Importante;
Questo è un mio stravolgimento
di New Moon, diciamo. Segue la trama del suddetto libro,
fino al punto in cui Edward
lascia Bella. Da lì Bella non ha potuto più sopportare la sua banale vita,
ed è scappata a Chicago dove ha
intrapreso una carriera come prostituta.
Lì conosce Charly, Tisy e Luc.
Non sarà più conosciuta come Bella, ma come Roxy.
Non è più goffa ed insicura, ma
una ragazza –ormai donna- determinata e sicura.
Da agnello, si è trasformata in
leonessa. Sono passati quattro anni da quando ha iniziato la sua nuova vita,
eppure Bella ha ancora un’aria da diciottenne, nascosta sotto i chili di trucco.
,,
Fiore
impuro
,,
<< Nessuno può
fuggire dallo scorrere del tempo
ed evitare che con la sua
malvagità lo colpisca.
Anche il
Fiore, quello più puro e casto, verrà
tramutato in altro. Qualcosa di
terribile e surreale. >>
Il cielo era sfiorato
dai grattacieli enormi di Chicago, tanto alti da stordire una qualunque persona
non abituata ad un simile paesaggio. E, nonostante l’assenza di stelle, il cielo
notturno brillava.
Illuminato dalle mille e
più luci della città, apparentemente allegre. Un’illusione;
Chicago non era più come
ai tempi. Ora, il semplice nome, implicava un’altrettanto facile descrizione;
droga, criminalità e
prostituzione. Negli angoli bui regnava una ferocità violenta e spaventosa.
Ero seduta sul muretto
di fronte al palazzo, con le gambe accavallate in bella mostra.
Indossavo un top rosso,
ardente e striminzito, di una taglia più piccolo della mia che metteva in bella
mostra il seno. Le gambe erano fasciate da ghette a rete, per dare un’apparenza
provocante.
Il resto del mio
abbigliamento era composto da una minigonna nera ed un paio di stivali,
anch’essi scuri e con un tacco vertiginoso. Il viso era truccato pesantemente;
un fard rosa sulle
guance solitamente pallide, le labbra tinte da un rossetto scarlatto, gli occhi
contornati da un calcato strato di matita nera e le ciglia appesantite da
tonnellate di mascara.
Goccioline d’acqua
ricadevano sulla mia schiena praticamente scoperta, provenienti dai capelli
bagnati e leggermente scompigliati. Masticavo impaziente una gomma da
masticare,odiavo attendere i miei clienti.
Quella sera, avrei
dovuto esibirmi nelle enormi gabbie, strusciandomi in modo sexy contro il palo
centrale ed istigando i clienti a chiedermi una notte di fuoco, ad affittare i
miei servigi.
Eppure, la serata era
andata in fumo.
Christopher mi aveva
noleggiato per un’intera serata –nuovamente-, pagando profumatamente.
Due fari brillarono,
illuminando la strada cementata. La sportiva del mio cliente parcheggiò
rumorosamente, mentre i vetri si abbassavano. Con passo felino mi avvicinai,
piegandomi in avanti ed appoggiando il gomito al vetro ormai completamente
abbassato.
Il suo sguardo volò
immediatamente ai miei seni, poi distratto da un graffio che gli avevo provocato
al braccio con le unghie ben curate. Rise eccitato. Forse, era proprio quello
che gli piaceva di me.
Io giocavo con i miei
clienti, divertendomi a vederli desiderarmi esasperatamente, fino alla follia,
prima di poter saggiare il mio essere, ciò che io gli offrivo in una semplice
notte di sesso.
Perché quando mi
concedevo, io davo tutto. I miei sentimenti repressi si liberavano,
coinvolgendo
selvaggiamente anche gli uomini con cui stavo avendo la relazione.
Mi feci indietro,
donando un sorriso falso a Christopher, che scese dalla macchina.
Quando mi raggiunse,
afferrai la sua mano, conficcando le unghie delicatamente nella sua carne.
Entrando nel palazzo –di
cui l’ingresso era desolato- mi incamminai verso una precisa sala, camminando al
suo fianco e sbattendo ‘’accidentalmente’’ il mio fianco al suo,
con leggerezza e
sensualità. Spalancai un’enorme portone, ed il caos si presentò alla nostra
vista.
La musica ad alto volume
era scatenata ed entusiasmante. Sul palco erano situate tre enormi gabbie,
dentro alle quali vi era
una prostituta ciascuna. Le riconobbi subito; Charly, Tisy e Luc.
