Tom
Kaulitz Von Mystified
Capitolo
I
Ich bin Tom
von….
“Bill…
Bill…
Bill…”
…
Salve,
il
mio nome è Tom.
Avrete
sicuramente sentito parlare di me, e non lo dico per
presunzione… forse non
sono un tipo modesto, ma di certo la fama precede ogni mio difetto.
Come
dicevo, il mio nome è Tom, Tom Kaulitz, e ci fu un tempo in
cui ero conosciuto
come Tom Von Tokio Hotel.
Ora
non
più… e che sia stata colpa mia è poco
ma sicuro. Paradossalmente posso
assicurare che più si ha una vita spettacolare,
più farà male quando tutto vi
crollerà addosso.
Tra
poco
racconterò la mia storia, ormai conclusa da tempo. Non
è una bella storia, non
è una storia felice.
Il
tipico
discorso tra me e mio fratello era questo:
-
“Tom,
merda! Avevamo detto: niente fans in hotel questa volta!” lo
sguardo di Bill ha
un che di stanco, come spossato, svuotato.
“non
puoi
togliermi sempre il divertimento! Su ragazze lasciatelo
perdere… la mia stanza
è di la”
“Scemo
guarda che queste sono francesi…non capiscono niente di
quello che dici”
Bill
non
capisce, di lui scrivono che è un
“unsporty” ma la realtà è
un’altra: lo sport
di Bill è fare il santerellino.
“fratellino,
il sesso è una lingua universale!”
Questo
sono
io… il sesso.
In
ogni
caso Bill non ha tutti i torti. Le tre bionde alle mie spalle piangono,
emettono urletti isterici e ridacchiano, ma non danno segno di pensieri
coerenti in corso. –
Avrei
potuto parlarvi delle tante discussioni piacevoli e tenere tra noi, ma
non
posso.
Come
voi
stessi avrete notato, non c’è niente di bello.
Vorrete
ancora biasimarmi?
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Georg
Listing uscì dall’albergo, passando per la porta
posteriore.
Questa
volta le fans non li avevano né seguiti né
trovati, dunque non era necessario
portarsi dietro le guardie del corpo quando ci si voleva fumare una
sigaretta
in santa pace.
Prese
l’accendino
dalla tasca posteriore dei jeans, guardandosi intorno con poca voglia.
“ma
guarda
un po’… il bassista”
Una
voce
femminile, tranquilla e vagamente annoiata lo fece trasalire, nel buio
del suo
nascondiglio a cielo aperto.
“chi
cazzo
sei… sappi che uno squillo al cercapersone e piombano qui le
guardie..”
“rilassati
Georg, non sono una fan… posso avere una paglia?”
Georg,
allibito, passò il pacchetto di camel alla sconosciuta.
La
guardava
aprire con tutta calma la confezione, con quelle sue dita lunghe e
curate. La
studiò mentre accendeva la sigaretta, stringendola con
disinvoltura tra le
labbra.
“che
fai?
Fissi?”
Georg
rimase spiazzato, fermo a guardare la bellezza di quel viso imperfetto,
particolare.
“fanculo,
voi star siete tutte uguali” sibilò lei annoiata.
Tra
un tiro
e l’altro, la ragazza lanciava occhiate curiose in direzione
dell’hotel.
“ma..
esattamente… chi sei? Senza offesa … ma spunti
qua, mi scrocchi una sigaretta,
mi mandi a fare in culo… eh!”
“mi
chiamo
Elle”
“bhe..
piacere… Elle come la lettera L?”
“i
tuoi
amici sono dentro?” chiese lei, accennando
all’ingresso, e fingendo di non aver
sentito.
“intendi
Gustav e i Kaulitz?”
“proprio
loro”
Georg
annuì. La tranquillità di quella ragazza stonava
con il contesto vitale dei
Tokio Hotel. Le fans non erano così, proprio per niente.
