IX
Lunedì 16 Marzo, quarta settimana da single
Sono
chiusa in bagno da più di un’ora in lacrime. Credo
siano le quattro del mattino o giù di lì e dalla
finestra riesco a vederere le stelle che man mano stanno sbiadendo per
far spazio al giorno. Mi sono svegliata circa un’ora fa
urlando(fortuna che non ho svegliato Charlie) per via di un sogno, o
forse dovrei definirlo incubo, nel quale mi sposavo con Robert.
Sembrava tutto così reale che speravo non fosse un sogno,
che fosse la realtà. Nel sogno però, il
matrimonio era interrotto da Erick che come un pazzo si precipitava in
chiesa urlando-MI OPPONGO!-
...devo smetterla di mangiare pesante la sera.
Sta di fatto che il sogno mi ha talmente scossa che mi sono svegliata
urlando e mi sono rinchiusa nel bagno a piangere. Vecchia abitudine
della mia vita familiare: quando i miei litigvano, io mi rinchiudevo
nel bagno e aspettavo che la smettessero piangendo.
Perchè l’essere single mi crea tanti problemi?
Sembrava che mi stessi riprendendo, poi all’improvviso eccomi
di nuovo nella tristezza più nera. Parlando con una mia
vecchia amica, divenuta da poco psicologa, sono venuta a conosceza
della normalità di questi sbalzi. Si parte dalla depressione
più profonda, poi si ha un picco di vitalità
causato dalle continue attenzioni altrui, e poi di nuovo la
depressione. Ha anche aggiunto che per pochi fortunati è un
processo che si interrompe anche dopo poche settimane, altri ci possono
impiegare anni per riprendersi.
Splendido.
Tra poche ore dovrò essere alla tavola calda per il turno
della mattina, forse sarà meglio tentare di farmi un paio di
ore di sonno.
Mi alzo dal pavimento e percorrò i pochi passi che si
frappongono fra me e la mia camera da letto. Mi rintano sotto le
coperte e tento disperatamente di dormire.
Una pecorella...due pecorelle...tre pecorelle...quattro pecorelle...
chissà che fine ha fatto il maglione di lana che regalai a
Robert l’anno scorso a Natale...
Fanculo cervello. E’ ovvio che non vuoi collaborare. Robert
non è più nella mia vita e mai più ci
rienterà, mettitelo bene in quelle stramaledette
circomvoluzioni. Lui non mi manca per niente, anzi l’idea di
essere stata per due anni con lui mi disgusta.
...ma chi voglio prendere in giro, lui mi manca da morire, ma se
c’è una cosa che ho imparato in questo mese non
è tanto il fatto che io posso stare bene da sola, quanto il
fatto che mi devo voler bene di più, che io ho un valore
inestimabile e che solo uno stupido può usare la regina di
cuori come il due di picche a scala quarata.
E poi adesso mi concentro su più cose:
l’università va meglio, il lavoro non fa
più così schifo, le cose hanno preso una piega
leggermente migliore.
Se non fosse per Charlie incinta di un ragazzo gay, Robert che mi
tormenta in sogno ed Erick che lo segue a ruota sarei la persona
più felice della terra. Ma si sa, raramente si ha quello che
si vuole.
Il parco è decisamente tranquillo a quest’ora del
pomeriggio. Dopo aver concluso il turno alla tavola calda, sono venuta
qui con il mio bel romanzo(sperando di non incotrare altri tizzi che mi
confessano il loro amore) cercando un paio d’ore di
tranquillità. Tempo mezz’ora e sento una voce
familiare che mi chiama.
Fantastico, sembra che la gente mi segua a posta per scassare le palle.
-Abby!-
Mi giro e vedo Josh venirmi incontro con una bambina al seguito. Spero
non sia una figlia di cui non sapevo nulla, non ho intenzione di vedere
altre storie del tipo “16 anni e incinta” per il
resto della mia esistenza.
-Ciao Josh-lo saluto sforzandomi di sorridere-e tu chi sei dolcezza?-
chiedo gentilmente alla bambina.
Per tutta risposta lei si nasconde dietro le gambe di Josh. Che
tenerezza.
-Lei è Kate, la mia adorata nipotina. Su, saluta la
signorina Katy- la esorta Josh.
-Ciao signorina, sei davvero carina- mi dice la bambina restando dietro
le gambe dello zio.
-Oh, ti ringrazio tesoro. Sei carina anche tu- le rispondo dandole un
buffetto sulla guancia.
-E’ la figlia di mio fratello- precisa Josh prendendo in
braccio la piccola che non avrà più di quattro
anni.
-E’ splendida, meno male che non ha preso dallo zio- dico
prendendolo in giro.
-Ah ah ah, che spiritosa- ribatte lui cercando di nascondere un sorriso.
-Zio è buono, pensa sempre a me. Una volta papà e
mamma dovevano andare in ospedale e lo zio mi ha tenuto con lui tutta
la giornata. C’era una signora che continuava a chiamarlo, ma
lui ha spento il cellulare e mi ha portato a prendere un gelato e poi
siamo andati...-cinguetta la bambina prima di essere interrotta da Josh.