Naturalmente non erano
quelli i veri nomi, si chiamavano Charlotte, Tiffany e Luana.
Ma non erano nomi da
prostitute, quelli. Troppo banali. Quindi, ognuna di noi era stata ribattezzata
con un soprannome. Il mio, era Roxy. Isabella sapeva troppo di brava ragazza,
casta e pura.
Ed io non lo ero,
perlomeno non più.
Trascinai il ragazzo
viziato verso le scale che ci avrebbero condotto verso le docce;
oggi, non avrei usato le
solite camere da letto. Forse più tardi. Per ora, avrei giocato un po’ con lui.
Ragazzi, uomini e
vecchi… Nelle mie mani erano tutti giocattoli che potevo rigirare a mio piacere.
Sbattei Christopher al
muro ed attaccai le sue labbra in maniera talmente violenta che lo eccitò
ulteriormente.
***
Rapidamente mi rivestii,
erano le cinque di mattina ed io avevo concluso il mio turno.
Lasciai il ragazzo a
dormire beatamente, mentre io andai nella mia stanza. Quella di cui avevamo
usufruito infine era la stanza dei clienti; ovvero potevano restarci quanto più
gli pareva dopo la nottata, era compresa nel prezzo. Quando spalancai la porta
per entrare, trovai Luc e Tisy a chiacchierare allegramente, sedute sui
rispettivi letti. Charly invece dormiva beatamente.
Loro tre erano le mie
compagne d’avventura, per così dire. Condividevo la stanza con loro da quando
ero arrivata, innocente ed inesperta. Mi venne da ridere, a questo pensiero.
M’inserì nella loro
conversazione, che però non era molto interessante. Luc voleva acconciarsi i
boccoli dorati in una cosa alta disordinata, quella sera. Tisy invece aveva
intenzione di raccogliere i capelli neri in due trecce spettinate, che le
dessero un’aria da ‘’bambina monella’’. Quando chiesero a me,
optai per dei boccoli
ben acconciati. Per Charly era inutile chiedere; gli avrebbe lasciati lisci ed
incasinati, come suo solito.
Con svogliatezza andai
nel nostro –enorme- bagno, a concedermi una doccia rilassante.
Restai sotto al getto
caldo dell’acqua per un’ora buona. Decisi di andare a dormire, raggiungendo
Charly nel mondo dei sogni, sperando fossero sereni.
Il verde mi
circondava, dandomi la sensazione di Claustrofobia.
La pioggia mi bagnò
completamente, inzuppandomi gli abiti fastidiosamente.
Sentii di odiare
profondamente quel verde e la pioggia; erano una combinazione orribile,
oltretutto.
Ma non fu questo a
farmi demoralizzare al punto di accasciarmi a terra, no, fu la voce di Charlie.
La voce di mio padre.
< Bambina, chi ti ha
ridotto così?> chiese sconsolato. Mi guardai, non capendo bene cosa intendesse.
Ma poi, tutto mi fu
chiaro. Indossavo uno striminzito abito rosa, le solite ghette e degli stivali
bianchi.
Il viso truccato come
il solito; in modo eccessivo. Non risposti a mio padre, ero rimasta senza
parole.
Quando spalancò le
braccia, pronto ad accogliermi tra di esse, gli corsi incontro. Eppure, più mi
avvicinavo e più lui si allontanava. Inerme cadde a terra, mentre una risata
malvagia risuonava nella mia testa. Quella voce era familiare… Ma chi era?
-Roxy! Svegliati!-.
Charly mi osservava preoccupata.
-Cos’è successo?-
domandai, tirandomi a sedere. Avevo la fronte imperlata dal sudore.
-Parlavi nel sonno…- mi
rispose lei, semplicemente. Eppure questo riportò a galla ricordi di qualche
anno fa, esageratamente vecchi. Ed anche il sogno, che avevo momentaneamente
dimenticato.
Sbiancai
improvvisamente, mentre i fantasmi del passato ritornavano a specchiarsi nel
presente.
***
Io e le ragazze
camminavamo per le strade affollate, vestite quasi normalmente.
Se ci fossimo combinate
come al solito, probabilmente, alcune persone non avrebbero avuto altri occhi
che per noi. Oppure, ci avrebbero negato l’accesso ai negozi. Così le nostre
gambe erano fasciate da casti Jeans ed il nostro seno nascosto da una maglietta
comune. Il volto era curato, come al solito,
ma niente in confronto
alle nostre ‘’ serate speciali ’’.
