The Seventh:
50 Shades of Grey(Raven)
11: Shades of Christmas Eves.
And the boys of the NYPD choir's still singing Galway
Bay
And the bells were ringing out
For christmas day.
[The Pogues & Kristy MacColl – Fairytale of New
York]
"Banner,
togliti quel sorriso dalla faccia. Stiamo andando alla cena di Natale, non a
divertirci." Brontola Tony controllando il sedile posteriore attraverso lo
specchietto retrovisore. Resa un po' goffa dal pancione e dalla cintura, Pepper
si volta per rassicurarlo: "Sorridi e sii sereno quanto vuoi, Bruce, Tony
è solo un po' indispettito perché ho voluto prendere il SUV e non la sua nuova
Jaguar. Lo sai com'è quando dici di no ad un suo capriccio...!"
"Mio
capriccio? Lo facevo per Happy, che oggi l'ha fatta lucidare a specchio pronta
per la sua entrata trionfale a Casa Potts. Sei tu la capricciosa."
"I
miei sono ormoni, non capricci. E per la cronaca, ho voluto a tutti i costi
prendere su il Suv perché sai cosa ne pensa mia madre delle auto
sportive..."
Tony
storce la bocca ed inizia a scimmiottare: "Non è un'auto sicura! È bassa e
va troppo veloce! Mia figlia incinta non può sedere su una macchina così bassa,
le parte la sciatica, l'ernia, le vena safena, le emorroidi!"
"Tony!"
Protesta Pepper, ma con le labbra rosse stese in un sorriso.
"Ok,
forse le emorroidi sono un po' esagerate." Ammette Tony: "Ma il succo
è quello. Ed è tutta colpa dei tuoi cognati che hanno preso questi... questi...
cosi come auto famigliari. Sono così
in alto da pensare di guidare una gru! Come si fa a mantenere il controllo di
stabilità e l'aderenza su strada da quest'altezza? Come...come puoi sentirti
una persona di successo, un vero
uomo, a pilotare una camionetta simile? Non si sente neppure il rumore del
motore!"
"Oh,
Tony, ti prego... è una Maserati! Farai comunque la tua bella figura!"
"I
SUV non vengono comprati per la sicurezza della famiglia, ma come compensazione
della propria virilità mancante! I tuoi cognati sono tutti dei tappetti
comandati a bacchetta dalle loro mogli, abbastanza sfigatelli, stempiati, con
la pancetta e con dei lavori ordinari, banali e dozzinali."
"Non
sei esattamente uno spilungone..."
"Fai
poco lo spiritoso là dietro, che ti si vedono le maniglie dell'amore da
qui!"
"I
miei cognati non hanno lavori dozzinali. Stiamo parlando di un avvocato e del chirurgo plastico a cui devi l'assenza di zampe di gallina
attorno agli occhi!"
Bruce
scoppia a ridere, Tony ringhia: "Quante volte te lo devo ripetere, Pepper:
non davanti ai ragazzi. Ora Bruce manderà un messaggio a Barton e sarò lo
zimbello dei Vendicatori!"
Barton è
già al terzo giro di spumante e la festa vera e propria non è ancora iniziata.
Ne ha fatto uno con la Congrega del Cecchino Perfetto, la piccola combriccola
con cui si allena al poligono, e gli altri con il Club del Poker e la Squadra
Artificieri, suoi colleghi prediletti che gli passano sottobanco gli esplosivi
sequestrati che poi riutilizza per le sue munizioni o i petardi fai-da-te.
È
abbastanza rilassato ma non ancora del tutto sciolto, eppure si sente
abbastanza audace da catturare Natasha in mezzo al corridoio e costringerla ad
un giro di tango con casqué e bacio finale.
Casualmente
- o forse no - davanti a Bobbi Morse, che commenta con una smorfia disgustata.
Natasha, invece con una manrovescio e l'espressione furente: "Ripigliati,
ragazzo, sono appena le cinque. E non farlo mai più!"
"Di
solito ti piace!" Borbotta massaggiandosi la guancia lesa.
"Non
mi piace avere del pubblico, lo sai bene."
Clint alza
gli occhi un po' appannati al cielo: "D'accordo. Come vuoi. Allora lo
scambio di regali lo facciamo in privato?"
Natasha
annuisce velocemente. "Non ora, devo passare in amministrazione. Ho un
sacco di rapporti in arretrato da consegnare."
Quando le
fa notare che l'amministrazione è chiusa da mezzogiorno, Natasha è già sparita
nel corridoio.
In una
stazione di servizio a 75 miglia da Hartford Darcy aveva insistito per un
cambio guida, lamentandosi di annoiarsi a morte a fare sempre la parte del
passeggero. Maria gli aveva lanciato le chiavi avvisandola di essere una
pessima compagna di viaggio, se non era alla guida. "E che fai, ti
addormenti? Non preoccuparti, ci penso io!"
Per questo
erano ormai quaranta minuti che cantava Yankee
Doodle. "Scommetto che non l'avevi mai sentita tutta intera, eh?"
"Già.
E pensa che vivevo comunque bene!"
"È l'inno
del Connecticut. Ed io sono del Connecticut. Ed indovina? Siamo in Connecticut.
Ama questa canzone e lo stato che ti sta ospitando! Yankee Doodle went to town, a-riding on a pony, stuck
a feather in his cap and called it macaroni! Non fare quella faccia! Se tu mi
chiedessi di cantare Sweet Home Chicago
lo farei!"
"Odio
quella canzone..."
"Come
si fa ad odiare il blues dell'Illinois?"
"Dopo
che l'hai sentito sino allo sfinimento per tutta la vita..."
"Hey!
Io ascolto Yankee Doodle da che sono
nata, ma mica la odio!"
"...
me ne ero accorta."
Darcy
imbocca la Highway 91 in direzione di Windsor e la rassicura che manca poco:
"Tra venti minuti verrai travolta
dall'atmosfera natalizia della famiglia Lewis: mamma imbottita di xanax per
combattere l'ansia da prestazione culinaria, fratello tredicenne in preda agli
ormoni, padre mancato comico del Saturday Night Live, nonna completamente sorda
e prozio Humbert completamente rimbambito: crede ancora di essere in Normandia,
mamma dice che non si è più ripreso dal D-Day."
"Avremmo
dovuto portarci dietro Cap."
"Hai
ragione, avrebbero fatto faville quei due insieme."
"E...
tutta questa bolgia famigliare come credi che la prenderà la nostra... uhm, notizia?"
Darcy
storce la bocca: "Oh beh, l'unica cosa certa è che nonna non sentirà
nulla."
Beth
inspira profondamente quando la spia dell'allacciamento cinture si accende per
l'atterraggio all'aeroporto di Jackson, Mississippi: "Allora: io ti
avviso. Papà un po'... come
dire..."
"Repubblicano."
Eliza finisce la spiegazione della sorella e si stiracchia dal posto accanto al
finestrino, prima di spegnere l'e-reader ed infilarlo nella tasca della
borsetta.
Beth
scrolla le spalle e Steve fa segno di non capire. "Beh, la nostra è una
grande nazione, e c'è libertà d'espressione, no?"
"Sì
ma lui... è un po'... come dire..."
"Arretrato."
Steve
scoppia a ridere: "Non credo che mi ruberà il primato!"
"Stevie,
tesoro, cosa ne pensi della caccia?" Tenta Eliza.
