family portrait
Family portrait
Gaara tossicchiò piano, Temari stese un braccio e Kankuro
sbadigliò annoiato.
- vi ho chiesto gentilmente di stare
immobili –
Il giovane pittore sorrise, facendo capolino da dietro la grossa tela.
- scusaci, Sai –
sibilò Gaara, stringendo gli occhi a fessura.
L’altro ondeggiò il pennello, immergendosi
nuovamente nel suo lavoro. Non prima, però, di aver scoccato
verso di loro un altro dei suoi irritantissimi sorrisi. Almeno a
giudizio di Gaara.
E di Temari, che sibilò una frase poco elegante.
E di Kankuro, che lo mandò sottovoce a quel paese.
Gaara roteò gli occhi, imbarazzato.
- Dannato Naruto -
pensò, concentrandosi nel mantenere un’espressione
distesa ( un’impresa quasi disperata, dopo due ore di posa
ininterrotta ).
E tutto per cosa poi?
Uno stupido regalo di compleanno. Ma come era venuto in mente a quel
“testa di ramen” ( gentile espressione inventata da
Kankuro e Kiba, durante una loro rimpatriata) di regalargli
un…dipinto di famiglia?
Diamine, era davvero un baka.
- tu che ne hai
una…approfittane! – gli aveva detto con quel
maledetto sorriso contagioso e Gaara, esasperato, non aveva trovato il
modo di dirgli di no.
Temari si sistemò un codino, agitandosi freneticamente
accanto a Kankuro, finendo per urtarlo con un gomito.
- sei un elefante –
commentò il moro, accigliandosi
- sei tu che sei ingombrante –
replicò la sorella, scrutandolo severa.
Il Kazekage portò gli occhi al soffitto sabbioso del suo
studio, esausto – tra quanto possiamo smetterla?- chiese,
irritato, al giovane pittore.
Sai si sollevò sopra la tela, allontanandosi di un passo.
- se continuate a
muovervi…direi, con un stima certo non molto precisa ma
efficace… parecchio –
E di nuovo quel sorriso.
Ah, quanto rimpiangeva di non aver voluto la sua cara giara nel
dipinto. Ora gli sarebbe servita.
- …venti elefanti si
dondolavano, sopra il filo di un ragnatela… –
Kankuro scandiva il ritmo con un piede, sussurrando le parole senza un
fondo di musicalità.
Gaara, cercando un qualsiasi modo per convincere degli scienziati a
smentire il fatto che avesse dei geni in comune con quel mentecatto col
cappuccio, strinse gli occhi a fessura, irritato.
- ventuno elefanti si dondo…-
- dobe, smettila –
sibilò Temari, rossa in volto – cavolo, sono due
ore che vai avanti così! – sbottò, sul
limite dell’umana sopportazione.
E Temari era davvero sicura che il suo limite fosse molto alto di
quello del resto del mondo.
Mentre il resto del mondo pensava, giustamente, che quello di Temari
fosse molto più basso di quello di chiunque sulla faccia
della terra.
Compresa quello di una bertuccia isterica.
Compreso quello di suo fratello Gaara. Impresa ritenuta dai
più impossibile.
- cattiva – Kankuro si
accigliò – mi sto annoiando – aggiunse,
interrompendo il suo ritmico sbattere di piedi.
- Prova a pensare a qualcosa –
suggerì la sorella, spostando gli occhi chiari su di lui
– ah, vero… –
sbottò poi - …tu non sai pensare –
Kankuro la fissò furente, incrociando le braccia al petto.
- gradirei che non cambiaste posa mentre
sono al lavoro – interruppe il battibecco Sai, trafiggendoli
con le iridi scurissime.
Temari gli scoccò un’occhiata tra
l’irritato e il mortificato, mordicchiandosi un labbro.
Per colpa della stramba idea di Naruto era stato inviato quel pittore
da quattro soldi, come ambasciatore.
Al diavolo i suoi sogni di torturare un po’ quel Nara almeno
per un altro mese. E la cosa le bruciava più di quanto
volesse ammettere.
- i miei fratelli resteranno immobili da
ora in poi – decretò Gaara, fissando dritto
davanti a sé.
Temari deglutì a vuoto, avvampando – scusaci, Sai
– aggiunse, nervosa.
- non mi hanno chiesto mai scusa
così tante volte!- sbottò il pittore, divertito -
…ma è pur vero che non ho mai incontrato modelli
peggiori di voi – aggiunse, pensieroso, facendo spallucce.
Kankuro avvertì, almeno per la trentesima volta in quelle
ore, un disperato bisogno di spaccargli la faccia e strinse le mani
sulle ginocchia.
