Blood
Legacy.
Prologo.
Memorie ghiacciate.
Se ne era
innamorata.
Perdutamente.
Lo aveva sempre negato a se stessa durante
l'Età dell'Oro, perché ammettere di essere caduta
in quella debolezza che ti lega indissolubilmente a qualcuno non faceva
per lei.
Non si era innamorata in particolare di qualcuno. Era caduta
ai piedi di tutti e quattro. Un sentimento diverso, rispetto all'amore
provato verso una persona, qualcosa che a parole non riusciva ad essere
spiegato.
Famiglia.
Aveva mantenuto il segreto, quel sentimento che le
era germogliato nel cuore, l'aveva visto crescere, mutare, maturare
– ma rimanere sempre presente. Aveva custodito il divario di
emozioni che le tormentavano i pensieri, insidiandosi nell'animo, aveva
capito cosa volesse dire sentirsi completa o preoccupata per qualcuno.
Non poteva ammetterlo, perché semplicemente troppo
orgogliosa e paurosa di accettarlo. Creatura reietta che aveva trovato
un luogo in cui stare grazie alla pace che i Figli della profezia
avevano portato, era vissuta loro accanto.
Beandosi delle loro
presenze, ritrovando una serenità negatale, figlia di un
passato che non ricordava.
E poi loro, un giorno, erano scomparsi.
Inghiottiti da quella foresta autunnale che chiamavano casa senza fare
più ritorno. Senza un saluto, senza una spiegazione.
Spariti
nel nulla.
Era passato molto, molto tempo, d'allora. Così
tanti anni si erano succeduti che aveva smesso di tenere il conto dei
giorni. La foresta era cambiata di stagione in stagione, la vita aveva
continuato il proprio corso.
Ricordava chiaramente la speranza che
svaniva piano, lenta fiammella indecisa a spegnersi per sempre, il
senso di smarrimento che l'aveva fatta sentire come se fosse succube di
qualche incantesimo.
I sentimenti si erano sopiti. Le risate erano
svanite. I sorrisi si erano fatti radi. Fino a non restare altro che un
involucro di scorza ghiacciata e pensieri cinici.
Poi ci fu
l'invasione. Le guerre. Gli attacchi. La distruzione degli ultimi
ricordi che si permetteva di portare con sé.
Sarebbero mai
tornati?
Non sapeva nemmeno lei come avesse potuto fuggire ai
molteplici attacchi che Narnia aveva subito nel corso del tempo
– e a cui era ancora sottoposta, alle volte. Le persone che
aveva avuto l'onore di conoscere, con cui aveva convissuto una vita
intera, se n'erano andate, in un modo o nell'altro.
La solitudine era
stata l'unica cosa che non aveva mai smesso di farle compagnia.
Lei,
frutto di un incanto maledetto risalente a millecinquecento anni prima,
vedeva lo scorrere del tempo senza sentirne le conseguenze. Non sapeva
bene cosa fare, se non continuare a nascondersi nel fitto dei boschi,
al riparo tra le fronte verdeggianti e cullata dal suono del vento tra
i rami, spettatrice silenziosa della caduta in rovina di un mondo che
aveva imparato ad amare con tutta se stessa.
***
Quando li
ritrovò, tutto il freddo che aveva sentito fino a quel
momento sembrò sciogliersi.
Erano loro. Erano vivi.
Erano
tornati.
Le scoppiò il cuore di felicità,
sollievo, di una rinnovata emozione che le invase l'intero corpo,
facendole tremare la voce e divenire gli occhi lucidi. Corse loro
incontro, gli saltò addosso, assaporò i loro
profumi da troppo tempo dimenticati.
Le sembrò di tornare a
respirare dopo millenni.
Ciao
a tutti!
Allora: non prendetemi per pazza, lo so, ho tante altre cose in corso.
^^'
Garantisco
che questa non
sarà una storia lunga, anzi, quasi per nulla. Questo
è una
specie di prologo e ha volutamente una narrazione così,
"particolare".
Proprio perché la storia non ha molti capitoli gli eventi
non sono tirati per le lunghe. Si può dire che è
quasi un esperimento personale. C'è un nuovo personaggio e
la trama è ambientata durante il Principe Caspian.
Grazie
per aver letto,
Dhi.
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