"La
troverei pari se anche gli animali avessero un fucile."
"Bella
battuta, nel mondo civile. Ma siamo nel profondo sud, da nostro padre. La
risposta giusta è: Il mio più grande
sogno è un safari di caccia grossa in Africa. Ah, e ti prego, falli i
complimenti per il suo dannatissimo
pick up. E digli che ne hai uno: papà non concepisce come a New York la gente
possa vivere benissimo senza un pick up con il paravacche davanti. Non avere
un'auto grossa, per lui, non è da vero
uomo."
Come Babba
Natale sono davvero una mezzasega:
Quando sono andata a salutare gli Stark prima della loro partenza mi sono
scordata nella Tower i regali degli altri nel bel mezzo della Lounge. Mi
materializzo con Morrigan, recupero le borse dei regali imprecando cercando di
vincere i giramenti di testa – Teletrasporto e quattro bicchieri di spumante
non sono esattamente un’accoppiata vincente –
e solo quando sono pronta a volatilizzarmi di nuovo mi rendo conto di
non essere sola.
Vicino al
caminetto acceso, con le mani appoggiate alle ginocchia ed i capelli biondi e
sciolti ad evidenziarne l’ aspetto depresso, Thor fissa le fiamme con sguardo
assente. Quando lo chiamo mi guarda con un piccolo, mesto sorriso.
Appoggio
le borse sul divano e mi avvicino, sedendomi di fianco a lui: "Hey, Mr
Tuono, che è successo?"
Scuote
appena la testa: "Questo è per me un triste anniversario."
Oh già, cavoli, è vero. La Festa di Yule su Asgard deve
aver assunto un tono decisamente diverso, da quando l'anno scorso Frigga è
stata uccisa proprio durante il banchetto. Gli prendo la manona tra le mie e
gliela stringo. "Mi dispiace."
"E
con Jane è finita."
Certo che il tatto di quella ragazza è davvero notevole. Scosto una ciocca di capelli dalla
faccia per passargliela dietro all'orecchio e mi fermo a guardare il viso di
Thor, i suoi lineamenti scolpiti ed incorniciati dalla barba, gli occhi
celesti...
Jane deve avere le pigne in testa, per scaricare uno così.
Ed io devo
anche stare abbastanza attenta a quello che faccio, che Loki potrebbe non
prendere esattamente bene certi complimenti nei confronti del fratello.
"E
quindi, intendi passare questa serata da solo davanti al camino?"
Thor
scrolla le spalle. "Non ho voglia di tornare su Asgard. Ma vedo che tutti
questa sera avevate i vostri progetti. Mi sembra giusto. Non voglio attardarti
oltre."
"Non
meriti di passare la serata da solo."
"Non
preoccuparti per me."
"Potresti
venire con me. Teoricamente la festa a cui parteciperò sarebbe solo per gli
agenti S.H.I.E.L.D. ma... diamine, credi davvero che qualcuno si lamenterebbe
se portassi con me il possente Thor?"
Howie deve
aver deciso che il Natale l'avrebbe passato sulla vescica di sua madre. È la
quinta volta, nel tragitto tra Manhattan a Long Island, che devono fermarsi per
far correre – per quanto ci riesca nelle sue condizioni – Pepper nel bagno di
una stazione di servizio."Tesoro, tieni la macchina accesa, farò
prestissimo: siamo già in ritardo, e Salty si incazza a morte quando facciamo
tardi!"
"Salty?"
Chiede Bruce. "Chi è Salty?"
Tony si
volta: "Cosa ti ricordi delle sorelle di Pepper?"
"Uhm,
quello che ho visto al matrimonio,cioè che insieme sembrano tre gemelle. Che
altro dovrei sapere? Sino ad ora hai parlato solo di suo cognato!"
Roteando
gli occhi, Tony si degna di spiegare: "Allora: Salty è Sarah, la sorella maggiore: avvocato dello studio rivale a quello di suo marito. Vittima di
una perenne sindrome premestruale, possiamo definirla la 'Miranda Priestley' di Casa Potts. Credimi quando ti dico che il
Cerbiatto Asgardiano è di gran lunga più simpatico di lei. Lei e suo marito hanno
due gemelle, di cui non ricordo affatto il nome, che sembrano uscite direttamente
dallo Shining di Kubrik. E ho detto tutto. Più piccola di Pepper, invece, è Ginger. È la più rossa di tutte, vice capo redattrice del Wall Street Journal e
ha conosciuto suo marito – il famoso chirurgo plastico – quando appunto si è
fatta fare la mastoplastica additiva. Ora ha tette così grosse e sode che
potrebbero essere usate come armi. Ginger sarebbe abbastanza simpatica, se non
avesse un tono di voce da gallina strozzata. Per questo perde sempre sua
figlia: la bambina scappa e si nasconde per non sentire la voce della
madre."
Bruce
sghignazza: "Pepper, Ginger e Salty. Certo che i signori Potts hanno avuto
una bella fantasia con i soprannomi."
"Beh,
sì. Il signor Potts pare fosse un uomo di spirito, e con una moglie di nome
Olivia..."
"Oh,
cielo. La famiglia Condimenti...!"
"Già."
Quando il
padre di Beth ed Eliza le vede uscire dalla porta degli Arrivi all’aeroporto,
le stritola in un abbraccio con un gran sorriso chiamandole 'Le mie bambine',
prima di porgere la grossa mano a Steve e stringergliela con calore. "E
quindi tu sei il Capitano Rogers! Ah-ha!"
ride rumorosamente, puntualizzando la sua giovialità con una pacca sulla
spalla. "Benvenuto a Jackson, ragazzo! Puoi chiamarmi Frank!"
"La
prego, mi chiami Steve. La ringrazio dell'ospitalità, Frank, è davvero un
piacere conoscerla."
"Il
piacere è tutto mio, Steve, Ah-ha!"
Apre il baule del pick up e Steve improvvisamente si ricorda dell'avviso di
Eliza.
"Accidenti,
ha davvero un bel macchinone, Frank!"
Dietro le
spalle del padre, entrambe le ragazze alzano il pollice come Ok.
"Ah-ha! Lo considero il figlio maschio
che non ho mai avuto! Anche tu ne hai uno? Non sarai mica uno di quei fighetti
cittadini che vanno sui mezzi pubblici, vero?"
"Oh, nossignore, ho un Hummer nero. E la mia
Har-" Beth ed Eliza si affrettano a scuotere la testa con occhi allarmati.
"La mia Willys. La mia vecchia Jeep Willys da collezione. È della seconda
guerra mondiale, ci sono molto affezionato."
"Per
la miseria, ragazzo!" Altra pacca sulla spalla: "Finalmente una delle
mie figlie mi porta a casa un uomo vero, non uno di quei colletti bianchi che
frequenta Eliza! Ah-ha! Salite,
salite: mia moglie non vede l'ora di conoscerti. Ah-ha!"
La Signora
Lewis ha accolto Darcy sbaciucchiandola con foga. "La mia bambiiiiiiina è
tornata a casa! Jaaack! JAAAAAAAAAACK!" Maria non è sicura che il timpano
sinistro abbia retto alla chiamata. In compenso il Signor Lewis si è affacciato
dalle scale senza scomporsi. "La nostra bambiiiiiiiiina!"
