Tutto era iniziato per caso, mano nella mano col suo amico Fred, Emily Hawthorne era entrata in un sogno a occhi aperti. Si erano incontrati – o meglio, si erano dati appuntamento – in biblioteca, Fred le aveva detto che aveva un regalo per lei e si era presentato con una piccola pallina di vetro sottile ripieno di una sostanza rosata e viscosa, che vorticava tumultuosa.
― Questo è un Sognosveglio Brevettato. ― Le aveva detto e, afferrato il suo polso, aveva schiacciato quella strana sfera; mentre il cristallo si frantumava, Emily si sentì investita da un qualcosa che riuscì a definire: era come correre contro-vento o trovarsi improvvisamente sott'acqua. Per un breve, brevissimo istante trovò difficile anche solo respirare, poi tutto passò e si accorse di star camminando su un prato traboccante di fiori di mille colori diversi.
Era incredibile, le sembrava perfino di sentire il profumo di ogni singola margherita, viola del pensiero, bocca di leone e di ogni altra meraviglia che la circondava; a pochi passa alla sua sinistra si apriva un piccolo boschetto – o forse era una pineta? Non sapeva dirlo con certezza – che, con la sua ombra invitante, stava tentando i due a distendersi sotto le fronde di quegli alberi maestosi. A destra, invece, il terreno risaliva in una dolce collinetta, nascondendo alla vista tutto ciò che si trovava al di là.
Emily, presa dalla curiosità, si diresse proprio in quella direzione, trascinandosi dietro Fred che non l'aveva ancora lasciata andare. La sua gioia fu immensa nel vedere lì tutta la sua famiglia babbana; c'erano proprio tutti: suo padre che aveva appoggiato le mani sulle spalle di sua madre, il suo fratellino di sei anni che faceva capriole, i suoi nonni paterni seduti a un tavolo a giocare a carte coi suoi nonni materni, la sua bisnonna intenta a lavorare la maglia mentre si dondolava su una vecchia sedia a dondolo e i suoi zii che cercavano di tenere a bada le sue cuginette gemelle. Stava quasi per commuoversi, ma la felicità era fin troppa, perfino per piangere.
― Oh Fred, grazie. Questo regalo è bellissimo. ― gli disse voltandosi verso di lui.
― Beh... non è nulla... davvero; questo è solo un sogno, loro non sono davvero qui, ma è evidente che ti mancano così tanto da volerli sognare. Puoi stare un po' con loro, se ti va, però ricordati che questo scherzo durerà solo trenta minuti.
Emily non se lo fece ripetere due volte; corse incontro alla propria famiglia coi biondi capelli che svolazzavano ovunque, rischiando quasi di far cadere Fred. Lo presentò a tutti – suo padre, con suo sommo stupore, rivolse al ragazzo il suo stesso sorriso storto, quello che regalava solo a pochi amici fidati – e chiese a sua volta le ultime novità a tutti i suoi parenti.
― Sai che niente di tutto è reale, vero? ― le chiese Fred, temendo quasi di aver fatto male a regalarle quello scherzo.
― Certo che lo so, ma anche una bugia detta in un sogno mi fa sentire a casa; perché l'affetto dei miei cari è vero in ogni caso, sia qui, sia nella vita.
Trascorsero insieme i minuti più belli degli ultimi anni, osservò i suoi nonni giocare a carte, accarezzò la lana della sua bisnonna mentre lavorava a maglia e giocò con le sue cuginette e col fratellino; solo alla fine salutò i suoi zii e i suoi genitori, congedandosi, mentre Fred la riportava al di là della collinetta. Anche se era durata solo mezz'ora, la felicità che aveva accumulato le bastava per un anno intero. Ringraziò l'amico, aspettando insieme di tornare alla biblioteca di Hogwarts. Quando il sogno si stava già dissolvendo, Emily puntò un dito verso il boschetto e disse:
― La prossima volta voglio sperimentare quella pineta insieme a te.