Königsberg

di Rety
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Il cielo stellato sopra di me
E' la legge morale dentro di me.
Traggo inconsciamente vantaggio
Da citazioni errate a caso.
Note musicali sparse come peli
Di un barboncino, bianche e sfacciate,
Rivestono come foglie secche il pavimento
Della foresta nera delle mie giornate,
Ed evito così di calpestare la realtà,
Evito di farmi mordere dalle vipere,
E levito, leggero, distratto e distolto
Da tutto, vado. Evado.
Descrizioni tristi di un mondo silenti offrono 
Alla mia mente viaggi privi
Di apparente ritorno per un altro mondo, lo stesso
Peggiore.
Signori e signore
Divisi tra loro, 
Dai figli, dall'oro.
Terreni battuti e polveri varie
Per aria e per terra e per costole umane;
Cieli coperti e nuvole obese 
Si oppongono ai resti di bestie distese 
Sui fianchi o supine o comunque che importa? 
Chi è vivo si conta da tempo le ossa
Con gli occhi ed è solo ch'è compito duro
Siccome ne spuntan di nuove a ogni pasto.
Si dorme per sbaglio.
Ci si ama per sfregio.
Si muore per danno 
Di chi poi è costretto
Già morto a trovarsi
In cinque in un metro
Ristretto e riarso
Perfino all'inferno.
E ride bene chi ride ultimo.
E vive bene chi vive ultimo?
Deride bene chi vive,
Ma mi viene da chiedere: "chi vive?"
Un tramonto muore ad aprile:
Geme una luce zodiacale 
Che, bui tutti i rivali,
Riflette le polveri interstellari;
Occhio intrepido vede,
O soltanto lo vuole,
Cuore trepido gode,
O soltanto non duole.






 




 




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