"L'ho
vista, l'ho vista, sto arrivando a salutarla. Perdona tua madre, Darcy, ma
quest'anno ha mandato giù lo xanax con un bicchiere di sherry."
"Accidenti,
ci stiamo evolvendo. Beh, vi presento Maria, lei è... "
"La
tua ammiiiiiiiiica!" La Hill si ritrova effettivamente travolta dalla sbaciucchiosa signora
Lewis. "Sì, signora, è un piacere anche per me" Riesce solo a
bofonchiare, reggendosi allo stipite della porta. Più composto è il Signor
Lewis, che si esibisce in un galante baciamano accompagnato da un occhiolino.
Tim Lewis
è invece comparso dalla porta del seminterrato e saluta la sorella con una
pacca sulla schiena: "Ciao Da', meno male che sei arrivata, mamma era
certa che ti saresti schiantata in autostrada."
"Non
ho detto questo!" Protesta Mrs Lewis: "Solo che, conoscendo la guida
di Darcy, e tutta la neve e le strade ghiacciate... beh, ero un po'
preoccupata, ecco. Ma sono sicura che Maria sia stata un'ottima
navigatriiiiiiice!"
"Oh,
beh, Darcy non ne ha un reale bisogno."
Mrs Lewis
esplode in una incomprensibile risata squillante e si dirige in cucina.
"Io
sono Tim" Si presenta il ragazzino. La squadra da capo a piedi e poi si
accarezza il mento come a lisciarsi un pizzetto inesistente. Tony Stark sta decisamente raccogliendo
troppi improbabili proseliti. "Fai la modella, per caso?"
"Ahem,
no. Io sono vice direttrice in un’agenzia per la difesa."
Tim
scoppia a ridere: "Oh, non ho dubbi che tu debba difenderti, con il telaio che ti ritrovi!"
Fortunatamente
per lui, Darcy interviene per prima rifilandogli solo un grosso pizzicotto sul collo spingendolo in sala.
"Sparisci, verme. Scusalo. Lui è... beh, un cretino."
"No,
è solo un maschio."
"Da
quando le due cose non sono affini? Vabbè, non importa, vieni di sopra? Ti
faccio vedere camera mia. Mamma ti ha preparato un letto lì, perché nella
camera degli ospiti ci dorme nonna e nel seminterrato il prozio che... beh, gli
ricorda la trincea e si sente al sicuro."
"Non
vi dispiaaaaace, vero, condividere la stessa stanza?" Mrs Lewis è
ricomparsa ondeggiando i boccoli freschi di permanente. "È che Nonna...
beh, russa un po'."
"Chiamalo
un po', un Natale i vicini hanno chiamato credendo che avessimo lasciato lo
spazzaneve acceso in garage..."
Maria
trattiene una risatina: "Non si preoccupi, non ho nessun problema a
condividere la stanza con Darcy. Non russa!"
"Oh
tesooooro! È una vera fortuna avere un'amica così delizioooosa!" Applaude
Mrs Lewis: "Darcy, amore, non sai che sollievo sapere che frequenti
persone così carine e non solo quella scontrosa raccattaguai della dottoressa
Foster!"
" È davvero
una bellissima casa." Per andare sul sicuro, Steve si è dimostrato
interessato e meravigliato da qualsiasi cosa incontrasse per strada. La casa,
comunque, merita davvero i complimenti: grande, in stile coloniale, spicca in
mezzo ai campi appena fuori città. Sulla veranda, accucciati, i due grossissimi
levrieri di casa attendono finché il loro padrone non gli da il via libera con
un fischio per correre incontro alle due ragazze ed annusare il nuovo arrivato.
La madre
di Beth ed Eliza, una donna biondo platino con il muso da carlino, stritola le
figlie in un abbraccio per poi gettarsi – lacrime agli occhi dalla commozione –
tra le braccia di Steve: "Cielo, caro,
sei ancora più bello di quanto immaginassi!"
"Ah-Ha! Dovrò fare attenzione, altrimenti
mi ruberai anche la moglie, ragazzo! E adesso entra in casa, ti mostro la mia
collezione di fucili e di trofei, intanto che le donne sbrigheranno le loro
faccende."
"Oh,
beh, se in qualche modo posso essere d'aiuto...!"
"Non
vorrai mica perderti in cose da donna, ragazzo! Ah-ha!"
Bobbie
Morse si è sistemata trucco e capelli, infilata in un tubino stretto e nero e
tacchettando sugli altissimi tacchi si è offerta per portare un paio di vassoi
di tartine dall'aria deliziosa nell’atrio del settimo piano, adibito a sala
buffet. Ridacchia un civettuolo 'non si
tocca' picchiettando sulla mano di un McKenzie che tenta di rubarne una, ed
imbocca il corridoio principale.
Quando
svolta l'angolo e si ritrova davanti ad un alto, muscoloso, bellissimo dio
nordico biondo dalle braccia scoperte, la forza le scivola completamente dalle
mani insieme ai vassoi di tartine. Ne riesce a trattenere solo quella, al
salmone, nell'angolo vicino al suo braccio. Le altre volano tutte a terra, più
o meno allo stesso livello della sua dignità.
"Ed è
questo il motivo per cui non hai
passato i test per essere un'Agente Attiva." Sorrisetto mellifluo e
striminzito maglioncino di lana color avorio a tema natalizio, Addison Borgo compare
da dietro la possente schiena di Thor: "I tuoi nervi cedono facilmente.
Però ne hai salvata una: stai migliorando." Agguanta la tartina prima che
possa fermarla e se la infila tra le labbra scarlatte. Ne morde metà e l'altra
la concede a Thor. Poi lo prende sotto braccio e, sculettando, lo guida sino al
buffet ciacolando sulle varie usanze natalizie.
Puttana.
Salty apre
la porta con la sigaretta elettronica tra le dita e la solita aria scocciata:
"Siete in ritardo, come i veri VIPS!" Da dietro compare Ginger, che
la scansa per gettarsi tra le braccia i Pepper e squittire: "Accidenti,
Pep! Sei uno splendore! Guarda che bella pancia!"
Tony si
massaggia un timpano. Bruce teme che quel tono di voce faccia lo stesso
effetto, sull'Altro, di una quindicina di gessetti che stridono sulla Lavagna.
Però al momento la situazione è ancora sotto controllo. "E tu sei Bruce,
vero? Oh Cielo, con i capelli rasati sei quasi irriconoscibile!"
"Sì,
sì, tutto quel pelo gli faceva surriscaldare il cervello." Si intromette Tony.
"Ora, con permesso, Ginger, ma qui fuori si gela."
"Hey
Tony, auguri!" Saluta il chirurgo estetico. "Sparito il gonfiore post
botulino?" Sguardo inceneritore di Tony e il cognato se ne compiace.
"Direi di sì! Hai ripreso la mobilità delle palpebre, ottimo. Vuoi del
punch?"
Dopo un
primo turbinio di saluti, convenevoli e abbracci, le quattro donne tornano a
concentrarsi sulla gravidanza di Pepper: Mrs Potts continuando a sospirare e ad
esprimere la sua preoccupazione circa il mancato riposo della figlia in un
momento così delicato – Hai lavorato
anche questa sera! Anche la sera della vigilia! - Salty minimizzando l'eccezionalità
dell'evento - È una gravidanza ordinaria,
non un parto gemellare come il mio! - e Ginger continuando a squittire con
la sua vocetta acuta - Sei uno splendore,
Pep, uno splendore. Ma guarda che glutei! Caro, CARO! Si può fare qualcosa per
i miei di glutei?”