- finocchio di un artista –
mugolò, attirando l’attenzione di sua sorella.
- Sei geloso perché
è fidanzato con la Yamanaka!- lo derise lei, ridacchiando
Gaara sollevò un occhio sui due, stanco.
Avrebbero mai smesso di litigare? Meno male che lui era un tipo
tranquillo…o, almeno, che lo era diventato.
- tu sta attenta sorellina.
Perché, se si lasciano, la bionda torna sul
mercato… – ghignò Kankuro –
…anche su quello del ragazzo col codino che ti fa impazzire
tanto –
- bastardo –
- vacca –
Gaara storse le labbra in una sorta di sorriso teso. Difficile,
ascoltando quelle parole, descrivere quello che davvero si respirava
ultimamente in quella… famiglia.
Già famiglia…perché Gaara ora riusciva
a chiamare così quella bionda squinternata e quel gatto con
due zampe, finalmente.
Senza avvertire più strane sensazioni di disgusto.
- volete smetterla o devo unirmi anche io
alla disputa? – chiese poi, con tono gelido.
Temari ridacchiò divertita – non ti preoccupare
Gaara, posso farcela da sola!-
- ehy, magari era d’accordo con me!-
Gaara sollevò gli occhi al soffitto ( non riuscendo a
ricordare quante volte lo avesse già fatto in quella
giornata) sospirando – mi state facendo venire il mal di
testa – decretò, esalando un sospiro stanco.
- Scusa, colpa sua-
- Kankuro non fare il bambino!-
Il moro sorrise, mostrandole la lingua – così?-
- ma che posso fare io con te?-
sospirò Temari, risistemandosi nuovamente sullo sgabellino.
- Scusami, mammina –
- credo che possiate anche
andare…- Sai si piantò di fronte ai tre,
sorridendo amabilmente.
- Il più è fatto,
vi farò avere il quadro entro domani – aggiunse,
mentre tre bocche si schiudevano in sospiri di sollievo.
- Mi stava facendo male il culo!-
sbottò Kankuro, alzandosi con un balzo felino dalla sedia.
- Kankuro, modera il linguaggio
– sibilò Temari, mollandogli una manata dietro la
nuca – sei sempre così rozzo!-
Gaara sollevò un sopracciglio, a metà tra il
sorpreso e il raccapricciato, osservando la stravagante scenetta.
- Grazie ancora per il tuo lavoro
– disse poi, voltandosi lentamente verso il pittore, ben
piantato sulle gambe allenate.
- Dovresti ringraziare Naruto. Non sai
cosa mi ha promesso per convincermi a venire in questo buco sabbioso e
inospitale – rispose l’altro, gli occhi socchiusi e
le labbra piegate in quella smorfia allegra.
Gaara inasprì lo sguardo.
Fortunatamente Naruto lo aveva avvertito del carattere a dir poco
particolare di quello pseudo-artista.
Anche perché stava diventando incredibilmente difficile
contenere il desiderio di ridurlo in granuli sottili.
Sottili. Sottili. Sottili.
Cavolo, era pur sempre Sabaku no Gaara.
- comunque grazie – si
limitò invece a commentare, togliendosi il cappello da Kage
dalla testa e facendo ricadere i ciuffi rossi sulle spalle strette.
Temari si avvicinò al minore, sorridendo
all’ospite – vuoi che ti accompagni nelle tue
stanze?- chiese gentilmente, rientrando nelle sue ufficiali vesti di
Scorta degli ambasciatori di Suna.
Sai mugugnò pensieroso – allora Ino ha ragione!-
disse poi – dice sempre che tu sei una grande conoscitrice di
quelle stanze…- aggiunse, senza ombra di malizia.
Ma forse, quelle stesse parole, dette da Ino…
Temari spalancò gli occhi, mentre Kankuro scoppiava in una
risata fragorosa – le piacerebbe!-
- andiamo – ringhiò
Temari, voltandosi rapida verso la porta, seguita a ruota da Sai.
Kankuro si asciugò una lacrima, ancora esilarato –
le stanze degli ambasciatori…quelle di quel coso col codino!
– rise ancora – come se lei davvero…-
Si accigliò, notando l’espressione glaciale di
Gaara – credi che…- sibilò, raggelando
- si. Nostra sorella, molto probabilmente, ce la sta facendo sotto al
naso. Divertente no?! -
Kankuro afferrò la spugnetta umida, osservando critico la
marionetta sdraiata sulla sua scrivania.
- possibile che ti sporchi sempre?-
sbottò, esasperato, riprendendo a spolverare una delle
braccia.