Strano
come
solo lei fosse riuscita a trovarli…
“Salutameli
allora, Georg…” fece Elle, muovendo qualche passo
nel vicolo, verso la strada.
“ehi!
Aspetta… se vuoi… te li
presento…” voleva restare ancora un po’
con lei, non
intendeva lasciarla andare così in fretta.
Lei
parve
rifletterci per un attimo, indecisa, poi acconsentì,
lasciandosi guidare fin
alla stanza 89.
Una
volta
all’interno, la ragazza riuscì ad apparire a
proprio agio con tutti, sia
durante le presentazioni che dopo, nella quieta calma
dell’ozio vacanziero.
Bill
insistette tanto per mostrare a Gustav e Georg il nuovo abbozzo per la
copertina del prossimo singolo.
Ci
fu così
un attimo in cui Elle e Tom restarono soli, uno in fronte
all’altra, nelle
comode poltrone della suite.
“e
tu
saresti un porco?” domandò lei, un sopracciglio
alzato e un sorrisino beffardo
disegnato sulle sue stupende labbra.
Tom
non
poté fare a meno di notare come lei assomigliasse a una
fusione tra lui e suo
fratello gemello.
“cosa
intendi dire?”
“intendo
che se fossi davvero un porco come dici di esser, mi saresti
saltato
addosso, dato che i tuo amici ci hanno abbandonati qui..
soli…” accavallò le
gambe in un gesto nervoso.
“sono
un
porco cavaliere… attendo che sia tu a chiedermi di
farlo” rispose il
chitarrista, sorridendo di sbieco a sua volta.
“dovrei?”
“dovresti?”
Ed
iniziarono una battaglia allo sguardo più tagliente, alla
smorfia più
maliziosa, il porco e la bella.
Senza
che
ci fosse bisogno di dire niente,Tom le si gettò in braccio,
attendendo un bacio
di lei. Elle tuttavia glielo fece penare e desiderare quel semplice
contatto di
labbra.
Solo
dopo
una decina di minuti in coccole e carezze, Tom ebbe un assaggio del su
sapore,
delicato ed audace al contempo.
Per
la
prima volta da molti mesi, egli provò altro che semplice
eccitazione, Tom
sentiva calore e un po’ di imbarazzo in quelle effusioni. Era
una sensazione
incredibile.
“è
da così
tanto tempo che desidero incontrarti” bisbigliò la
mora nell’orecchio del
giovane rasta.
Tom
restò
leggermente perplesso a quell’affermazione, dopotutto era
stata lei stessa a
dire che non era una fan dei tokio hotel. E dunque perché
avrebbe dovuto
desiderarlo? Come, avrebbe potuto?
“perché
sei
qui?”
“hai
bisogno di aiuto, Tom”
Ed
egli si
alzò, di scatto, quasi dolorosamente.
Chi
era
quella ragazza? Come faceva a sapere che..?
“io..
non…
io so badare a me stesso… non ho bisogno di
aiuto,grazie” sperò di aver
troncato così la conversazione, e fece cenno verso la porta,
come per invitarla
ad andarsene.
Ma
lei non
ne volle sapere, perfettamente a suo agio, sprofondata nella poltrona,
anche in
quella situazione così imbarazzante.
“io
so che
non è vero, e lo sai anche tu… anche tuo fratello
è d’accordo”
“ah..
è
così? È stato Bill a portarti qua? È
stato lui?”
Non
venne
accennata risposta, così Tom perse la testa.
“vattene
puttana! Vattene! Vattene! Cazzo, vattene! Vai farti mio fratello,
visto che di
lui ti fidi tanto!”
Tutta
l’eccitazione, il caldo entusiasmo, tutto svanito come per
magia. Tom vide se
stesso, mentre Elle spariva attraverso la porta. Tom vide se stesso nel
futuro,
solo, sull’asfalto. Tutto bianco e rosso attorno a lui.
Bianco come neve, come
quella neve così speciale che lo possedeva, rosso come
sangue.
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