La testina
rossa e riccia della figlia di Ginger compare da sotto una poltrona: si guarda
attorno per assicurarsi che la madre sia fuori dalla portata delle sue
orecchie, e poi si lancia su Bruce, cercando protezione tra le sue gambe.
"Ciao!"
"Ciao."
"Sei
il testimone di nozze dello zio Tony." Bruce annuisce e si china sui
talloni per incontrare lo sguardo della bambina. "Sei un Vendicatore anche
tu?"
Lui ride.
"L'identità dei Vendicatori è segreta. A parte quella di Zio Tony, che è
IronMan e può permetterselo."
"Beh,
però tu li conosci, gli altri Vendicatori?"
"Certo."
"Allora
puoi dare un disegno al mio preferito?"
"D'accordo.
Chi è?"
"L'Hulk."
Bruce strabuzza gli occhi: "Mamma dice che non dovrei, perché l'Hulk è
pericoloso, spacca tutto, è perennemente sudato e quindi probabilmente puzza.
Ma a me piace. Mette in disordine tutto, ma è abbastanza grosso perché nessuno
lo sgridi. Allora, gli darai il mio disegno?"
"Ehm...
certo. Sicuro. Sono certo che apprezzerà tantissimo. Lo appenderà in
camera."
La piccola
sospira sognante: "Vorrei tanto vedere la cameretta dell'Hulk... sono
sicura che è così in disordine!"
Bruce si
gratta la testa, e pensa che in effetti camera sua è un vero casino e che
nessuno ha mai avuto da ridire per questo.
Mrs Potts
ricompare dalla cucina invitando tutti quanti a sedersi a tavola: "Bruce,
tu sei l'ospite, hai il posto d'onore a capotavola. Di fianco a me."
Tony per
poco non si strozza con il punch.
"Nonna,
ti presento Maria, la mia amica."
La vecchia
fissa annuendo Darcy attraverso gli enormi e spessi occhiali d'osso e poi
guarda la Hill: "La cugina Martha! Allora è tornata dal Canada!"
"Ehm,
no, nonna. È Maria, Ma-ria. Una mia amica. A-mica!"
Per
facilitare la presentazione la Hill le afferra la mano rugosa e la stringe
abbozzando un sorriso a metà tra l’imbarazzante e il divertito: "Piacere. Pia-cere!"
La nonna
la fissa, annuisce e ha un moto d'intuizione: "Ah! Sei il facchino! Puoi
appoggiare la roba lì, cara. Darcy, la paghi tu?"
Ok,
potrebbe andar peggio. Il prozio, da dietro al tavolo, ha apertamente dichiarato
che non firmerà nessun trattato di pace e che i dannati tedeschi non avranno tregua dalle sue pallottole neppure a
Natale.
Mr Lewis e
Tim tentano di apparecchiare la tavola nonostante le intemperanze di Mrs Lewis,
che continua a cambiare idea sulla disposizione del centrotavola e del
candelabro, squittendo un inesorabile countdown alla cottura dell'arrosto.
Tim
suggerisce infine al padre di usare altro Xanax. "Nah, ne ha già preso a
sufficienza oggi: finirebbe con il collassare a terra. E chi la prepara poi la
cena?"
"Pa',
non è così brutti mangiarsi una pizza a Natale, eh!"
Nonna
scatta in piedi: "Pizza! Oh sì, l'ha portata lei!" esclama indicando
Maria. "Su', pagate questa povera Pony Express, è Natale e vorrà tornare a
casa dalla sua famiglia!"
A parte la
piccola scarica elettrica post sorpresa – pressoché innocua a parte due lampadine
fulminate ed i miei capelli diventati un cespuglio elettrizzato – Thor ha preso
il ritorno di Coulson abbastanza bene. Alterna pacche alla schiena – se
continua così temo che Coulson non resterà ancora a lungo tra noi – a scrosci
di risate e ad inviti a bere.
Comunque,
il più eccitato della sua partecipazione alla festa, a parte lo stuolo di
agenti femmine con evidenti problemi a tenere le mutande al loro posto, è senza
dubbio Clint.
Non riesce
a stare fermo un secondo, saltella come un bambino davanti all'Albero di Natale
imbottito di regali, ride come uno scemo e continua a far bere tutti quanti.
Natasha lo redarguisce: "Fai il bravo o disintegro il tuo regalo."
Lui, ormai
evidentemente sciolto da ogni briglia comportamentale, si mette in ginocchio
pigolando di essere stato tanto tanto buono quest'anno. Le ricorda chi ha fatto
il bucato a casa, chi tira l'aspirapolvere e chi cucina. "Me la merito
questa serata, sono proprio bravo!"
Il
Direttore sceglie proprio questo momento per entrare nella Sala. Guarda Barton
in ginocchio, Natasha livida in volto dalla vergogna, Coulson con il bicchiere
in mano ed io abbracciata all'ospite d'onore. Infine squadra Thor, che lo
saluta alzando la mano, e indica Clint con un cenno del mento: "Dimmi che
sei qui per prenderti questo idiota e portartelo ad Asgard." Natasha si
dichiara favorevole al trasferimento, io le ricordo che se non fosse per Barton
a casa si mangerebbe molto poco e lei ribadisce che sarebbe comunque una
controindicazione di poca importanza.
Thor scrolla
la chioma bionda – due planciste che passavano poco casualmente nelle vicinanze
accusano un malore – dichiarando la sua ferma intenzione di non tornare ad Asgard
quella sera. Mi passa un braccio attorno alle spalle – bella cosa, eh, ma mi auguro caldamente che suo fratello non compaia da
nessuna parte - e mi stringe: "Rendo onore all'offerta di ospitalità
di Lady GreyRaven. Non è mia intenzione farla preoccupare ulteriormente per il
mio umore, nevvero?"
Fury piega
la testa, ci guarda insieme, e poi annuisce: "Sì, sì. Va bene così. Il
codice dell'Armeria 1 lo conosci ancora, vero Borgo?"
Direttore, lei ha un posto assicurato nel girone degli
stronzi.
Abbozzo un
sorriso e cinguetto: "Volevo un Natale elettrizzante!"
Le labbra
arricciate di sdegno di Nat si sciolgono appena in un sorrisetto, Thor esplode
in una fragorosa risata e rifila l'ormai usuale pacca sulla schiena a Clint,
che non ammortizza l'urto e rotola per terra. Coulson, invece, non incrocia il
mio sguardo e anzi, con una scusa si allontana.
Non ha
fatto che ignorarmi. Non ci siamo scambiati gli auguri né accordati su che
canzone intonare durante il karaoke. Non siamo più niente, se non semplici colleghi,
ed il problema è che non posso biasimarlo. Lo guardo allontanarsi, scambiare
qualche convenevole con l’Agente Sitwell e poi tornare dal gruppetto che è la
sua squadra. Riconosco l'Agente May, che non riesce a dissimulare completamente
l'interesse nei confronti di Thor, e la Simmons, che a vedermi abbozza un
sorrisetto e accenna ad un saluto con la mano. Una ragazza mora che non conosco
le tira l'orlo del maglioncino e le bisbiglia qualcosa all'orecchio. Sembra
eccitata.