Canticchiò sottovoce, anche se alla sua Hit “dieci
elefanti” andò a sostituirsi un ritornello da
ubriachi.
- una bella marionetta come te deve
essere sempre pulita e efficiente – disse poi, strofinando
con enfasi il muso di legno.
- Oddio, ma allora lo fai ancora
–
Si voltò, sorpreso, osservando Temari appoggiata con una
spalla allo stupite della porta, braccia incrociate – se ti
avesse scoperto Gaara a parlare con le tue bambole sarebbe stato molto
meglio – commentò poi lei, asciutta.
- e perché?-
Temari sorrise – perché avrebbe avuto la certezza
di non essere l’unico matto in famiglia –
- simpatica – la
rimbrottò Kankuro, tirando via Karasu con un gesto brusco
– che volevi dirmi?- chiese poi, osservandole
l’espressione curiosa.
- È pronto il dipinto!-
sbottò la ragazza, sorridendo entusiasta –
è nello studio di Gaara. Abbiamo deciso di vederlo tutti
insieme –
Kankuro si passò una mano su una guancia, incredibilmente
priva di trucco – non hai dato neanche una sbirciatina?-
chiese, scettico, mentre l’altra incurvava le sopracciglia
chiare.
- per chi mi hai preso?-
sbottò lei, mostrandogli un pugno minacciosa.
- Per mia sorella…- rispose
l’altro, allegro – …io l’avrei
fatto –
Temari si raddolcì, sorridendo – bhe..
forse…- lasciò in sospeso, facendo spazio al
fratello che l’aveva raggiunta a larghe falcate.
- ma io scherzavo..impicciona!-
Gaara sollevò lo sguardo sulla tela coperta dal drappo
scuro, scuotendo la testa rossa.
Aveva deciso di aspettare i suoi fratelli, non poteva mica guardare
prima.
O meglio…Temari aveva deciso che l’avrebbero
guardata tutti assieme.
E disobbedire poteva comportare una sola cosa: avrebbe cucinato lei la
cena.
Già, rabbrividì Gaara, detto così
poteva sembrare innocuo.
Ma, dato il fatto che anche il nobile Kazekage avesse imparato a
cucinare il minimo per la sopravvivenza, si poteva intuire quanto
potesse essere deleterio mettere Temari ai fornelli.
Un vero incubo.
E Kankuro non glielo avrebbe mai perdonato.
Riprese a firmare l’ennesimo foglio, osservandolo scettico.
Possibile che fosse così noioso essere Kage? Avrebbe dovuto
avvertire Naruto. Magari così si sarebbe levato quel chiodo
di diventarlo, dato che Gaara aveva dei seri dubbi che quel baka
riuscisse a leggere più di due righe senza addormentarsi.
Lui almeno, dopo aver avuto Shukaku per quindici anni, era allenato a
rimanere sveglio con il peggior sonno.
Ma Naruto…
- prima io!-
- hai tre anni, non diciassette, Kankuro!-
Il rosso sollevò lo sguardo, osservando le due figure
scalciare alla porta – si bussa, comunque – si
ritrovò a mormorare, senza alcun successo.
Ma da quando quei due avevano smesso di ascoltarlo?...a volte preferiva
quando lo temevano.
Temari sorrise, riuscendo a superare le grosse spalle del fratello e ad
infilarsi nella stanza – prima!- sibilò
all’orecchio del moro, divertita.
L’altro si imbronciò, osservando scettico la tela
coperta – sarebbe questo il capolavoro?- chiese, mentre Gaara
si sollevava dalla poltrona imbottita.
- Sai l’ha lasciato prima di
ripartire. – rispose, tono serio -…e ha aggiunto
che non tornerà più in questo posto, dato che la
sabbia è noiosa e gli si infila tra i colori, rovinandoli
– aggiunse, le iridi chiare puntate sul drappo.
- Non ho mai adorato tanto il deserto
come in questo momento – commentò Kankuro, solare.
- Anche io – fece coro Temari,
sospirando di sollievo.
- Umpft – mugugnò
Gaara, in quello che espresso era un “avete ragione, a me
quello stava sulle palle”.
O almeno questa era l’interpretazione che ne dava
Kankuro.
Per Temari quel “ umpft ” era più un
“ non vedevo l’ora che se ne tornasse a
Konoha”. Meno volgare, ugualmente efficace.
Interpretazione ufficiale? Bhe ecco… “granuli
sottili, sottili, sottili”.
- possiamo vederlo ora?- chiese
Kankuro, impaziente, sollevando un angolo del velo nero.
- A cuccia, gattone!- ordinò
la sorella, acchiappandolo per la collottola.
