Era
lì, con quell'uomo che gli sembrava sempre di più
l'uomo di quella notte che lo fissava in attesa che dicesse qualcosa.
'Ehm.. mi può dire dove sono?' la domanda fu più
per spezzare il silenzio che per avere una vera e propria risposta.
'Questo è Forte dei Marmi' rispose il dottore. Detto questo
l'uomo aprì la porta.
'Seguimi, che Claude vuole parlarti'
La
porta della sua stanza si apriva in un largo corridoio in stile
barocco, prima doveva essere un luogo molto importante, aveva uno stile
regale. In quel largo corridoio c'erano due grosse porte, quella sulla
destra era una porta moderna, mentre l'altra sembrava più
antica, con la particolarità di due profondi segni che
sembravano graffi nel mogano. Il dottor Wilson aprì la porta
sulla destra, la stanza a cui accedeva era una grossa sala, forse un
antico salone per feste. Quell'antico salone ora sembrava
più essere una grossa sala operativa; dentro c'erano il
signor Wolf, Eva e altri due figuri che Marco non conosceva affatto.
Erano tutti e due seduti su un grosso divano tutto rotto. Uno dei due
grande e grosso fissava il suo grasso indice della mano destra da varie
angolazioni e faceva delle smorfie, l'altro aveva la classica faccia da
ingegnere ed aveva l'intento di prendere un non so cosa nell'aria con
un impegno fuori dal comune.
'Eva,
Wilson, Stecco, Soap potreste uscire un secondo? Dovrei scambiare due
parole con Marco!'
'Quindi
Pimpo può rimanere?' disse l'uomo mostrando a Claude il suo
dito.
'No,
Soap mi dispiace dovrà uscire anche lui'
Marco
era sconcertato dalla mossa di quel Soap. I quattro se ne andarono via
in silenzio. Quando la porta fu chiusa il signor Wolf prese parola.
'Ciao
Marco, ti ho fatto portare qui per darti un po un'idea di chi siamo e
cosa ci fai tu qui. Noi siamo le BER Brigate Emarginati Rivoluzionari.
Ognuno di noi è un rifiuto della società con una
mente geniale. Soap ad esempio parla con il suo dito, ma è
un genio in qualunque cosa riguardi battaglie e armi. Quando ho fondato
le BER ho deciso di voler cambiare il mio stato e ho deciso di farlo
con coloro che mi erano più simili: gli emarginati.'
'E
io? Io cosa c'entro? Sono sì un emarginato, ma non ho per
niente questa mente geniale, sono un mediocre ragazzo.'
'Tu
hai delle capacità che nemmeno immagini. Perchè
le tue capacità sono talmente straordinarie che non te ne
accorgi nemmeno. Qui conosciamo tutto di te, credi scegliessimo a caso?
Ti abbiamo visto sai quando te la cavavi con i bulli. Tu hai una
capacità rarissima hai quella che si suol dire la PAROLA e
io ti insegnerò a sfruttarla al meglio.'
'Credo
proprio abbia sbagliato persona'
'Non
sbaglio mai nell'arruolare. Per ora ti basta sapere questo: in questo
Forte siamo cinque con te sei, qualunque strana cosa vedrai avvertimi.
Ora vai di là che il pranzo dovrebbe essere in tavola,
domani cominceremo l'addestramento'
I
due uscirono dalla stanza. Marco si sentì sollevato ma allo
stesso tempo sconcertato per la situazione in cui si era cacciato. E
per la seconda volta in pochi giorni si porse la stessa domanda: era davvero lui? Era sicuro che
non fosse tutto un errore?. Passò la giornata
per la maggiore ad esplorare con Eva il Forte. Scoprì che
lui aveva dormito al terzo piano dove oltre alla sua stanza c'erano la
sala operativa, quella in cui aveva parlato con Claude, e la stanza del
Dottor Wilson, quella col mogano graffiato. Al piano di sotto c'erano
la cucina e la camerata, dove dormivano tutti tranne il dottor Wilson.
Eva non gli volle dire perchè il dottor Wilson non dormiva
con loro e Marco non gli diede tanto peso. Quella notte
dormì nella camerata con tutti gli altri, dormì
su una branda più morbida di quella della notte precedente.
Si addormentò prima e sognò, sognò i
suoi genitori felici senza di lui, con sua sorella, la prima, che
buttava tutte le sue cose. Non ebbe nè mancanza di casa
nè rimorsi di non esserci. Quella ormai era destinata ad
essere la sua nuova vita
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