Interpello
Natasha: "La sciacquetta mora chi è?" Lei le getta uno sguardo alle
sue spalle e poi aggrotta la fronte. Inaspettatamente, è Fury a fornirci il
gossip: "Un problema che Coulson si tira dietro."
"Perché?"
"Perché
gli piacciono le mocciose dal passato oscuro che creano casini." Il
Direttore sceglie una tartina in un vassoio e se la infila in bocca. "Ogni
riferimento è puramente casuale, Borgo."
Finisco lo
spumante che ho nel bicchiere, lo appoggio, afferro uno dei pacchettini che
sono stati messi come decorazione sui tavoli, e lo lancio oltre la balaustra
dell’atrio, facendolo precipitare nella Hall: "Ops, Direttore, il suo
regalo è appena caduto dall'ottavo piano."
Fury si
avvicina ad un touch screen sul muro, digita qualcosa, e parlando mentre
mastica esclama: "Ops, Borgo, il mio dito sporco di insalata russa è
appena scivolato sulla tua promozione a livello Nove cancellandola!"
Tutti
scoppiano a ridere, e anch'io, perché in fondo il spirito del Brindisi di
Natale è proprio questo. Però non sono poi così sicura che sia stato solo uno
scherzo.
Dannazione.
Nonostante
detesti mentire, Steve è stato praticamente costretto a farlo per tutta la
cena. Sì è congratulato con la madre di Beth per i suoi piatti pur non
apprezzandoli – glassa, glassa agrodolce ovunque! – cercando di rispondere in modo evasivo alle
domande di Frank circa le sue esperienze da militare. Fortunatamente, Beth ed
Eliza si sono dimostrate molto attente e capaci di reggergli il gioco. Se da un
lato la cosa lo solleva da quasi ogni responsabilità morale nei confronti di
Frank, d’altro canto la propensione alla bugia facile e di Beth lo inquieta.
“Dopo io e te dobbiamo fare un discorsetto…” le sussurra approfittando di un
momento in cui è Eliza a distrarre suo padre. La Signora, invece, ha
intercettato la comunicazione e trattiene un sorrisetto eccitato.
Alzando un
bicchiere di vino, Frank propone un brindisi: “A Steve, il Capitano Rogers. Non
sai come possa rendere orgoglioso un padre come me, sapere che la propria
adorata figlia frequenta un vero eroe americano.” Beve un sorso e poi continua:
“Un vero eroe, non un pagliaccio come quel dannato miliardario che gioca a fare
il cavaliere moderno e quella massa di idioti in tuta attillata che ci dicono
abbiano salvato New York!”
A Steve va
di traverso il vino. Beth ha appoggiato il bicchiere alle labbra ed è rimasta
immobile così, agghiacciata dalla piega del discorso. Eliza tenta di sviare
l’attenzione su un ipotetico vicino che è uscito in mutande. “Una parata di
Halloween! Ecco cosa ci propinano in quella dannata televisione! Arrivano gli
alieni a New York e ci vogliono far credere che la città è stata salvata da
quattro checche mascherate e due spogliarelliste in tuta attillata!”
“Papà,
andiamo… le immagine le abbiamo viste tutte ed io… io c’ero, ho visto tutto!”
“Una
montatura, Beth! Ecco cos’è stata! Una montatura dei democratici per dimostrare
che i tagli alla Difesa non influiscono sulla sicurezza della Nazione! Ah
Steve! Non sai che dispiacere che ho provato, a vedere una simile messinscena…
una di quelle checche andava addirittura in giro vestito con i colori degli
Stati Uniti! Capitan America, si fa’ chiamare! E corre saltellando e
sculettando nella sua tutina aderente!”
Per la
prima volta in vita sua, a Steve manca Tony. Perché Tony, senza scomporsi,
sarebbe capacissimo di trovare una battuta folgorante da spiazzare Frank.
O forse
una battuta folgorante da spiazzare Frank, offendere sua moglie e decretare la
fine della sua storia con Beth.
Però Eliza
ha l’aria di chi vorrebbe davvero vederla, una scena così.
“Allora,
Steve, che ne pensi di tutta quella dannata pagliacciata?”
Steve si
passa il tovagliolo sulle labbra ed osserva Beth. Il velo di sudore che le
imperla la fronte, le sue mani strette attorno alla forchetta e il suo sguardo
atterrito. Vorrebbe essere saccente e stronzo
come Tony, o poco propenso a mitigare come Thor, algido e pungente come Natasha
oppure strafottente come Barton. O capace di convincere le persone come
Addison. Invece è ancora più impacciato come Bruce e ci tiene troppo a Beth per
piantare un casino alla cena di Natale a casa dei suoi genitori.
“In
effetti il costume di Capitan America è davvero appariscente.” Bisbiglia con un
filo di voce.
“Ah-ha! Puoi ben dirlo! Più che una
battaglia, quella era una sfilata del Gay Pride! Che se lo meriterebbero anche,
quelle mezze seghe di yankee, ad essere salvati da simili pagliacci! Ah-ha!”
“Perché,
Darcy, in fondo capisco che sei giovane… e che vuoi vedere il mondo e fare
tante tante taaaaante cose!” Allo Sherry e allo Xanax Mrs Lewis ha abbinato
anche dell’ottimo cabernet. Straparla da mezz’ora interrotta solo da qualche
tentativo di battuta da parte del marito o di qualche exploit della nonna che
ha capito come sempre pomo per pemo. Il prozio, invece, sta cercando di
rianimare il cuscino falciato dalla mitraglia delle truppe di Rommel sul
divano.
Una gabbia di matti. Questa casa è una gabbia di matti.
Darcy
abbozza un sorrisetto di scuse e lei gliene restituisce un altro più convinto:
può farcela. Ha combattuto sul campo, è sopravvissuta ad invasioni aliene e
combattimenti a trecento piedi da terra, che è in confronto una cena al
manicomio!
“Però, ragazza mia, hai scelto dei capi
pericolosi. Per cosa poi, che non ti pagano nemmeno! La Dottoressa Foster
sembra una cara ragazza ma… ti prego! L’anno scorso ti ha trascinata nel bel
mezzo di una glaciazione e tu, piccolina
miiiiia, stavi perdendo la vita!”
“Beh,
mamma, se non fosse per quella glaciazione non avrei conosciuto Maria…”
“Oh,
tesoro, rispetto la vostra amicizia e sono contenta che sia sbocciata e sia
così forte, ma potrei capire questa tua affermazione se avessi incontrato
– che ne so – quel gran bel pezzo d’uomo
di Thor…”
“Fatto.”
“O Capitan
America o…”
“Figurati,
è entrato seminudo nella Spa mentre ero svenuta…”
“O l’amore
della tua vita ma…”
“È stato
così infatti.”
La signora
Lewis sorride ebbra. Suo marito solleva lo sguardo dell’arrosto di cui continua
a tessere le lodi, Tim alza gli occhi al cielo e la nonna promette a Darcy le
sue scarpette da ballo di quando era giovane per il ballo della scuola.
Darcy
afferra la mano di Maria: “Ho incontrato l’amore della mia vita, infatti. Stiamo
insieme da allora.”