- Sei troppo violenta, Tem!-
sbottò il moro, divincolandosi inutilmente.
Gaara li superò, scrutandoli annoiato – vediamo
questo dannato ritratto – sibilò, tirando via il
drappo.
I tre si voltarono verso il dipinto, le bocche socchiuse.
Temari lasciò andare Kankuro, stringendo poi le mani davanti
a sé.
La ragazza che la fissava dal quadro sorrideva mesta, forse un
po’ triste.
Sedeva accanto i due fratelli, gli occhi verdi vivaci ma lucidi. Come
chi ha appena vinto una gara difficile ed esulta stanca.
Distolse lo sguardo dal suo volto, avvertendo gli occhi gonfiarsi,
ardenti.
- sembro mamma –
sussurrò, muovendo impercettibilmente le labbra riarse.
Cercò di contenere il dolore che avvertiva al petto,
respirando piano.
Un buon ninjia non mostra mai le sue debolezze.
Mai.
E lei aveva insistito per avere il coprifronte sul quadro.
Lei non era solo una ragazza.
Si strinse nelle spalle, deglutendo l’amaro che gli era
salito in bocca.
Dannazione, quanto avrebbe voluto esserlo.
Dipinse sul viso un’espressione ostentatamente distaccata,
scrutando i volti dei fratelli.
Il Kankuro del ritratto sorrideva strafottente, i grossi segni sulle
guance a mascherare quel volto che odiava tanto.
Perché nessuno avrebbe dovuto assomigliare al Kazekage.
Perché quel Kazekage non era mai stato loro padre.
Temari sorrise, sbattendo rapida le ciglia, quando
l’attenzione si spostò sul cappuccio del fratello,
dipinto un po’ storto, un orecchio piegato.
Tipico del vero Kankuro.
E infine…
I grandi occhi azzurri di Gaara fissavano eternamente il mondo spauriti.
Il cuore della ragazza ebbe un balzo nel petto.
Quel ragazzino impaurito, sepolto sotto al grosso cappello era
davvero…suo fratello?
Spostò lo sguardo su Gaara, osservandolo fissare teso il
dipinto.
Sai aveva capito tutto di loro.
Come quel particolare…le mani di Temari e Kankuro poggiate
sulle spalle di Gaara.
Eppure non le sembrava di aver posato così.
Kankuro si liberò della presa di Temari, mugugnando a mezza
bocca un insulto velato.
Si grattò la testa mora, concentrandosi poi sul dipinto.
Cavolo, che strani che erano.
Cromaticamente quella famiglia era un disastro.
Se ne era lamentato anche lo stesso Sai, durante la prima seduta di
posa. E lui era l’unico a poterlo davvero
capire…era un artista anche lui, dopotutto.
Temari era una macchia gialla e viola, colori alquanto discutibili da
abbinare.
Gaara una specie di fiaccola piramidale, con quello strano cappello da
Kage e i suoi assurdi capelli rossi.
Sghignazzò divertito, spostando poi l’attenzione
sul robusto ragazzo moro del dipinto.
Bhe lui era, quanto meno, meno vistoso.
Se non fosse stato per quel completo da marionettista.
Certo le orecchie da micio non erano le più adatte per
rimorchiare ( attività alla quale avrebbe dovuto dare
più peso) ma nascondevano sicuramente molto bene. Quanto lo
aveva desiderato da bambino.
Perché Kankuro, almeno una volta, avrebbe fatto di
tutto per nascondersi.
Per nascondersi in quella famiglia.
E ora quella tuta aveva un altro scopo: parlava di un passato triste,
ma anche un futuro che lui aveva il diritto di costruire, ignorando che
il suo volto assomigliasse tremendamente a quello dell’uomo
che aveva condannato la sua famiglia.
Il kazekage.
Loro padre.
- l’ho sempre detto che Sai ce
l’aveva con me – commentò poi, irritato,
notando l’orecchia storta – la mia tuta
è sempre impeccabile – aggiunse, meritandosi le
occhiate seccate dei fratelli.
- Chiudi la bocca – fu il
lapidario commento di Gaara.
Sorrise sghembo, lasciando morire la risposta che gli era salita alle
labbra.
Riprese ad osservare il quadro, notando che forse avrebbe dovuto
riprende ad allenarsi.
Forse Sai ce l’aveva con lui…ma in caso contrario
stava cominciando a mettere su un po’ troppa pancetta.
Sbuffò, cogliendo però un particolare.
Le mani…non lo aveva notato prima.
- chiudi la bocca –
Gaara si voltò verso Kankuro, fingendosi seccato.
Lamentarsi per un orecchio da gatto storto.
