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Trema…
Trema
l’anima corrotta, macchiata dal peccato di un guerriero
spietato e bramoso.
Bramoso di vendetta, di giustizia, di sangue…
Sangue vivo, caldo,
intenso, che scorre sulla pelle, fra gli argini della
carne, strappata a
brandelli, che cade, si sfracella…come il fiume
rosso di un torrente
inarrestabile. Esso scava fra le fosse, cercando
le sue foci,
scivolando sull'epidermide rosa che si sbianca fino a
ghiacciarsi. Orribili
lembi di carne, stracciati via come fossero pezzi
di stoffa.
Li tirava via.
Li tranciava, li
squarciava, li recideva,
come un bambino che
faceva festa fra quei coriandoli di schizzi di sangue.
Le sue mani si
sporcavano diventando di un rosso intenso e
nauseante. Tra le sue
unghie si incastravano i brandelli di quel
corpo, schizzato in
ogni sua parte dalla sua linfa vitale. Era caldo…
Caldo come se quel
cuore avesse battuto fino a pochi istanti prima.
I suoi occhi spenti e
pallidi…
Il carnefice nefasto
si dilettava a intagliarli e a deturparli. Incise
il suo viso,
cancellò la sua faccia. Tagliò la sua pelle, la
strappava
a mani nude,
graffiandola estasiato mentre vedeva
tutto macchiarsi di
rosso.
Infilava le dita
premendole con veemenza nelle sue ferite, estasiato
di logorare quella
carne, torturandola anche dopo la sua atroce e
dolorosa morte. Era
felice di poter prolungare quella tragica fine
anche sulla sua
puzzolente, rigida e umida carcassa.
Osservò i
suoi vestiti, inzuppati in quella pozza di sangue.
Scrutò i
suoi capelli scuri, intrisi di quel liquido organico, azzeccati
e incrostati di quel
vermiglio che si faceva sempre più scuro.
Prese un coltello e
calcò sui numeri che aveva già intagliato sul
suo collo.
I numeri che avevano
l’importanza più grande per lui.
Il collo era stato il
primo luogo libero e abbastanza ampio
che aveva individuato
su quell’uomo oramai irriconoscibile.
Non sapeva nemmeno se
quando li aveva incisi la prima volta
egli avesse
già perso conoscenza. Forse non ci aveva nemmeno
fatto caso. Non
sapeva nemmeno quando quegli occhi avessero
perso la loro essenza
vitale, divenendo due frammenti di vetro
vuoti e rigidi.
Lo sguardo
agghiacciante della morte.
Ricalcò
quell’incisione con cruda e amara attenzione,
stando attento a
scriverli per bene, come se
quella scritta non
fosse abbastanza chiara,
come se tutti
dovessero poter leggere
nitidamente cosa vi
era scritto.
Ricalcò di
nuovo, martoriando quella povera pelle arrossata.
Intagliò
ancora, e ancora e ancora, arrivando a scavare
fino a
metà del suo collo, lasciando fuoriuscire così
tanto
sangue da allagare
quelle scritte stesse con quel rosso intenso
e deturpante.
Scriveva, scriveva, scriveva…
Non faceva che
ricalcare con il coltello quei numeri….
Non riusciva a
fermarsi.
21……….
21……….
2121………….
21/21….
Walter
l’aveva fatto. Aveva ucciso la ventunesima vittima.
Le
ventuno eresie erano state compiute.
Il suo dio presto
avrebbe accolto il suo sacrificio, doveva
quindi leggere bene
l’ultimo segno per poter completare
il rituale. Doveva
poter leggere nitidamente quei numeri.
Non
doveva sbagliarsi.
E così
calcava e ricalcava fino a tranciare inumanamente
la sua pelle. La
pelle di colui che un tempo era stato il normale
inquilino di un
appartamento in realtà maledetto.
Walter Sullivan non
fece che torturare ancora quella
carne, pugnalandola
con crudeltà, facendo penetrare
la lama nei suoi
tessuti, bucandoli come un sacchetto di plastica.
Infilzava, infilzava,
infilzava. Tirava e strappava.
Dilaniava e
cancellava, assicurandosi di quella morte.
Eppure…eppure
non
accadeva niente.
Perché?
Tagliava, tagliava,
tagliava.
Incideva, incideva,
incideva.
Fendeva, squarciava,
scavava.
Affondò le
unghie di nuovo sulla
sua faccia e
cominciò a martoriarla
mentre
l’ira permeava nelle sue
vene, ferendo lui
stesso più di quel coltello.
Continuò a scavare, non
riuscendo a fermarsi,
mentre il sangue
macchiava sempre di
più quel macabro
incubo senza fine.
Non bastava a
contenere la sua collera.
Non bastava e fargli
scaricare la sua adrenalina.
Non bastava a lenire
quel suo senso di distruzione.
Qualcosa non
andava….
…non era
come se lo aspettava.
Erano quelli i 21
sacramenti?
Walter Sullivan
cercò risposte ovunque.
Niente
bastò a rimarginare quella ferita.
Arrivò
a uccidere tutti
in quel condominio. Nessuno rimase in vita.
Alla ricerca di una
completezza e una felicità che non riuscì mai a
raggiungere.
Egli rimase solo ed
infelice….
Come lo era sempre
stato…
I 21 sacramenti
avevano fallito.
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Breve
fanfiction con la
quale ho voluto affrontare i turbolenti sentimenti di Walter Sullivan,
arrivato
a completare i 21 sacramenti; tuttavia egli scopre del loro inganno.
Il
biondo si sente deluso...incapace di accettare tale menzogna!
Guidato
dalla rabbia e dalla frustrazione, è così che
arriva a massacrare il
corpo di Henry Townshend fino a renderlo irriconoscibile, e ad uccidere
anche
tutti gli inquilini del palazzo di South Ashfield Heights, come si
apprende dal
cruento e triste bad ending del gioco.
Volevo
descrivere le sue gesta terribili e violente, che spiegano secondo me
la
spietatezza del suo ultimo omicidio...
Volevo
trasmettere questo turbamento e questo senso di devastazione, tramite
una oneshot cruda e macabra.
Fiammah_Grace
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