Il
sorrisetto ebbro della madre si incrina. La forchetta tra le mani del padre
cade a terra. Tim spalanca la bocca. Il prozio riconosce nel portaombrelli il pezzo
mancante per far ripartire il suo Sherman impantanato nell’Omaha Beach. Maria si porta in bocca un altro pezzo di carne: “Ha
ragione, Mr Lewis, questo arrosto è davvero delizioso.”
La nonna
alza le spalle: “Ma sì, hai ragione. In fondo gli uomini sono tutti dei
mascalzoni. Fai bene a non averci a che fare.”
“È parte
del piano.” Natasha è seria, serissima, mentre confabuliamo accanto al tavolo
del buffet riempiendoci i piatti. “Lui mi vedrà irritata per il suo comportamento,
berrà, farà ancora di più il deficiente e così potrò avere la scusa per non
dargli il mio regalo.” Alzo un sopracciglio, le confido che il suo piano fa
acqua da tutte le parti. Alza le spalle: “Non so cosa farci! Ho rivoltato ogni
dannatissimo negozio di mia conoscenza, tartassato i call center di qualsiasi
sito di shopping online, tentato di corrompere tutti gli addetti alle armerie
del Triskelion. Niente. Nulla che sia adatto a lui. Ha mezza dozzina di
orologi, Tra cui il Rolex che ho fregato a Stark quando gli facevo da
assistente, detesta i maglioncini e non colleziona dischi. Che facevo, gli
prendevo un robot da cucina?”
La guardo.
Si batte la fronte con la mano: “Merda. Il Kitchen Aid. Me l’aveva chiesto
quest’estate.”
“Rilassati,
puoi sempre dirgli che te lo sei scordato a New York. Ci crederà. Oppure puoi
continuare con il tuo piano, sperando che la situazione decolli e ci regali
delle perle come quelle dei Natali scorsi. Ti ricordi quando è riuscito a
chiamare la Casa Bianca? Se non fosse stato per Fury, avrebbe parlato con il
Presidente da ubriaco.”
“Già che
sta’ tagliando i fondi per la difesa, figurati che avrebbe fatto.”
“Ehm…
scusate…” La sciacquetta mora che era con la Simmons si è staccata dal gruppo e
ce la siamo ritrovate di fianco, piatto vuoto in mano e occhioni sgranati e
lucidi come quelli di un manga giapponese. “Voi due siete la Vedova Nera e
GreyRaven, giusto?”
“No, sono
andate in bagno. La prima porta a destra, usano sempre quello degli uomini.”
Lei ridacchia alla battuta e mi trattiene per un polso. Attenzione, tesoro, ne ho spezzati per molto meno. “Io… io volevo
solo dirvi che… beh, vi ammiro molto. Ecco, per quello che siete. Siete così
forti e così grandi e così cool e così fantastiche!” Beh, cara, se la metti sul piano dell’adulazione… “E, GreyRaven,
volevo dirti che sono una tua grande fan e che… beh, mi vergogno un po’ ad ammetterlo
ma… ho fatto il tuo cosplay una volta.” Oh,
cielo.
Se muovo
un muscolo della faccia esplodo a ridere.
Ma per
fortuna Natasha sa essere molto più impassibile di me. Guarda la sciacquetta,
le chiede il nome – Skye – e poi appoggia una mano al fianco: “E perché il suo
cosplay e non il mio?”
“Beh… ecco
perché tu sei rossa e… beh, io sono più simile a lei…”
“Cosa? Tu
e lei simili? Ragazza, ma ti sei guardata allo specchio? O forse non mi
giudichi all’altezza dell’onore di un cosplay?”
“Oh no, no
affatto io non…”
“Sparisci,
prima che mi offenda sul serio.”
Skye non
se lo fa dire due volte: gira i tacchi e sparisce in un angolo a tutta
velocità.
Una volta
fuori dalla portata, ci concediamo di sghignazzare e ringrazio la mia chiappa
per la performance: “Questo è decisamente il regalo di Natale che preferisco.”
Nat
sospira: “Maria non sa che si perde, davvero.”
“Manca
anche a me.”
“E’ stato
orribile!” Piagnucola Skye, confortata dalla Simmons. “Io… io non volevo
offenderle è che loro… Mi avevi detto che erano persone carine!”
“Beh, con
me lo sono. Entrambe. Sono adorabili, davvero. È che sono anche un po’… non so
come dire, non mi piace sparlare delle colleghe!”
“Stronze?”
“Beh, sì. Cattivelle, ecco.”
Mrs Lewis
è piombata in camera di Darcy e ha invitato Maria con un gran sorriso a
prendere posto nella camera degli ospiti: “Sarai sicuramente più comoda che
qui!”
“Ma… non
c’era la nonna?”
“Oh, nonna
dormirà con Darcy. Dormivano sempre insieme quando era piccola!” Darcy protesta
che non è vero, sua madre sibila che non importa. “Capite, ragazze, non è per
cattiveria ma… ecco, in questa casa c’è anche un adolescente. E Tim è un
ragazzo sensibile, non vorrei che fosse turbato da questa… questa faccenda,
ecco.”
“Mamma,
ascolta, parliamone con calma.”
“Sì,
dovremmo farlo. Ma non ora. Non a Natale, cara. Hai già parlato anche troppo.
Ed ora, se vuoi scusarmi, vado a dire a nonna dello scambio di letti. Sarò qui
tra poco.”
Qualcuno
bussa alla porta dopo neppure mezzo minuto. Darcy va ad aprire con un diavolo
per capello e si ritrova davanti Tim: “Che vuoi?”
“Oh,
niente, Da’. Voglio solo dirti – anzi, dirvi a tutte e due – che a me non frega niente se siete lesbiche.
Non giudico e non mi interessa. Sarai pur sempre mia sorella e per me questa
cosa non cambierà. E che non sono per niente d’accordo con mamma e papà.”
Darcy ne è
piacevolmente sorpresa: ringrazia Tim appoggiandosi una mano sul petto. Il
ragazzino sorride: “Non c’è di che, Da’. Ora, però…” estrae il cellulare e lo
punta su entrambe: “Non è che potreste baciarvi? Valgono un sacco di soldi le
foto di due lesbiche gnocche!”
“BRUTTO
PEZZO DI – ”
“No,
grazie, basta così. Non si offenda, signora Potts…”
“Oh, per
favore Bruce, chiamami Olivia!”
“Olivia,
davvero. Il cibo è stupendo e il vino è ottimo…”
“Per
forza! L’ho comprato io!” Si intromette Salty, riaccendendosi la sua fidata
sigaretta elettronica.
“Ma sono
davvero pieno, non mi ci sta neppure uno spillo.”
“OH,
Bruce! Sono sicura che riuscirai a trovare un posticino per il mio dolcetto!”
Bruce
getta uno sguardo implorante a Tony. Tony, offeso per la poca attenzione che
gli ha rivolto, volta la testa ed ingaggia una gara di stuzzicadenti in
equilibrio con la figlia di Ginger.
“Mamma,
non insistere, Bruce non può mangiare zuccheri.”
“E
perché?” La domanda esplicita dell’avvocato è quella implicita di tutti. Solo
che per non perdere l’abitudine, Salty lo redarguisce per la sua curiosità
inopportuna. “Scusa cara, ma era solo una domanda…!”
“Impara a
farti gli affari tuoi. È per questo che il tuo dannato studio sta colando a
picco. Perché ti fai gli affari degli altri quando non è necessario.”
