Yehudit. Perché in ciascuna di noi si nasconde una Giuditta

di ZKaoru69
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C'è una donna, nella stanza. Fissa il vuoto davanti a sé, senza vedere nulla.

È bella, anzi bellissima, nonostante al momento sia pallida come un cadavere. La sua veste ricca e fine è ormai irrimediabilmente rovinata dal sangue sgorgato dalla testa malamente recisa che ancora tiene in grembo. Le ci sono voluti due colpi di scimitarra per decapitarlo. Dalla mano sudata scivola a terra l'arma, ma i tappeti attutiscono il rumore. Il corpo dell'uomo giace poco distante, scomposto sulle pellicce sporche.

La sua ancella la scuote, invitandola ad andarsene in fretta. La donna sembra accorgersi solo allora della testa mozzata e la sposta via con disgusto. La testa rotola sul tappeto e gli occhi neri di Oloferne sembrano scurtarla dall'inferno. Improvvisamente le arriva alle narici una zaffata di piscio che proviene dal cadavere dell'uomo.

Prima di seguire la sua ancella, la donna si gira di lato e vomita l'anima.



Note al capitolo:

Questo vuole essere una rivisitazione del racconto biblico (Libro di Giuditta 13, 4-10).

I cambiamenti riguardano principalmente le reazioni di Giuditta, ovvero il suo stato di shock e il conato di vomito, che ovviamente non sono contenute nella Bibbia ma mi sembrano adatte alla situazione.


Il capitolo ha partecipato al contest "Opere d'arte in frasi" di Jo_gio17 e ha vinto il Premio Speciale Jo_gio.





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