-Ok Katy, basta così. Guarda lì ci sono le
altalene, ti va di andarci?- dice improvvisamente Josh mettendo
giù la bambina. Con un gridolino la piccola corre verso le
altalene, seguita da noi. Mi sa che anche oggi non riuscirò
a leggere una sola pagina.
-La moglie di mio fratello ha avuto un aborto spontaneo, circa un paio
di mesi fa. Non sapevano a chi affidare Katy, e così mi sono
offerto io e l’ho tenuta per tutta la giornata- mi spiega
Josh mentre teniamo d’occhio Kate sulle altalene.
-E la signora che continuava a chiamarti? Non dirmi che adesso te la
fai con quelle più grandi- dico prendendolo in giro.
-In realtà era una ragazza con cui ero andato a letto la era
prima, una cosa senza impegno, ma avrei voluto rivederla.
Però Katy era irrequieta e così ho dovuto
mandarla a quel paese e spegnere il telefono. Cavolo, capisco un paio
di squilli, ma chiamarmi ogni cinque minuti, roba da matti...-
-Sei uno strano miscuglio di bastardaggine e tenerezza Josh- osservo
senza staccare gli occhi dalla bimba riccioluta che ride
sull’altalena.
-Un po’ per carattere, un po’ per le amicizie
sbagliate che ho frequentato quando ero un ragazzino- mi dice lui
cercando di camuffare un velo di trsitezza con un sorriso.
Non accenna ad altro e io decido di non approfondire, non
perchè la cosa non mi interessi, ma perchè sono
alquanto stufa di fare il padre confessore degli altri.
Per una buona mezz’ora chiacchieriamo del più o
del meno osservando la piccola che non sembra stancarsi mai.
Poi lui dice una cosa che attira immediatamente la mia attenzione.
-E’dura vero?-
-Cosa è dura?- domando incuriosita.
-Essere la persona alla quale si rivolgono tutti per sfogarsi- risponde
lui guardandomi negli occhi.
Rifletto per un’istante su quello che ha detto, poi capisco
che mi sta dando un’occasione per sfogarmi a mia volta.
-Qualche anno fa sarei stata ben contenta di stare a sentire tutti i
problemi degli altri perchè in fondo mi distraevano dai
miei. Ma adesso che sono andata a vivere da sola e sono senza la
presenza di un ragazzo nella mia vita, a volte mi da quasi fastidio
dover sempre stare a sentire tutti. Vorrei godermi la vita pienamente
adesso che ne ho la possibilità, eppure i problemi di tutti
sulle mie spalle cominciano a stancarmi, anche perchè prima
vorrei risolvere i miei di problemi.-
Wow, che cascata di parole. Pensavo che Josh se ne fosse andato con la
nipote mentre io cacciavo questa ondata di pensieri dal mio cilindro
magico, invece è ancora lì, la mano chiusa a
pugno sotto il mento e gli occhi rivolti verso i miei.
-La filosofia di vita secondo la quale i problemi si affrontano con un
sorriso mi è sempre sembrata una stronzata. Deve averla
creata uno che problemi non ne ha mai avuti, o che ha avuto il dono
della santità da Dio in persona- comincia a dire mentre io
osservo Katy- il fatto è che a volte non basta
l’ottimismo a risolvere le situazioni, ci vuole anche il
coraggio di prenderle di petto e affrontarle con determinazione,
pensando sempre che esistano problemi peggiori del nostro e che solo la
morte non ha soluzione.
-Sembri un poeta della Graeyard School inglese- gli dico con una punta
di ironia- ma hai ragione Josh. Sei saggio in fin dei conti-
-A volte mi capita- mi dice ridendo- si è fatto tardi Abby,
devo riportare Katy a casa. Katy! Dobbiamo andare, saluta la signorina-
-Ciao signorina- mi dice la bimba correndo verso lo zio e facendomi
ciao ciao con la manina paffuta.
-Ciao piccolina- le dico sorridendo ricambiando il saluto.
-Ah Abby, prima che lo dimentichi, daresti questo alla tua amica
Charlie da parte mia?-mi dice Josh porgendomi uno scatolino.
-Cos’è?-chiedo incuriosita.
-Una cosa che ultimamente non le vedo più al collo- mi dice
vagamente.
Senza la minima educazione apro il pacchetto e scopro una bella
ametista lucida attaccata a un laccetto di cuoio.
-Charlie la portava sempre ed è tanto che non la vedo-
precisa Josh.
-Ah...lei l’ha persa all’università, era
un regalo di suo padre...-commento senza riflettere. Poi la proverbiale
lampadina mi si accende in testa.
-Josh, tu e Charlie nemmeno vi conoscete. Perchè le stai
regalando questo ciondolo?-chiedo con uno sguardo malizioso.
Per tutta risposta, Josh mi sorride e si avvia con la piccola verso
l’uscita del parco. Sembra che gli piacciano molto i bambini,
chissà se...
Smettila con le tue fanfiction mentali Abigail.
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