“No, cara, il mio studio cola a picco perché
qualche stronza ci mette i paletti
tra le ruote. Qualcuno tipo tu ed il tuo socio”
“Non
incolpare me per la tua inettitudine!”
“La mia
inettitudine? Parliamo un po’ della tua infedeltà, Salty?”
“Cosa
vorresti dire?”
“Che so
che ti scopi il tuo socio!”
Salty si
alza di scatto facendo rovesciare la sedia a terra. Le due gemelle smettono di
giocare a carte sul tappeto del salotto e si voltano verso la tavolata in
perfetta sincronia.
“Stronzate!
Stronzate di un omuncolo! Senza di me sei nulla, nulla hai capito? A malapena ti prenderebbero a fare la
controfigura a Danny DeVito!”
L’atmosfera
si sta scaldando un po’ troppo: Bruce scappa in cucina con la scusa di aiutare
Olivia e si barrica dietro lo portellone del frigorifero.
Tony,
invece, si rammarica di non avere con sé il pacchetto di pop corno. Ginger e
Pepper cercano invano di sedare la rissa: “Calma, calma ragazzi. È Natale, non
è il caso di tirare fuori queste cose proprio questa sera…”
“Oh
figurati! Sai che gliene frega a questa della cena di Natale? Svegliati,
Pepper, se Sarah è qui è solo perché sperava di vederti sfigurata dalla tua
gravidanza e con un paio di corna in testa più alte delle mie.”
Tony alza
la mano: “Io conosco un tale con delle corna più alte delle tue! Però le ha su
un elmo.”
“Oh, stai
zitto, signor supereroe! Signor
MiAlzoAlMattinoConIlMondoInMano!” Strilla Salty “Non hai mai mosso un dito
in tutta la tua vita, e hai sempre fatto fare tutto a mia sorella. Il tuo
successo lo devi a lei. Senza di lei non sapresti neppure allacciarti le
stringhe delle scarpe!”
“Per
questo ne indosso un paio senza.” Tony ha l’aria di chi si sta divertendo un
mondo. Si scambia un’occhiata complice con la bambina rossa e prosegue: “Come
vedi, hanno gli strass. Non voglio mica costringere mia moglie a chinarsi per
allacciarmele, con quel pancione!”
“Tony!”
Protesta Pepper “Non sei d’aiuto.”
“Né voglio
esserlo.”
“Tony!”
“Basta,
BASTA!” Salty ha afferrato pelliccia e borsetta e si dirige verso la porta
scostando di peso la sorella minore accorsa a fermarla. “Mi avete stancato.
Tutti quanti! ME NE VADO!”
“Esci da
quella porta e tra noi è finita!” Le fa eco il marito. Sarah Potts si volta
verso la mensola del camino, afferra un Elfo in ceramica e lo fa atterrare, con
una parabola perfetta, sulla pelata del marito, prima di uscire sbattendo la
porta.
Il
chirurgo si affretta a tamponare la ferita. Le due gemelle riprendono a giocare
come se nulla fosse successo, Banner
segue le indicazioni di Olivia per trovare la cassetta del pronto
soccorso e Tony domanda a Pepper se è il caso di dargli il numero del loro
avvocato. “Tesoro, lui è un avvocato, conoscerà i suoi colleghi meglio di
chiunque altro. Non è vero? Ce l’avrai pure un tuo avvocato!”
Lui geme e
abbassa gli occhi: “Mia moglie.”
“Bella
mossa.” Commenta Tony.
Beth si è
chiusa la porta dietro le spalle dopo averlo spinto dentro la camera e si mette
le mani nei capelli, scompigliandosi l’acconciatura: “Non so cosa dire!”
“Beth,
non- ”
“Mi
dispiace, mi dispiace, mi dispiace! So come è fatto, ma non pensavo che
arrivasse a questo punto!”
Sua madre
bussa alla porta e la apre senza attendere il permesso: “Bettie, lo sai che non
voglio porte chiuse quando ci sono dei ragazzi!”
“Mamma,
stiamo parlando, potresti…?”
“Accosto,
tesoro, ma non chiudo. Niente segreti in questa casa!” Trilla euforica.
Steve
abbassa la voce sino a farla diventare un sussurro: “Non ti devi scusare,
assolutamente!” La abbraccia e la accompagna a sedersi sul letto di fianco a
sé, tenendo le mani tra le sue: “A me importa quello che pensi tu.”
“Mi piaci
in costume attillato. E non lo trovo affatto ridicolo.”
“Grazie,
anche se tuo padre non è il primo a dirmi che sculetto mentre corro…” Beth
scoppia a ridere e lo bacia.
“Non
starli ad ascoltare, sono solo invidiosi!”
Steva la
bacia di nuovo, Beth scivola sul suo grembo e…
La porta
si apre di nuovo. La madre di Beth entra sorridendo e scuotendo l’indice come
un no. “Niente cosacce in questa casa, Capitano!” Ridacchia stupidamente: “Avrai
una camera comoda tutta per te, che Bettie deve meritarselo, il suo vestito
bianco bianco!”
Esce
ridacchiando – probabilmente per andare a spifferare tutto a Frank – e Beth
sospira: “Quando fa così vorrei farle presente che il vestito bianco me lo sono
giocato da un pezzo.”
“Beh, sino
a qualche mese fa avrei potuto mettermelo io.”
“Oh,
allora sì che papà sarebbe schiattato!Sposerei una checca attillata che
vilipenda i colori degli Stati Uniti, in meringone bianco con velo!”
“Tesoro, una
cortesia: Non dire mai queste cose davanti a Tony, d’accordo? Non dargli certe
idee, per favore.”
“Maria?
Maria, svegliati!” La Hill apre gli occhi gonfi di sono e si ritrova davanti
Darcy, completamente vestita che si fa luce con il cellulare. “Andiamo,
preparati. Voglio andarmene di qui.”
“Cosa?”
“Non è il
caso di rimanere.” Accende l’abat jour ed inizia a raccogliere le cose di Maria
ed infilarle nella borsa: “Mamma mi ha fatto un discorsetto: dice che è colpa
sua perché mi ha sempre fatto delle pressioni per studiare e avere successo e
non diventare una casalinga imbottita di Xanax come lei. Papà dice che la colpa
è sua, invece, perché mi portava a giocare a calcio da bambina. Nonna –
Che per
inciso, ci sente benissimo – è invece
contenta perché non resterò incinta del primo stronzo che capita come mia zia.
Tim si è vantato della cosa su almeno sette social network diversi. Qui sono
tutti matti. Non che non lo sapessi ma pensavo che comunque lo spirito
natalizio avrebbe prevalso su tutto, ed invece…!”
“Non mi
sembra saggio scappare, comunque. Queste situazioni si devono affrontare. È la
tua famiglia, dopotutto.”
“Beh, ma
mi ritengo offesa da loro, capisci? Io… io finalmente ho trovato la persona
giusta, che mi fa stare bene e mi completa e loro… loro reagiscono così!
Neppure fossimo negli anni ’50! Non gli va bene quello che studio, non gli
vanno bene le persone che frequento, non gli vanno bene i vestiti che indosso.
Non gli va bene la mia vita, capisci? E a me, invece, la mia vita va
fottutamente bene! Andiamo, vestiti. Cerchiamo un bell’hotel sull’Oceano e
passeremo un Natale romantico io e te. Non dirmi che la cosa non ti alletta.”
