Voglio solo gonfiarmi di
alcool e buttarmi via. Lasciarmi inghiottire lentamente, dolcemente
dalle carezze da sgualdrina del gin. Le stelle che ostacolano la
vista, sempre più ingombranti. Ed io sempre più distante.
Estraniato, dalla realtà. Questo vuoto inquietante non lo posso
colmare. Questo vuoto che mi uccide.
Non sarò mai come volete
voi, nemmeno quando farò quel che volete voi. Nemmeno quando mi
sporcherò le mani fino a imbrattarmi del mio stesso sangue. Nemmeno
quando ucciderò me stesso, per permettere alle vostre aspettative di
vivere.
Perché quello è più
importante del mio affetto. Ciò che faccio; non chi sono. Il
contenitore al posto del contenuto. Bella scatola, ma quando l'aprite
manca la vita.
E l'anima non è lì; lei
voleva solo darsela a gambe, fuggire ai morsi, scappare. Ma non
l'avete capita. Me ne sto come un rifiuto, perché il mio “vi
voglio bene” non vi bastava. Voi volevate solo un sì. Beh,
prendetevi quel cazzo di Yesman a cui avete fottuto la testa. Pian
piano gli togliete il calore.
Prendetevi i miei gesti,
ma l'anima scapperà. Si nasconderà lontano dai vostri sfregi, dai
vostri graffi. Non arriverete più a vedere le mie lacrime. Perché
l'affetto che vorrete domani, oggi non vi bastava. La persona di
oggi che cercherete domani, poi non ci sarà più.
Gli ultimi barlumi di
lucidità sprecati per chiedersi cosa significa essere amati. Cosa
vuol dire non sentire così freddo. Un fottuto imbecille con la testa
fottuta dal dolore.
Puntate il dito; sì,
puntatelo su una checca ubriaca. Volevo solo essere me stesso; questo
invece era ciò che volevate voi. E adesso lasciatemi in pace mentre
mi uccido, mentre scivolo nel sonno forzato, sedato di chi non ha più
niente da perdere. Di chi ha dovuto lottare per un futuro, e l'avete
lacerato anche negli affetti.
Perché io non vi
bastavo. Io ero solo il vostro fottuto fenomeno da baraccone; la
scimmietta il cui culo viene venduto a buon mercato, usata per
sbattere i piatti durante uno spettacolo demente.
Io sono a vostro uso e
consumo. Non sputatemi addosso perché vi faccio schifo: voi mi avete
voluto così. Io mi odio perché sono così. Ed è troppo tardi per
tornare indietro e cambiare, recuperare il tempo perso e gli errori.
Sono un esperimento di laboratorio, e non mi avete nemmeno lasciato
scappare. Avete incatenato nel gelo la mia anima, l'avete gettata
all'Inferno e ora mi sputate addosso.
Persino le bestie feroci
hanno avuto con me più umanità, di chi diceva di volermi bene. Quel
bene è stato solo una rovina, un sentimento poco sincero.
E scusate se mi scaldo
con l'alcool, perché non mi è rimasto altro; perché ho bruciato la
mia esistenza nel peggiore dei modi, soprattutto per merito vostro.
Scusate se ho provato a sganciarmi, a sognare, e voi non me l'avete
permesso.
Scusate, se l'unica
potenzialità che mi è rimasta è solamente il mio culo.
Grazie, di avermi
dimostrato che il modo migliore di distruggere una persona, è quello
di volergli bene e poi tagliargli le gambe. Negargli il sostegno.
Ricatti affettivi. Grazie, di avermi fatto capire che l'aggressività
in ogni sua forma dilania il mondo.
Voglio solo rendermi
innocuo, implosivo. Voglio solo smettere, non so nemmeno di fare
cosa.
Meglio morire, se una
bottiglia può darmi più calore dell'affetto degli esseri umani.
-Brian,
ma cosa stai facendo?
Chiede
Stef per nulla sorpreso, scuotendo la testa.
-Avevo...avevo
solo bisogno di morire un po'.
Brian
cerca di alzarsi dal pavimento; non ci riesce e scivola. Se solo
avessi sbattuto la testa...
L'altro
ha gli occhi lucidi. Materno, solleva il suo esile corpo scheggiato;
senza dire una parola lo porta in spalla e lo deposita sul letto.
Quella bottiglia semivuota, gliela toglie di mano e resta così ad
osservarlo. Senza dir nulla; perché nessun discorso colma le lacune
affettive.
Quanto male ti hanno
fatto. Ferite così angoscianti che non le riesci a celare, ti
bruciano sotto i vestiti, ti staccano la pelle. Sarebbe bastato così
poco per salvarti...
Se solo nella tua vita
fossi arrivato prima, non avresti avuto sempre il bisogno di morire.
Poi
muore un po' anche lui. Beve gli ultimi sorsi di quella bottiglia,
che non gli faranno nulla, ma lo porteranno più vicino al suo
dolore.
Si
addormenta vicino a quel corpo pieno di alcool e freddo, nella
speranza di riuscire a scaldarlo davvero prima o poi, di riuscire ad
asciugare gli sputi. Perché se le persone fossero riuscite a capire
realmente quanto quell'uomo fosse speciale, non si sarebbero mai
permesse di togliergli l'appoggio, di negargli l'affetto.
Non
ci sarebbero mai state quelle spaventose ferite che ogni giorno si
sforzava di ricucire.
|