Lui indossava una tuta da gatto…e si lamentava
perché un orecchio era storto?
La genetica appariva un enigma sempre più complicato per il
Kazekage.
Riprese ad osservare il dipinto, stringendo i pugni alla veste bianca.
Temari e Kankuro.
Gli piaceva guardarli dipinti così.
Senza battute forzate sulle labbra, senza bisogno di mostrarsi per
quello che avrebbero voluto essere.
Per una volta onesti. Anche con loro stessi.
Si accigliò appena, spostando l’attenzione sul
dipinto della ragazza bionda.
Se non fosse stato per quei quattro ciuffi, che avevano un non so che
di dannatamente buffo, l’immagine di Temari poteva
sovrapporsi a quella di Karura, appesa all’ingresso.
Fottuto Sai.
Gaara sbirciò la sorella, osservando i suoi occhi lucidi e
la sua espressione ostentatamente distaccata. .
Aveva colpito nel segno.
Spostò poi lo sguardo sul dipinto del fratello, osservando
la punta di sottile ironia che traspariva dai suoi occhi.
L’ironia di essere il grosso fratello maggiore e passare la
vita all’ombra di un potente fratello minore.
L’ironia di aver passato un’infanzia da
dimenticare, nascosto sotto le gonnelle di una sorella che non sapeva
se fingersi madre o scappare lontano.
Eppure...
Gaara osservò se stesso, dipinto con pennellate veloci e
sfuggenti.
Come la sabbia che l’aveva ricoperto così a lungo.
Ma il Gaara che lo scrutava silenzioso era lo stesso che tremava la
notte, lo stesso che aveva paura del buio, non il temuto Kazekage che
intimoriva i villaggi nemici.
E quelle vesti bianche sembravano quasi troppo larghe, per quel suo
corpo da bambino.
Sorrise, nel fissare quelle due mani sulle sue spalle.
Era tanto tempo che al buio non era più solo.
- allora che ne pensate?-
sbottò Kankuro, dopo aver tossicchiato nervosamente.
Temari inarcò le sopracciglia, fingendosi indifferente
– bha, poteva fare di peggio –
- in effetti…- rispose il
moro, spostando l’attenzione sul fratello minore –
e tu Gaara? Come ti sembra?-
Il ragazzo si voltò, scrollando le spalle – dove
possiamo appenderlo? -
La sorella sorrise, cercando di mantenere un’aria seria e
trattenendo l’espressione materna che il quadro le conferiva
– io non ho problemi…-
Kankuro annuì, soffermandosi poi sull’immagine
della bionda – non all’ingresso… lo dico
per te Tem…- disse poi, una mano sotto al mento –
…sai che sembri una balena?-
La ragazza socchiuse le palpebre, irritata – ripetilo e ti
scanno –
- balena –
La bionda si tirò su le maniche, combattiva, mentre Gaara li
fissava in silenzio.
- se lo devi scannare, fuori da questa
stanza, l’ho appena fatta ritinteggiare –
commentò secco, riprendendo ad osservare il quadro.
Labbra appena dischiuse, espressione incantata.
Temari lo fissò incuriosita, mollando la presa dal collo di
Kankuro
- credi anche tu che Kankuro, oltre a non
essere fotogenico, venga malissimo anche nei quadri?- chiese,
osservando con la coda dell’occhio il moro – ehy!-
s’intromise lui, risentito
Gaara annuì piano – in effetti…-
- ti ci metti pure tu, ora?-
sbuffò Kankuro, esasperato.
Temari sorrise, incrociando lo sguardo del minore e avvicinandosi a lui
- che pensi Gaara?- chiese, mentre anche
il terzo fratello si accostava, ancora indispettito.
- che credo
l’appenderò qui nel mio studio –
rispose, continuando a fissare il quadro – posso?-
Kankuro sorrise a sua volta, poggiandogli una mano sulla spalla
– certo –
Temari socchiuse gli occhi umidi, una sensazione di calore nel petto
– ne sono felice –
E anche la sua mano toccò la spalla fredda del fratello.
- Grazie, niichan – sussurrò poi, mentre il vento
caldo del deserto entrava nella sala spoglia, accarezzando i tre volti.
Così diversi.
E così uguali.
Questa è la shot vincitrice del contest sui Team indetto da
Lady Vampire94
Ancora non ci credo…sono emozionantissima.
Ringrazio ancora la giudice ^_^.
Spero che questo momento della vita a casa Sabaku vi sia piaciuto.
Molto semplice, forse, ma ho provato a illustrare in una maniera
originale ciò che i tre fratelli pensano di loro…
Aspetto i vostri commenti!
Un bacione!
Roberta
|