“In
effetti…”
“Bene,
perfetto. Perché voglio vederti indossare il mio regalo.”
“…il
costume di Wonder Woman?”
Darcy fa
l’occhiolino: “E non dire che non vedi l’ora…”
L’aria
della notte è gelida e Maria ci mette un bel po’ a sbrinare il vetro della
macchina, il motore acceso al minimo per farlo scaldare. Un cespuglio del
giardino di casa Lewis si muove ed i riflessi da Agente la fanno scattare:
“Tim?”
Ad uscire,
strisciando in pigiama sulla neve, è invece il prozio. “Non preoccupatevi,
crocerossine, ci penso io a montare di guardia all’ospedale da campo stanotte.
Voi occupatevi pure dei feriti.”
Darcy
sospira e si gratta la testa. Guarda Maria e poi la casa: “Ma te dici che da
vecchia sarò come loro?”
La Hill
scuote la testa: “Sarai molto, molto peggio. Ma non preoccuparti, la mia
assicurazione sanitaria copre anche le spese per le malattie mentali dei
famigliari.”
“Come
farei senza di te?”
Bruce è
riuscito a dare un’occhiata al cellulare mentre la famiglia Potts è divisa tra
il consolare Olivia e il medicare il suo prossimo ex-genero.
Ci sono
due messaggi non letti: uno è di Addison, una foto sua e di Thor ed il commento
Non sai che ti perdi ed uno di
semplici auguri. È di Jane.
Bruce
sospira, si chiude nel tinello, e fa partire la chiamata.
“Bruce?”
“Ciao
Jane. Scusa se ti disturbo io volevo solo… volevo solo ricambiare gli auguri di
Natale. Ti ringrazio.”
“Figurati! Non mi disturbi affatto. Ho avuto una Vigilia
molto calma, stiamo già andando tutti a letto.”
“Noi
invece un po’ meno…”
“Sei alla festa dello S.H.I.E.L.D.?”
“Oh, no.
Pepper e Tony mi hanno invitato a casa Potts.”
“Oh, cielo!”
“Esatto. È
proprio l’esclamazione esatta.”Ride. Ed improvvisamente parlarle diventa molto
semplice.
Coulson è
salito sul palchetto e si lanciato nel suo monologo natalizio. Qualche battuta
brillante a cui i partecipanti applaudono e ridono. “Non che abbia da dire
chissà che cosa, in fondo non sono stato molto presente nell’ultimo periodo.
Risulterei abbastanza tedioso a rivangare storie vecchie, e poi non c’è neppure
Maria Hill da tartassare! Oh, però vedo Victoria Hand! Buonasera, Agente, tutto
bene? Tenetela buona, quella donna ha tra le mani la vostra sorte! La prego,
prenda pure anche la mia fetta di torta!” La folla ride e la Hand gongola delle
attenzioni affondando la forchetta nella glassa rossa del dolce. “Quindi
lascerei spazio al Karaoke, che ne dite?”
Un sacco
di gente risponde entusiasta. Tranne Clint, legato ed imbavagliato da me e
Natasha ad una gamba di un tavolo.
“Se
permettete, inizio io. Il duetto d’entrata, sapete quanto ci tengo. A
proposito, dov’è la mia partner? HEY, BORGO? Ti sei improvvisamente
intimidita?”
Il
bicchiere di vino mi cade dalla mano e si frantuma a terra. Cammino instupidita
tra due ali di gente verso il palchetto, mentre Coulson inizia ad interpretare
i primi versi di Fairytale of New York.
Mentre
prendo il microfono con le mani tremanti inizio a credere che si interromperà
bruscamente e che rivelerà a tutti quanti la mia relazione con Loki.
Ed invece incrocia il mio sguardo cantando I can see a better time - Where all our
dreams come true e sorride appena
quando rispondo They got cars big as bars
- They got rivers of gold
But the wind goes right through you - It´s no place for the old.
La
sciacquetta riprende tutto con lo StarkPhone, accompagnando la musica
ondeggiando la testa. Fitz ha galantemente porto la mano a Simmons e lei,
brilla, l’ha afferrata lasciandosi guidare in una goffissima danza
simil-irlandese.
Ward prova
ad invitare con lo sguardo la May, che gli risponde con un’occhiataccia e
quando lui si allontana seccato lei prova a sondare il terreno attorno a Thor.
Terreno un po’ affollato: per riprendersi dalla delusione amorosa, ha deciso di
far ballare tutte le esponenti femminili del posto.
Clint
riesce a sciogliersi dai lacci e a scappare quatto quatto senza farsi vedere da
Natasha.
E quando
le parole della canzone sono finite e la musica continua, getto un braccio
attorno al collo di Coulson e piroettiamo tra gli altri: “Allora mi hai
perdonato?” Gli sussurro all’orecchio.
Il sorriso
di trionfo mi si gela in viso quando mi risponde no: “Solo, ho pensato che mi
hai mentito, come tanti altri qua dentro. E chi sono io per interrompere il
gioco? Senza contare che se mi dimostrassi ostile e furioso come sono, troverei
tutte le porte sbarrate e non riuscirei mai a scoprire cosa mi è realmente
successo. Sto al gioco, al loro gioco, fingo e mento come fanno tutti ed
intanto mi muovo nell’ombra.”
Ho capito:
“Se hai bisogno di qualcosa-”
“Oh no,
Adie, tu hai già fatto abbastanza, ti ringrazio. Ed ora sorridi! Hai ritrovato
il tuo caro collega e ti stai divertendo un mondo! Che altro manca per rendere
questa festa migliore?”
“I CAAAAME
IN LIKE A WREEEEECKING BAAAAAAALLLLLL!!!!!!” Clint, completamente nudo, si
dondola su una delle sfere natalizie appese sopra la hall. La faccia di Natasha
è impagabile: se da un lato era proprio quello che voleva, dall’altro la
vergogna è più forte di lei: “Lo mando in bianco finché campa, giuro!” Mi
sibila.
Fury si
sporge dalla balaustra urlandogli di scendere subito, ma Clint scuote le spalle
ed invita Thor a lanciargli il martello:
“Devo leccarlo, Thor!!! Capisci? Devo leccare il tuo marteeeeeelllo!!!!! Perché non mi fai leccare il tuo martello? I never hit so hard in love - All I wanted
was to break your walls - All you ever
did was wreck me - Yeah, you wreck me !!!!!!!!!”
“Hey, sciacquetta, stai riprendendo,
vero?” Skye annuisce: “Passamelo, devo inviarlo a Stark, non me lo
perdonerebbe!”
ED
è FINITAAAAA!!!
Sì,
appena finita e fresca di testo la posto, con schifezze annesse e connesse. Non
sono riuscita a fare altrimenti per starci con i tempi, quindi chiedo venia sin
da subito.
Questa
è l’ultima parte di 50 Shades of GreyRaven. D’ora in poi, grazie al PC nuovo
che è sotto l’albero, mi dedicherò al Threequel e poi BASTA!
Direi
che l’ho tirata anche troppo per le lunghe.
Non
mi resta che augurare a tutti un BUONISSIMO NATALE! E vi ringrazio di essere
arrivati sin qui, al secondo Natale passato nel TheSeventhUniverse!
Grazie,
Grazie, Grazie a tutti!
EC