-Santo cielo, guarda un
po’ quello lì come ti guarda, Roxy! Io con uno così mi rifiuterei di
svolgere il mio, ecco
cosa.- mi disse Tisy, scoppiando in una risata. Osservai il ragazzo che
m’indicava lei, segnalandolo maleducatamente con il dito. Era piuttosto basso,
magro e brufoloso.
Certo, era un orrore, ma
non mi sembrava giusto prenderlo in giro per questo.
Il sogno mi aveva
leggermente traumatizzato, e ricordai com’ero prima di diventare ciò che ero
ora.
Una ragazzina goffa ed
imbranata, piuttosto brutta e timida.
‘’ Sto proprio
ricordando il passato ’’, mi ritrovai a pensare.
Descrivermi così, di
recente, era proprio impossibile. Pareva la barzelletta dell’anno.
***
Me ne stavo seduta sul
muretto in cui, solitamente, attendevo l’arrivo dei miei clienti.
Eppure, oggi non ce
n’erano. Mi sarei dovuta però esibire a Mezzanotte come attrazione principale.
Guardavo la strada con
occhi persi, che però divennero increduli poco dopo. La stradina veniva
illuminata dalla luce potente dei fari di una macchina. Ma non una qualsiasi;
quella era una Volvo argentata. Alquanto familiare, per di più. Il proprietario
del veicolo spense il motore, quando si accostò al cipiglio del marciapiede. Con
una lentezza infinita scese, ed io lo vidi.
I capelli ramati erano
spettinati, acconciati appositamente così con il gel.
Alcuni ricadevano sulla
pelle liscia della sua fronte pallida.
Gli occhi dorati
mandavano luccichii favolosi, che potevano incantare e persuadere anche la più
cocciuta creatura di questo universo. Il mio cuore perse un battito.
Edward era ormai davanti
a me, vestito riccamente ed in nero che risaltava perfettamente con il suo
pallori inaudito. La mia mente non poté registrare altri dettagli del suo
aspetto fisico;
faticavo addirittura a
pensare, in quel momento. S’avvicinò lentamente e con un movimento rapido mi
riportò un boccolo –mi ero acconciata nel pomeriggio la pettinatura- ribelle
dietro alla fronte.
I suoi occhi mi
osservarono, desolati. Indossavo un vestito rosa che lasciava molto poco spazio
all’immaginazione, inoltre molto stretto rispetto alla mia taglia.
-Come ti sei ridotta,
Bella?-
Il suono della sua voce
– che non udivo da molto- era morbido e melodioso,
e questo mi riportò al
passato. Ero stupita dalla sua presenza in un tale luogo,
ma non era solo questo a
sorprendermi. Mi aveva chiamato Bella. Quanti anni erano che nessuno mi chiamava
più così? Le lacrime pungevano agli angoli dei miei occhi, ma io le impedì di
scorrere liberamente sul mio volto. Avrebbe rovinato il trucco, e non avrei mai
potuto permetterlo.
L’apparenza era tutto
per me. L’apparenza era tutto per una prostituta.
-Roxy!- Mi voltai al
richiamo ed intravidi Luc. Sospirai. Era il mio turno per salire sul cubo, e per
la prima volta –esclusi gli inizi- me ne vergognai.
Edward sarebbe stato lì
a guardarmi, probabilmente deluso.
Non ero più la dolce e
tenera ragazza che fui.
Lui alzò quasi
impercettibilmente le spalle ed entrò nel locale, diretto chissà dove.
Un pensiero doloroso mi
attraversò la mente.
‘’Edward se la fa con le
puttane! Eppure non con me…’’
Il cuore mi si strinse
in una morsa di gelosia e sul mio viso si tinsero rabbia e tristezza.
Non capì cosa fosse,
erano anni che il mio cuore non percepiva più quel sentimento chiamato amore.
Sì, lo so che ho già un’altra fanfic in corso. Eppure, non ho
resistito al pubblicare questa nuova storia.
Come vedete, mi sono sforzata di fare i capitoli molto più lunghi. La
trama si delineerà con i capitoli successivi. Con questo vi saluto! ^_^
Lo vedete quel dolce link? Sì, vi sta salutando allegramente e chiedendo di
cliccarlo.
Dice ‘’Vuoi lasciare una recensione?’’ Accontentatelo, dai. Guardatelo lì, come
vi sorride!
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