My Eyes
Over You [Il Mistero Che Nascondi]
Ti guardo, soffermandomi sulla tua figura.
I capelli rossi che ti scivolano leggeri sulle spalle, accarezzati
dal vento.
I tuoi occhi scuri, come pozzi senza fine.
Two Hands ti chiamano. Rebecca è il tuo nome.
[Ma per me sei solamente Revy.]
Sembri una persona così semplice, così
prevedibile. Così poco profonda.
Crudele, egoista… sanguinaria.
Sembri fare ogni volta la medesima cosa.
[Anche se la verità è
un’altra]
Fuoriesci la pistola quando ti
gira, per vedere la paura negli occhi degli altri. Per sentirti al sicuro, per
sapere di avere il coltello dalla parte del manico.
A passo deciso ti dirigi all’imbarcazione da sabotare.
Sorridi sadica, ti muovi con la stessa agilità di una gazzella in una
savana. Impugni le pistole e la festa comincia.
E ridi ancora, sempre di più. Come divertita da
quella scena.
Ed io sono rimasto più volte
lì, fermo. Guardandoti, senza sentire paura.
Perché io, osservandoti, non sono mai riuscito a provare
reale terrore.
Non ero spaventato dai tuoi occhi. Non lo sono mai stato.
[Ne sono sempre stato attratto.]
Perché il tuo mistero mi ha avvolto sin da subito.
Perché sei stata tu ad avermi invitato.
[E forse nemmeno sai perché
l’hai fatto.]
Ed io ho accettato. Perché quel mistero mi aveva
già portato con se.
E i tuoi occhi avevano attratto inesorabilmente i miei,
appartenenti ad un mondo diverso, seppur lo stesso.
Nonostante non abbia mai avuto paura di te, non sono mai
riuscito a comprenderti.
Le tue gesta, sembravano così prive di senso,
così guidate dalla sola follia e smania di potere, da spingermi ogni
volta a chiedermi “perché?”.
C’era sicuramente qualcosa dietro quel mistero che ti
avvolgeva.
Ma ogni volta che ne entravo a contatto, tu ti ritraevi.
Fino a quella volta.
[Quando quel mistero ha cominciato
a dipanarsi]
Una bambina, costretta a uccidere per sopravvivere.
Quell’immagine fece scapito nella mia mente, sempre
più consapevole del male che c’era nel mondo.
Mi fece provare pietà.
[L’unica cosa che non hai mai
voluto]
Quella volta, venni a contatto col tuo passato solo per
qualche istante. Eppure, quel poco tempo bastò per ferirmi. Per ferire
me, e dare una maggior ferita a te.
A te che avevi sempre provato qualcosa di così
terribile.
Un dolore troppo grande che avevi imparato a combattere con
un’arma e della polvere da sparo.
Quel giorno cominciai a comprendere il tuo perché.
[E tu mi sfidasti]
-Che cazzo puoi saperne tu di me e della mia vita?!- avevi urlato.
Aspettavi una risposta. Ed io te la diedi.
-è vero, non so nulla della vita che hai fatto… ma io ho sempre leccato il culo dei miei
superiori, e non ho intenzione di farlo ancora con una donna!-
-Rock, guardati intorno! Il mondo fa schifo, la
società fa schifo! Non c’è nessun Robin Hood!-
-Se non c’è nessun Robin Hood, diventa tu Robin
Hood. Perché ti ostini a uccidere senza sosta?!-
-Perché è l’unica maledettissima cosa
che so fare!-.
[Silenzio. Pensieri persi nel vento]
Sembravi così fragile in quegli istanti. Così
poco convinta, così… triste.
Così consapevole, seppur dagli occhi infelici.
[Così umana]
Quel giorno, lo ricordo come se fosse ieri.
Il nostro rapporto si suggellò con della cenere e del
fumo avvolgente.
Così come il tuo mistero, che mi aveva sin da subito
portato con sé.
Sposto lo sguardo su di te, che ora dormi beatamente, senza
pensieri.
Sorrido. Aspetterò un po’ prima di svegliarti.
Poi guardo l’armadio socchiuso, dal quale si riesce ad
intravedere una maglietta dai colori sgargianti e dai fiori variopinti. Quella
camicia hawaiana che mi hai comprato.
La porto sempre con me.
[Ma tu non lo sai]
Ho anch’io qualche mistero infondo.
Prendo una sedia e rimango a guardarti. Riuscirei a farlo
sempre senza mai stancarmi.
Dormi bene Revy. Sogna fin che puoi, principessa senza
regno.
Demone del mio animo
I miei occhi su di te, attratti dalla tua suadente figura
che con un sol gesto riesce a catturarmi.
E quel mistero così avvolgente, che ancora oggi mi
porta con sé.