... Sasuke... Anche tu
mi mancavi! Mi mancavi tanto! Eri il mio unico amico...
Sasuke sorrise, accarezzandogli la
schiena.
Sasuke: anche tu mi mancavi tanto...
Chiuse gli occhi, e inspirò a
fondo il suo profumo.
Profumo di casa.
Sasuke: la mia casa è dove ci
sei tu. Per tutto questo tempo ho vagabondato senza sapere dove
andavo... e in realtà ti stavo solo cercando.
Naruto si tirò indietro,
guardandolo stupito ed emozionato.
Naruto: Sasu---
Prima che potesse finire di parlare,
sentì le labbra di Sasuke che si posavano morbide sulle sue.
Erano calde, ed erano umide, e sapevano davvero di menta.
Naruto non sapeva cosa stava
succedendo, non capiva che ciò che si era sempre nascosto era
l’amore per Sasuke, ma quando sentì la sua bocca e capì
che il moretto lo stava baciando, qualcosa scattò dentro di
lui.
In un attimo si aggrappò a
Sasuke e dischiuse le labbra, permettendo alla sua lingua di
incontrare quella di Sasuke e di danzare con lei, voluttuosa,
affamata, impaziente.
Gemette contro la sua bocca, con il
respiro affannato, le dita attorcigliate ai suoi capelli.
Naruto: mmh...
Quando Sasuke lo fece allontanare
dolcemente, lo guardò deluso, ansioso di baciarlo di nuovo, e
si aggrappò alla sua maglietta.
Naruto: Sasuke... per favore...
Supplicò cercando di
avvicinarsi di nuovo, ma Sasuke deviò dalla sua bocca e posò
un bacio rumoroso sul suo collo, giocando per un attimo con la
lingua.
Naruto: Sasuke... ahh...
Sasuke: come abbiamo potuto stare
lontani per tutto questo tempo...?
Mentre mormorava piano, Sasuke
risalì fino alla bocca di Naruto, e percorse il contorno delle
sue labbra con la lingua.
Naruto: siamo due idioti... eheh...
Sasuke: sì, forse è
vero... ma possiamo recuperare il tempo perduto, non credi?
Con un brillio di divertimento nello
sguardo, Sasuke giocherellò con il primo bottone della sua
camicia, slacciandolo giocoso.
Naruto arrossì, deglutendo,
ma sentì un calore piacevole più in basso dell’addome,
e capì che davvero avevano sprecato troppo tempo.
Sorrise, e lasciò che Sasuke
gli slacciasse la camicia.
Non pensò al fatto che erano
due ragazzi, a quello che avrebbero detto gli altri, a cosa avrebbero
pensato tutte le oche che sbavavano dietro al bel moretto, non pensò
nemmeno alla ricerca che avrebbero dovuto completare...
Mentre Sasuke lo spogliava e
percorreva la sua pelle di baci, pensò soltanto che, se nella
sua vita era destinato a portare sfortuna, allora non la portava a sé
stesso: perché in quel momento si sentiva decisamente
fortunato.
FINE
Eheheh, mamma mia!! Più in là
di questo non riesco a scrivere, per adesso!!!! >/////<
Comunque ho provato a mettere in
pratica tutti i bellissimi consigli ke mi sono arrivati nello scorso
capitolo!! Grazie mille per le recensioni, e se volete sapere ki è
l’autrice ke mi ha ispirata, basta sl andare a vedere la mia pagina
xsonale!!
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