Capitolo
III
In Concert
Se penso
che
appena due anni fa io mi trovavo esattamente in questa
città, su questo palco …
Devo
dire che
Nizza ci ha accolti in maniera quasi spettacolare. Fuochi
d’artificio
accompagnano il nostro ingresso sulla scena, le nostre facce compaiono
a turno
sul mega schermo.
Appena
Kazu
poggia una mano sul microfono, al centro dello stage, una scarica di
fuochi a
fontana rossi esplode attorno a noi, mentre una voce roca ma magnetica
annuncia: “Mystified! In concert! À
Niiiiiiiiiiice!”
La folla
esplode in un boato di ovazioni!
“Kazu!
Kazu! Tom! Tom!”
Dejavù?
Un
po’… e non mi riferisco agli altri cinque concerti
fatti con i
Mystified.
“Juuuuus!!
Je t’aiiiiimee!!”
“Mystifieeeed!!
I love yoooou!!!”
Come
dire? C’è
stato un tempo in cui tutto ciò era semplicemente la mia
dose di ossigeno
quotidiana. Ma ora cos’è sta merda?
Jus
comincia a
picchiare sulla batteria, accompagnato subito dal basso di NiKo.
Mi
riscuoto
appena in tempo per il primo giro di chitarra.
La voce
di
Kazu irrompe nelle mie orecchie come un calcio nello stomaco.
-We’re
different, just different! No way, no way! Keep
my heart, please, keep my loveee!-
“Must!
Must!”
canto di coro io, cercando di sovrastare quella sua voce da teenager
star.
Anche il
pubblico canta, ma non la nostra schifosissima canzone insensata.
“Kazuuuuuuuuuuuu!
Kaaaaazuuuuuuu!” è questo ciò che loro
amano…
Un
faretto mi
viene puntato dritto negli occhi, che cominciano a lacrimare per lo
sforzo di
restare aperti. Quando il tecnico se ne rende conto è
già troppo tardi, sto
piangendo alla grande… quanti possono essere i
motivi…
“Tom!
Tooom!
Toooooom!”
Tra una
canzone e l’altra mi tocca andare nel backstage per
vomitare…
La
stessa
isteria, la stessa ma diversa, la stessa isteria.
Ricordi
-Schreeeeeeeeeeeeeeeeeeeei!-
Fuochi
di
ogni colore.
“soooo
laut
duu kaaaaaannst!”
Rispose
il
pubblico.
E
il
concerto ebbe inizio.
Era
Nizza,
una bella serata di fine ottobre.
La,
sotto
il palco, Bill poteva ammirare migliaia di francesi, ma anche tedesche
e
italiane in gran quantità… un mare di mille
colori e mille occhi, uno
spettacolo mozzafiato, ma inquietante allo stesso tempo.
Iniziarono
con un classico quella sera. Iniziarono con Monsoon la tappa dello
Zimmer 483
tour… contraddizione? Forse.
Tom
non era
in formissima, probabilmente ancora sotto qualche effetto della dose
quotidiana. Bill ormai aveva rinunciato ai rimproveri. Che senso aveva?
Tanto
il gemello non avrebbe mai smesso di fare esattamente ciò
che voleva.
E
dunque
lasciarlo fare, era questa l’unica soluzione al problema.
…Anche se non era una
soluzione.
Come
sempre
B. Kay si mosse con maestria, sgambettando per tutta la lunghezza della
scena
dalla prima all’ultima canzone, ammaliando ed eccitando le
giovani fans.
Aveva
scelto i pantaloni a righe nere e bianche, ormai da qualche mese
inutilizzati
nel suo armadio.
Sapeva
che
quei pantaloni facevano schifo ai più, ma addosso a lui
tutto diventava più
bello. E poi a Tom piacevano tanto… diceva sempre che il
vintage gli donava…
Una
canzone
dietro l’altra, intramezzate dai brevi tentativi di discorsi
in francese di
Bill, i Tokio Hotel giunsero alla chiusura.
Bill
e
Georg si stavano divertendo così tanto a far cantare il
pubblico, che nessuno
fece caso alle occhiaie di Tom, al suo viso pallido, alle mani che
minacciavano
di tradirlo a ogni nuovo accordo.
Una
volta
nel backstage, i TH poterono tirare un respiro, ognuno per un motivo
diverso…
“cazzo,
se
avessi parlato in francese ancora una volta giuro che
attaccavo a ridere
e non smettevo più!”
“già..
chissà perché la gente è convinta che
un cantante debba saper salutare in tutte
le lingue del mondo…”
Tom
bisbigliò piano, volendo ma al contempo non volendo farsi
notare. “credo di
sentirmi male”
“insomma,
la mia pronuncia in francese non può essere
perfetta… non sono un cazzo di
francese… e poi anche Gustav! Quando ti hanno urlato
–vogliamo Gustav nudo-
credevo di morire a vedere la tua faccia!”
“bhe
sono
rimasto un po’ shokato”
“io
sarei
rimasto sconvolto a vederti nudo!”
“ragazzi…
davvero.. credo di stare male…” Tom vedeva la
stanza muoversi, trasformarsi
come fumo d’incenso che salendo, si evolve e muta forma.
Ma
nessuno
lo stava ascoltando. Fu forse per questo che Tom Kaulitz decise di
svenire.
In
un
attimo tutta la troupe fu su di lui, chi in preda a crisi isteriche,
chi con
meticolosa metodicità. Tutti tentarono di farlo rinvenire,
per poi chiamare il
pronto soccorso… Bill dal canto suo restò in
disparte, a trangugiare il suo
fruttolo alla fragola, un sopracciglio alzato e tanti pensieri per la
testa.
Quando
Tom
si riprese, Bill fu il primo ad abbracciarlo.
“a
volte ti
odio, Tom”
“mi
dispiace, questa volta, questa volta non mi ero fatto..
giuro… volevo smettere…
per te… ma…”
“non
raccontarmi palle per favore”
“no,
davvero… non mi sono fatto oggi…” ma
non poté continuare a parlare, poiché un
conato di vomito lo scosse.
Bill
osservò il fratello, madido di sudore, un sudore diverso da
quello della fatica
o della febbre.
Forse
per
una volta Tom aveva detto la verità…
l’astinenza fa male e bene in ugual
misura, all’inizio.
“a
volte ti
odio Tom, ma altre sono maledettamente fiero di te” gli
bisbigliò ad un
orecchio, mentre lo portava in bagno, sorreggendolo con un braccio.
“ti
voglio
bene…”
“anche
io
te ne voglio, scemo”
E
sorrisero
entrambi.
Grazie per le recensioni! Spero che vi piaccia anche questo capitolo!
Comunque ho già cominciato a mettere online su questo sito
l'altra mia FF,
"Not Real"
Un bacio, Kiki
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