Where Do They Go?

di Flavie
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Luci blu,sirene ed urla e pianti sono i suoni che mi accompagnano fino alla casa dell’ennesimo omicidio.
I miei colleghi raccolgono le deposizioni,tranquillizzano il vicinato e la psicologa consola la famiglia della morta. Un serial killer sta uccidendo a raffica. Inoltre la sparizione di alcune donne lascia supporre che il numero delle vittime sia molto superiore a quello noto,ma nessuno riesce a trovare  corpi o tracce.
Questa volta il cadavere è stato trovato.
Si sa per certo che ce ne sono altre decine lì fuori,di donne morte. Ma nessuno ha mai trovato i resti.
Le vittime sono tutte belle,giovani donne – preferibilmente in carriera- dai lunghi capelli biondi ed aspetto simile.
Nessuno riesce a capire come mai vengano scelte proprio con queste caratteristiche.
La pioggia battente mi bagna,ma non m’importa. Le mie scarpe d’ordinanza attraversano il vialetto di ghiaia con lentezza. Mi viene indicata una porticina diroccata ed un po’ arrugginita che è stata forzata. Entro.
Mentre scavalco incurante le chiazze di sangue e mi accendo una sigaretta ripenso a quando la mia Ashley mi lasciò. Partì per il Messico – per studiare,diceva lei- credo si fosse fatta l’amante.
Poi divenne una ricca donna potente ed in carriera ed io invece sto qui,in un paesino di provincia a fare il poliziotto. Quant’è ingiusto il mondo.
Strano che proprio lei,in tv,condanni ciò che negli ultimi tempi sta accadendo: elegante,con i biondi capelli raccolti e con aria sofisticata parla ai giornalisti ;i vari ritrovamenti di donne uccise e martoriate- risalenti anche ad anni prima- fanno paura e devono terminare,dice.
La psicologa,in lontananza,mi fa cenno di avvicinarmi. Butto a terra la cicca e vado spedito da lei,tanto ricordo a memoria il punto preciso dove ho spaccato la testa a quest’altra. Lo ricordo bene quasi quanto ricordo le grida di tutte le altre. Alle volte essere un poliziotto aiuta a salvarsi.
I parenti della vittima mi si avvicinano piangendo e la figlia – di circa quindici anni – trattiene le lacrime e con tutta la rabbia che ha nel corpo chiede perché mai “ un pazzo avrebbe mai dovuto fare una cosa del genere alla mamma”.
Abbraccio la ragazzina che ha iniziato a lasciarsi andare e mi singhiozza sulla spalla ed ammiro i suoi lunghi capelli biondi. Mmmh.
Un collega si avvicina per dirmi le ultime novità e poi,all’orecchio,mi sussurra :- Ma se di tutte queste donne i resti non si trovano vuol dire che nessuno le ha rapite. Dove sono andate??- e scuote la testa stanco e confuso.
Io,con l’espressione ed il tono più innocente che posso,gli rispondo :- Proprio non lo so -




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